My Ideal Blog : global artistic fusion 2.0 è un contenitore di storie e visioni di Arte e Cultura. La scrittura come forma di condivisione del bello, tra vecchi e nuovi percorsi artistici e culturali. Un blog ideato e progettato da Patrizio De Santis - Lupo
My Ideal Blog : Globalartisticfusion.blogspot.com di Patrizio De Santis Patrizio De Santis è titol
Questo blog è nato come se fosse un'isola felice dove sperimentare una scrittura personale e condividere le mie passioni con qualsiasi internauta interessato alla bellezza. La sua dinamo propulsiva è la passione e l'amore per l'Arte. Ho realizzato uno spazio libero e autogestito, impostando tale contenitore come se fosse un potenziale Magazine cartaceo di approfondimenti culturali e artistici.
Global Artistic Fusion è una sintesi della mia ricerca popolare e culturale: un mondo che vi offro nel My Ideal Blog 2.0
Il cabaret ai tempi di Weimer è idealmente rappresentato dalla prolifica penna autoriale di
La sua brillante e vitale effervescenza satirica mutò nel tempo , più o meno a partire dagli anni 20,
Kurt
Tucholsky ( aka Theobald Tiger) il più satirico in un ambito dichiaratamente politico. L'autore svolse anche un lavoro come corrispondente a Parigi del giornale “Die Weltbühne”,
respirando entrambe quelle incredibili arie di sfrenata libertà , formandosi come
uno dei più importanti scrittori di piéces per il cabaret.
infatti Tucholsky cominciò a intuire i malevoli cambiamenti in atto, tanto agognati e rincorsi dalle caste
politiche, finanziarie e militari, nel contempo esaltati , invocati dalla stessa plebe, ovvero la gente comune, e quindi la sua firma dissacrante si impresse su di una canzone che per voce di una donna sessualmente repressa, si auspicava l'esigenza nazionale di un ritorno all’uomo forte - il Tamerlano. Ebbene si, Mir ist heut’ so nach Tamerlan , ci parla già del Fuhrer, e per voce della cantante Fritzi Massary , venne parodiato ferocemente questo desiderio di un vero uomo che fosse in grado sia di soddisfare le vere donne che di riportare la Germania all’antico splendore imperiale...
Il grande Tucholsky, fu in questa chanson addirittura preveggente e dopo l’avvento del nazismo non potè letteralmente più
respirare... Era un artista profondamente colto e intellettuale, ma inizialmente brillante e auto ironico , un individuo piacevolissimo mante del bello, ebreo e antiautoritario, e proprio per esser nemico giurato
di ogni bellicoso nazionalismo, l'autore delle più belle cnansons del cabaret della Repubblica di Weimar, scappò in Svezia e lì si tolse
la vita , una storia che termino nel 1935. Il Matrix Ensemble e Ute Lemper , per esigenze di mercato, visto la fama di quest'ultima , hanno inciso una doppia versione del cd Berlin Cabaret Songs , una in tedesco per la serie " Entartete Musik - Music suppressed by the Third Reich ", un altra in lingua inglese per i mercati internazionali,
entrambe licenziate dalla Decca. Riporto il testo in inglese di Mir ist heut’ so nach Tamerlan :
IT’S SO MUCH LIKE TAMERLANE FOR ME TODAY
Tamerlane was duke of the Kyrgyz
And every person in Asia knew that.
Tamerlane rode ofver green meadows,
And where the youth had once ridden, no grass grew
And all the women listened anxiously for his step
And when the cities fell, the girls fell with them
He was always ready for a wild battle
That was a wonderful time in Asia!!
I am so much like Tamerlane in spirit today
A little bit of Tamerlane would be good
It would be, yes, but it embarrasses me,
It embarrasses me..laughingly.
I believe that something will happen
Something will happem….tonight.
I am so much like Tamerlane in spirit today
A little bit of Tamerlane would be good
And I look out into the audience
There is today such an atmosphere (aura)
Oh, friend, go away
My only goal
Is with Tamerlane
Tamerlane, my dear child, what a hope!
Such a Tamerlane, that would I also like to have.
Tamerlane, you can look for a long time.
He who works with devices, has a belly.
And when a little woman kisses a big bald spot,
Then she knows, that everything is useless (for the cat).
You are seeking in vain for Tamerlane here
Look below now, look there!
There is no Tamerlane to see here
But a little bit of Tamerlane would be nice.
I look at the men here, oh, dread!
There is no Tamerlane nearby!
I am so much like Tamerlane in spirit today
A little bit of Tamerlane would be good
There is nothing for you and me
They all have a pain
Oh, don’t cry too much, for there is
No more
Such a Tamerlane
Durante la prima metà degli anni novanta la Decca - classic si è distinta per un iniziativa discografica fra le più originali , intriganti e a mio avviso encomiabili , ovvero una serie di pubblicazioni su supporto fonografico denominata " Entartete Musik - Music suppressed by the Third Reich " , una collana di diversi cd monotematici su quel glorioso e ardito canzoniere germanico disconosciuto e censurato dal terzo Reich , nato e prosperato durante i fermenti culturali moderni e libertari consolidatisi in terra teutonica durante la breve Repubblica di Weimar (1918-33) ; fra questi , il più vivo e audace fu il cabaret , ampiamente trattato in Berlin Cabaret Songs , il volume che il Matrix Ensemble ha condiviso con Ute Lemper , forse la più indicata per un repertorio del genere , in quanto l'unica edere possibile sia di Lotta Lenya , che in parte di Marlene Dietrich. Allora non mi resta che
addentrarmi nelle trame di una storia nota a pochi appassionanti ma molto curiosa e per certi versi perfino divertente , anzi oserei dire esilarante nella sua ostentata irriverenza !
La storia del Cabaret berlinese proliferato durante la Repubblica di Weimar (1918-1933)
La Repubblica di Weimar permise al Cabaret tedesco di attingere a un abbondanza di talento musicale e lirico che forse solo in quel determinato contesto, ricco di fermenti socio-culturali e politici , poté attecchire e proliferare. Vi furono diversi grandi autori , in primis Rudulf Nelson che
si affermò già prima della grande guerra come compositore di successo ma si distinse sopratutto come brillante e audace impresario cabarettistico permettendo una concreta fioritura artistica da tale Humus culturale , necessario al successo per le " chansons " in questo ambito stilistico tipicamente berlinese. Nel 1918 fu la volta di due nuove grandi personalità : Friedrich Hollaeder e Mischa Spoliansky. Questi ultimi furono in verità fortemente influenzati dalle liriche di un autore satirico
politicamente impegnato , Kurt Tucholsky (alias Theobald Tiger), nonché , in un altro ambito Marcellus Schiffer, ai tempi venuto alla ribalta per le sue dissacranti parodie delle mode commerciali, consolidate anche dai vezzi e dalle manie sociali attecchite allora nell' alta borghesia di Weimar. A questi autori , si aggiunse Hollaender , un personaggio estremamente dotato e arguto nel gioco delle rime attraverso l'utilizzo di parole spregiudicate , assurde.
Questo era più o meno il quadro generale degli autori del Cabaret di Weimar , in definitiva , la prova delle loro opere si consolidò poi sopratutto grazie all'esecuzione dei grandi talenti del periodo più aureo. In ambito cinematografico è indispensabile ricordare il carisma di Marlene Dietrich , che fu immortalata in molti ruoli ma le altre stelle in ambito da cabaret furono addirittura più luminose ; negli anni venti presero piede Trude Hesterberg e Rosa Valetti , che oltre a essere vivaci e brillanti cantanti fondarono e gestirono la Wilde Buhne ( Ribalta Selvaggia) e la Grobenwahn ( La megalomania), rispettivamente i due cabaret più di successo e iminenti di Weimar. Margo Lion , la magra ed esile francesina , tutta raffinata e patinata, e la sfacciata rossa proletaria Claire Waldoff formosa e dalla rauca voce , furono le voci che andarono ad impersonificare le diverse classi sociali dei tempi. La Lion era la moglie dello sceneggiatore Marcellus Schiffer , di conseguenza le fu congeniale l' alta società, mentre senza ombra di dubbio la Waldoff non poté che dar voce al mondo proletario di Berlino , visto la veemenza quasi mascolina
Tutto il canzoniere dell' epoca di Weimar fu concepito per le riviste teatrali, per le operette , i primi film muti ma fu sopratutto il cabaret l'ambito più prolifero e di successo , e questo grazie all' atmosfera più intima e un pubblico di vedute assai più larghe, di conseguenza ricettivo.
