My Ideal Blog : Globalartisticfusion.blogspot.com di Patrizio De Santis Patrizio De Santis è titol

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Questo blog è nato come se fosse un'isola felice dove sperimentare una scrittura personale e condividere le mie passioni con qualsiasi internauta interessato alla bellezza. La sua dinamo propulsiva è la passione e l'amore per l'Arte. Ho realizzato uno spazio libero e autogestito, impostando tale contenitore come se fosse un potenziale Magazine cartaceo di approfondimenti culturali e artistici. Global Artistic Fusion è una sintesi della mia ricerca popolare e culturale: un mondo che vi offro nel My Ideal Blog 2.0

lunedì 18 novembre 2019

La Stanza della Musica : Gianni Lenoci e Francesco Cusa - Wet Cats ( Amirani Records /July, 2017) + C'era una volta Gianni Lenoci (1963/2019)


”Dal mio punto di vista, la maggior parte dei musicisti di jazz italiani e non (in particolare quelli più in vista e che quindi dovrebbero essere di esempio) non fa jazz ma semplice pop music. O perlomeno usano procedure jazzistiche per improvvisare ornamenti su canzoncine et similia. Ma il risultato estetico (ed anche l’atteggiamento etico, perché no?) è prossimo al pop. In realtà tutto ciò non fa altro che celebrarne il disamore e l’estinzione (del jazz). Sfido chiunque a dimostrare il contrario. Capisco perfettamente che questa formula pop è remunerativa in termini economici, ma credo sia limitante dal punto di vista della propria ricerca estetica e dei contributi che si possono dare a quest’Arte. L’importante è che ogni fiume scorra nel proprio letto. Capisco che il postmodernismo ha contribuito a mischiare “l’alto” con il “basso”, ma ora più che mai credo che si debba prendere coscienza dei limiti di questa visione. Da parte di molti c’è stata una sorta di rimozione collettiva verso il jazz nella sua componente di ricerca, o comunque c’è un atteggiamento acritico verso la Storia. Se l’ultimo Coltrane (solo per fare un esempio) ha portato il linguaggio in una certa area 40 anni fa, forse è il caso di rifletterci e non rimuovere il tutto come se fosse stato il sogno di un pazzo visionario. Il valore sociale di un’artista risiede nel suo diritto ad essere esoterico”.

Gianni Lenoci.



" E adesso?

Adesso ricostruiamo sulle macerie
quelle che tu calpestavi con dolore
e con la santa indignazione
di chi non può piegarsi più del necessario

al baccanale degli osceni sorci. "

Francesco Cusa

[ - La Stanza della Musica : la rubrica di approfondimenti e recensioni musicali di Patrizio De Santis ospita il mondo di Gianni Lenoci e Francesco Cusa, con il cd Wet Cats - Amirani Records - ]


Ritorna la rubrica di approfondimento "La Stanza della Musica" da me concepita per parlare di tutte  quelle incisioni discografiche che negli ultimi anni hanno fatto la differenza, per quel che concerne l'originalità,  l'innovazione e la validità del contenuto musicale. E' nata come un Focus; il pretesto del supporto fonografico è necessario per descrivere un'emozione in musica - più tosto personale - ma nel contempo mi permette di lavorare su di uno specifico musicista in maniera completa ed esaustiva. 
Nel corso del tempo  mi sono prefisso di supportare tutti quei musicisti di cui ho stima, cercando di "raccontare"  la loro musica In un periodo dove il disco non ha più un grande valore, se non per la promozione dei concerti 
( oppure come oggetto feticcio per i nostalgici del  vinile, nel mercato del vintage rock)  
Non necessariamente mi occupo delle novità dell'ultimo momento, al contrario voglio dare una nuova luce a tutto ciò che è stato poco visibile. In genere cerco di non allontanarmi troppo dal presente perché penso che sia essenziale capire cosa possa offrire oggi  la musica - dal punto di vista dei contenuti -  considerando  che stiamo attraversando un'epoca dove il concetto di post moderno tende a frammentare gli stili e i generi, non ultimo le stesse scuole - con  i loro manifesti - omologando il tutto in un calderone "Pop" alla lunga indigesto ed esteticamente inutile, buono a favorire più che altro la tendenza della "retromania" ( B.A.M e Kamasi Washington)
Il post moderno nel Jazz è stato più un danno che un bene, sopratutto per chi ha studiato tutta una vita la nota blu per sviluppare dei nuovi linguaggi da applicare nella composizione  e nell'improvvisazione, poiché si è chiuso il mercato delle avanguardie, sopratutto dei concerti, dei festival e delle rassegne di settore. La cultura alta che incontra quella bassa, andando a incorporare stili e approcci Pop, in alcuni - ma circoscritti - casi, può essere un bene,  poi  bisogna saper filtrare ogni contenuto perché si corre il rischio dell'eccesso, e nel corso del tempo si creano degli equivoci storici, sopratutto dove regna l'assenza di una reale competenza. Non sempre ciò che è ibrido funziona: spesso è superfluo, nonché dannoso. Ci sono una serie di problematiche che andrebbero affrontate con una certa onestà intellettuale, sia da parte della critica, sia da chi  lavora nel dietro le quinte, gestendo il circuito della musica dal vivo ( management, organizzatori, associazioni culturali) Purtroppo c'è chi si adegua al diktat del momento, e chi invece cerca coraggiosamente di non sottostare alle pressioni del mercato con le sue politiche economiche. Il Web - sopratutto attraverso il mondo dei Blogger - può essere una fonte utile  per creare una rete di sopporto, ma anche un limite; un approccio semplicistico, da appassionato è controproducente, se non si cerca di studiare la materia a fondo, stando a stretto contatto con i diretti interessati: i musicisti  oggetto della nostra scrittura. 

Nel mio specifico caso voglio scrivere una recensione per un lavoro che si chiama Wet Cats, un meraviglioso CD del pianista Gianni Lenoci e del batterista Francesco Cusa. Lo farò confondendo un po le acque, perché è un pretesto per salutare e ricordare un'artista che non c'è più, almeno come presenza fisica. Complice Francesco Cusa, che mi ha spesso coinvolto in preziose conversazioni private, si è pensato di fare qualcosa per mantenere viva l'attenzione sulla grande arte del maestro Lenoci. Mi è pervenuto in dono questo eccellente e intenso disco di musica improvvisata, che è sopratutto un lavoro figlio della grande tradizione Jazz del novecento; per me è un gradito pensiero, nonché onore, ma anche una possibilità di crescere come ascoltatore e scrittore. 

Gianni Lenoci ha asserito che l'arte si insegna con l'esempio, perché tutti i grandi insegnamenti possiedono una forte componente esoterica, ed è in virtù di ciò che bisogna essere predisposti alla condivisione delle esperienze con grande semplicità e naturalezza.

+ PLUS Video 
[ - Gianni Lenoci / Francesco Cusa duo - salone del Conservatorio " Nino Rota"  di Monopoli - Italia - settembre, 30 / 2015.  Duo Improvisatin : Fagan (Lenoci) Fire Waltz(Waldron) - ]

Wet Cats non più come una performance istantanea, ma come un progetto che è prima di ogni cosa - una possibilità alchemica -  per confrontarsi e celebrare la sacra trinità di vita, amore e morte. Entrambi gli strumentisti hanno alle spalle anni di indipendenza artistica e musicale, ma anche la progettualità e l'insegnamento, e una buona sintesi delle tradizioni e delle avanguardie Jazz. Lenoci, maestro, compositore e improvvisatore Jazz incontra un batterista, compositore, improvvisatore ma sopratutto anarchico agitatore culturale, Francesco Cusa. Questa unione musicale è stata documentata in un cd, a cui sono seguiti tanti progetti e eventi live


Wet Cats nasce sopratutto come un atto di grande amicizia, ed è il frutto di un interplay particolarmente raro, intenso, avvolgente. Questa musica è la sementa di un legame esoterico e spirituale di grande profondità culturale, che spesso ha toccato dei vertici di eccelsa improvvisazione. Un vivere la vita stessa nel sentimento emotivo - emozionale - della " nota blu" che si manifesta in forma totalizzante perfino nell'interscambio dei pensieri e nelle discussioni, infine nel ricordo post mortem - " Il nostro perenne, costante dialogo, si nutriva di ogni tipologia di argomento, ma aveva sempre come fulcro questa ipotesi del trapasso. Solo adesso realizzo che il ruotare delle nostre azioni aveva come cardine il cambiamento assoluto di ogni prospettiva, il sondare il mistero della morte " - ( Francesco Cusa in una recente intervista per Jazzit http://www.jazzit.it/gianni-lenoci-lessenza-tangibile/) 




+ PLUS 
Per chi fosse interessato  propongo l'estratto di una brillante intervista  che vi consiglio di leggere : " Jazz è una parola “illegale”. I Maestri ed Innovatori di questa pratica hanno sempre costruito da loro stessi i propri regolamenti. Il “brigantaggio” è quindi una necessità. "  - di Gianni Lenoci  ( : http://www.jazzit.it/fra-regola-e-liberta-intervista-a-gia…/) 

Extra Video [  - Gianni Lenoci / Francesco Cusa Duo - Live Altamura 31-05-2018 - ]



Wet Cats è stata descritta - e presentata - come un'unica composizione istantanea di 51 minuti e mezzo, nata principalmente dalla necessità di mettere a frutto un'idea di free improvisation emotiva, sfruttando l'interplay del momento. Wet Cats è un'improvvisazione senza "rete" ma nel contempo descrittiva - introspettiva - e molto passionale. Il duo per pianoforte e batteria è in grado di offrire più di una suggestione, ma anche di ravvivare un genere che è da sempre più prossimo alla forma d'arte totale, più tosto che a qualsiasi altro stile musicale cristallizzato dalle necessità commerciali dell'industria del disco e dello spettacolo. Nel caso di questa incisione abbiamo la possibilità di ascoltare una  progressione di note - scaturite da mille rivoli creativi - in una densità sonora che cresce all'interno dei piani della consapevolezza, poi espressa in quadri sonori metafisici - proprio come se le gesta degli esecutori fossero gli elementi danzanti di una pittura in musica.  Nella prima parte di Wet Cats c'è il lessico della scuola post free, ma anche un legato astratto, una capacità esoterica che delinea le direzioni sonore dei due improvvisatori. Il brumoso sperimentalismo - misterico - lascia il passo all'alchimia geniale di un momento di mirabile lirismo, intorno al ventesimo minuto, quando il free e il blues si dissolvono in ectoplasmi silenziosi, le percussioni rallentano e Gianni Lenoci - toccato da uno stato di grazia assoluta - si prodiga in uno struggente canto melodico intriso di romantico pathos, che Cusa segue e valorizza con grande rispetto e sinergia  [ ...]  proprio ora avviene un piccolo miracolo : Il quadro sonoro si dipinge del passaggio di una "musa", come se dinanzi al pianista facesse capolino la visione di una melanconica dama  del Novecento, a metà strada tra l'immaginario di Sergio Leone in "C'era una colta in America " oppure  del Tornatore de "La leggenda del pianista sull'oceano"  Siamo nel territorio di un'avanguardia dove la tradizione è ben assimilata, come si evince nelle sezioni minimali e dilatate, quando emerge il sunto melodico e armonico del verbo afroamericano e della scuola europea.  Il cd documenta un blocco di musica indispensabile, contraddistinto da estensioni, silenzi e impulsi atonali, ma resta complessivamente  fruibile, uno sperimentalismo intenso ma godibilissimo, a tal punto che durante i ripetuti ascolti ho visivamente immaginato una piece per danza, forse memore di certe performance storiche dell'avanguardia del Novecento : i lavori dell'associazione B.A.G di St.Louis  

[ In generale il drumming di Francesco Cusa è potente e dinamico, mutuato anche dalle contaminazioni tra il Jazz e il Rock, oltre che dal ricco background fatto di sperimentazioni e percorsi alternativi conseguiti tra la fine degli anni ottanta e gran parte dei novanta 
nell'associazione Basse Sfere di Bologna, di cui è stato il fondatore. Il batterista nel nuovo millennio offre il meglio di se, avviandosi all'autogestione musicale, fondando la label  "Improvvisatore Involontario", e lavorando all'innovativo metodo per conductions orchestrali Naked Musician, che promuove in giro per il mondo.  Gianni Lenoci ha avuto modo di formarsi nelle scuole e negli workshop dei pianisti storici, quali Mal Waldron e Paul Bley, ma sopratutto di condividere molti progetti musicali eterogenei e di grande prestigio internazionale, tra cui diversi lavori con Markus Stockhausen, Kent Carter, Joelle Léandre, William Parker, Massimo Urbani, Eugenio Colombo, Bruno Tommaso.  Wet Cats è dunque il punto di incontro ideale per due maestri, nonché amici, uniti dalle tematiche di Friedrich Nietzsche,  ma nel contempo figli del presente,  legati nel concetto della nuova insurrezione esoterico - cristiana -  spirituale del teologo, poeta e filosofo Marco Guzzi. ]

Wet Cats è l'unica registrazione che documenta una suite del tutto improvvisata, eseguita a Monopoli nel 2015 - ma conservata negli archivi di Gianni Lenoci - fino a quando  una realtà indipendente - la  Amirani Records - decide di realizzare un cd, con il titolo coniato dallo stesso titolare. Gianni Lenoci suona un pianoforte classico, alternandosi ad uno "preparato", ritagliandosi anche degli spazi per dei brevi interventi di flauto in legno. Francesco Cusa ricopre una vasta gamma di suoni attraverso un utilizzo della batteria così creativo e inventivo da conferire all'impianto della musica un vigore espressivo affascinante. Il pianista rievoca la figura di Bley e rende memoria agli anni della scuola, per poi infondere al flusso dei suoni l'originalità propria di un concetto di bellezza del tutto personale. Ciò che di rimando restituisce il batterista è un drumming "pensoso" e funzionale - dove l'improvvisazione diviene un mezzo esoterico per la struttura del suono - un legato che va oltre il "costrutto  istantaneo" di sostegno alla performance - e sembra che riveli anche un profondo e sentito dialogo spirituale " coltraniano".

Come spesso ha dichiarato Cusa, egli ha bisogno di instaurare un legame di amicizia per ogni progetto, o evento musicale. Discorrendo con il musicista ho compreso che questa musica è diversa da tutte le altre; per fare del buon Jazz sono necessari tanti aspetti della vita comune, spesso sono le parole dette nei discorsi che avvengono nel privato a dare vita al suono, come la condivisione di un pensiero, di una lettura, o di un film, oppure l'esigenza di una più ovvia necessità di "cazzeggio"  A mio avviso questo cd merita molto, perché potrebbe benissimo piacere al neofita, e nel contempo restituire all'abituale fruitore della musica d'avanguardia una visione più calda e avvolgente di improvvisazione Jazz. 

[ Vi allego il link della casa discografica (https://www.amiranirecords.com/editions/wetcats) facendo presente che i video che ho estratto da YouTube non corrispondono al contenuto integrale di questo cd ma alla sigla Wet Cats che ha preso vita dall'originario progetto del 2015. Nel sito della Amirani, di rimando sarete invitati a Discogs, iTunes e Spotify ]





+ PLUS  

A NIght for Gianni Lenoci - Catania ( 4/10 - 2019) In ricordo di Gianni Lenoci 


Ricordo di Gianni Lenoci - Testimonianze di Francesco Gennaro e Alice Ferlito (nessuno dei due conosceva personalmente Gianni Lenoci) - Ritorno a casa. Alice Ferlito voce narrante, Francesco Cusa batteria. Le musiche che sentite in sottofondo sono tratte dall’album "Morton Feldman - for Bunita Marcus", suonate da Gianni Lenoci al piano. In memoria di un grande artista, uomo, pensatore: Gianni Lenoci: (1963-2019).





+ PLUS 

Extra Video : WET CATS Gianni Lenoci / Francesco Cusa Duo Live @Sala Sinopoli in Messina (Italy) October 26, 2017


WET CATS
Gianni Lenoci piano
Francesco Cusa drums
Live @Sala Sinopoli in Messina (Italy)
October 26, 2017

Playlist
1) WET CATS 1(You don't know what love is)
2 WET CATS 2 (Monk's Dream)
3) SOLOKUSA (Impro Drums)
4) SOLOLENOX (Ida Lupino)
5) WET CATS 3 (Blue Monk)






C'era una volta Gianni Lenoci, pianista e compositore italiano - In Memorium ( Monopoli, 6 giugno 1963 - San Giovanni Rotondo, 30 settembre 2019)  

“Una perdita immensa. Una voragine che si apre nel mondo della cultura, dell’arte, dello spirito del mondo. Se ne va un fratello. Un Maestro. Ma Gianni Lenoci ha ali grandi. Molto grandi. Grazie per tutto. Grazie infinite” 

(Estratto da https://www.siciliareport.it/commemorazioni/il-mio-omaggio-al-grande-amico-pianista-mentore-gianni-lenoci/ Ancora più notizie su https://www.siciliareport.it)

Per ricordare Gianni Lenoci ho scelto una poesia di Francesco Cusa, a cui ho chiesto la cortesia di utilizzo. E' stata scritta dal musicista in un attimo di cordoglio emotivamente sentito, per quello che è stato un congedo improvviso. Cusa aveva appena costituito un trio con il maestro e amico Lenoci, ma c'era sopratutto l'idea di un progetto molto interessante in cantiere: un secondo cd in duo incentrato sulla rilettura sperimentale degli standard del Jazz tradizionale.  Questo servizio mi ritorna utile per scrivere due righe personali. Nello specifico mi rammarico di aver conosciuto troppo tardi la musica di questo geniale pianista e compositore italiano, come al solito attraverso un disco dal forte richiamo internazionale Gianni Lenoci 4tet feat William Parker - Secret Garden, licenziato dalla Silta records nel 2011. Ho indubbiamente poca conoscenza e memoria storica, a differenza del percorso artistico di Cusa, che ricordo fin dai tempi degli Open Quartet della cantante Cristina Zavalloni, e nelle Basse Sfere, collettivo e scena musicale di Bologna, di cui era titolare e agitatore culturale. Perciò ammetto di aver approfondito molto nel social network Facebook, consultando con interesse la pagina del pianista. Lenoci era un contatto in comune con Francesco. 

Mi fa piacere che abbia acconsentito a questa particolare richiesta [...] Ringrazio Francesco per lo sprono, ma sopratutto per avermi insegnato molte cose, al di là di questo argomento. My Ideal Blog è uno spazio che cresce grazie ai suoi buoni maestri; Cusa è anche un giornalista, blogger, scrittore, poeta ma sopratutto un uomo molto generoso.

C'era una volta Gianni Lenoci "

Fosti.

E già questo non è pensabile.
La tua dipartita è una detonazione muta
che adesso vibra per uno spazio privo di tempo.

In realtà la tua morte fu cristica, passionale
intrisa nella sofferenza di un Golgota chimico,
ma lo si sa, quando si assottigliano i limiti
tra caducità ed eternità
il messaggio degli déi giunge più facilmente
e corre sulle ali del tuo essere Hermes
per vortici e creste oceaniche.

Celata dalle forme della storia
v’era in te quell’essenza primordiale
che scolpisce, dispone dei terrestri
e riveste d’epitelio la magia dell’esistenza.

Essa pulsava di saggezza preolimpica
e ti regalava sprazzi d’una fanciullezza divina
nella danza muta della dimenticanza
che era propria di certi tuoi gesti,
quando eri distratto e non sottostavi
alle briglie di Psiche e Crono
nei momenti immensi della sacralità del de-pensarsi.

E adesso?

Adesso ricostruiamo sulle macerie
quelle che tu calpestavi con dolore
e con la santa indignazione
di chi non può piegarsi più del necessario
al baccanale degli osceni sorci.

Il vuoto che hai generato col tuo eclissarti
ridisegna nuove gerarchie per risonanza:
dalle sfere più basse alle superne
lo squittir dei sorci
l’assurdo canto dei Troni
l’unico abbraccio sonoro
esperibile e non manifesto.

Noi rimaniamo ancora confinati
nella “Regione della Brame”
a dannarci di dottrine
a scannarci in nome di un’etica
che non può più appartenere
a chi è in viaggio verso altri
anelli di congiunzione.

Assistiamo attoniti
alla tua celebrazione postuma
da parte dei molti sciacalli
di quelli che con sferzante invettiva
al tuo tempo canzonavi.

E questo assurdo che si costituisce
del fatto che tu non ci sei più
occorrerà pur servirlo
a tavola quando divoreremo
il corpo di Argos dai mille occhi
per farti rinascere in altre forme
ibride e mutevoli, oltre il limite dell’amorfo
come si conviene alle leggi del karma.

Per quel che concerne il mio quotidiano miserabile
beh, non è neanche questione di musica e di arti.
Perdo il mio confidente più prossimo
il mio interlocutore più fidato
io, che mai mi son sentito solo,
rimango intrappolato alle catene dei tuoi tag.

Essi partono in automatico
quando digito la “L”
nell’immane universo dei social
che ci univa sideralmente
per chat private e condivise
che custodirò come reliquia
dense di perle rare
come solo la ciarla può offrire
nel tempo della civiltà lussureggiante.

Così ti salutiamo, amico mio,
e davvero si può dire che
“C’era una volta Gianni Lenoci”
anche se fa male all’anima il perenne svanire
dei tuoi immensi arti di fantasma.

Per paradosso, la tua repentina assenza
- te che eri restio e ti facevi trascinare
per ogni esperimento collettivo
come un barone tirato giù dal letto
dalle rogne della servitù -
ha generato una comunità “lenociana”
figlia di una stella che collassa
ancella del tuo Sole Cieco.

Eh, quante risate ti starai facendo
nel constatare che cosa hai combinato.
Questa nuova setta di seguaci
gente dalla dura scorza e dal sorriso difficile
ti appartiene sai? E’ frutto del tuo senno.

La si riconosce da quel fiore blu
che sgorga a tratti dai liquori dell’anima
e macchia il bavero d’inverno
di giovani e vecchi senza età.

Quella è la tua gente.

Te lo avevo detto, maledetto “Uncle”
che la tua volontà di potenza
avrebbe superato l’ordine delle cose
e ti avrebbe avvolto nel mantello
del battito d’ali del mistero.

Così sei sparito, come l’illusionista che eri
nel "puf"della nuvoletta da prestigiatore
francese della "Belle Epoque".

Fuori, nelle terre di Sicilia, si scatena una tempesta.




giovedì 7 novembre 2019

Officina Zoè - Mamma Sirena : un concept album dove le storie del Mare Nostrum trovano la purificazione tra i canti delle sirene e le musiche tradizionali e nomadi del Mediterraneo.






[ - Officina Zoè - Mamma Sirena : un concept album dove le storie del Mare Nostrum trovano la purificazione tra i canti delle sirene e le musiche tradizionali e nomadi del Mediterraneo - ]


L'Officina Zoè è una delle realtà musicali più interessanti emerse dal rinascimento della "pizzica" salentina, all'interno del fenomeno antropologico - storico - e culturale del neotarantismo. L'ensemble si è costituito nel lontano 1993 dall'incontro di Donatello Pisanello (organetto diatonico, chitarra a mandola) con la cantante Cinzia Marzo e il percussionista Lamberto Probo. L'esordio discografico arriva soltanto nel 1996 e si chiama "Terra" - un disco autoprodotto dal titolo programmatico - che possiamo considerare una buona introduzione alla musica del Salento. Oggi questa preziosa incisione è fuori catalogo.  
L'Officina Zoè si è distinta fin dagli esordi per un discorso di ricerca e innovazione, in particolar modo per essere riuscita a coniugare perfettamente il binomio "sound & vision", grazie alla collaborazione con il regista di talento Edoardo Winspeare, che li ha voluti al centro della scena negli acclamati docufilm " Pizzicata " del 1996,
"Sangue Vivo" del 2000, a cui seguono le musiche per  "Miracolo" del 2003. Nel caso di  Pizzicata e Sangue Vivo, si tratta  di due pellicole dove la musica, la danza e il Salento vengono esaltati come patrimonio vigoroso e poetico del Sud, riconosciute come le migliori opere cinematografiche - sulla taranta - dai tempi del compianto Gianfranco Mingozzi.  La discografia della Officina Zoè è costituita prevalentemente da incisioni dal vivo, colonne sonore e antologie a tema di materiale tradizionale - rivisto in una chiave strumentale moderna e dinamica - a tal punto che le ultime pubblicazioni discografiche documentano alcuni incontri musicali, avvenuti durante i tour internazionali: "Live in Japan 2007" della Polo Sud, "Taranta Nera", con il "griot" Baba Sissoko per la Irma rec del 2012,  "Incontri - Live" e  "Live in India" per la Kurumuny, del 2018. Tutti questi cd  sono stati accolti bene, sia da parte del pubblico che della critica di settore, ma purtroppo vengono relegati nella circoscritta nicchia dei mercati della World Music indipendente, spesso promossi e distribuiti soltanto nei festival etnici, quali "La Notte della Taranta"  Gli album "Crita" del 2004, e "Maledetti Guai" del 2008 - entrambi prodotti e licenziati dalla Polo Sud - sono gli eredi della seminale autoproduzione carbonara di "Terra", e insieme alle colonne sonore dei film "Sangue Vivo" e "Miracolo" corrispondono alla discografia completa realizzata in studio. Il cd Sangue Vivo, pubblicato dalla CNT. Cantoberon nel 2000 è essenziale, accolto con un successo di critica e di vendita senza precedenti, ma sopratutto è il capolavoro acclamato, il manifesto della band salentina. 

Mamma Sirena è l'ultima produzione discografica concepita come un vero e proprio album in studio, ma si differenzia da tutti gli altri progetti, in quanto si tratta di un vero album a tema sul mito della sirena, dea e signora del Mare Nostrum. Realizzato nel 2015 per AnimaMundi Edizioni, una piccola label pugliese, lo potete acquistare a buon prezzo esclusivamente on line presso : animamundiedizioni.com/shop/musica/mamma-sirena




Recensione [ - Officina Zoè Mamma Sirena (AnimaMundi Edizioni 2015) + Videotrip di Edoardo Winspeare - Luca De Paolis - ]


Oggi non mi trovo  a scrivere semplicemente della Morsa della Taranta e della Pizzica del Ragno ma di un concept album, da cui è stato tratto lo spunto per la realizzazione del primo "videotrip" della storia della musica - ethno - popolare italiana. Nel caso della Officina Zoè la musica popolare del Salento non è soltanto danza e folclore, ma una grande espressione culturale della passionalità del Sud e del Mediterraneo, il pubblico lo sa, e vive ogni progetto di questo ensemble come un'appagante e completa esperienza d'ascolto. Il cd Mamma Sirena è l'ultimo lavoro in studio. Da allora l'attività di questa formazione si è concentrata nella dimensione dei festival e dei tour internazionali.


Mamma Sirena è un concept album del 2015, purtroppo passato quasi inosservato - pubblicato per la piccola label indipendente "AnimaMundi Edizioni" - dove il lavoro della Officina si concentra sul tema omerico dell'Odissea, e utilizza un legato concettuale che racconta la figura " tentatrice" della sirena attraverso una narrazione diversa. La Zoè fa riferimento ad una femminilità sacra, esoterica e salvatrice, come lo possono essere divinità antiche quali Ishtar, Iside e Afrodite. La sirena come elemento naturale, che si fa guida protettrice del viaggio, signora del Mare Nostrum. Tutti questi aspetti sono sviscerati  in maniera approfondita nell'esaustivo booklet del digipack, che include  dei passi letterari trascritti dal libro  "Il Canto delle Sirene " di Maria Corti, valorizzati anche da alcune suggestive icone medioevali, poste accanto ai testi dei tradizionali.
Mamma Sirena è una felice e riuscita sintesi di canti folclorici arrangiati con una prospettiva sonora del tutto aperta alla commistione di stili e linguaggi differenti. L'opera trae linfa vitale attingendo dal solco storico dei viaggi che hanno reso il Mediterraneo un mondo a parte, ricco di humus popolare, ma sopratutto un crocevia di civiltà in perenne trasformazione e migrazione. Il brano "Mare d'Otrantu Mia" - di Antonio Sforza e Angelo Piconese - apre il lavoro, ed è indubbiamente molto originale e interessante, per via degli efficaci arrangiamenti moderni della cantante Cinzia Marzo e di Giorgio Doveri (violinista e polistrumentista) ma anche per il contributo del " guest musician" Francesco Probo ( figlio di Lamberto)  che con la sua chitarra elettrica infonde al canto una personale suggestione " sirtaki blues".
Questo progetto, a differenza dei precedenti album in studio "Crita" e "Maledetti guai", si concentra su di un repertorio poco noto, i canti marinari, dove le vicende dei pescatori, delle sirene, ma anche dei navigatori nomadi - o conquistatori - si rincorrono. I canti di tradizione marinara non sono molto diffusi nel Salento, perché le popolazioni locali nel corso dei secoli si sono insediate sempre di più nell'entroterra, e quindi le forme di pizzica abituali sono quelle tipiche del neotarantismo che abbiamo conosciuto attraverso gli studi degli etnomusicologi Diego Carpitella e Ernesto De Martino, poi raccontati nei docufilm di Gianfranco Mingozzi. Vi sono dei brani particolarmente affascinanti, come nel caso di "Do Lampi", i cui arrangiamenti sembrano proprio evocare il suono del mare in tormenta, dove si staglia il lirico e intenso canto della Marzo. Bisogna dare merito all'ensemble di essere sempre riuscito a dare il massimo della suggestione in ogni ambito e frangente della musica popolare, di conseguenza i successi internazionali degli ultimi tour sono più che meritati. 
Un altro brano interessante è "Venti e burrasche", e si tratta di un tradizionale  molto raro; Cinzia Marzo lo ha ereditato oralmente da suo padre, che coinvolge in un sentito duetto poiché nell'intenzione della cantante c'è la volontà di rappresentare un simbolico passaggio di consegna tra la vecchia e la nuova generazione. Bellissima è la poetica di alcuni canti amorosi, quali "Li Billizzi " e "La Marinara". La pizzica da ballo appare sopratutto in "A Nuvaie ", il cui testo è un esplicito richiamo ad altri  tradizionali, come si evince nel frenetico rincorrersi dei versi sospinti e avvolti dal vortice ritmico del tarantismo, dove il contributo magistrale delle due voci, Cinzia Marco e Silvia Gallone viene sostenuto dai tamburi a cornice - e delle corde - trafitti dal violino " narrante " di Giorgio Doveri. 
Il momento topico di questo pregevole concept album è la suggestiva progressione strumentale della lunga title track "Mamma Sirena", a mio avviso una composizione innovativa, perché il canto popolare sembra essere completamente riscritto attraverso tutti gli umori esotici ed etnici della cultura mediterranea, sebbene sia suonato in presa diretta e registrato dal vivo.  Entrando nel dettaglio le voci di Cinzia Marzo e Silvia Gallone si completano come se fossero fuse in un melisma corale d'abbacinante bellezza, una pura estasi femminile che ci introduce al "viaggio". L’arrangiamento del brano della Marzo è sapientemente sorretto dai tamburi a cornice di Lamberto Probo - e della stessa Gallone - ma una menzione speciale va al chitarrista Luigi Panico, che costruisce un tappeto sonoro in grado di legare un'elaborata sezione centrale valorizzata dall'organetto diatonico del maestro Donatello Pisanello, in un crescendo musicale dove eccellono i virtuosismi di Giorgio Doveri al violino.  L'atmosfera torrida - e drammatica - emanata da questa musica, si acquieta poco prima della coda, che scema in una rarefazione di voci femminili ricongiunte con la profondità del mare. Tutta la costruzione musicale ha la struttura di una suite, dove le percussioni e la chitarra sono il legato - che sfuma in un epilogo onirico- di fatti l'ultima sezione sembra suggerirci un'idea di simbolismo ancestrale: l'ascoltatore riesce a percepire un canto che si fa congedo di pregnante bellezza, come se  la voce di questa Dea del mare fosse un possibile esperanto del mar Mediterraneo che governa - e protegge - le sorti di ogni Odissea.