Il cabaret di fatto fu il luogo ideale per poter osare , essere irriverenti , prendere in giro pregi e virtù , vezzi e vizi , manie e mode della borghesia, ovvero il cliente di turno seduto sul tavolino (stava nella abilità impertinente dell'artista riuscire ad essere convincente senza creare un caso spiacevole)
Sicuramente tutta questa fioritura artistica fu umanamente possibile solo al termine del primo conflitto mondiale , dopo l'esilio del Kaiser, anche perché questo genere di cabaret fu di fatto molto esplicito pur se in maniera ironica e divertente , nelle tematiche sessuali , e guardò con profonda simpatia il mondo omosessuale , ad esempio Das Lila Lied , che esprimeva un pensiero deliberatamente favorevole ai diritti omosessuali in ambito sociale , mentre nel caso Maskulinum-Femininum ben più pungente e satirica , per certi versi la satira cabarettistica si prefisse di infilare il coltello nella piaga , mettendo in evidenza la tendenza alla mascolinità delle donne e l'effeminatezza degli uomini.
Il Lesbismo invece venne trattato in maniera più leggera, se non frivola con esilaranti brani quali Gesetzt den fall ( immaginatevi se magari ) e Wenn die beste Freudin ( Quando la migliore amica), entrambe le chansons , guardandole al presente , narrano di donne che piantano i rispettivi mariti per stare da sole , o meglio ... insieme.
La prima esecuzione di " Quando la migliore amica " avvenne nel 1928 per voce di Marlene Dietrich e Margo Lion e divenne addirittura, nel contempo, l'inno ufficiale del movimento lesbico tedesco.
Il Sesso , come avrete capito, fu uno dei temi portanti del cabaret tedesco ,infatti con Zie dich aus , Petronella ( Spogliati, Petronella !) si assistette alla nascita dello Striptease in terra germanica , grosso modo intorno al 1920. Tuttavia la politica non venne affatto trascurata seppur un argomento secondario e di minor riscontro pubblico , infatti proprio per questo i due soggetti vennero combinati, o se preferite, almeno per i tempi, confusi : Raus mit den Mannern ! (Basta con gli uomini !) per mano della rossa proletaria dalla voce rauca , Claire Mannern , nel 1926
Mir ist heut so nach Tamerlan ! ( Ho una gran voglia di Tamerlano !) fu canzone assai profetica, nel senso più brutto e negativo possibile , in quanto non si limitò a parodiare la donna affamata di sesso ma bensì a ridicolizzare la destra nell'asserire la necessità per la Germania della venuta di un Furhrer
in grado di sistemare il degrado morale dei sessi sempre più confusi e ambigui [...] Quando apperve sul serio Adolf Hitler vi fu ben poco da ridere , anche se il mondo del cabaret osò l'ultima satirica parodia con di Munchhausen , una litania su come dovessero esser , ovviamente da un punto di vista prettamente sessuale, idealmente i tedeschi del Reich, tutto questo nel 1931. Sedici mesi dopo , Hitler venne nominato cancelliere e il sogno democratico della Repubblica di Weimar si concluse con tutto il suo mondo artististico legato al cabaret.
Grosso modo, questa è la storia che troverete nel cd Berlin Cabaret Songs del Matrix Ensemble + Ute Lemper che vi consiglio caldamente di recuperare per via del ricco Booklet da cui ho preso parte di questa interessante microstoria con guida all'ascolto. Ho evitato la recensione discografica , preferendo un Focus sul periodo storico preso in considerazione, sforbiciando molto , infatti , avrei potuto fare molto di più ... L' importante resta il contenuto !
" Sono stata invitata il 27 gennaio 2015, il giorno della liberazione di
Auschwitz ben 70 anni fa, a cantare canzoni dei Ghetti e dei Campi di
concentramento. Per questa commemorazione della Shoa a Roma sono stata
contattata da Francesco Lotoro che ha dedicato la sua vita alla ricerca
di canzoni e musiche scritte nei campi di concentramento. C’è un ampio
repertorio e c’è bisogno che venga ricordato per l’eternità.
Come tedesca, nata dopo la Guerra, sposata ad un uomo ebreo qui a New
York da 20 anni, sono da sempre legata alla storia, terribile,
dell’Olocausto. E’ mia responsabilità e dovere etico onorare la cultura
del popolo ebreo e stimolare il dialogo su questo orribile passato.
Questa è una missione che ho iniziato già nel 1987, quando fui
protagonista del grande progetto discografico di DECCA “Entartete Music”
che presentava compositori di origine ebrea e la loro musica, bandita
dai nazisti. Con “Songs for eternity” questa missione continua,
diventando per me sempre più emozionante.
La mia ricerca è continuata e sono stata catturata da queste canzoni e
dalle storie che si celano dietro a ognuna di esse. Ho studiato così un
libro unico nel suo genere, una raccolta di canzoni di Vevel Pasternak
del 1948, che raccoglie canzone dei Ghetti e dei campi di
concentramento così come il canzoniere di Ilse Weber, pubblicato in
Israele negli anni 90, dal marito sopravvissuto ad Auschwitz. Entrambe
le raccolte mi sono state donate dal mio amico Orly Beigel che è per
metà messicano, metà israeliano ed è figlio di un sopravvissuto
all’Olocausto”. Ute Lemper
Ute Lemper (Munster,4 Luglio 1963) è un personaggio eclettico e poliedrico , una cantante e attrice tedesca dalla forte presenza scenica , e sopratutto in grado di interagire con il suo pubblico in diversi contesti e i più disparati palcoscenici , questo grazie ad un background artistico-culturale di largo respiro e per certi versi encomiabile , in quanto non da tutti. La Lemper è il tipico caso di personaggio inquieto che non riposa sugli allori , evitando costantemente di ripetersi senza tradire però i suoi
punti fermi ; il canto , mutuato dallo scat afroamericano , quindi il Jazz , il teatro-cabaret mitteleuropeo , infine il musical , quindi la recitazione , in molti casi aperta anche al cinema vero e proprio. Sottolineo che My Ideal Blog si soffermerà sopratutto sulla componente mitteleuropea
della Lemper poiché successivamente a questa micro biografia introduttiva , ho intenzione di recensire una vecchia produzione discografica della Decca-classics titolata Berlin Cabaret Songs
Ute Lemper è geniale nel suo giungere al successo in precoce età , infatti a soli trent'anni scrive la sua prima biografia , ufficializzando una piccola parte già ricca e saliente di un lungo cammino artistico, infatti sulla carta, fin da giovanissima vanta un curriculum di quadri da lei realizzati ed esposti in diverse gallerie d'arte , un esposizione mediatica non di poco conto con un balletto appositamente realizzato e curato per lei dal coreografo Bejart , una dozzina di incisioni discografiche, altrettante partecipazioni in veste di attrice in film , rappresentazioni teatrali e musical.
Nel 1983 , durante l'apprendistato presso l' Accademia di Max Reinhardt , in quel di Vienna , viene notata da Andrew Lloyd Weber e scritturata per la produzione viennese di Cats e diviene il caso eclatante del momento. Dopo aver recitato in alcuni film , fra cui una produzione crepuscolare del grande regista maudit Rainer Werner Fassbinder , Katzelmacher , avviene la sua prima vera consacrazione ne ruolo di Sally Bowles in Cabaret , una nuova brillante produzione berlinese che fa il giro di molti paese europei , insignita di premi , questo nel 1986. Tale esposizione la catapulterà nella rievocazione di The Wall , Live in Berlin , dove Roger Waters ufficializza il crollo del Muro di Berlino, e nel contempo la celebrazione di una storia tormentata , quella con l'ingombrante opera
che sancì la fine dei Pink Floyd classici. Ute Lemper fa parte del cast di questa celebrazione , un piccolo cammeo più che meritato.