La title track Mamma Sirena rinnova la collaborazione con Edoardo Winspeare e Luca De Paolis grazie alla realizzazione di un clip “promo” sperimentale, che è stato presentato anche come un’esperienza musicale, culturale ed estetica nella pizzica della Zoè, denominato Videotrip. La bellezza del mini film in questione risiede anche nel contributo che la compagnia di danza " Tarantarte" offre - con generosità - al progetto, valorizzando la preziosa e affascinante "cornice coreografica" di Mariastella Martella, che dirige con sapienza quelli che sono gli " elementi " danzanti - e in movimento - del lavoro.
Mamma Sirena è un concept davvero unico nella storia della musica popolare italiana, perché la tradizione della pizzica salentina viene trasposta in un'interessante racconto musicale, che può essere vissuto anche come un ideale viaggio trascendente. Lo stesso Videotrip  corrisponde a una trasmigrazione di suoni e immagini, poiché la musica e la danza diventano il rituale per ricongiungersi nel concetto del sacro femminile, che si libera da secoli e millenni di oblio, riscattando la navigazione di ogni popolo migrante. Non c'è un significato politico, ma un simbolismo arcaico e ancestrale, dove è importante la piena consapevolezza del significato spirituale del viaggio, vissuto anche come catarsi con la Natura. La Madre Terra è Mamma Sirena. Il Mare Nostrum rappresenta la vita e la morte, che sono esperienze imprescindibili, e complementari.    




REGIA      Edoardo Winspeare - Luca De Paolis

FOTOGRAFIA:     Guglielmo Bianchi - Davide Micocci

MONTAGGIO:    Luca De Paolis


MUSICA: Cinzia Marzo

                                               Cinzia Marzo - Voce
                                               Giorgio Doveri - Violino
                                               Donatello Pisanello - Organetti diatonici
                                               Luigi Panico  - Chitarra
                                               Silvia Gallone - Voce e Tamburello
                                               Lamberto Probo - Tamburrello


DANZA:   Coreografia di Maristella Martella

Compagnia Tarantarte
Silvia De Ronzo, Manuela Rorro, Antonella Boccadamo, Laura De Ronzo, Veronica Calati, Cristina Frassanito,  Maristella Martella, Carla Stasi



COSTUMI:           Ivana Pantaleo  ATELIER NANNAALEO


   

Ass. Operatore:  Diego Silvestri
Drone: Renato Capece


RINGRAZIAMO

Associazione Magna Grecia Mare, Porto Museo di Tricase, Ecomuseo di Venere.
                                  
Tutto l’equipaggio del Portus Veneris





giovedì 3 ottobre 2019

Giorgio Gaslini, Tempo e Relazione, Canto e Improvvisazione. Il grande maestro fautore del Jazz Italiano, teorico e innovatore della Musica Totale.

[ - Giorgio Gaslini, Tempo e Relazione, Canto e Improvvisazione. - Il grande maestro fautore del Jazz Italiano, teorico e innovatore della Musica Totale.  1929-2014 - ]


Giorgio Gaslini è un compositore, musicista milanese che ha attraversato tutto il 900 musicale teorizzando la sua idea di Musica Totale  e lo ha fatto nella veste di pianista, compositore e direttore d'orchestra, sia come musicista Jazz di fama Internazionale che come maestro di spessore intellettuale più che completo, con libri, manuali e saggi, scegliendo di spingersi oltre il genere stesso per arrivare a lambire i territori della Contemporanea nel mondo dei conservatori e delle sale da concerto colte e accademiche, riuscendo anche a portare questo nuovo linguaggio del 900 al teatro La Scala. Negli USA la rivista di settore Down Beat lo premia alla voce New Talent e viene ufficialmente invitato a New Orleans, dove suona accanto ai Mostri Sacri della musica Afroamericana. 
La novità eclatante è che Gaslini riesce ad essere Free prima dell'avvento del Free Jazz, anche se sarebbe più corretto asserire che una nuova musica era nell'aria, basterebbe citare una figura come Lennie Tristano, e non soffermarsi soltanto al manifesto di Ornette Coleman. Il mondo di Giorgio Gaslini è veramente complesso ma popolare e contraddistinto da un percorso musicale straordinario per l'eterogeneità dei mondi e degli stili sonori esplorati, che oltre a lambire i diversi territori musicali della classica Contemporanea e dell'avanguardia, ingloba in una felice sintesi tutte le tradizioni a partire dalla stessa forma " canzone "  sia nel canto lirico e del bel canto, che folclorico orale e popolare italiana,  alle musiche etnico globali, come si evince dal grande amore che egli nutre per le ricerche svolte dagli ento-musicologi per documentare i suoni terzo mondo, alla canzone pop e leggera, alla colonna sonora per film e documentari, infine un ampio ventaglio storico del mondo della grande tradizione afroamericana del 900 nel Jazz e nel Blues. La sua conoscenza musicale è universale e grazie a questa peculiarità è diventato un grande teorico e un professore stimato e affermato.  Nel corso della sua lunga carriera ha modo di insegnare e di scrivere i libri come " Musica Totale " , " Tecnica e Arte del Jazz " e " Il Tempo del Musicista Totale ".  
Nel 1993 l'enciclopedia Treccani lo include in una voce biografico - artistica, e contemporaneamente fonda La Grande Orchestra Nazionale del Jazz, nel 2002 viene insignito da Carlo Azeglio Ciampi per i grandi meriti artistici culturali. Nel corso della carriera ha suonato nei manicomi e nelle fabbriche occupate. Ha realizzato vere opere, andando oltre l'idea di incisione discografica, o di concerto jazz, non dimenticando mai di essere parte del popolo, quindi si è aperto ad ogni situazione e possibilità musicale, firmando molti temi per colonne sonore con registi di tutto rispetto, tra cui Michelangelo Antonioni. La Notte resta il migliore esempio di commento Jazz per il cinema realizzato in Italia. Giorgio Gaslini ha composto tantissime canzoni lavorando spesso con le cantanti, tra cui Tiziana Ghiglioni, Lucia Minetti e Laura Conti che per loro ha realizzato molti songbook.  Il cofanetto di 5 cd  " Gaslini Songbook - 100 canzoni 13 cantanti 1 pianoforte " della Velut Luna documenta l'aspetto più popolare dell'arte del maestro, includendo anche la collaborazione con Bernardo Lanzetti, il cantante degli Acqua Fragile, tra il 1973 e il 1974, e della Premiata Forneria Marconi, nella fase  americana del biennio 1975 e 1977. Giorgio Gaslini ha dichiarato di amare molto la rock opera Tommy della band inglese The Who, e pur non essendo un grande appassionato del genere ha riproposto spesso dal vivo un intrigante versione di Light My Fire dei The Doors con il suo ultimo piano trio, il Chamber Trio. Io voglio raccontarvi tutto questo, e molto di più, soffermandomi sui dischi che oggi sono oggetto di studio e collezionismo musicale, ma cercando di contestualizzare questa storia con quanto è accaduto nella società italiana e nel mondo riflettendosi nella musica del maestro, senza però appesantire il contenuto artistico e culturale del mio servizio. 





[ - Tempo e Relazione OP. 12 - ]



Nel 1947 Giorgio Gaslini è già un prodigio del Jazz Italiano e il suo Concerto Riff inciso con un trio impeccabile costituito da Gil Cuppini alla batteria e Gino Stefani al clarinetto, futuro e apprezzato docente Dams a Bologna, noto anche come esponente della semiotica in musica Italiana, resta fin da subito impresso nella memoria collettiva sia per l'originalità della proposta che per l'inusuale formazione, vagamente ispirata a Benny GodmanIl punto di svolta del maestro Gaslini è il 1957, dove il frutto dei suoi studi si concretizza attraverso la composizione di stampo dodecafonico Tempo e Relazione che possiamo identificare come il primo vero passo verso quel concetto di " Musica Totale" tanto ambito e cercato dal compositore. Si tratta di una composizione dove gli echi della Scuola di Vienna sono più tosto evidenti, e non è affatto un azzardo dire che il Jazz di Tempo e Relazione incontri nelle sue soluzioni polifoniche sia  il Pierrot Lunaire di Arnold Schoenberg che le evoluzioni musicali di Webern


Il brano dalla durata di oltre 8 minuti, verrà presentato al Festival Internazionale di musica Jazz a Sanremo suscitando un vero scalpore, vista la sua evoluzione di stampo avanguardistico extra colto, la cui base ritmico armonica, pur appartenendo al solco della tradizione afroamericana va di fatto a prefigurare un nuovo suono che è letteralmente in largo anticipo con i tempi. Per rendere l' idea, allora come oggi resta un precedente importante di intendere l'improvvisazione parte di un suono universale ma tipicamente di " scuola " europea. Una musica creativa si palesa nella struttura di Tempo e Relazione, un suono organizzato in maniera tale sia da essere una forma di ricerca nella composizione musicale che una felice innovazione storica ma d'avanguardia nel Jazz coevo, esposta con uno stile molto originale, almeno se paragonato a tutti quei lavori riconosciuti come di svolta concepiti da alcuni illuminati musicisti afroamericani, per esempio il pianista George Russel e il bassista Charles Mingus. Tempo e Relazione per certi versi non solo anticipa la scuola del teorico del Free Jazz, il sassofonista Ornette Coleman la cui intuizione consiste nell'abbattimento del giro armonico ( ma con l'esclusione del pianoforte) perché nel primo tempo " Lento Veloce " si può benissimo già intuire la corrente  del Post Free, tanto per fare un nome, la seconda fase della carriera del pianista Cecil Taylor, mentre nel sax alto sembra di percepire addirittura la futura scuola di Chicago dell'associazione A.A.C.M fondata da Muhal Richard Abrams, tra l'altro Gaslini molti anni dopo inciderà anche un lp con Anthony Braxton. Ovviamente sto parlando di tutte quelle sezioni strumentali che il maestro concede all'improvvisazione, perché in questo caso è determinante la volontà di attraversare la musica erudita europea, sopratutto attraverso la regia del pianoforte. 
Giorgio Gaslini per la presentazione ufficiale di questo componimento assembla una formazione denominata Chamber Octet, questo ensemble vale la pena di essere ricordato attraverso tutte le voci strumentali : Gastone Tassinari al flauto, Mario Loschi all'oboe, Lorenzo Nardini al sax alto e al clarinetto, Giulio Libano alla tromba, Raul Ceroni al trombone, Alceo Guatelli al contrabbasso, Gil Cuppini alla batteria, Giorgio Gaslini al pianoforte e alla direzione. Tempo e Relazione Op. 12 ( è la numerazione di catalogo dei primi esperimenti di Musica Totale di Gaslini ) la composizione è suddivisa come una suite in sezioni : A Lento - Veloce, Giusto - B Molto Lentamente - C Lento Vivo - D Moderato, Soave - Tempo Primo. Possiamo recuperare una traccia audio ma registrata originariamente in studio per La Voce del Padrone nella serie L' Integrale - Antologia cronologica di Giorgio Gaslini, volume 1 ( 1948 - 1963) della Soul Note




LA NOTTE [  - La storia di " Un Blues all'Alba" di Giorgio Gaslini per un film di Michelangelo Antonioni. Il Nastro D'Argento per la migliore colonna sonora del film capolavoro di Antonioni. - ]


Un momento molto importante per la storia della musica italiana avviene quando due personalità all'avanguardia della nascente cultura artistica e intellettuale del secondo dopo guerra, rispettivamente Giorgio Gaslini e il regista Michelangelo Antonioni, decidono di collaborare attraverso il binomio musica e cinema per la celebre " Tetralogia esistenziale del Silenzio " con i film L'Avventura del 1960, La Notte, 1961 e L'Eclissi del 1962, conosciuti anche come " trilogia della malattia dei sentimenti " a cui si aggiunge la coda di Deserto Rosso, un segmento forse meno brillante e suggestivo, in quanto il primo a colori, nel 1964, ma la cui colonna sonora alla fine viene assegnata al maestro Giovanni Fusco.  
Molto probabilmente Giorgio Gaslini non poteva che essere predestinato a incontrare la poetica del grande regista  Michelangelo Antonioni, perché entrambi sono riusciti a catalizzare tutti quei fermenti creativi del secondo dopoguerra italiano che si sono riversati nell'esistenzialismo dei giovani borghesi degli anni cinquanta e sessanta, spesso schiacciati dalle colpe storiche del passato e le effimeri promesse del boom economico, il tutto in una veste di consumatori culturali che rifuggono il senso della realtà con l'aiuto delle estetiche artistiche quali la letteratura, il cinema, la musica e altro, almeno fino all'avvento del 1968 e dell'impegno sociale e politico; una fase storica che in una forma del tutto peculiare in Italia si è protratta per tutta la decade degli anni settanta, lasciando una piccola e debole scia nel movimento studentesco della " Pantera", Bologna anni ottanta, le cui origine appartengono ai moti del 77 universitario emiliano - bolognese. In questi film noi troviamo anche delle similitudini con una certa letteratura del periodo, per esempio gran parte dei migliori romanzi di Alberto Moravia, tra cui Gli Indifferenti e La Noia; uno scrittore che oltre tutto espresse un grande apprezzamento sopratutto per La Notte.  Le vite che ci sono state raccontate da questi intellettuali della cultura e dell'arte sono tutte assoggettate al tumore dell'incomunicabilità, figlia del cinismo, fino a sfiorare il dramma del tedio più irrazionale che consiste nel condividere un " insieme emotivo " dove la solitudine di questi giovani uomini e donne del boom economico è espressa in un atto di collettiva impotenza nell'essere una potenziale parte attiva e costruttiva della società, e quest'ultimo aspetto etico e culturale è un esercizio che si consolida soltanto attraverso la pratica della comunicabilità tra individui pienamente consapevoli, sopratutto nelle emozioni e nei sentimenti. Antonioni nel raccontare questa borghesia è stato addirittura un visionario perché con la morte dei moti del 68 e il dissolvimento dei movimenti del 77, il boom economico degli anni ottanta ci ha riportati esattamente nelle stessa tetra "malattia dei sentimenti". Ritornando alla musica, Giorgio Gaslini offre il suo migliore contributo esattamente nel film La Notte, dove in verità è anche attore di se stesso all'interno della pellicola, affiancato da Eraldo Volonté al sax tenore, Alceo Guatelli al contrabbasso e Ettore Ulivelli alla batteria nell'ormai iconica scena del club dove prendono vita una parte delle vicende dei personaggi interpretati dagli attori Marcello Mastroianni, Jeanne Moreau e Monica Vitti. 

Il tema che più di tutti è rimasto impresso nella memoria collettiva è senza dubbio il  Blues all'Alba che nella sua durata di 5, 44 riesce a concretizzare una felice sintesi di Cool Jazz che si " risolve " in una formula di musica europea colta ma molto descrittiva e notturna, ottimale come commento sonoro per il film, che nel caso dell'opera di Michelangelo Antonioni ha contribuito al successo stesso della pellicola,visto che nel 1962 vince il Nastro d'Argento per il miglior film, per la migliore attrice non protagonista, Monica Vitti, e per le musiche. 
Gli echi delle musiche per il film La Notte non possono che sopravvivere di decennio in decennio, fino a "indossare" una differente veste nel nuovo millennio con l'interessante riscrittura di tutti i temi dell'originario lp in " Fonte Funda Suite - La Notte ( 2008) un interessante opera ( concepita ex novo) nata come omaggio allo stesso Michelangelo Antonioni, suddivisa in due suite dove le atmosfere Cool  e notturne si fanno più crepuscolari e rarefatte, dilatandosi in particolar modo nella struttura aperta della seconda suite, dove il Chamber Trio di Gaslini con i talentuosi Roberto Bonati al contrabbasso e Roberto Dani alla batteria, eccelle, ospitando anche il contributo di Riccardo Luppi al Sax tenore. 




Tutta la produzione musicale di Gaslini in veste di collaboratore per il cinema di Antonioni è stata ristampata in formato compact disc in un bellissimo e lussuoso cofanetto nel 2015 in edizione limitata dalla spagnola Quartet Records, sto parlando della meravigliosa strenna   Giovanni Fusco / Giorgio Gaslini - Antonioni suoni dal silenzio : L'Avventura / La Notte / 
L'Eclissi / Il Deserto Rosso, venduto inizialmente ad un prezzo che oscillava dalle 50 alle 60 euro, a secondo del servizio import ma attualmente non è più in commercio, tuttavia si possono recuperare le rispettive soundtracks singolarmente sia in lp che in cd.