Non paga di tutto questo , la Lemper , a partire fin dal 1987 si concentra sullo studio dell'intera vicenda artistica della celebre Opera da tre Soldi e sul lascito intero del binomio Bertolt Brecht - Kurt Weil , equamente ripartito in opere teatrali parossistiche , canzoniere popolare, musical e film , di conseguenza fissa il suo punto fermo più concreto e definitivo nel repertorio mitteleuropeo, che sarà via via sempre più presente, facendo di lei l'unica erede possibile alla celebre musa Lotta Lenya , figura cardine e cantante-attrice feticcio della Germania libertaria dei primi del 900.
Lo studio di questo percorso includerà tutta la musica soppressa dal Terzo Reich , sopratutto il cabaret satirico omosessuale e proto femminista, ovviamente al di fuori di Brecht-Weil , infatti si tratta di nomi poco noti raccolti nel bellissimo cd Decca , Berlin Cabaret Songs.
Da qui in poi l'artista cresce sempre di più con lavori dedicati a Marlene Dietrich , oppure alla diva transalpina Edith Piaf , nel contempo conquista le grazie di un compositore minimalista come Michael Nyman che le gira un intero Songbook appositamente scritto per lei. Recita anche in un film di successo , Pret-A Porter , uno degli ultimi lavori di Robert Altman , e viene premiata con il National Board of Review of Motion Pictures. Nel 2001 è la volta dell'album per cui si è fatta apprezzare in ambito Rock e Indie Pop d' autore " Punishing Kiss " , con brani di Nick Cave, Scot Walker , Elvis Costello , The Divine Comedy e Philip Glass. Un ultimo grande progetto degno di essere menzionato è " Songs for Eternity" , dalla lunga gestazione e dalla profonda concettualità tematica , un progetto inizialmente discografico , iniziato nel 1987 , poi elaborato e concretizzato solo nel nuovo millennio sia in forma di supporto fonografico che in veste di spettacolo live , un opera dedicata a tutti quei compositori di origine ebraica banditi dai nazisti
Oh signori voi mi vedete asciugare le posate rifare i letti, e mi date tre spiccioli di mancia e guardate i miei stracci e questo albergo tanto povero e me, ma ignorate chi son io davvero, ma ignorate chi son io davvero. Ma una sera al porto grideranno e ci si domanderà: "cosa diavolo mai c'è?!" Mi vedran che servo il vino sorridendo, si dirà "da ridere che c'è?!" Tutta vele e cannoni una nave pirata al molo starà.
M'han detto "asciuga i bicchieri ragazza" e m'han dato di mancia un cent, mi son presa il soldino e sono andata a rifare un letto che nessuno domani disferà, chi son io non c'è nessuno che lo sa, chi son io non c'è nessuno che lo sa. Ma ecco gran rumore laggiù al porto e ci si domanderà "che succede mai laggiù?!" mi vedranno apparire alla finestra, si dirà "qualcosa certo c'è!" Tutta vele e cannoni la nave pirata raderà la città.
Oh, signori quando vedrete crollare la città vi farete smorti, questo albergo starà in piedi in mezzo a un mucchio di sporche rovine e di macerie e ci si chiederà il perchè, il perchè di questo strano caso, il perchè di questo strano caso. Poi s'udranno grida vicino a noi e ci si domanderà "come mai non sparan qui?!" verso l'alba mi vedranno uscire in strada, si dirà "chi è dunque quella lì?!" Tutta vele e cannoni il vascello pirata la bandiera isserà.
E più tardi cento uomini armati verranno avanti e tenderanno agguati, faranno prigionieri tutti quanti, li porteranno legati davanti a me, mi diranno "chi dobbiamo far fuori?!" mi diranno "chi dobbiamo far fuori?!" E il cannone allora tacerà e ci si domanderà "chi dovrà morire?!" ed allora mi udranno dire "Tutti" e ad ogni testa mozza io farò "Oplà!" Tutta vele e cannoni la mia nave pirata lascerà la città.
Bertolt Brecht nasce il 10 febbraio 1898 ad Augsburg (in
Baviera) in un ambiente ricco e alto borghese , quindi è un privilegiato, in quanto è il figlio dell'amministratore delegato di un'importante impresa industriale , cosa che lascerà il segno in un animo destinato a farsi inquieto e ricettivo verso imput e fermenti artistico-culturali , sopratutto in un epoca di grandi cambiamenti epocali , il 900.
Sarà il teatro a formare la sua fervida mente geniale , e l'esigenza di maturare un linguaggio artistico politico in netto contrasto con il ceto borghese e benestante dei tempi , nello specifico in quel di Monaco, dove ha modo di concretizzare le prime esperienze teatrali, esibendosi come autore-attore , fortemente influenzato dallo corrente Espressionista.
Sarà però con l'avvento del Marxismo che Bertolt Brecht svilupperà la teoria del "teatro epico" secondo cui lo spettatore non
deve immedesimarsi durante la rappresentazione, più tosto è chiamato ad un distacco critico a fin che maturi una profonda riflessione verso ogni accadi mento scenico dell'opera in atto. Da parte dell'autore, invece, canzoni, elementi
parodistici e una sceneggiatura molto ben studiata negli intenti del giovane artista, dovranno fomentare un effetto di straniamento tale da indurre consapevolmente al distacco critico.Una rivoluzione artistica volutamente militante.
Il suo primo grande traguardo si consolida nel 1928 , la celebre " Opera da Tre Soldi " , fra l'altro un
riadattamento dal dramma popolare del 700 di J. Gay , meglio conosciuto come " Beggar's Opera.
La storia , avrò modo di analizzarla in maniera dettagliata durante il proseguo del mio servizio ,
mi limito quindi alla citazione del criminale Mackie Messer , in realtà un esempio di rispettabilità borghese , che in fondo è marcia e corrotta a discapito degli ultimi
Brecht inscena qui una rappresentazione spettacolare, ricca
di colpi di scena, con bellissime e graffianti canzoni e ballate scritte
da Kurt Weill. Non è un caso che la mano di quest'ultimo faccia la differenza nella parossistica rappresentazione del potere , indicata e individuata nel " Re dei Mendicanti " , ovvero il capitalista che assolda Mackie Messer ; l' impronta e la firma del compositore , direttore d'orchestra è praticamente congeniale alla storia in maniera determinante, a tal punto che molte di queste arie sono state interpretate sia da artisti Pop , che Rock. Mi preme sottolineare che in quest'opera, la differenza tra criminalità e rispettabilità si annulla del tutto: i soldi rendono tutti
uguali, cioè corrotti. Nel 1933, l'ascesa al potere del nazismo, Brecht sarà chiaramente costretto a lasciare la Germania , in quanto personaggio non gradito , sopratutto per il suo dichiarato marxismo, nonché la sua arte, tacciata come degenere.
Dopo un lungo periodo di nomadismo artistico , nello specifico 15 anni di peregrinazione attraverso svariati paesi, nel 1941 si stanzia per un po negli Stati Uniti, dove non è gradito per questioni politiche. Lascerà gli Stati Uniti Ssolo dopo il conflitto mondiale per far ritorno in Germania. Nella
Repubblica Democratica Tedesca, a Berlino, concretizzerà la compagnia
teatrale del ''Berliner Ensemble'', un ulteriore sviluppo della sua grande arte... In seguito, questo ensemble sarà destinato al grande plauso del pubblico, ancora oggi lo si ricorda come una delle più affermate
compagnie teatrali consolidatesi nel millenovecento.
Brecht muore a Berlino il 14 agosto 1956 all'età di 58 anni a causa di un infarto cardiaco.
Ho intenzione presso My Ideal Blog di prodigarmi in un impresa non molto facile , assai rischiosa ,
ovvero analizzare in maniera più o meno dettagliata la vita e l'opera artistica di Bertolt Brecht , e
ciò perché ho sempre desiderato scrivere un servizio sulla sua celebre " Un Opera da Tre Soldi ",
per me un lascito artistico ,e sopratutto umano , seriamente da attualizzare qui e ora nel nostro grigio, e compromesso presente. Lungi da me le analisi socio-politiche del caso , sopratutto in un contesto dove mi preme di più dare ampio spazio e largo respiro al mondo dell'arte , e della cultura, già
di per se atto politico , se mosso dallo stesso spirito di Brecht.
Prima di addentrarmi nel suo mondo , con diversi servizi correlati ,voglio fare una doverosa specifica sul come io sia giunto al suo teatro cabaret eversivo , poi mutuato a musical, cinema, incisione discografica , e per me è importante attribuire alla nostra grande interprete Milva la folgorazione per
Un Opera da Tre Soldi , di cui la cantante ci ha donato svariate interpretazioni, così come è accaduto per un altra opera di cui spero di parlare in futuro , ovvero Maria de Buones Aires.
Il mio servizio culminerà con dei " Bonus " , ovvero situazioni analoghe del tipo i dischi di Ute
Lemper per la Decca , fra cui Berlin Cabaret Songs , dove Brecht è assente , oppure la recensione
del celebre film del 1973 Cabaret , che tutti ricorderete per la meravigliosa Liza Minelli [...] Insomma è sopratutto un pretesto per intraprendere un lungo viaggio nel mondo dell' Arte con la A maiuscola.
«Bisognerebbe
leggere, credo, soltanto libri che mordono e pungono. Se il libro che
leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo?
Affinché ci renda felici, come scrivi tu? Dio mio, felici saremmo anche
se non avessimo libri, e i libri che ci rendono felici potremmo
eventualmente scriverli noi. Ma noi abbiamo bisogno di libri che
agiscano su di noi come una disgrazia che ci fa molto male, come la
morte di uno che ci era più caro di noi stessi, come se fossimo respinti
nei boschi, via da tutti gli uomini, come un suicidio, un libro
dev’essere la scure per il mare gelato dentro di noi».
Franz Kafka, “Lettera a Oskar Pollak, Epistolario”
IL COMMESSO ( UN CAPOLAVORO CHE TI CAMBIA LA VITA ! )
Sgobbava
per ore e ore, era l’onestà fatta persona – non poteva proprio
sfuggirle, era la sua palla al piede; sarebbe scoppiato se avesse
imbrogliato qualcuno; eppure si fidava degli imbroglioni – non invidiava
nulla a nessuno e diventava sempre più povero. Più sgobbava – la sua
fatica era un’immagine del tempo che divora se stesso – meno sembrava
possedere. Era Morris Bober e non poteva avere una sorte migliore. Con
un nome così, il senso della proprietà ti era negato, come se il non
possedere ce l’avessi nel sangue, nel destino.
Nella storia
yiddish un bober indica una persona o una cosa che vale poco. Un’anima
rattrappita che aspetta la fine dei suoi giorni. Un’ombra nell’ombra.
Invece qualcosa resiste, è il piglio che viene dalla storia dei singoli,
e da nessun dogma: la dignità. Morris Bober non la perde mai. E quando
sta per farlo la ritrova nelle origini. Nella madre e nel padre,
appunto. Ancora meglio, nell’infanzia. «Morris era pieno di malinconia e
passava ore a sognare della sua infanzia. Ricordava i campi
verdeggianti. L’uomo non dimentica mai i luoghi in cui ha corso da
bambino».
Così il misero negoziante di Brooklyn afferra il
coraggio ancora una volta. Corre come da bambino. Accetta l’aiuto del
commesso, duella con la concorrenza, con la crisi nera, con i malanni e
con un Dio scorbutico che non ha mai fatto girare la ruota dalla parte
giusta. Ripaga l’anatema con la fatica. Ha queste braccia minute, la
schiena curva, il volto di spigoli. Va avanti e a un certo punto sembra
riuscire nell’impresa, poi la beffa si consuma: il commesso ruba.
Inganna Morris. Arraffa un paio di dollari dall’incasso impietoso e poco
importa se li rimette in cassa dopo qualche giorno per il rimorso. Il
senso di colpa è nella matrice ebraica, si scaglia sul negoziante quando
è imprigionato nella povertà, ricatta Frank Alpine per i furti e perché
spia la figlia di Bober nella doccia.
«Come puoi o Signore
accanirti ancora in questo modo?», è il tormento di Morris nell’attimo
in cui scopre ogni cosa. Come puoi, o Signore? Il negoziante crede,
tutta la sua famiglia fa il possibile per rispettare le leggi di Dio,
anche se mangia prosciutto per niente kosher. E si limita a guardare la
sinagoga da lontano. Forse viene da qui la maledizione che aleggia sopra
questo minuscolo alimentari con gli scaffali mezzi vuoti, le pareti
ingrigite, le luci che stentano. O forse è soltanto la vita di certi
uomini come lui che «da adulti, in America, raramente avevano visto il
cielo».
C’è un punto della storia in cui Morris si consulta con
la moglie, il negozio peggio di così non può andare. Potrebbero metterlo
all’asta e trovare un altro lavoro. Morris va a Manhattan per
elemosinare aiuto a vecchi amici che hanno avuto fortuna al suo posto.
Passa da negozio a negozio, qualcuno gli fa mettere un grembiule e lo
sistema alla cassa del suo lussuoso emporio. Morris ha superato la
sessantina, è piegato dal tempo e il mondo l’ha stancato. Fugge un
attimo prima di essere compatito. Rinuncia, e diventa libero. Il ritorno
nella sua Brooklyn è una passeggiata lunga, come lo è stata per Malamud
dopo che è venuto a sapere del National Book Award. Incontra gente
sconosciuta e qualche volto familiare. Cammina ancora, e per un attimo
sente l’antidoto alla sua paura atavica, non sa bene di cosa si tratti.
Fede? Fiducia in Frank Alpine? Rassegnazione? Incoscienza? La risposta è
nel suo passo lieve che scaccia per un attimo la malasorte. Il commesso
è questo, il manifesto di una vita inclinata e di una dignità salvata.
Beato chi lo leggerà per la prima volta.
Verso la fine si tiene
un discorso pubblico sull’integrità religiosa di Morris Bober, viene
sollevata la questione della sua fede a singhiozzo: «“Posso chiamare
ebreo quel tale che è vissuto e ha lavorato tra i gentili, vendendo la
loro carne di porco, trayfe, robaccia che noi non mangiamo, uno che
neanche una volta in vent’anni ha messo piede nella sinagoga; un uomo
così è un ebreo?”» La risposta contiene il senso di questo romanzo
sussurrato che custodisce la semplicità di una persona e delle persone.
«“Sì, per me Morris Bober era un autentico ebreo, perché […] chiedeva
poco per sé, non chiedeva niente, ma voleva per la sua diletta figliola
un’esistenza migliore di quella che lui aveva avuta”».
Riporto
una piccola parte , uno o più stralci di una lunga prefazione scritta da
Marco Massiroli per " Il Commesso " di Bernard Malamud , un libro
appena letto che mi sta insegnando a vivere. Lettura consigliata !
A volte ci sono del libri che entrano nella vita di qualcuno in un momento inaspettato ma cruciale , d' improvviso , come tutte le cose veramente belle e indispensabili della vita. Il commesso di Malamud è entrato nella mia vita cosi , in maniera del tutto casuale, parlando di libri con una signora. Fra noi , amanti di parole impresse su questi meravigliosi oggetti cartacei , chiamati libri, il passaparola non è che un invito alla bellezza , di solito cura della mente , dell'animo e del corpo. Dovete sapere che non esco la sera solo per mettere da parte i soldi per i libri, i dischi ,il teatro, rassegne d'arte.
Il commesso di Bernard Malamud è la storia di una lunga esistenza , durissima , beffarda e crudele ; quella di un negoziante ebreo , Morris Bober e la sua famiglia , sempre sull'orlo di un annunciato fallimento , la cui povertà non risparmia le sventure di carattere personale , come salutare. Un uomo onesto timorato di Dio che aiuta tutti per senso di giustizia e fede divina , per pietà e empatia verso tutti i poveri diseredati, perfino gli imbroglioni.
Bober cerca di trovare un perché anche alla peggio malefatta , una continua tribolazione , quasi a voler sostenere un peso imposto dal suo stesso Dio , perché inevitabile.
Frank Alpine è un povero e miserabile Italiano , orfano , ha più volte goduto di occasioni , rovinando sempre tutto all'ultimo momento , fino a cedere del tutto , scegliere una strada di stenti fino alla peggiore cosa , la rapina. Eppure Frank no fa che leggere la biografia di San Francesco , gli ricorda un momento felice , quando nell'orfanotrofio, alcune suore gli narravano le gesta di questo straordinario uomo. A suo modo questo giovane Italiano , in cerca di un America avventurosa , ora ostile , ha qualcosa di profondamente nobile , minata dalla paura , la stessa che si manifesta in un autolesionismo esasperato e nel piacere perverso del proibito.