NUOVI SENTIMENTI [ - Giorgio Gaslini e la chiamata di Don Cherry verso gli avventurosi sentieri della New Thing - l'album manifesto del 1966 e la consacrazione Internazionale - ]

Giorgio Gaslini, forte dei traguardi raggiunti sopratutto con la brillante collaborazione con il regista Michelangelo Antonioni, e del prestigioso Nastro D'Argento vinto per le musiche del film La Notte, sceglie di proseguire il sentiero tracciato con Concerto Riff e Tempo e Relazione fondando un nuovo quartetto con Gianni Bedori al sax alto e al flauto basso, Gianni Crovetto al contrabbasso e Franco Tonani alla batteria, incidendo altre due interessanti e moderne suite, Oltre, del 1963, vincitrice del Premio della Critica Discografica e Dall'Alba all'Alba - Suite per Quartetto, del 1964. E' un momento cruciale per la carriera del maestro, anche perché trova una nuova via musicale nel sodalizio con Gianni Bedori che segna l'inizio di una lunga collaborazione che si conclude nel 1980 nello storico Live At The Public Theater di New York, documentato nel doppio lp dal vivo del 1981. Gli lp dei primi anni sessanta vengono accolti con degli esiti più che positivi proprio negli Stati Uniti, dove sta nascendo " la cosa nuova ", ovvero l'onda della New Thing e del Free Jazz, correnti nuove, nate subito dopo l'avvento della Third Stream, termine coniato dal maestro Gunther  Schuller per descrivere la sintesi che nel 1957 era avvenuta tra il Jazz e le musiche extra colte e classico sinfoniche, ma che in Italia Giorgio Gaslini aveva teorizzato come la Musica Totale con un intenzione diversa, quella di fondarne il manifesto teorico, cosa che avviene nel 1964, inglobando anche la strada della scena Free con tutte le altre diramazioni possibili del suono afroamericano, ma guardando al di fuori dello stesso Jazz, per esempio alle accademie, nello specifico osservando ciò avviene in Germania presso gli " Internationale Ferienkurse Fur Neue Musik, Darmstad, il tempio della nascente corrente della Contemporanea più sperimentale.

Uno dei più grandi musicisti afroamericani del momento, noto per aver partecipato alla svolta Free Jazz teorizzata dal grande Ornette Coleman, il trombettista multi strumentista Don Cherry si trova a leggere molte notizie sul conto di Giorgio Gaslini tra le pagine del Melody Maker, a tal punto da incuriosirsi e voler approfondire  l'argomento con l'ascolto di Oltre e  Dall'Alba  all'Alba Suite per Quartetto.  Proprio Don Cherry nella seconda metà degli anni sessanta ha dato vita a un ensemble di grande respiro internazionale e distaccatosi dai gruppi di Ornette Coleman sta studiando una personale sintesi delle musiche che oggi noi ricordiamo come  Multikulti, un concetto non troppo distante dalla Musica Totale del maestro, soltanto molto più legato al sincretismo spirituale. Cherry si muove verso altre forme sonore ma è aperto a tal punto da guardare con crescente interesse a tutto ciò che si muove nelle nascenti scene sperimentali europee, tra cui l'Italia. 
L'ensemble di Cherry è costituito dalla presenza di Steve Lacy al sax soprano, Gato Barbieri al sax tenore, Enrico Rava alla tromba, Jean- Francois Jenny Clark e Ken Carter, entrambi al basso e Aldo Romano alla batteria. Nel 1966 Don chiama per telefono Gaslini facendogli presente che ha intenzione di incidere un lavoro con lui e che ha già i musicisti adatti. Nel giro di qualche mese lo studio di registrazione è pronto ad ospitare i musicisti, a cui si aggiungono Gianni Bedori al sax alto e al flauto basso e Franco Tonani come secondo batterista per quella che possiamo identificare come una delle migliori formazioni all'avanguardia degli anni sessanta. Il 4 Febbraio del 1966 presso lo studio della Basilica, Milano, viene conclusa a mezzanotte la session che prende il nome di Nuovi Sentimenti, che nei mercati internazionali esce con il titolo di New Feelings. 
Giorgio Gaslini scrive addirittura di getto la suite la sera prima della registrazione, considerando che per una direttiva della casa discografica il lavoro deve essere pronto nell'arco di 24 ore. Una vera e propria imposizione perché gli studi hanno in cartello altri lavori in commissione; ai tempi la label La Voce del Padrone era molto attiva anche nel settore delle colonne sonore.  Si tratta di un evento dalla portata internazionale, accolto con un buon servizio dalla prestigiosa testata statunitense di settore Down Beat, con tanto di voto a cinque stelle.  L'album è veramente una pagina importante del Jazz creativo degli anni sessanta alla pari di Unit Structures e Conquistador di Cecil Taylor, Free Jazz di Ornette Coleman e infine Togheterness, Complete Communion  e Symphony for Improvvivers di Don Cherry.  Purtroppo in Italia l'accoglienza è tiepida; se non palesemente ignorato, Nuovi Sentimenti è relegato ad una stravaganza per una cerchia di cultori molto ristretta e circoscritta, come se fosse un album musicale semplicemente provocatorio. Il lato A è strutturato dai due movimenti di Recitativo e Aria (9 e 44) Marcia dell'Uomo ( 7 e 24) idem per il Lato B con Nuovi Sentimenti (11 e 05) Rotazione ( 8 e 10). Nuovi Sentimenti più che una provocazione o un onanismo da musicisti, rientra nella scrittura concettuale a suite ormai tipica di Giorgio Gaslini, solo che questa volta il compositore confluisce apertamente nella corrente del nascente Free, ereditandone le strutture " aperte "



In conclusione vi allego le interessanti e acute note interne dell'originario lp scritte dal giornalista e critico musicale Jazz, nonché caro amico del maestro Giorgio Gaslini, il compianto Arrigo Polillo  : 

Questa è un'esperienza jazz più avanzata, ma con qualcosa di speciale, perché qui, per la prima volta, l'europeismo di Gaslini (con la sua tendenza verso un tecnica di composizione seriale) e l'americanismo degli altri (sia americani che non americani) si incontrano. Così, allo stesso tempo, c'è cultura musicale e talento naturale, disciplina e l'impulso disinibito tipico del "Free Jazz". E tutti, pur rimanendo fedele al proprio linguaggio molto personale, mostrano chiaramente l'apprezzamento per quello dei colleghi, da cui lo stesso Gaslini è stimolato e persino provocato. Questo è ciò che accade nel jazz, quando i musicisti che collaborano alla produzione di un'opera sono tutti giunti a la comprensione della stessa verità, nonostante provengano dai paesi più diversi, come nel caso di queste dieci persone. 




SEGNALI  [ - La Stagione Incantata, il 1968 di Grido e del Fiume Furore e l'Africa di Giorgio Gaslini - Un nuovo mondo che cresce in un fermento creativo di Musica Totale - ]


Nel 1968, che possiamo definire un anno cruciale per Giorgio Gaslini, il brano Tempo e Relazione OP. 12 trova posto nella facciata B di un lp dal titolo programmatico, si tratta del celebre manifesto musicale " La Stagione Incantata " che chiude anche il periodo con la storica label La Voce del Padrone. Il 33 giri in questione si presenta con una lunga suite posta sul lato A, che nella sua trama concettuale titola anche l'album, e vede un quartetto ormai in linea con le nuove direzioni del Jazz 
d'avanguardia, e con tutti quei fermenti politici e culturali che sono identificati come dinamo propulsiva del sessantotto. 
I musicisti coinvolti nella suite La Stagione Incantata, oltre che il pianoforte dell'autore, sono Gianni Bedori al sax tenore e all'ottavino, Bruno Crovetto al basso e Gianni Cazzola alla batteria. A questo ensemble si affianca il Chamber Octet con due composizioni perché oltre alla celebre suite del 1957 questo vinile si chiude con un'altra pagina di grande musica, il componimento " Chorus ". Lp è dunque un sunto antologico sull'attività del maestro che con il nuovo brano La Stagione Incanta  si prefigge di ricapitalizzare più di un decennio di studio e scrittura, improvvisazione e tematiche concettuali della Musica Totale.  Un'altra interessante incisione viene prodotta e incisa per la Durium ed è un vero album di musica " seria" classico contemporanea nato al di fuori dal contesto Jazz del periodo,  si tratta del complesso lavoro " Segnali " aperto da una omonima traccia per oboe solista " Canto della città inquieta " o "Canzone della città preoccupata"; in verità si tratta del quinto movimento di " Totale I " una grande composizione di 5 parti e nastro magnetico scritta tra il 1966 e il 1967, a cui segue anche " Totale II " nel 1968, entrambe concepite esclusivamente per il teatro e le sale da concerto, di cui troviamo soltanto questo segmento discografico. L'ambiziosa " Una specialità dalla cantina verità - Pocket Opera "  è un interessante opera in miniatura con un cast di 4 artisti, un cantante soprano e 3 strumentisti. La scena si svolge nel 1942 in un cabaret in cui cinque italiani, tutti interpretati dal cantante, maltrattati ed esausti dalla guerra, esprimono il loro dolore, la loro nostalgia, le loro paure e l'impotenza, attraverso i testi di Bertold Brecht, Marko Angelow e Giorgio Gaslini stesso.  Segnali si chiude dunque con questa mini opera per arpa, oboe e chitarra acustica, un esperimento  di nuova musica dove le voci strumentali che si raddoppiano con i personaggi e i temi, rispondono e dialogando con il cantante in una perfetta esibizione di teatro musicale d'avanguardia politica. Il 1968 di Giorgio Gaslini è ricco di teatro e collaborazioni di ogni tipo, tra cui le musiche per i balletto Dakron. Dalla scia degli esperimenti del periodo nasce Contagio, del 1971, un altro balletto per orchestra e danza sperimentale per il teatro. Evidentemente con questo lp c'è la volontà di un ulteriore sunto, di conseguenza possiamo definirlo un documento molto importante ma di nicchia. Nel 1975 la Durium pubblica una ideale seconda parte di " Segnali " perché con il 33 giri Composizioni Cameristiche si torna a documentare  il periodo " colto " degli anni sessanta del maestro, ma con un Focus sulla sua attività di compositore per " musica da camera"


Nel giro di pochi anni tutto questo flusso di idee non può che favorire tantissime altre incisioni, studi, libri e iniziative in linea con una creatività feconda e fuori dal comune, ma ritornando al periodo che va dal 1968 al 1969 è importante segnalare altri due lavori cruciali, l'orchestrale " Grido" che contiene brani epocali come Il Fiume Furore, Canto per i martiri negri, l'omonima traccia e una differente rivisitazione della suite La Stagione Incantata. Si tratta di un live del Maggio del 1968 al Teatro Lirico di Milano con la partecipazione dell'americano Steve Lacy alla sezione delle ance e nei soli dei brani Grido e La Stagione Incantata ed è perfettamente in linea con la rivoluzione politica e culturale del momento. Nel 1969 viene inciso un capolavoro come "Africa" per la label Produttori Associati, un lavoro che contiene due lunghe tracce, la title track nel lato A, e Jazz Mikrosmos nel lato B. Giorgio Gaslini da vita a una nuova edizione del quartetto della suite La Stagione Incantata, dove sono sempre presenti Gianni Bedori e Bruno Crovetto ma c'è la defezione di Gianni Cazzola che lascia il posto alla batteria di Franco Tonani, un musicista più in linea con le istanze sperimentali del post Free. L'Africa è un continente caro al maestro per via di un forte legame con il padre, un'africanista di fama; la biografia dell'autore parla di un trasferimento della famiglia che poi non si è concretizzato. Il brano portante è strutturato in in tre sezioni e vive in pieno equilibrio tra le forme scritte e l'improvvisazione creativa che si palesa sopratutto nel terzo tempo. Jazz Mikrokosmos è suddivisa in due movimenti dove vi sono dei mirabili soli di piano e sax; sia Gaslini che Bedori offrono delle ottime prove di free improvvisations marcatamente d'avanguardia. 
La lunga suite del lato B richiama nel titolo sicuramente Bela Bartok ma poi nell'intenzione è qualcosa di molto vicino a Cecil Taylor, un altro pianista che guarda al Jazz come a una forma più prossima a quel concetto di Musica Totale di cui il Gaslini è fautore fin dai tempi del Chamber Octet. Gli anni sessanta si chiudono in bellezza, ma non prima del previsto perché questa scia di musica in divenire è già pronta per attraversare gli anni settanta con altri memorabili lavori e iniziative live, sopratutto negli atenei universitari e nelle fabbriche occupate, senza contare le rassegne di musica popolare e Jazz. Tutto la decade successiva è influenzata dalla semina del biennio 1968 e 1969.





[ - Gli anni settanta. L' immaginazione al potere per il Musicista Totale - " Trasforma, se puoi, la confusione in un lieve paradiso di suoni " Giorgio Gaslini. - ]


Nel 1970 Giorgio Gaslini realizza opera più significativa e importante di tutto il decennio, almeno per quel che riguarda il Jazz italiano, si tratta di Colloquio con Malcom X uno dei migliori esempi di forme estese nel linguaggio della musica di derivazione afroamericana realizzato in Europa nel Novecento. Questa opera è andata in scena per la prima volta al Teatro Margherita di Genova ( oggi Teatro Lirico Comunale) per la brillante regia di Carlo Quartucci nella sezione " Stagione Lirica ", successivamente è stata rappresentata in forma di "concerto" alla Fenice di Venezia e ai Filodrammatici di Milano, e infine  è stata incisa in formato 33 giri per la PDU di Mina, ma in una versione ridotta, e soltanto nel 1974. Colloquio con Malcom X è un'azione scenica per cantanti, attori, coro e big band, come riportato da Gaslini, che considera questo lavoro una sorta di anticamera per quello che per molti critici sarà la prima opera melodrammatica del Jazz, il capolavoro  Mister O del 1997. In verità da questo lavoro del 1970 discendono altre opere realizzate dal maestro, tra le quali Monodrama del1984, Skies of Europe  del 1995 e Jelly's back in Town , del 1996. 
Fin dai tempi di Grido il musicista aveva espresso un crescente interesse verso le problematiche della società e del mondo, abbracciando un sentire politico di sinistra, e quindi il suo attento sguardo verso il sociale nella  forma più ampia e globale, si è espresso anche nel raccontare in musica l'Africa e  tutta la diaspora afroamericana, che lo ha portato alla realizzazione di questa opera. Gli anni settanta di Giorgio Gaslini non sono circoscritti e delimitati solo nella sfera della ricerca musicale con la realizzazione di eventi o opere dalle tematiche concettuali sempre più consapevoli, perché il maestro sente l'esigenza di manifestare una reale e concreta adesione verso tutte quelle istanze rivoluzionarie e sociali che si interessano delle persone comuni : dalle rivendicazioni del movimento universitario alle istanze sindacali e socialiste del proletario, attraverso la figura dell' operaio, dal mondo della donna nella famiglia e nella società industriale, ai problemi del continente nero, fino a lambire la " Black Consciousness " del popolo afroamericano. Gaslini lavora con lo psichiatra Franco Basaglia portando la Musica Totale nei manicomi, e insieme al pianista e concertista classico Maurizio Pollini e al gruppo degli Area, si prodiga alla chiamata del celebre dottore "amico dei matti" in un encomiabile esempio di integrazione tra i degenti e il mondo esterno, che resta una peculiarità culturale mai più ripetuta e favorita dalla feconda creatività musicale di quei tempi, molta attenta al sociale.




Vi sono ben tre incisioni che documentano l'adesione di Giorgio Gaslini ai movimenti della sinistra degli anni settanta: Concerto della Resistenza/Università Statale del 1974, Concerto della Libertà/Universo Donna e Canti di Popolo in Jazz, dove i temi folclorici e popolari incontrano il post free, quest'ultimi entrambi del 1975 ma è sopratutto la suite Fabbrica Occupata risalente ai primi anni settanta, a rendere l'idea dell'impegno del musicista. Questa suite verrà eseguita spesso nelle fabbriche, accanto agli operai, ai sindacalisti, agli stessi universitari, sempre più solidali con i bisogni e le necessità dei lavoratori umili, schiacciati dalle ingiustizie sociali del capitalismo. Altri tempi, subito dispersi e funestati dalla strategia della tensione, lo spionaggio, il dossieraggio, il depistaggio, la nascita di cellule e organizzazioni terroristiche, quali N.A.R e B.R, gli attentati, l'Italcus e i tentavi di golpe durante il biennio della crisi petrolifera del 1973/1975,  l'omicidio di P.P.Pasolini,  il rapimento  e l'assassinio del presidente e statista della D.C. Aldo Moro, con il conseguente  mancato compromesso storico con il P.C.I di Enrico Berlinguer, l'assassinio di una giovane donna femminista avvenuto durante una manifestazione indetta dal movimento radicale, Giorgiana Masi [...]  L'epilogo arriva con la strage alla stazione Bologna nel 1980, un attentato dal tetro spettro golpista che simbolicamente va a chiudere il cerchio, iniziato con Piazza Fontana, nel 1969. La musica di Giorgio Gaslini ha anche raccontato un periodo storico complesso e caotico ma straordinario in termini di idee e creatività: "Trasforma, se puoi, la confusione in un lieve paradiso di suoni ". Sopra potete notare il celebre scatto fotografico dell'agente infiltrato nella manifestazione indetta nel 1977 dal movimento radicale, dove è stata assassinata Giorgiana Masi. Per non avere " noie" evito di menzionare il mandante dell'omicidio di Giorgiana Masi. Io sto soltanto raccontando una storia, e questa foto è diventata di dominio pubblico. E' bene lasciare il resto degli approfondimenti ai tanti Blog, o siti, di informazione giornalistica, dove io stesso ho attinto.