Frank Alpine mi piace , lo sento quasi vicino , nel contempo ammiro la rettitudine di Morris Bober, anche io come questo vecchio ebreo sono incapace di rubare al mio prossimo, oppure
mai propenso nel farmi strada in maniera spregiudicata ... Come lui cerco di trovare nell'umanità quel lato fragile e debole, capace di giustificare il male. Come Bober ho questa idea di Dio ma come Frank Alpine sono estasiato da San Francesco seppur nel contempo, in maniera indolore , diciamo " legale " , faccio sempre la scelta sbagliata , pur sapendo qual'è la più giusta e doverosa ... Un piacere perverso, narcisistico e autolesionistico.
Frank Alpine si trova coinvolto in una rapina che poi lo tormenterà fino a tal punto da insinuarsi nella vita di Bober , a sua insaputa riparare al danno fatto, salvando il negozio da un fallimento , eppure sottrarrà denaro a quest'ultimo salvo poi pentirsene , ingannerà anche l' amore , deludendo Helen , figlia dell'ebreo, innamoratissima .. Frank oltre al rischio, ha un altro grave dramma , l'incapacità di attendere una risposta.
Eppure , disgrazie dopo disgrazie , tremende a dir poco , Frank Alpine , il commesso , riuscirà a riscattarsi. Per gratitudine e stima verso Morris , un amicizia offesa e ferita , per amore di Helen sua figlia. Merito della Bibbia , di San Francesco , dei tanti libri letti con Helen in biblioteca , delle passeggiate fatte di nascosto dai due innamorati, lontano dagli occhi dei Bober , ebrei ligi alle convenzioni Yiddish , una luce preserverà un amore tormentato, quasi impossibile ... Anche insudiciato.
Ho amato ogni riga di questo romanzo , l'ho fatto mio e ora sento
che la mia stessa vita è cambiata. per questo motivo lo consiglio a tutti. Anche a quelli che odiano leggere , per tedio ! (Patrizio De Santis)
Ero solita pensare di essere la persona
più strana del mondo ma poi ho pensato, ci sono così tante persone nel
mondo, ci dev’essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io. Vorrei immaginarla, e immaginare che lei debba essere là fuori e che anche lei stia pensando a me. Beh, spero che, se tu sei lì fuori e dovessi leggere ciò, tu sappia che sì, è vero, sono qui e sono strana proprio come te.
Frida Kahlo
Sono
molto preoccupata per la mia pittura. Soprattutto voglio trasformarla
in qualcosa di utile per il movimento rivoluzionario comunista, dato che
finora ho dipinto solo l'espressione onesta di me stessa, ben lontana
dall'usare la mia pittura per servire il partito. Devo lottare con tutte
le mie energie affinché quel poco di positivo che la salute mi consente
di fare sia nella direzione di contribuire alla rivoluzione. La sola
vera ragione per vivere.
La rivoluzione è l'armonia della forma e del colore e tutto esiste, e si muove, sotto una sola legge: la vita.
Nessuno
è separato da nessuno. Nessuno lotta per se stesso. Tutto è uno.
L'angoscia e il dolore, il piacere e la morte non sono nient'altro che
un processo per esistere. La lotta rivoluzionaria in questo processo è
una porta aperta all'intelligenza.
Perché
studi così tanto? Quale segreto vai cercando? La vita te lo rivelerà
presto. Io so già tutto, senza leggere o scrivere. Poco tempo fa, forse
solo qualche giorno fa, ero una ragazza che camminava in un mondo di
colori, di forme chiare e tangibili. Tutto era misterioso e qualcosa si
nascondeva; immaginare la sua natura era per me un gioco. Se tu sapessi
com'è terribile raggiungere tutta la conoscenza all'improvviso - come se
un lampo illuminasse la terra! Ora vivo in un pianeta di dolore,
trasparente come il ghiaccio. è come se avessi imparato tutto in una
volta, in pochi secondi. Le mie amiche, le mie compagne si sono fatte
donne lentamente. Io sono diventata vecchia in pochi istanti e ora tutto
è insipido e piatto. So che dietro non c'è niente; se ci fosse qualcosa
lo vedrei.
"La mia notte è senza luna. La mia notte ha grandi occhi che guardano
fissi una luce grigia che filtra dalle finestre. La mia notte piange e
il cuscino diventa umido e freddo. La mia notte è lunga e sembra tesa
verso una fine incerta. La mia notte mi precipita nella tua assenza. Ti
cerco, cerco il tuo corpo immenso vicino al mio, il tuo respiro, il tuo
odore. La mia notte mi risponde: vuoto; la mia notte mi dà freddo e
solitudine. Cerco un punto di contatto: la tua pelle. Dove sei? Dove
sei? Mi giro da tutte le parti, il cuscino umido, la mia guancia vi si
appiccica, i capelli bagnati contro le tempie. Non è possibile che tu
non sia qui. La mie mente vaga, i miei pensieri vanno, vengono e si
affollano, il mio corpo non può comprendere. Il mio corpo ti vorrebbe.
Il mio corpo, quest’area mutilata, vorrebbe per un attimo dimenticarsi
nel tuo calore, il mio corpo reclama qualche ora di serenità. La mia
notte è un cuore ridotto a uno straccio. La mia notte sa che mi
piacerebbe guardarti, seguire con le mani ogni curva del tuo corpo,
riconoscere il tuo viso e accarezzarlo. La mia notte mi soffoca per la
tua mancanza. La mia notte palpita d’amore, quello che cerco di arginare
ma che palpita nella penombra, in ogni mia fibra. La mia notte vorrebbe
chiamarti ma non ha voce. Eppure vorrebbe chiamarti e trovarti e
stringersi a te per un attimo e dimenticare questo tempo che massacra.
Il mio corpo non può comprendere. Ha bisogno di te quanto me, può darsi
che in fondo, io e il mio corpo, formiamo un tutt’uno. Il mio corpo ha
bisogno di te, spesso mi hai quasi guarita. La mia notte si scava fino a
non sentire più la carne e il sentimento diventa più forte, più acuto,
privo della sostanza materiale. La mia notte mi brucia d’amore".
C’è una radio che suona… ma
solo dopo un po’ la sento. Solo dopo un po’ mi rendo conto che c’è
qualcuno che canta. Sì, è una radio. Musica leggera: cielo stelle cuore
amore… amore… Ho un ginocchio, uno solo, piantato nella schiena…
come se chi mi sta dietro tenesse l’altro appoggiato per terra… con le
mani tiene le mie, forte, girandomele all’incontrario. La sinistra in
particolare. Non so perché, mi ritrovo a pensare che forse è mancino. Non sto capendo niente di quello che mi sta capitando.
Ho lo sgomento addosso di chi sta per perdere il cervello, la voce… la
parola. Prendo coscienza delle cose, con incredibile lentezza… Dio che
confusione! Come sono salita su questo camioncino? Ho alzato le gambe
io, una dopo l’altra dietro la loro spinta o mi hanno caricata loro,
sollevandomi di peso? Non lo so. È il cuore, che mi sbatte così
forte contro le costole, ad impedirmi di ragionare… è il male alla mano
sinistra, che sta diventando davvero insopportabile. Perché me la
storcono tanto? Io non tento nessun movimento. Sono come congelata.
Ora, quello che mi sta dietro non tiene più il suo ginocchio contro la
mia schiena… s’è seduto comodo… e mi tiene tra le sue gambe… fortemente…
dal di dietro… come si faceva anni fa, quando si toglievano le tonsille
ai bambini. L’immagine che mi viene in mente è quella. Perché mi
stringono tanto? Io non mi muovo, non urlo, sono senza voce. Non capisco
cosa mi stia capitando. La radio canta, neanche tanto forte. Perché la
musica? Perché l’abbassano? Forse è perché non grido. Oltre a quello
che mi tiene, ce ne sono altri tre. Li guardo: non c’è molta luce… né
gran spazio… forse è per questo che mi tengono semidistesa. Li sento
calmi. Sicurissimi. Che fanno? Si stanno accendendo una sigaretta. Fumano? Adesso? Perché mi tengono così e fumano? Sta per succedere qualche cosa, lo sento… Respiro a fondo… due, tre volte. Non, non mi snebbio… Ho solo paura…
Ora uno mi si avvicina, un altro si accuccia alla mia destra, l’altro a
sinistra. Vedo il rosso delle sigarette. Stanno aspirando
profondamente. Sono vicinissimi. Sì, sta per succedere qualche cosa… lo sento.
Quello che mi tiene da dietro, tende tutti i muscoli… li sento intorno
al mio corpo. Non ha aumentato la stretta, ha solo teso i muscoli, come
ad essere pronto a tenermi più ferma. Il primo che si era mosso, mi si
mette tra le gambe… in ginocchio… divaricandomele. È un movimento
preciso, che pare concordato con quello che mi tiene da dietro, perché
subito i suoi piedi si mettono sopra ai miei a bloccarmi. Io ho su i pantaloni. Perché mi aprono le gambe con su i pantaloni? Mi sento peggio che se fossi nuda!
Da questa sensazione mi distrae un qualche cosa che subito non
individuo… un calore, prima tenue e poi più forte, fino a diventare
insopportabile, sul seno sinistro. Una punta di bruciore. Le sigarette… sopra al golf fino ad arrivare alla pelle.
Mi scopro a pensare cosa dovrebbe fare una persona in queste
condizioni. Io non riesco a fare niente, né a parlare né a piangere… Mi
sento come proiettata fuori, affacciata a una finestra, costretta a
guardare qualche cosa di orribile. Quello accucciato alla mia destra
accende le sigarette, fa due tiri e poi le passa a quello che mi sta
tra le gambe. Si consumano presto. Il puzzo della lana bruciata deve
disturbare i quattro: con una lametta mi tagliano il golf, davanti, per
il lungo… mi tagliano anche il reggiseno… mi tagliano anche la pelle in
superficie. Nella perizia medica misureranno ventun centimetri. Quello
che mi sta tra le gambe, in ginocchio, mi prende i seni a piene mani, le
sento gelide sopra le bruciature… Ora… mi aprono la cerniera dei pantaloni e tutti si danno da fare per spogliarmi: una scarpa sola, una gamba sola. Quello che mi tiene da dietro si sta eccitando, sento che si struscia contro la mia schiena. Ora quello che mi sta tra le gambe mi entra dentro. Mi viene da vomitare. Devo stare calma, calma.
“Muoviti, puttana. Fammi godere”. Io mi concentro sulle parole delle
canzoni; il cuore mi si sta spaccando, non voglio uscire dalla
confusione che ho. Non voglio capire. Non capisco nessuna parola… non
conosco nessuna lingua. Altra sigaretta. “Muoviti puttana fammi godere”. Sono di pietra. Ora è il turno del secondo… i suoi colpi sono ancora più decisi. Sento un gran male. “Muoviti puttana fammi godere”. La lametta che è servita per tagliarmi il golf mi passa più volte sulla faccia. Non sento se mi taglia o no. “Muoviti, puttana. Fammi godere”. Il sangue mi cola dalle guance alle orecchie. È il turno del terzo. È orribile sentirti godere dentro, delle bestie schifose. “Sto morendo, – riesco a dire, – sono ammalata di cuore”. Ci credono, non ci credono, si litigano.
“Facciamola scendere. No… sì…” Vola un ceffone tra di loro. Mi
schiacciano una sigaretta sul collo, qui, tanto da spegnerla. Ecco, lì,
credo di essere finalmente svenuta. Poi sento che mi muovono. Quello
che mi teneva da dietro mi riveste con movimenti precisi. Mi riveste
lui, io servo a poco. Si lamenta come un bambino perché è l’unico che
non abbia fatto l’amore… pardon… l’unico, che non si sia aperto i
pantaloni, ma sento la sua fretta, la sua paura. Non sa come metterla
col golf tagliato, mi infila i due lembi nei pantaloni. Il camioncino si
ferma per il tempo di farmi scendere… e se ne va. Tengo con la mano
destra la giacca chiusa sui seni scoperti. È quasi scuro. Dove sono? Al
parco. Mi sento male… nel senso che mi sento svenire… non solo per il
dolore fisico in tutto il corpo, ma per lo schifo… per l’umiliazione…
per le mille sputate che ho ricevuto nel cervello… per lo sperma che mi
sento uscire. Appoggio la testa a un albero… mi fanno male anche i
capelli… me li tiravano per tenermi ferma la testa. Mi passo la mano
sulla faccia… è sporca di sangue. Alzo il collo della giacca. Cammino… cammino non so per quanto tempo. Senza accorgermi, mi trovo davanti alla Questura.
Appoggiata al muro del palazzo di fronte, la sto a guardare per un bel
pezzo. Penso a quello che dovrei affrontare se entrassi ora… Sento le
loro domande. Vedo le loro facce… i loro mezzi sorrisi… Penso e ci
ripenso… Poi mi decido… Torno a casa… torno a casa… Li denuncerò domani.
QUERELLE DE BREST : IL TESTAMENTO ARTISTICO DI FASSBINDER
Querelle de Brest è il testamento artistico e postumo di Rainer Werner
Fassbinder, anche il film più completo, almeno nell' intenzione di voler essere
radicale e personale, e quindi per certi versi maledetto considerando il suicidio
del regista. In base a questo triste seppur conclamato evento , fu accolto con molto interesse fin dalle prime
proiezioni nei vari festival, Venezia su tutti, lasciando il segno come un opera definitiva e di rottura, perciò destinata a far parlare di se alimentando il tipico alone maudit del caso, e rendere misteriosa la stessa vicenda umana del regista, oramai di culto. (1982 per l'esattezza). Di Querelle de Brest colpisce fin dal primo occhio la fotografia, le immagini e lo stile, il taglio
cinematografico sfarzoso e nel contempo oscuro, in realtà puro teatro e
palcoscenico, e quindi il tutto pare esser una vera rappresentazione artistica totalizzante , un film " non film " ma una complessa opera partorita da una profonda sofferenza e sensibilità emotiva, giunta fino al nichilismo più esasperato, epitaffio a tutti gli effetti. R.W Fassbinder nasce artisticamente come grande intellettuale e
letterato, teatrante ma radicale e in ogni suo film tale background è
chiaramente evidente. Nella corrente neorealista tedesca, Fassbinder, è
il più completo, capace di risplendere di luce propria oltre il
cinema ; solo Werner Herzog in un ambito diametricalmente opposto sfiora la stessa epica, concreta e realistica, vedesi , su tutti, il
celebre Aguirre Furore di Dio (In questo , va dato atto che per certi versi, i due registi sono entrambi artisti
totali , votati alla rappresentazione di alta estetica intellettuale ), a seguire Wim Wenders , il più poetico e fedele al cinema di
largo respiro popolare, considerando il dittico Il Cielo sopra Berlino e
Così Lontano Così Vicino, quest'ultimo, poi , con una passione da
documentarista, è noto per Tokio Ga, un opera ambiziosa e essenziale, in
più tutto il settore musica World, a lui caro. Querelle è la storia di
un marinaio omicida, interpretato da Brad Davis, oggetto di desiderio da
parte del capitano Sablon , il nostro Franco Nero, quindi la narrazione dello script è il susseguirsi di un vortice
di disperata e inquieta, torbida perdizione, dove spicca il breve cammeo
della grande vecchia diva Jeanne Moreau , recentemente spirata a miglior vita. Il film è girato completamente
in studio e la Brest narrata è ricca di simboli fallici, ispirato
dall'omonimo romanzo di Genet, appare un amara e lucida riflessione sui
rapporti umani dominati dalla violenza e dalla sopraffazione [... ] Per il
sottoscritto una visione essenziale, sopratutto se si ama il teatro e la
letteratura in relazione al cinema. Un capolavoro
R.W.
Fassbinder è stato un regista affascinante e sicuramente il suo taglio
teatrale sperimentale e la sua anarchia a metà strada fra il cinismo e
il nichilismo affascinano e seducono fin da subito, nel mio caso, come credo per molti suoi estimatore italiani , va dato il merito anche all' encomiabile lavoro di diffusione cinematografica d' Essai svolto da Enrico
Ghezzi e il suo vecchio contenitore televisivo Fuori Orario Cose Mai Viste. Non si contano le maratone notturne al regista tedesco dedicate , dove io stesso intercettai opere come Attenzione alla Puttana Santa.