La musica di Giorgio Gaslini non è mai stata apertamente riconducibile al Free, come nel caso del grande Mario Schiano con cui ha anche inciso un lp in duo per la serie Jazz a Confronto ( Horo, 1974) e di conseguenza anche nella suite di Fabbrica Occupata trapela l'aspetto più intellettuale e colto, anche se nel contempo popolare e universale. Sono anni molto importanti la cui sementa è rintracciabile nel lungo percorso iniziato a partire da Tempo e Relazione. 
La decade degli anni settanta si è aperta con altri lp dove la musica leggera e il pop sono stati assimilati nel Jazz per incontrare il concetto della Musica Totale :  Un quarto di Vita del 1969 è un recital tra danza, teatro e canzone con il complesso beat de I Nuovi Angeli, mentre il dimenticabile Ballate e Canzoni è una collaborazione con il produttore Roberto Dané e il misterioso Alex Man, un lavoro che resta un insolito ibrido di Pop e Jazz. Una Cosa Nuova di Giorgio Gaslini e la sua Orchestra è un lp del 1972 che possiamo definire un esempio non distante dal genere musicale e orchestrale di Burt Bacharach, dove troviamo brani di successo come Mi ritorni in mente di Lucio Battisti, la sensualità romantica de L'Appuntamento di Ornella Vanoni e  My sweet Lord di George Harrison, in una veste che sarà poi classificata in tempi recenti " Lounge Music ", a cui seguono anche i due volumi di classici americani dal titolo Dal Jazz a Pop. 
Per concludere questo segmento della canzone segnalo il misterioso e coraggioso Dove era lei a quell'Ora, un concept album del 1972 degli Alunni del Sole, dove i meriti del maestro si sono espressi attraverso degli arrangiamenti più che progressivi, in grado di esaltare le meravigliose e drammatiche liriche di Paolo Morelli, che affrontano per quei tempi il tema scottante del delitto passionale, o femminicidio, come le cronache del presente sono ormai solite definire questi casi d'amore malato, ma che restano una piaga culturale tipica della mentalità maschilista e fallocratica della nostra nazione, senza dimenticare che negli anni settanta esisteva ancora il delitto d'onore. Il contributo di Giorgio Gaslini al pop sinfonico e melodrammatico del concept album degli Alunni del Sole sarà purtroppo estromesso dall'incisione del 33 giri prima della sua definitiva pubblicazione, in quanto ritenuti dalla casa discografica troppo " azzardati " per il pubblico del complesso, salvo poi ritornare alla luce nel nuovo millennio in una nuova veste digitale e restaurata a partire dai master originali, il tutto grazie a un encomiabile operazione di valorizzazione del catalogo della musica leggera storica svolto dalla volenterosa Ams / Btf, una label che si occupa anche del mondo dei maestri compositori nell'ambito delle colonne sonore e della library music, ma che ha una trattazione mirata sopratutto per il genere Rock Progressivo italiano.


[ - Favola Pop - Reportage sull'Isola di Utopia di Sir Thomas Moore - ]


Questa attività leggera, sommata al mondo delle colonne sonore è sicuramente un modo per trovare delle entrate economiche per portare avanti i progetti legati alla ricerca della " Musica Totale ", oppure per realizzare opere come Colloquio con Malcom X e Favola Pop - Reportage sull'Isola di Utopia di Sir Thomas Moore  un concept album in sei movimenti che resta un altro interessante esempio di opera Jazz per un progetto del 1973 purtroppo oggi poco noto e celebrato, ma che vale la pena di ricordare. Favola Pop è un esperimento di Jazz orchestrale dove per " pop" non si intende lo stile di successo commerciale tipico della musica leggera di derivazione anglosassone, ma un immaginario iconico dove i popoli del mondo sono coinvolti nella ricerca dell'isola di Utopia per la realizzazione della piena libertà e uguaglianza sociale. Gaslini prende spunto dal celebre romanzo di Utopia di Thomas Moore ( San Tommaso Moro) pubblicato in latino aulico nel 1516, a sua volta ispirato da La Repubblica del filosofo Platone, come anche dall'opuscolo "Il Volto della Luna" dei Moralia di Plutarco. 
Il compositore cerca sopratutto di rendere contemporaneo il messaggio di questa opera letteraria e storica, attraverso una trasposizione di Jazz orchestrale e sinfonico, che potrebbe ricordare certi esperimenti coevi di Mike Mantler, e nel fare questa azzardata e complessa operazione, riscrive la trama dell'opera adattandola a delle musiche in grado di descrivere il fervore utopico dei movimenti e delle avanguardie degli anni settanta, quindi coerentemente in linea con il linguaggio delle istanze delle nuove generazioni del post 68. 
Per la realizzazione di questo ambizioso concept vengono coinvolti diversi musicisti, provenienti da alcuni mondi  al di fuori del Jazz. Nella struttura dei sei movimenti di Favola Pop possiamo ascoltare la voce del soprano di Jean Logue, più gli interventi in recital di Gaslini con Simona Caucia, mentre per la parte strumentale e orchestrale vi sono dei musicisti di grande prestigio destinati a fare la storia del Jazz negli anni successivi, quali Patrizia Scascitelli al pianoforte, Eugenio Colombo, sax alto e flauto, Massimo Urbani al sax alto e soprano, Maurizio Giammarco, sax soprano e tenore, Gaetano Delfini alla tromba, Danilo Terenzi al trombone, Bruno Tommaso e Roberto Della Grotta ai contrabbassi, Bruno Biriaco e Nicola Raffano alle batterie, infine dal mondo della classica Guido Mozzato al violini e Marianne Gazzato al flauto.




[ - Fabbrica Occupata, il corso Jazz di Santa Cecilia, Message e la nascita della scuola di Musica Totale del conservatorio ]  


Il disco che documenta l'incontro avvenuto tra Giorgio Gaslini e Jean - Luc Ponty per incidere e mettere un punto definitivo a una composizione che era cresciuta sopratutto dal vivo con la tipica e consueta formula del quartetto con Gianni Bedori al sax e Bruno Tommaso al contrabbasso e il giovane esordiente Andrea Centazzo alla batteria ( poi grande compositore d'avanguardia) resta uno dei momenti più altri della produzione discografica del compositore. Non è di certo un caso che questo 33 giri abbia due titoli e copertine differenti : Fabbrica Occupata e Giorgio Gaslini meets Jean - Luc Ponty, dove la suite è titolata Sit - In The Factory.  Delle due edizioni io possiedo la versione destinata a far presa nei mercati esteri con la magnifica copertina di Cesare " Caesar " Monti e Vanda Spinello, un artwork che gode di un forte impatto visuale e emotivo grazie ad un violino che si incendia, le cui corde fiammeggianti stanno a rappresentare i fervori politici e sociali del proletariato, strizzando però furbamente l'occhiolino verso quel pubblico giovanile che segue il talentuoso e virtuoso francese distintosi anche nei palcoscenici del Rock, per esempio, in Italia lo si ricorda anche nell'opera più visionaria del Progressive italiano, l'esordio del giovane cantautore partenopeo di origini inglesi Alan Sorrenti, " Aria " un concept album onirico e psichedelico del 1972, mentre per i mercati e il pubblico angloamericano, la sua svolta elettrica è coincisa con la collaborazione con Frank Zappa. Una doverosa postilla : Caesar Monti, è il fratello di Pietruccio Montalbetti dei Dik Dik, ma sopratutto l'autore, insieme alla moglie, di tutte le copertine storiche della Numero 1 di Lucio Battisti e Mogol. Cesare Montalbetti ha sempre definito il suo stile di disegnatore e grafico come neorealistico, o per lo meno debitore del neorealismo.




Entrando nel dettaglio si tratta di una composizione particolarmente innovativa di Creative Music aperta a delle interessanti soluzioni post - seriali, attraversata d'accenni di musiche popolari e free improvvisations con vaghi sentori Rock che si insinuano grazie alle peripezie di Ponty. Il francese si aiuta con un violino amplificato e con gli stessi pedali di un qualsiasi chitarrista debitore a Jimi Hendrix, oppure restando nel Jazz Rock, a John McLaughlin con cui poco dopo andrà a incidere Apocalypse sostituendo Jerry Goodman nel quarto lp della Mahavishnu Orchestra.  L'apporto di Ponty è riconducibile all'album realizzato con la supervisione di Frank Zappa, il capolavoro " King Kong : Jean - Luc Ponty play the music of Frank Zappa, tuttavia Giorgio Gaslini ha le redini della situazione in mano e di conseguenza prevale la certosina direzione del Musicista Totale che assembla un collettivo di musicisti di tutto rispetto appositamente per l'incisione, che vede anche la sorprendente partecipazione di alcuni nomi dell'improvvisazione radicale internazionale quali l'americano Steve Lacy al soprano e gli inglesi Paul Rutherford al trombone, Harry Becket alla tromba, Tony Oxley alla batteria. Completano Bruno Tommaso al contrabbasso e l'ormai presenza fissa di Gianni Bedori al flauto basso e al sax tenore, mentre Roberto Dané si riconferma nella veste di prezioso produttore per la storica label  Produttori Associati, la stessa degli lp concettuali di Fabrizio De André, che vale la pena di ricordare, esattamente nel 1973 realizza Storia di un Impiegato, con gli arrangiamenti di un giovanissimo Nicola Piovani.
Nell'album c'è spazio anche per il tema dell'amore con la composizione in piano trio "lirico cameristica di The Man i Love che chiude l'opera in un clima a tratti più raccolto, ma nel contempo aperto sia allo swing che al free, seppur in rarefazione, quasi a volerci suggerire che alla fine dei tumulti e dei dolori di ogni stagione di lotta, per gli sfruttati ma coraggiosi lavoratori non resta che un solo valore ed è uguale per tutti: il sentimento e la passione dell'emozione più antica e universale del mondo, l'amore. The Man  i Love è un tema che nel titolo rievoca il celebre standard di  George e Ira Gershwin ma  che di fatto è ben altra cosa, a tal punto da ricordare sia il Keith Jarrett dei dischi Impulse che le " free ballands " di Annette Peacock composte per il pianista Paul Bley ( per alcuni anni furono fidanzati, e in seguito coniugi, realizzando molte composizioni e incisioni di musica importante per l'evoluzione del pianoforte nel Jazz, cito su tutti l' indispensabile Ballands, ECM 1971)
Nel pianismo di Giorgio Gaslini tuttavia una composizione come The Man I Love risulta meno anticonformista, e quindi  meno borghese delle opere coeve di Keith Jarrett o di Paul  Bley, poiché è " scura " e trasuda blues nella stessa maniera del Black Christ of The Andes della pianista afroamericana Mary Lou Williams, di conseguenza non può che essere la coda di Fabbrica Occupata, come se fosse un canto sociale, un inno folclorico, la voce di un popolo. Un sentimento che chiude un manifesto.
Fabbrica Occupata è un capitolo importante della musica degli anni settanta, perché come scrive il critico Franco Faynez nella presentazione dell'opera, all'interno della copertina gatefold del disco in vinile, documenta un incontro artistico importante per la nascita di una nuova visione del Jazz contemporaneo, a tal punto da essere una incisione così innovativa da riuscire a raccontare una stagione di grande lotta e fervore sociale, anche con un cenno al sentimento più antico ma nobile dell'amore. Un aspetto non trascurabile considerando che nelle passioni amorose che intercorrono tra l'uomo e la donna vi è espresso l'elemento più realistico della vita quotidiana. Franco Faynez ci parla dunque di una visione realistica del Jazz di Giorgio Gaslini ma, il critico Jazz ci pone uno spunto di riflessione molto interessante partendo proprio dall'incontro popolare tra la vecchia e la nuova generazione, rappresentato rispettivamente dall'intellettuale Gaslini e dal virtuoso ed esuberante Ponty, novello Hendrix del violino. In tutto questo il merito di Giorgio Gaslini è  anche di aver ricondotto Jean - Luc Ponty nei sentieri del Jazz contemporaneo, da cui si era pericolosamente discostato per inseguire le platee del Rock, ma il maestro lo fa senza soffocarne la trasgressiva estrosità maturata negli states accanto a Frank Zappa. Le riflessione di Franco Faynez non possono passare inosservate, sopratutto oggi, nel riascoltare questa incisione, perché ci fanno notare che in quel preciso contesto storico e culturale il compositore ha definitivamente raggiunto un perfetto equilibrio tra la tradizione e l'avanguardia, riuscendo anche a parlare alla gioventù dei movimenti e dei nascenti festival Pop 




Nel 1972 Gaslini ha l'opportunità di aprire il primo corso di scuola Jazz al conservatorio di Santa Cecilia, a Roma, un grande successo considerando che ai 50 iscritti ufficiali si sommano un centinaio di uditori non accreditati. Tuttavia Roma ha alle spalle la scuola della cantina e dei club alternativi  del ben più anarchico sassofonista Mario Schiano, di conseguenza molti dei suoi giovani jazzisti confluiscono nel corso, creando anche una tesa polemica tra i due, che voglio ricordare, ai tempi entrambi molto popolari e apprezzati dal pubblico giovanile dei movimenti. La differenza di insegnamento si evince dalle differenti vedute di stile e di pensiero perché l'approccio di taglio colto e intellettuale di Gaslini non è sicuramente lo stesso del viscerale e istintivo del sassofonista che ha comunque dato un generoso contributo offrendo delle linee guida anche molto importanti, per esempio al compianto, e ai tempi giovanissimo talentuoso Massimo Urbani, che è esattamente il  pomo della discordia tra i due maestri. Nel 1972 Massimo ha solo 16 anni ma con una sintesi stilistica di Charlie Parker, Coltrane e Albert Ayler senza precedenti. 
Massimo Urbani entra nella scuola insieme alla notevolissima pianista Patrizia Scascitelli, che purtroppo oggi è poco nominata e ricordata ma, guarda caso è molto apprezzata a New York, dove vive da decenni. Tra le giovani leve del corso ci sono anche Tommaso Vittorini e Maurizio Giammarco, tutti talenti che a loro volta apriranno delle piccole scuole nelle borgate e nei quartieri popolari della periferia, da Centocelle al Tuscolano, facendo proprio il binomio Jazz e sociale per veicolare una musica popolare al servizio delle cause del movimento, favorendo a loro volta l'humus per delle nuove avanguardie culturali, tra cui molti altri musicisti sempre più consapevoli e partecipi attraverso la creatività musicale della nascente compagine post free mediterranea.  Tale fermento raggiunge l'apice con i nomi nuovi e di tendenza d'ultima generazione che transitano anche nelle diverse e svariate iniziative promosse dal movimento studentesco della Università Statale, nei circoli de L'Avanti, nei raduni di Re Nudo e nelle manifestazioni del movimento del Partito Radicale, tra cui Gaetano Liquori, figlio del noto batterista Lino, che con il suo Idea Trio infiamma i sentimenti con espliciti riferimenti politici, Guido Mazzon, Eugenio Colombo, Paolo Damiani