Tutta la poetica di Fassbinder
ruota intorno all'erotismo più torbido e alla psicologia introspettiva
dei personaggi, quasi sempre anime inquiete e alla deriva, in più vi
sono sempre elementi misantropi e misogini, ossessioni amorose, dipendenze affettive di ogni, e di conseguenza il torbido dell ' Eros e Tanathos, flusso di ambiguità sessuali , più passionali ma nel senso più nobile dela tragedia drammaturgica.
La personalità di R. W. Fassbinder rispecchia sicuramente tutto il
mondo da lui rappresentato nei film, tuttavia sarebbe fin troppo
riduttivo cristallizzarlo con la sua opera, un personaggio così
complesso meriterebbe analisi ben più approfondite, e ciò in virtù anche del suo lascito umano , poiché intorno al suo
suicidio si è detto molto , il più delle volte con assai poco riguardo e a fini speculativi ; eppur , in tutto questo parlare la verità potrebbe avere più facce , andrebbe comunque rispettata
visto la genialità di questo regista cineasta. Attenzione alla
Puttana Santa è geniale, è il resoconto di un collasso cinematografico per
problemi di produzione, quindi tutto ruota intorno ad una crisi di lavoro collettiva e la sospensione di un opera in atto che coincide con un soggiorno
obbligato in un hotel di lusso, dove la il cast scivola via via in
turbinio di giochi di potere, politici e sessuali, mentre la star del
film, di vezzo in vezzo, scivola in una crisi esistenziale dove il regista si trova a far fronte. Un atmosfera di paranoica ignavia attanaglia la troupe , e tutti i protagonisti chiamati in causa, nel mezzo conflitti e vezzi capricciosi di ogni e
la ricerca di finanziamenti [...] Tutto questo sarà l'inizio di un
inferno alienante e depressivo. In questo film del 1971 , ben
lontano da capolavori come Le Lacrime amare di Petra Von Kant , Un anno
con 13 Lune e Querelle de Brest, c'è quanto di più autobiografico possa
riguardare Fassbinder, quello giovanile, degli esordi, quindi un diario
meraviglioso !
Rainer Werner Fassbinder è stato un ossessione personale, durante la mia
gioventù, mentre i miei coetanei impazzivano per Rocky Balboa e
Ghostbusters , Paolo Villaggio, io mi lasciavo corrompere da quest' uomo torbido, cinico-nichilista, sessualmente
provocatore, antisociale e clericale, sopratutto, lontano dalla grazia
della chiesa.
La sua arte era una forma di anarchia raffinata, colta
, tuttavia Punk o meglio anticipava di almeno un decennio l'estetica di
quel movimento, in forma addirittura post, e questo nel teatro, e solo
successivamente attraverso il cinema, nello specifico il Neorealismo
Tedesco. Ero molto giovane e attratto dalla cultura teutonico
mitteleuropea , inizialmente per via di Bertolt Brecht e Kurt Weil,
successivamente per Nietzsche e
tutto il Kraut Rock, infine il cinema.
Ricordo in maniera fin troppo nitida e viva, una maratona notturna del contenitore televisivo Fuori Orario Cose mai Viste, il professionale appassionato critico Enrico Ghezzi presentò
diversi film fra cui questa ossessiva storia particolare, mutuata in realtà dal teatro, il primo amore del regista. Di tutti i film di R.W. Fassbinder, forse il più teatrale, almeno per la struttura portante, e nel 1972 in veste di film questa tipologia di lavoro era originalissima, una vera avanguardia.
Vorrei anche mettere un punto fermo sulla poetica "fassbinderiana ", perché mi prendo un po la responsabilità , per gusto personale , di tracciare un percorso che parte da Petra Von Kant e va poi concretizzare con il meraviglioso, e triste " Un anno con tredici lune ", siamo nel nel 1978 , da qui si giunge poi fino all'apice assoluto , il canto del cigno "suicida " , Querelle de Brest , in parte completato e strutturato dopo il triste ma annunciato evento, 1982 . Totalmente
ambientato nell' Atelier di Petra Von Kant , ci narra la tragica vicenda umana di una donna votata all'autodistruzione ; una stilista fredda e
cinica, vedova di un marito e reduce di un divorzio, fra l'altro uomini da lei
stessa logorati.
Solo Marlene, sua aiutante se non addirittura prolunga di vita
, è consentito massima fiducia negli affari , e accesso al mondo introspettivo e personale di questa donna , ricchissima e benestante, circondata da un lusso sfarzoso. Fra
Petra e Marlene vi in veità un rapporto diverso, non semplicemente lavorativo
ma morboso, la signora fa leva sull' attrazione magnetica che affascina e
seduce la serva, schiavizzata, per vezzi e capricci, vizi e stravizi.
Marlene è il suo asso nella manica, il tramite per ogni modella
affascinante ed è proprio grazie a lei che Petra incontra Karin , l'amore
definitivamente omosessuale più travolgente della sua vita, a tal punto d'addolcirsi con la sua
stessa pupilla, serva di fiducia e non ultimo, ricordo e sottolineo agente personale (particola importante , in quanto psicologicamente rivela l'omosessualità latente e repressa della Von Kant , è l'amor succube e servile di quest'ultima)
Una
storia di passione intensa, dove la modella assorbe astutamente il
meglio, osservando e sfruttando tutte le dinamiche che regnano nell' Atelier Von Kant , quindi soggiogando la stessa Marlene. Una
volta ottenuto l' ingresso verso la porta principale del successo,
conquistato l'uomo ambito e bramato, distruggerà psicologicamente la
stilista, con crudeltà, disprezzo, spietato cinismo, risvegliando un po
d'amor proprio verso Marlene.
Petra Von Kant nella sua disperata
ossessiva depressione cercherà di aggrapparsi alla sua pupilla ma in lei
ritroverà la semina di una vita, a partire dai suoi mariti fino
all'ultimo dei suoi giorni, culminanti con un suicidio.
Un vero
dramma artistico, fatale come una tragedia Greca, il mio film preferito
in assoluto per un immaginario che sento profondamente mio, epidermico. Meraviglioso e sublime
Finalmente
è giunto il tempo di rievocare e condividere con tutti voi un passato a
me caro , riguardante le mie passioni giovanili , popolate da
malinconiche abitudini , solitarie
introspezioni , arte e cultura , e se vogliamo la pesantezza
esistenzialista del mio stesso approccio alla vita , mai rinnegato,
sempre amato e preservato di dolore in dolore, un identità guarda caso
vicina a certi artisti da me amatissimi, in primis Egon Schiele.
Prima di parlare di questo film austriaco del 1980, una magnifica opera
di Herbert Vasely , mi soffermo per qualche riga sulla pittura erotica
di Egon, mettendola a confronto con Gustav Klimt , presente nello stesso
film. Egon Schiele è riuscito a dare voce alla mia idea di
sessualità, e sensualità, mi riferisco all' esposizione erotica,
naturalistica dei suoi dipinti, mentre i meravigliosi orpelli di Klimt ,
li ho sempre vissuti come uno sfarzo aristocratico per pochi eletti.