Il disco  Message del 1973 nasce per documentare la fase del Santa Cecilia, ed è conosciuto anche per la sua natura duale ma complementare   perché nella prima facciata del 33 giri  troviamo una delle più ardite composizioni di Jazz avanzato incisa con i nomi affermati della "stagione incantata", tra cui Enrico Rava alla tromba, che aveva già collaborato con il maestro nel 1966, con la storica suite " Nuovi Sentimenti, mentre nella seconda facciata c'è un ensemble giovane, con alcuni studenti del corso. L'ensemble dei veterani include tutti quei musicisti  rodati con cui  Giorgio Gaslini lavora stabilmente; Paul Rutherford al trombone, Gianni Bedori al sax tenore e al flauto basso, Bruno Tommaso al contrabbasso, Filippo Monaco alla batteria.    Massimo Urbani al sax alto è promosso fin da subito sul campo, affiancando la formazione internazionale del lato A di Message; in verità lo studente vanta un percorso da adolescente prodigio, seppur problematico, sia per  l'ingenuità che per il temperamento refrattario alle regole, un personaggio che purtroppo è finito nel vortice della droga.  Per correttezza bisogna anche dire che in questo stesso periodo Urbani registra le sue parti di sax in " Sud", il capolavoro di Mario Schiano, e partecipa ad alcuni volumi di "Jazz a Confronto" della Horo, storica label italiana con un catalogo importante ma purtroppo finito in un limbo; per la precisione incide sia con Giancarlo Schiaffini che con Enrico Rava.   Massimo Urbani è un geniale sassofonista ma anche un personaggio molto affascinante per via della sua biografia tormentata, quindi tra gli italiani è stato il jazzman più vicino alle vite dei giganti americani come Parker, Coltrane e Ayler, a cui dedica un lavoro per la  Red Records nel 1979, Dedication to A.A e J.C - Max's MoodNel lato A di Message si percepisce un grande affiatamento con Enrico Rava, e in virtù di ciò Massimo interagisce più che bene con tutto l'ensemble. Nel lato B troviamo la stessa composizione ma ripensata dal pianismo blues della bravissima Patrizia Scascitelli che guida un ensemble molto fresco e dinamico verso dei sentieri completamente nuovi, se vogliamo arditi, sopratutto nella parte conclusiva che sfocia in una coda d'improvvisazione totale molto vicina alla scuola degli improvvisatori radicali europei.  Nella seconda struttura della suite troviamo dunque il sunto dell'esperienza di Gaslini come docente e teorico, per mezzo di un complesso ma fruttuoso " compito " assegnato agli studenti della scuola del conservatorio di Santa Cecilia : Guido Mazzon alla tromba, Danilo Terenzi al trombone, Tommaso Vittorini al sax tenore, Maurizio Giammarco al sax soprano, Vincenzo Caroli al flauto basso, Patrizia Scascitelli al pianoforte ( che rileva il ruolo di Gaslini) Roberto Della Grotta al contrabbasso, Nicola Raffone alle percussioni e Franco Tonani alla batteria.  


( Double) Message esce per l'etichetta della Basf in una nuova serie di Jazz contemporaneo curata da Giacomo Pellicciotti, che vi ricordo, sono tutte incisioni molto importanti ma oggi vergognosamente fuori catalogo, tra cui il bellissimo Katcharpari di Enrico Rava. Pellicciotti scrive anche le note interne di copertina, visto che è una firma autorevole delle nascenti riviste Muzak e Gong.  Il disco in vinile è per i tempi un vero scrigno di idee musicali, da cui poi gli stessi studenti hanno attinto per consolidare i loro progetti individuali e essere dei nomi importanti del Jazz creativo. Il corso del Santa Cecilia purtroppo ha vita breve per il numero eccessivo delle inscrizioni, tuttavia la vera motivazione è la chiusura mentale dell'accademia che non gradisce il troppo scalpore, soprattutto negli ambienti della musica "seria"; stiamo parlando dei primi anni in cui il Jazz viene ufficialmente riconosciuto e valorizzato come forma d'arte, dunque per Giorgio Gaslini non sono mancate altre occasioni nelle decadi successive.



IL CASO ARGENTO [ - Le Cinque Giornate e Profondo Rosso, lo strappo con Dario Argento - ]

Il compositore inizia a lavorare molto con il teatro di strada di Julian Beck e dei suoi Living Theatre e nel contempo inizia una proficua e fertile collaborazione con il maestro del teatro d'autore Giorgio Strelher, mantenendo anche l'attività di compositore per il cinema e infine " inciampa " nella burrascosa collaborazione con il regista Dario Argento, finita con uno strappo indelebile sul film Profondo Sonoro, il cui commento sonoro sarà completato, e in parte riscritto ex novo dagli ex Oliver, divenuti Cherry Five ma che per l'occasione prenderanno il nome assai fortunato di Goblin, diventando il gruppo di punta della Cinevox.
L'unico vero contributo al cinema di Argento che Giorgio Gaslini realizza con buon esito è il più peculiare e rimosso dalla memoria collettiva, poiché è una " toccata e fuga " nel mondo della commedia popolare di taglio storico drammatico, ben lontano dai registri orrorifici con cui il regista romano si è costruito la reputazione, e si tratta del semi sconosciuto " Le Cinque Giornate " , una discreta pellicola del 1973 che racconta della rivolta aristocratica di Milano contro gli austriaci, con la presenza di Adriano Celentano e Enzo Cerusico nella veste di " involontari " e casuali rivoluzionari, in verità entrambi piccoli delinquenti.  Si tratta di un bellissimo score dove le musiche popolari incontrano le arie classiche e operistiche in una veste molto moderna e trasgressiva, quasi Lounge Music. Un lavoro indubbiamente stravagante e bislacco con delle sonorità perfettamente in linea con le personalità dei due attori protagonisti, che ricordo, in quel periodo sono particolarmente amati dal pubblico generalista nazional popolare. La sensazione che traspare dall'ascolto di questa Original Soundtrack è quella di un ludico " divertimento " ( il divertimento è una forma musicale XVIII secolo) dissacrante e memore del concetto di Kitsch in musica, ma filo modernista, il tutto condito con tanto di citazioni di celebri arie di Beethoven e Rossini da far impallidire il tipico parruccone accademico del Santa Cecilia. In questo fecondo e denso periodo di attività e iniziative culturali e sociali, il limite di Giorgio Gaslini è stato forse quello di aver composto anche delle colonne sonore commerciali, sopratutto nell'ambito del cinema di genere, che di certo, rispetto al lavoro svolto con Michelangelo Antonioni non gli ha permesso di organizzare una metodologia di lavoro " serena ".  Molte situazioni legate al mondo del cinema degli anni settanta sembrano stridere con il resto del percorso intrapreso a partire da Concerto Riff e proseguito con Tempo e Relazione, Chorus , la composizione per flauto per Federico Gazelloni, e Nuovi Sentimenti. Giorgio Gaslini ha dichiarato fino alla fine dei suoi giorni di sentirsi perseguitato dalla cattiva fama di Profondo Rosso, e in questo purtroppo la carta stampata ha anche svilito il maestro, che non merita di essere ricordato per una colonna sonora ripudiata, e tra l'altro nemmeno scritta completamente di suo pugno  ( senza nulla togliere ai Goblin che con " Suspiria " hanno sicuramente superato se stessi nel migliore dei modi possibili, visto le inusuali soluzioni musicali di cui ancora oggi si parla, senza contare il loro album ufficiale, Roller, il primo pensato al di fuori del mondo delle Soundtracks.)  Molto probabilmente questo litigio è stato sentito, e di conseguenza percepito dalla critica e dalla stampa giornalistica culturale dell'epoca, fino a sopravvivere come un chiacchiericcio da  gossip di decade in decade, anche perché Profondo Rosso è una pellicola famosa in tutto il mondo, se non addirittura il migliore film di Dario Argento. 




1973 [ - La prima edizione di Umbria Jazz, Giorgio Gaslini e gli echi di Sun Ra - ]

Giorgio Gaslini nel 1973 partecipa alla prima edizione Umbria Jazz, dove resta molto affascinato dallo straordinario mondo di Sun Ra che grazie alla sua Arkestra da vita ad una performance del tutto inusuale e fuori dall'ordinario, e non è un caso che ancora oggi se ne parli. Giorgio Gaslini ha modo di condividere un secondo palcoscenico con questo stravagante messaggero del profondo cosmo fautore del Deep e del Cosmic Jazz, questa volta al Chicago Jazz Festival, e lo studia ancora di più a fondo, a tal punto che  nel 2003 realizza un lavoro veramente inusuale per solo pianoforte, frutto di un lungo lavoro di ricerca e trascrizione, ricavato tra l'altro esclusivamente dalle registrazioni audio, in assenza di una documentazione stampata attendibile. Il maestro nel cd Giorgio Gaslini play Sun Ra della label Soul Note lavora su di una ritrascrizione pianistica conservando la purezza dei temi originali, ma nel contempo ne ricerca le fisionomie armoniche e le polifoniche sottintese, e nei 16 brani scelti lascia uno spazio per delle improvvisazione dove, attraverso un largo ventaglio di tecniche pianistiche riesce a inserire 16 frammenti de " Il clavicembalo ben temperato di J. S. Bach, facendo accostare il mondo metafisico di Sun Ra alla modernità classica di un rivitalizzato mondo accademico. Personalmente considero questo lavoro fondamentale e rientra tra le incisioni indispensabili da possedere in casa di Giorgio Gaslini, sopratutto per la comprensione del concetto di Musica Totale.  Nel 1975 pubblica il saggio " Musica Totale ", dove mette un punto ai suoi studi e alle sue ricerche, offrendo spunti e traiettorie a tutti quei musicisti interessati a intraprendere il linguaggio del musicista totale. Dal punto di vista dei saggi e dei manuali il maestro ha scritto più di una pubblicazione, io preferisco non entrare nella profondità concettuale dell'argomento, poiché non avendo degli studi da musicista potrei scrivere delle inesattezze. 



[ - MURALES - ]


Per il maestro questi sono gli anni di un grande fermento creativo dove ha una maggiore possibilità di sperimentare e realizzare dei progetti più tosto eterogenei e vari, forte di tutte le esperienze fin li capitalizzate sopratutto dopo il Santa Cecilia e l'affermazione in larga scala di una scena italiana mediterranea sempre più incisiva e popolare; basterebbero citare i nomi di Enrico Rava, Giancarlo Schiaffini, Mario Schiano, Eugenio Melis, Trio Cadmo, Gudo Mazzon, Gaetano Liquori e un giovane illuminato compositore, batterista e percussionista che fonda una propria label, la Ictus, Andrea Centazzo. Originario di Udine, inizialmente si trasferisce a Torino per poi confluire a Bologna e verso la fine dei settanta iniziare a lavorare con la scuola degli improvvisatori radicali europei grazie alla fondazione della Mitteleuropa Orchestra, ma la consacrazione avviene sopratutto nella nascente scena dei Loft di New York. Centazzo è una di quelle figure che Giorgio Gaslini osserva fin dai suoi esordi per la PDU  e che vuole con se per i nuovi progetti dei Dischi della Quercia.  L'intesa con Andrea Centazzo nasce direttamente sul campo, durante i concerti di supporto per Fabbrica Occupata,  ma si consolida sopratutto in una performance dal vivo  " Concerto per la Resistenza"  organizzato dagli studenti della Università Statale di Milano, poi documentato su supporto a 33 giri dalla piccola label Edizioni Movimento Studentesco. Il concerto è in quartetto con Gianni Bedori al sax e Bruno Tommaso al contrabbasso. Il repertorio in scaletta è composto da temi popolari, o folclorici di diversa provenienza ed epoca che vengono ripensati e rivisti in una chiave apertamente post free.  Un secondo e memorabile evento è a sostegno del movimento femminista con Concerto della Libertà / Universo Donna, suddiviso in due performance che titolano anche il 33 giri inciso per la PDU. Entrambi i concerti sono fuori catalogo e non sono mai stati ufficialmente riproposti in versione digitale nemmeno nell'opera omnia " L'integrale " mirabile iniziativa della Soul Note dove è possibile ascoltare dischi di difficile reperibilità.
Con il formidabile e rodato quartetto Gaslini avvia la sua label indipendente incidendo un nuovo manifesto di Jazz politico e militante  " Murales " del 1976, sicuramente uno degli lp più importanti in quel preciso contesto storico. Il drumming di Centazzo si fa sentire a partire dal primo tempo della suite suddivisa in quattro sezioni, ma la novità dell opera consiste sopratutto nell'introdurre elementi di Swing con strutture modali, per certi versi meno free delle precedenti incisioni, a tal punto che il sax di Bedori è molto più lirico e melodico quando si adagia sul crescendo ritmico della seconda sezione, prima che Bruno Tommaso si ritagli un bellissimo solo dalle tinte blues che evolve in un frammento strumentale molto descrittivo per lasciare che Gaslini riconduca tutto sul tema portante. Considerando che il disco è registrato dal vivo l'interplay è molto caldo e coinvolgente, vitale e spontaneo, e lo si può constatare nella terza parte della suite, dove possiamo già parlare di quel Jazz moderno e contemporaneo che il maestro andrà a concretizzare negli anni ottanta e novanta. Per certi versi Murales rispetto a Fabbrica Occupata e Message, titoli esplicitamente politici, è un album più popolare, seppur molto avventuroso. Il contrabbasso di Tommaso e la batteria di Centazzo per il mio gusto personale, fanno di questa suite un perfetto esempio di Jazz mediterraneo e autoctono. Nel quarto tempo Gaslini si ritaglia un piccolo solo di grande melodia cantabile pianistica con richiami alla classica, potrebbe piacere a chi ha amato il Keith Jarrett del periodo. Bedori è ispirato, riprende il tema nella parte conclusiva di Murales con la ritmica di Tommaso e Centazzo, e di tanto si ode lo spirito di John Coltrane, poi ritorna il pianoforte di Gaslini tra Swing e cantabilità neoclassica che si insinua tra i piatti squillanti e sfrigolanti del batterista e il sinuoso andamento del contrabbasso. Sempre in questa ultima sezione arriva il momento del solo più sperimentale di Andrea Centazzo, sicuramente di derivazione post free ma molto originale e inventivo, ritorna Gaslini con un blues pianistico e lo segue Bedori che rievoca i primi anni del secolo per un palese omaggio alla musica afroamericana. Un solo di Bruno Tommaso con l'archetto sul contrabbasso sembra provenire dal disco Journal Violone di Barre Phillips, prima che ritorni di nuovo il tema portante della marcia in crescendo di Murales, che è la storia del cammino dei popoli verso un idea di libertà. Nella coda i quattro chiudono questa volta con un improvvisazione concretamente Free Jazz, dove Centazzo da libero sfogo alla batteria.

L'equilibrio di questa formazione è labile, Centazzo si muove veramente in direzioni del tutto trasversali e nuove, non è così interessato all'improvvisazione, e tanto meno non vuole essere circoscritto nella musica Jazz come batterista.  Il giovane talento insegue una propria idea della composizione, lavora anche nell'ambito della musica elettronica e vuole crescere in proprio con la sua Ictus. In tal proposito il  triplo lp Indian Tapes resta un grande  esempio di una creatività davvero peculiare e inedita, una ricerca di nastri, composizioni e partiture che vanno dai primi anni settanta ai primi anni ottanta ma che, in forma unitaria non hanno nulla a che vedere con 
l'esotismo del titolo, difatti non si tratta di world music accostata al Jazz ma di una musica per percussioni ed elettronica scritta e relativamente avanzata, dove il compositore evita però di porsi in una forma elitaria o astrusa. Non meno importanti sono poi i successivi album orchestrali vicini alla musica contemporanea, come nel caso di Cjant, un concerto per piccola orchestra commissionato dalla città di Udine. Andrea Centazzo si congeda dal maestro Giorgio Gaslini con un po di tensione e in disaccordo sulla direzione del quartetto, molto probabilmente si sente limitato nel concetto musicale di " scuola " tanto caro all'autore di Murales. Restano ai posteri tre dischi dal vivo essenziali e importanti : Concerto per la Resistenza - Università Statale, Concerto della Libertà/Universo Donna  e Murales.





THE COMPLETE REMASTERED RECORDINGS ON DISCHI DELLA QUERCIA  - 11 CD BOXSET / CAM JAZZ 2013 

[ - Nella seconda metà degli anni settanta il maestro Giorgio Gaslini, come tanti, sceglie la strada dell'autoproduzione artistica, e affrancandosi dalla Produttori Associati e dalla PDU fonda una personale etichetta discografica indipendente che chiama i Dischi della Quercia. Negli anni novanta cede il marchio alla Soul Note, che a sua volta diventa il punto di riferimento per tanti altri progetti interessanti, insieme alla label Velut Luna e alla Splasc(h) infine approda alla CAM Jazz che rileva tutto il catalogo. La CAM nel nuovo millennio ha pubblicato un prezioso cofanetto di gemme musicali ormai di rara reperibilità che si chiama The Complete Remastered Recording on Dischi della Quercia. Il cofanetto è composto da un set di 11 Compact Disk corrispondenti agli originali 33 giri. Il Boxset nella sua totalità è un documento sonoro veramente importante che copre un arco di tempo che inizia dal 1976 di Murales e si conclude nel 1985. Nel parlarne voglio tracciare una cronistoria, evitando il discorso recensione per tutti i singoli album, anche perché trovo più interessante riallacciarmi ai precedenti capitoli di questo mio servizio. - ]

Nel 2013 la CAM Jazz, che nel nuovo millennio ha rilevato il catalogo delle etichette di Giovanni Bonandrini, le prestigiose Soul Note e Black Saint, ha la brillante e meritevole idea di rendere finalmente disponibili sul mercato discografico i Dischi della Quercia del maestro Gaslini  in un box di 11 cd ad un costo più che accessibile, una lodevole iniziativa considerando che si tratta di incisioni che con il tempo erano uscite dal catalogo. Grazie a una resa audio più che buona possiamo godere nuovamente dell'ascolto di " Free Actions "  e " Graffiti " rispettivamente del 1977 e del 1978, due lp dove sono evidenti delle strutture di Jazz  " aperto" che si evolvono verso il suono radicale, rispetto all'informale e coloristico " Murales " ( di cui ho già ampiamente scritto.) Il sestetto di questa apertura al Radical Jazz più europeista è composto da Gianni Bedori e Gianluigi Trovesi ai sassofoni, Paolo Damiani al basso,  il redivivo Gianni Cazzola alla batteria, Luis Agudo alle percussioni, Gaslini al pianoforte e al piano elettrico. Molto interessante è il lavoro del 1976, una suite divisa in cinque movimenti, per i tempi molto innovativa. Graffiti, in origine è un doppio lp, è offre tutte le infinite possibilità di questa formazione : il lato A, B e C sono occupati esclusivamente dalla suite che titola il lavoro, mentre nel lato D troviamo le composizioni " Alle fonti del jazz " e " La ballata del povero Lusin ".  Risale al 1976 l'interessante " New Orleans Suite " in quartetto con l'insostituibile Bedori ai sassofoni, Julius Farmer al basso elettrico, John Vidacovich alla batteria e Gaslini che sperimenta con le tastiere elettriche, più una spinetta.  Lo storico Live At The Public Theater in New York. (doppio lp dal vivo del 1981) è essenziale, un documento imprescindibile perché Gaslini chiude la stagione dei settanta ma anche il lungo sodalizio con Gianni Bedori, iniziato nei primi anni sessanta. l'evento vede anche la presenza del sassofonista, clarinettista Gianluigi Trovesi, già presente in altre prove, più Marco Vaggi e G. Cazzola alla sezione ritmica. Le testate americane, tra cui il New York Times e Down Beat hanno accolto questa trasferta con encomi e riconoscimenti, dando risalto alle capacità dei singoli musicisti, ma sopratutto alla coesione d'insieme ottenuta da Gaslini,  e in particolare per il lavoro di sintesi e di ricerca svolto all'interno delle avanguardie europee, con il merito di una notevole conoscenza del percorso storico della musica di matrice afroamericana. Per i Dischi della Quercia troviamo anche i lavori in duo caratterizzati dagli incontri internazionali storici, Sharing, insieme al trombonista Roswell Rudd, Ecstasy, un pregevole dialogo con il contrabbassista Eddie Gomez, un musicista che si è caratterizzato nelle ultime formazioni del pianista Bill Evans, infine l'incontro più ardito e sperimentale, il fondamentale Four Pieces con Anthony Braxton. Braxton è un matematico della composizione e del suono che ha creato diversi pannelli geometrici e di calcolo, via via sempre più complessi, per configurare attraverso dei disegni con delle formule, una possibile concatenazione di sistemi per la musica del domani. Ai tempi della collaborazione con Giorgio Gaslini possiamo definire questo lp come una grande esperienza concettuale prossima alla musica contemporanea più sperimentale; due studi e due ricerche che si confrontano, Giorgio Gaslini nel lato A, Anthony Braxton nel lato B, ma con un interazione strumentale avanzata. Gli anni ottanta di Giorgio Gaslini iniziano con dei grandi risultati.




[ - Gli anni Ottanta e I Dischi della Quercia serie Jazz Contemporaneo : Skies of China - Indian Suite e Monodrama - ]


Gli ultimi tre album del lotto di questo Box sono indubbiamente un decisivo passo verso una nuova stagione musicale e dimostrano che negli anni ottanta la scrittura del maestro è cresciuta nelle idee e nella freschezza d'ascolto, oltre che nel tracciato concettuale della proposta. Skies of China del 1985 è eccellente, si tratta di un lavoro realizzato in studio con un nuovo quartetto con Claudio Allifranchini al sax alto, soprano e flauto, Pietro Leveratto al basso e Paolo Pelegatti alla batteria. La suite che titola il 33 giri è strutturata in una lunga traccia omonima sul lato A suddivisa in sezioni ( 1 Red Stone, 2 Purple Silk, 3 Blue Wood, 4 Green Coral, 5 Fire Earth) mentre nel lato B troviamo la Suite Lirica per quartetto e ESP 3 per pianoforte e percussioni ( Esperienza - Espansione - Esplosione) e complessivamente si tratta di uno dei migliori esempi di musica scritta del periodo, un lavoro concepito in origine al Teatro del Conservatorio di Pechino con dei percussionisti cinesi.
Skies of China è un album di musica perfettamente strutturata, figlio più che legittimo del Manifesto di Musica Totale, scritto nel lontano 1964, ma anche dei capolavori Concerto Riff e Tempo e Relazione : " ... siamo quindi per la sintesi di tutte le culture [ ...] Totale non significa Caos. Significa non tralasciare ciò che anche per un solo uomo conta e operare per un Tutto Futuro, al vertice di un Evoluzione del Mondo. "  Un altro grande ensemble degli anni ottanta è l'ottetto di " Indian Suite" del 1983 e " Monodrama " del 1984, due lp che nella label i Dischi della Quercia sono catalogati nella " serie Jazz Contemporaneo ", insieme a Skies of China e Five Pieces con Anthony Braxton.


Indian Suite è un opera più tosto complessa ma a tratti didascalica, tuttavia molto interessante, nata come conseguenza della partecipazione di questo ottetto allo Yantra Jazz Festival, dove viene presentata la suite omonima, suddivisa in parte 1 e parte 2, e che in seguito viene portata in un piccolo tour tra Nuova Delhi e Calcutta. I musicisti coinvolti sono Fabio Morgera alla tromba, Claudio Allifranchini al sax alto, soprano e flauto, Maurizio Caldura al sax tenore e al soprano, Daniele Di Gregorio al vibrafono e alle percussioni, Giko Pavan al contrabbasso, Paolo Pelegatti alla batteria e la meravigliosa e versatile voce di Francesca Olivieri. Nel caso di Monodrama il discorso cambia e si fa più intenso perché l'intento del compositore è quello di rievocare la forma classica del melodramma con tanto di rievocazioni dei testi di Jack Kerouac ed è un progetto molto sentito e particolare, un omaggio alla scomparsa dell'amico e critico giornalista, noto esperto di musica Jazz, il compianto Arrigo Polillo, venuto a mancare esattamente nel 1984.
Monodrama è costituito da un lato A con le interessanti composizioni " Musica Verticale " e " Monodrama ", rispettivamente la sezione A e C della suite, nel lato B troviamo la conclusiva " Risposte senza domande ". Rispetto a Indian Suite l'ottetto è più rodato e coeso e interagisce in maniera pregnante con le idee esposte dal maestro Gaslini, tuttavia considero la prima opera di questo dittico molto interessante per le soluzioni sperimentali e reputo i due 33 giri imprescindibili, assolutamente da ascoltare con molta attenzione. E' un vero peccato che questo ensemble abbia avuto una vita relativamente breve ma bisogna anche dire che gli anni ottanta sono molto ricchi e densi di iniziative, spesso legate a delle trasferte internazionali, anche perché Giorgio Gaslini diventa una figura sempre più cosmopolita e poliglotta, lasciandosi alle spalle l'impegno politico per abbracciare una forma intellettuale di umanesimo globale. Gli album Skies of China, Indian Suite e Monodrama vanno a confermare questa nuova e felice direzione progettuale, musicale, intellettuale e umanistica, complessivamente sono la linea guida delle future traiettorie musicali,  spesso delle vere e proprie opere, come era accaduto nei primi anni settanta  con Colloquio con Malcom X e Favola Pop - Reportage sull'Isola di Utopia di Sir Thomas Moore 



SOUL NOTE [ - Giorgio Gaslini - Schumman Reflections e i primi anni della Soul Note, la storica etichetta che ha rilevato l'opera omnia del maestro - ] 


Con Schumman Reflections del 1984, una perla del catalogo della Soul Note, Giorgio Gaslini realizza una quadratura del cerchio, e si avvale dei contributi dei musicisti di Skies of China, escluso il sax alto di Claudio Allifranchini, vale a dire Pietro Leveratto al basso e Paolo Pelegatti alla batteria. 
Nell'album troviamo un esecuzione molto personale di Kinderszenen Op. 15, celebre composizione pianistica classico romantica di  Robert Schumman realizzata nel Febbraio del 1838, più una suite Jazzistica a quella ispirata che anticipa in largo anticipo i progetti di Uri Caine, un altro musicista Jazz che ha fatto della propria musica un linguaggio totale. Con la Label di Giovanni Bonandrini inizia a incidere anche dei dischi per solo pianoforte dove rivisita alcuni mostri sacri della musica afroamericana : Gaslini plays Monk del 1981, inevitabile omaggio alle complesse e geometriche ritmiche della musica monkiana, Ayler's Wing del 1990 e Gaslini plays Sun Ra del 2003 
Nel 1988 è la volta di Multipli, sicuramente uno dei lavori più importanti del decennio e che viene premiato con un riconoscimento di grande prestigio, il  " primo Premio della Critica del 1988 "; con Gaslini troviamo una formazione notevole e di tutto rispetto, un vero collettivo di grandi musicisti improvvisatori del Jazz autoctono, Roberto Ottaviano al sax alto, soprano e sopranino, e al clarinetto basso, Claudio Fasoli al sax tenore e al sax soprano, Bruno Tommaso al contrabbasso e Giampiero Prina alla batteria. Stessa meritata attenzione è riservata al quartetto di Lampi, del 1994, denominato Globo Quartet con Daniele Di Gregorio al vibrafono, alla marimba e alle percussioni, Roberto Bonati al contrabbasso e Giampiero Prina alla batteria. L'incisione è molto apprezzata dalla rivista di settore statunitense Down Beat. La Soul Nonte oltre a pubblicare tanti altri dischi molto amati dal nuovo pubblico del Jazz internazionale, rileva il catalogo dei Dischi della Quercia, e di tanto riedita qualche titolo, mentre prende vita l'iniziativa dei Box L'Integrale, quattro doppi cd di otto volumi dove vengono riproposti tutti i lavori del nostro a partire dal 1948 al 1974. Come ho già scritto in precedenza, tutta questa mole di incisioni è stata acquisita in tempi recenti dalla CAM Jazz,  ma purtroppo l'attuale crisi discografica di settore si è fatta sentire e di conseguenza la label non ha potuto mantenere reperibile in supporti fonografici il catalogo completo, tra cui l'encomiabile progetto discografico L'Integrale di Giorgio Gaslini




SKIES OF EUROPE [ - La collaborazione di Giorgio Gaslini con l'Italian Instabile Orchestra per la prestigiosa label ECM di Monaco fondata Manfred Eicher : primo Premio della Critica del 1995 - ] 

Dalla buona sementa di  Mario Schiano e Giorgio Gaslini tra gli anni sessanta e settanta non poteva che consolidarsi una scena italiana dalla forte identità mediterranea, difatti nel corso delle decadi tanti sono stati i protagonisti che hanno reso il Jazz italiano uno stile innovativo e all'avanguardia a tal punto da raggiungere le platee e i mercati internazionali, e tutto ciò è avvenuto senza essere accostati necessariamente al prefisso " spaghetti " come al contrario è accaduto per tutte quelle che sono state delle effettive invasioni di campo, quali il Rock e il cinema Western. Negli ambiti più popolari e di derivazione anglosassone o angloamericana alcune situazioni sono state molto convincenti, altre indubbiamente meritevoli di profonda attenzione e riconoscimenti, altre azzardate e di dubbio gusto; sicuramente le punte di eccellenza sono il rock mediterraneo e lirico del Banco del Mutuo Soccorso, e la cinematografia epica e corale di Sergio Leone, che è riuscito a raccontare una epopea americana senza eguali nella storia del cinema mondiale. La forma moderna della canzone di Lucio Battisti è una storia a parte, lo stesso Giorgio Gaslini lo ha rivisitato ai tempi del 33 giri " Una cosa nuova ". Nel caso di questa musica, nata in verità dalla sofferta migrazione della diaspora africana, subita, e indotta attraverso le colonie degli schiavi deportati in Europa e nelle Americhe, il problema non si è posto, vista la sua natura primigenia di permanente " viaggio omerico", quasi come se fosse una costante " Odissea" musicale. Nella musica Jazz la radice è rintracciabile in una multiforme ed eterogenea commistione di più stili, idiomi e linguaggi, corsi e ricorsi storici, evoluzioni e rivoluzioni, avanguardie, per quello che di fatto è un suono Universale. Nella ricerca di Giorgio Gaslini tutto ciò è stato sintetizzato con il manifesto della Musica Totale, la cui primogenitura è indiscutibile.  Molti ensemble e orchestre, solisti, improvvisatori e  illuminati compositori italiani si sono affermati nel corso degli anni ottanta, che al contrario di come si è solito pensare, nell'ambito delle musiche di cui sto scrivendo si sono raccolti i frutti migliori, sopratutto grazie alle tante etichette indipendenti, tra cui la Splasc(H), la Red, la Soul Note, la Gala e la Philology.  


La storica rivista di settore Musica Jazz, nata nel 1945 a Milano, fondata da Gianluca Testoni, ha avuto un ruolo fondamentale, perché ha svolto un ruolo educativo e culturale determinante nel territorio, fino a conquistare una credibilità nell'industria internazionale del Jazz, anche grazie alla direzione di Arrigo Polillo. Il mensile diventa un caso editoriale di grande prestigio, formando una scuola di altri direttori e ospitando firme altrettanto importanti e autorevoli. La rivista è stato un mezzo fondamentale, anche grazie allo strumento del referendum annuale, e dell' allegato in formato lp o cd.  D'importanza cruciale sono stati i Festival, che dalla prima edizione di Umbria Jazz del 1973, sono proliferati in ogni angolo della penisola ospitando tantissimi musicista di fama e prestigio internazionale, e proprio tra gli anni ottanta e novanta è avvenuto un vero " boom " di iniziative, a partire dalla Sardegna con Jazz in Sardegna, Live sulle Bocche, Sant'Anna Arresi, per arrivare al Talos Festival, organizzato dal maestro Pino Minafra, in Puglia, fino a risalire verso il nord, nel Piemonte, dove a Ivrea, il maestro Massimo Barbiero, fondatore delle due realtà musicali più prestigiose italiane, Odwalla e Enten Eller, attraverso la presidenza dell'Ivrea Jazz Club porta avanti l'Open Jazz Festival, includendo le più disparate discipline artistiche, come la danza. Tutte realtà in larga parte che sopravvivono al di fuori dal mainstream ma che grazie a degli avvincenti temi o dei costrutti artistici e culturali, di volta in volta si possono permettere, a secondo della strada intrapresa, di coinvolgere molte realtà nazionali, o internazionali. Il caso Umbria Jazz è eclatante, e Perugia, una città su misura d'uomo, oltre ad essere la cornice ideale, è diventata un centro culturale vivo e di prestigio, anche perché lo stesso festival ha mutato pelle, possiamo tranquillamente dire che oggi è anche una passerella per le star del Pop più raffinato, come Sting ( ex leader The Police


Una realtà musicale che è stata, ed è ancora oggi di importanza cruciale per la nostra musica si chiama Italian Instabile Orchestra, una big band fondata nel 1990 dal trombettista pugliese Pino Minafra, insieme a Vittorino Curci e Riccardo Bergerone, dove confluiscono tutti quei musicisti che hanno fatto la storia del genere a partire dagli anni sessanta e settanta, in veste di Guest Musician : Mario Schiano, Enrico Rava, Guido Mazzon, Eugenio Colombo, Paolo Damiani e molti altri. La Big Band, oltre a includere queste figure di prestigio, è sostanzialmente un laboratorio artistico e sperimentale per le giovani leve e per tutti coloro che si sono distinti sopratutto nelle avanguardie degli anni ottanta, chi legati al giro del pugliese Minafra, chi facente parte della scena del torinese Carlo Actis Dato, e degli Enten Eller, o chi proveniente dalla storica orchestra Nexus di Tiziano Tononi e Daniele Cavallantima l'elenco sarebbe fin troppo lungo e vi rimando ad una parziale consultazione presso l'enciclopedia di Wikipedia : it.wikipedia.org/wiki/Italian_Instabile_Orchestra. Questa Big Band è ricordata anche per essere riuscita a concretizzare due sorprendenti incontri musicali molto importanti, il progetto The Owner of the River Bank con Cecil Taylor, pubblicato dalla tedesca Enja nel 2003 e Creative Orchestra. Bolzano 2007 con Anthony Braxton, prodotto dalla label RaiTrade/ Tracce, ma queste iniziative sono state precedute da due storiche opere, Skies of Europe del 1995 (ECM), con Bruno Tommaso e Giorgio Gaslini, e Litania Sibillante del 2000, ( Enja). Noi ci occuperemo chiaramente del disco prodotto da Manfred Eicher per la leggendaria e prestigiosa ECM di Monaco.