Nell'arte di questo pittore, la natura morbosa della passione e del
desiderio annulla le leggi morali della religione e delle società
conservatrici, i confini fra eterosessualità o omosessualità si
disperdono in mille rivoli senza contrapposte terminologie, quasi un
ritorno al primordiale istinto dell'amore, tuttavia è logico che Schiele
lo fa tenendo conto della storia, quindi delle sue evoluzioni , l'eros è
dunque raffinato , c'è una vera ricerca estetica ma è per tutti,
riguarda esattamente l'umanità , non il cenacolo degli eletti , borghesi
artisti dal piglio aristocratico, vizioso, gli stravaganti come Gustav
Klimt Egon Schiele verrà inchiodato dietro una presunta accusa di
pedofilia,ancora oggi poco chiara, ed egli chiederà aiuto allo stesso
Klimt , però il prezzo di quella rivoluzione sessuale sarà pagato solo a
chi con coraggio, era riuscito a portare un estetica erotica fuori dai
confini dell' aristocrazia artistica, quindi non solo humus per quegli
artisti stravaganti, ma una vera linfa vitale, popolare, in grado di
trascendere quei tempi , a cavallo degli ultimi del 1800 e primi del
1900. Il film è quindi tratto dalla biografia del pittore Egon
Schiele e non è affatto romanzato ma di certo non rifugge nella
cronistoria fine a se stessa, anzi , si prefigge l'arduo e impervio
compito di descrivere i sentimenti , le paure , l'amore , la passione
per l'arte. Un atteggiamento che ho fatto io stesso mio , romantico e
totalitario, sia per ciò che riguarda la vita, che l'arte stessa, un
pregnante canto alla bellezza della vita. Ai tempi questo
Romanticismo Totalitario fu un estetica diffusa, Schiele la condivise
con Klimt , Rilke e Schonberg , il fautore del Pierrot Lunaire. Era
la semina di tante rivoluzioni a venire , un modernismo libertario che
si sarebbe propagato su tutto il 900, anche attraverso le ideologie
politiche... Tutto questo purtroppo oggi ci appare desueto ma io ho
intenzione di resistere, anche da solo ! Nel film c'è anche lei :
Jane Birkin. Sono gli stessi anni di La Pirate , forse le sue
interpretazioni cinematografiche migliori al di fuori del mondo della
musica e di Serge Gainsbourg. La Birkin Interpreta Vally, la donna più
importante di Egon , impersonificato da un memorabile e magistrale
Mathieu Carrière , insomma, Herbert Vesely rappresenta un cinema oramai
perso nel tempo, una qualità destinata a restare insuperata, impossibile
da replicare. Manca il sentimento !
Acquistavo regolarmente una rivista di Arte Contemporanea, si chiamava
Kult Magazine,fra gli allegati trovai Excesses, per me questo film è
sopratutto un ricordo di gioventù !
" Io non canto ma vibro e devasto e sono valanga. Ed io scardino l'intento
dello scritto,il pensiero. E la musica, la musica! E la parola, come il
suono, l' unico, del mio volere, nell' indagare dentro, nel nostro
tutto, che non si arrende. Perché la rabbia la rabbia c'è l'ho li
dentro: Nel non si fa, non si dice, nel non c'è tempo. Io non canto ma
spingo, mi faccio spazio. E non cesso di esplodere nella parola. La mia,
la sola in cui mi Manifesto " Solidea Ruggiero in " Mi manifesto " Ho avuto la grandissima fortuna di sfiorare da vicino il mondo di Solidea Ruggiero , intravedendone il lato umano e la gentile generosità , inizialmente attraverso Facebook , incuriosito da questo sua pubblicazione , poi attraverso alcuni incontri pubblici , dove ho appreso che l' umiltà premia in stile , ma sopratutto grazia. Il suo più grande insegnamento è stato quello di pormi nei confronti della vita da eterno studente e ai tempi io stavo tentando di realizzarmi in una mia scrittura poetica , con il tempo la cosa è sfumata nell' insofferenza tipica di chi sente di non aver più niente da dire , e allora è nato un blog, dove mi limito senza tante pretese a parlare delle mie passioni , fra cui l' arte totale della poliedrica Solidea , attiva in tantissimi contesti. Vorrei menzionare un bimestrale letterario di nome UT , con cui Solidea collabora sopratutto agli esordi del suo percorso artistico, ma anche l'autorevole figura di Gian Ruggero Manzoni , che cura la postfazione di questo esordio per l'indipendente Edicola Ed - Media Hora. Sono tutte realtà affini alla Ruggiero, spero un giorno di parlarne separatamente e quindi in maniera approfondita in My Ideal Blog che nasce da un esperienza social , a mio avviso poco matura e a fuoco, narcisistica, affatto umile. In questo Blog io sarò l'eterno studioso che vive per amore delle passioni di cui ama scrivere , e parlare. Ricordo di aver letto " Io che non conosco la vergogna " in una sola ora , dentro una casa di legno da camping , sotto sequestro di un violento acquazzone tardo primaverile , e preso dall'emozione ricordo di aver sottolineato alcuni passaggi , scrivendo con la matita mie impressioni , come era solito fare il buon vecchio Faber , l' autore di Anime Salve e della Buona Novella apocrifa. Suddiviso fra canti poetici, invocazioni e racconti , in me ha lasciato una sensazione positiva, un risveglio , ma ognuno vive le cose con la propria sensibilità. Io , per vizio, sono solito rileggerlo spesso, cosa che faccio con ogni libro che mi ha trasmesso una profonda emozione. Lettura dunque consigliata , poiché il mondo femminile di Solidea si rivolge a tutti noi , sopratutto al lato maschile della vita.
SOLIDEA RUGGIERO : CULTURA E ARTE DALLE MARCHE ! Solidea Ruggiero Scrittrice, Arista Multi-Mediale e Video Performer ! Lei dice che : Non tutti i cervelli sono posti da abitare ! Di lei dicono che porti " Un Nome Anarchico ! Sol' Idea !!! Io
che non conosco la vergogna ... un libro indispensabile di Edicola Ed,
attualmente ha recitato in Ananke, film Underground e D'Autore di
Claudio Romano Nöhrig ed Elisabetta Betty L'Innocente. Attraverso il
contenitore artistico Parlacultura , una pagina con dirette streaming
dal Viniles di San Benedetto del Tronto , è anche promotrice e
divulgatrice culturale. Ha recentemente collaborato , come
intervistatrice , presso rassegne artistiche in varie gallerie fra cui
Centofiorini, Civitanova Alta, Marche
Solidea Ruggiero
fino a poco tempo fa era un nome interessante di cui avevo sentito
parlare senza poi mai approfondire, la fama , parola che a lei non
piacerebbe, che si portava appresso era d' artista anticonvenzionale e
poco accomodante verso classificazioni e etichette, visto che la sua
parola o canto poetico era manifestata sia fisicamente che visualmente,
attraverso reading, performance, istallazioni, body painting e un
giorno, complice you tube, vidi il suo Skin , un opera concettuale
meravigliosa dove i versi delle parole scritte prendevano forma sui
corpi, attraverso la partecipazione del suo pubblico , da lei stessa
prescelto e invitato, mi fermo qui perché non sono capace di raccontare o
descrivere una cosa cosi interessante e originale però mi ha in parte
ricordato Julian Beck e il Living Theatre nei primi anni 70 in Italia. Poi
, una volta aperto un profilo Facebook la contattai , sapevo di questo
suo libro " Io che non conosco la vergogna " e non sapevo proprio come
procurarmelo ma la sua gentile disponibilità mi fu d'aiuto e ne fui
ripagato , perché dopo la sua lettura, ritrovai la mia scrittura,
eclissatasi nel 2006-7 circa ma questa è un altra storia, preferisco
restare sul tema. Nella biografia si parla di un Reading
interessante, Idea Solida, 2010, ecco quello di cui ho interesse a
parlare [...] L' Arte con la A maiuscola per essere incisiva e essenziale,
deve esser quindi credibile, deve avere alle spalle una base forte, per
l'appunto, una trama concettuale solida, concreta, a fuoco e lo
dimostra il fatto che abbia pubblicato in varie riviste letterarie,
sottolineo UT, il fiore all'occhiello delle nostre Marche, cosi come
anche Prospektiva, Night Mag e un portale web particolare Unonove.
Solidea ha partecipato a diverse Biennali o mostre e istallazioni ma non
potrei umanamente citare tutto, quindi chiudo con Ananke, un film
secondo me eccezionale, quasi una rinascita del Neorealismo ma con un
linguaggio molto essenziale e per certi versi, nuovo, debitore al
passato, questo si ma proteso verso una via nuova di cinema, a tratti
cruda, i fautori, Claudio Romano Nöhrig e Elisabetta Betty L'Innocente
parlano di un documentario il cui tema è un percorso umano. Infatti
Solidea Ruggiero e Marco Cosolino non sono attori ma artisti, a loro è
stato richiesto non la recita ma la sensibilità di un improvvisazione
estemporanea, quasi realistica Chiudendo questo mio lungo scrivere da
improvvisato recensore, non so bene di cosa fra l'altro, visto che non
ho idee solide... Edicola Edicoes, Io che non conosco la vergogna ,
caldamente consigliato !