Skies of Europe è sicuramente una delle migliori opere della fase matura di Giorgio Gaslini, anche perché nel titolo rievoca la suite Skies of China ma tiene conto dei frutti che la scena italiana ha consolidato nelle decadi precedenti, tra cui i tumultuosi e sperimentali anni settanta, di conseguenza mette un ordine definitivo nella ricerca che è avvenuta nel campo del post free, e attualizza anche il senso della militanza culturale all'interno dei movimenti politici, o meglio, vuole raccontare in un sunto musicale, il 900, storicizzandolo con tutti i quei successi ottenuti con gli strumenti del lavoro e della cultura. Skies of Europe nasce  come un esperienza del sentimento collettivo, memore dell'impegno popolare del passato, ma che non riposa sugli allori e guarda al cielo dell'Europa con occhi nuovi. Il lavoro orchestrale è equamente diviso tra Bruno Tommaso, che firma Il maestro Muratore, e Giorgio Gaslini, che con Skies of Europe realizza l'equivalente europeo della prestigiosa opera orchestrale Skies of America di Ornette Coleman. Tutto ciò avviene in un modo del tutto spontaneo,  l'accostamento è casuale, non c'è imitazione, o la necessità di citazione, anche per via dei rimandi " felliniani " che incontrano sia Ellington che Armstrong, e la stessa musica "seria" europea. Nella progettualità di questo lavoro sia Tommaso che Gaslini scelgono un legato che fa da filo conduttore per entrambe le suite, per poi aprirsi alle differenti tematiche di scrittura, composizione e direzione. All'ascolto del cd il lavoro è più che riuscito, considerando che i due sono perfettamente in grado di fare una felice sintesi di più di un ventennio di esperienze musicali condivise, sapendo coinvolgere nello stesso processo di creazione le voci strumentali di tutti i musicisti della big band di Minafra, Curci e Bergerone. Nel progetto condiviso con l'Italian Instabile Orchestra troviamo anche altri maestri del passato come il trombonista Giancarlo Schiaffini, che ha lavorato spesso al di fuori del Jazz, con la scuola Contemporanea della musica d'Avanguardia, spesso accanto a Luigi Nono, oppure collaborando con il Gruppo della Nuova Consonanza di Franco Evangelisti, ma che sopratutto ha fondato l'ensemble strumentale da camera Nuove Forme Sonore. 

Il Maestro Muratore è un omaggio a tutti i lavoratori e gli operai che hanno fatto la storia  dell'Europa, ed è suddivisa in sei sezioni : 1- Il Maestro Muratore, con i soli di Carlo Actis Dato al basso clarinetto, il duetto del violoncello di Paolo Damiani con il contrabbasso di Tommaso, e la tromba di Pino Minafra,  2 - Squilli di morte  3 - Corbù, con il solo per tuba solista di Giancarlo Schiaffini, 4 - Merù lo Snob, con il sax alto di Mario Schiano e il baritono Cavallanti in assolo, e Giorgio Gaslini in un lirico e cantabile intervento solistico al pianoforte, 5 - L'Arte mistica del Vasaio. 6 Il Maestro Muratore, una reprise orchestrale con magistrale chiusura del tema.  Skies of Europe è una suite più tosto articolata e con dei pieni orchestrali, di conseguenza è posizionata per concludere tutto  il lavoro, ed è ripartita in sette sezioni che nella trama strumentale ci "raccontano"  l'Europa culturale e intellettuale: 1 - Du Du Duchamp, uno swingante pieno strumentale che si apre al dadaismo e all'avanguardia, dove tutte le voci degli strumentisti sono dispiegate in una forma magistrale di ludica scrittura, 2 - Quand Duchamp Joue Do Marteau, una breve forma dadaista in musica, come si evince dal titolo, ed è musicalmente strutturata con un primo duetto tra Giorgio Gaslini al piano e Tiziano Tononi alle percussioni, ed una seconda ripresa con Giancarlo Schiaffini al trombone, 3 - Il Suono Giallo, dove si distingue Martin Mayes al corno francese ( anche in solo) 4 - Marlene e i suoi ospiti misteriosi, che è una sezione molto interessante dove tutti i fiati sono impegnati in un dialogo; sembra quasi di vedere un vecchio film in bianco e nero con una trama surreale, 5 - Satie Satin, interessante nel suono per via di Paolo Damiani al violoncello e Bruno Tommaso al contrabbasso, Gaslini al pianoforte e Renato Geremia al violino, 6 - Messe d'Urlo a Michelangelo Antonioni, con le eccellenti squillanti trombe di Guido Mazzon e Pino Minafra, a tratti " free ", 7 - Fellini' s Song con Schiano e Gaslini, rispettivamente al sax alto e al pianoforte, non possono che essere i protagonisti della coda, anche nei solo, dove si inseriscono, la tromba di Alberto Mandarini, con il violino di Geremia.   




Il cd che esce per la storica e prestigiosa ECM di Monaco, fondata dal discografico esteta e perfezionista Manfred Eicher è un raro caso di cittadinanza per la Italian Instabile Orchestra, e per lo stesso Giorgio Gaslini, dentro il regno di questo produttore famoso per il maniacale binomio con Keith Jarrett. Tutti i musicisti coinvolti in Skies of Europe vengono effettivamente da tutt'altro mondo, anche nella concezione del suono, e non è un caso che l'orchestra si sia poi accasata in un altra storica label di Monaco, la Enja, realizzando un disco molto importante come Litania Sibillante del 2000, con temi di Gianluigi Trovesi, Giancarlo Schiaffini, Paolo Damiani, Alberto Mandarini, Pino Minafra e lo standard Lover Man, cavallo di battaglia di Mario Schiano fin dagli anni sessanta. Skies of Europe vince il primo Premio della Critica del 1995 e ancora oggi è considerato uno dei migliori dischi del catalogo della ECM, che tra l'altro vanta anche molte incisioni di Enrico Rava, a partire dal lontano 1975 di The Pilgrim and The Star, ma anche i dischi in duo Gianluigi Trovesi e Gianni Coscia, Stefano Bollani, Stefano Battaglia e molti altri. L' etichetta collabora anche con i prestigiosi studi di ArteSuono di Stefano Amerio, Udine, Italia. 


Gli anni ottanta e i novanta del maestro sono stati contrassegnati dai viaggi e dalle esperienze internazionali, situazioni che vanno a riflettersi nella metodologia della sua progettualità lavorativa e concettuale, e dalla nascita di questo nuovo corso di vita e musica, che lascia la sperimentazione del free e dell'avanguardia, e i manifesti politici, per abbracciare un sentire globale delle culture del mondo, prendono vita tante altre iniziative e direzioni di largo respiro intellettuale.  Gaslini sceglie di compiere un ulteriore lavoro di ricapitolazione attraverso un sentiero tracciato negli anni cinquanta e sessanta, ma proteso verso una forma Jazz sempre più vicina alla forma scritta dell'opera concettuale, che si concretizza con una produzione più matura ma di taglio intellettuale, per fare un esempio, oltre alla già citata Mister O ( come Otello) del 1997, l'Opera Jazz per orchestra, danzatori e attori, vi sono AEnigma e Urban Griot, i migliori lavori del nuovo millennio e frutto di ottime partiture orchestrali concepite per la Proxima Centauri Orchestra. Non meno interessante e sicuramente tra i miei preferiti, la Fonte Funda Suite - La Notte, scritta per l'amico Michelangelo Antonioni, un omaggio realizzato con il Chamber Trio e Riccardo Luppi al sax e al flauto. Il ritorno verso una forma Jazz che si avvicina al mondo della classica si concretizza con le ultime incisioni per la label Velut Luna e con la serie in 4 volumi di Gaslini Sinfonico, ma anche grazie alla messa sacra di Sacred Concert - Jazz Te Deum con L'Orchestra Jazz della Sardegna, Il Coro Polifonico di Santa Cecilia, Maria Pia De Vito e Elena Ledda, e il trombettista e flicornista Paolo Fresu

[ - Skies of Europe è un disco molto importante, con cui io chiudo questo special, perché credo che oggi, che siamo giunti alle soglie del 2020, sia necessario ripartire dalla storia tracciata dal maestro Giorgio Gaslini a partire dagli anni cinquanta fino al giorno del suo decesso, perché nel ripercorrere la sua storia, in ogni segmento di questo servizio da me scritto con molta umiltà e rispetto, si evince che tutti noi possiamo essere chiamati in causa, e di conseguenza abbiamo il dovere di perseguire una resistenza culturale che si stagli tra i cieli della nostra Europa.  Non importa che tu' sia un disoccupato o un operaio, un musicista o un intellettuale, che ci sia un Unione Europea austera, una crisi di sistema, economica come umana, così come un erosione delle risorse naturali, umane e culturali, perché conta il tuo impegno e sopratutto la fiducia nella ricostruzione del collettivo, perché da soli si muore, e ogni cielo si spegne per sempre ... ma tu', che puoi ancora reagire, puoi trasformare il caos in un paradiso di suoni  -]




IL MUSICISTA TOTALE E' UN IDEATORE CHE SI APRE ALLA BELLEZZA MUSICALE SIGNIFICANTE AL DI LA' DEI GENERI, FORME, PROVENIENZE E CULTURE SPECIFICHE - GIORGIO GASLINI ( MILANO, 22 OTTOBRE 1929 - BORGO VAL DI TARO, 29 LUGLIO 2014) 



[ - Link audio di Tempo e Relazione OP. 12 : A Lento - Veloce, Giusto - B Molto Lentamente - C Lento Vivo - D Moderato, Soave - Tempo Primo di Giorgio Gaslini e il suo Ottetto da Camera, La Voce del Padrone (  recuperata da " L'Integrale - Antologia cronologica di Giorgio Gaslini, volume 1 ( 1948 - 1963) " della Soul Note) /  Gastone Tassinari al flauto, Mario Loschi all'oboe, Lorenzo Nardini al sax alto e al clarinetto, Giulio Libano alla tromba, Raul Ceroni al trombone, Giovanni Alceo Guatelli al contrabbasso, Gil Cuppini alla batteria, Giorgio Gaslini al pianoforte e alla direzione. ]





[ - Un sentito omaggio per un uomo che ha profondamente cambiato il corso della mia vita culturale e intellettuale, il maestro Giorgio Gaslini. Purtroppo il percorso che ho voluto tracciare nel mio servizio non può essere considerato esaustivo e completo perché manca un concreto approfondimento per la fase della maturità artistica, raggiunta grosso modo a partire dal 1988  per poi arrivare alla conclusione del nuovo millennio. Si potrebbe scrivere moltissimo, per esempio di opere come Pierrot Solaire, Mister O, Urban Griot, Sacred Concert / Jazz Te Deum, Il Brutto Anatroccolo, che è meritevole, in quanto si tratta di un adattamento della celebre fiaba di Hans Christian  Andersen con L'Orchestra Jazz della Sardegna, la serie Gaslini Sinfonico della Velut Luna, il magnifico Gaslini Legend suddiviso in " Piano solo e performance " e " Canti del Mondo " ( il mio disco preferito !) ma anche realizzare dei veri focus d'approfondimento sulla Proxima Centauri Orchestra, sul Chamber Trio con Roberto Bonati al contrabbasso e Roberto Dani alla batteria, e infine scrivere del " Fondo Musicale Giorgio Gaslini ". Ho preferito concentrare la mia narrazione dove di solito si ha meno possibilità di attingere per ovvi motivi, tra cui l'irreperibilità di molte incisioni, ma anche il fatto che nella stessa rete manchino delle informazioni e degli approfondimenti, infatti mi sono aiutato con delle riviste, dei libri, le note interne dei cd o dei vinile d'epoca, del materiale pescato sul sito ufficiale del maestro, e qualche intervista nel Web. I preziosi articoli, o libri, di Franco Faynez, Filippo Bianchi, Mario Gamba, Stefano Zenni, Valerio Mattioli, Francesco Chiari, franco Bergoglio, Davide Lelmini, Marco Losavio, estrapolati dalla mia collezione  di settore sono stati indispensabili. Sono firme che ho sempre seguito dopo tutto. Spero di aver realizzato uno special piacevole, ma sopratutto rispettoso. Al maestro ho anche dedicato la mia pagina social " Il Jazz Italiano : Tempo e Relazione, Canto e Improvvisazione " che trovate nella piattaforma Facebook con tante lacune e ingenuità, dopo tutto il blog mi permette di superare i limiti e le carenze di spazio. Non nascondo che si tratti del mio musicista preferito in assoluto, perciò sono veramente contento e orgoglioso di aver scritto così tanto di un italiano, più tosto che su di uno dei tanti pilastri afroamericani, per me comunque essenziali. Con My Ideal Blog ho sempre cercato di non scivolare nella esterofilia, perché ho sempre voluto vivere con equilibrio la mia condizione di individuo nel mondo, anche facendo molta fatica visto lo stallo culturale favorito dalla crisi avvenuta nel nuovo millennio. Proprio per questo ho avuto un grande stimolo, e sentito un appagante piacere nello scrivere questo servizio. Dobbiamo ripartire e ricostruire un Humus culturale, tenendo conto dei grandi esempi della vecchia scuola popolare. Chi ha tracciato un percorso ci ha già fornito delle ricette per il presente, ma sopratutto per quello che sarebbe dovuto essere il domani. Ho studiato molto, in maniera autodidatta, di conseguenza mi scuso fin da subito per eventuali inesattezze, o considerazioni e analisi Naif, in fede Patrizio De Santis - ] 



" Ho teorizzato per primo la musica totale. Il musicista totale, per meglio dire. Un artista in grado di utilizzare vari linguaggi. Che conosca ed ami tutta la cultura musicale: modale, tonale, popolare, classica e contemporanea, jazzistica e non. Che sia in grado utilizzarla e sintetizzarla in una sua personale visione, di piegarla ad una sua precisa esigenza poetica. Senza cedere alle mode, alle pressioni del mercato, del gusto corrente.
Altro è la contaminazione, che attiene al divertissement, all'episodico. Esempio di contaminazione sono quei musicisti classici che alla fine di una performance sparano un song di Broadway. O la commistione di Miles con il rock elettrico. O il jazz, citato occasionalmente, dai musicisti accademici russi del '900. La contaminazione non approfondisce, è cosa di un momento o, come nel caso di Miles, un semplice strizzare l'occhio al gusto dei più. Molta della musica di oggi è, appunto, semplice contaminazione." - Giorgio Gaslini / 1929-2014  estratto da un'intervista di Jazzitalia.net/articoli/int_giorgiogaslini.asp#XZYv5kYzbcs - intervista a Giorgio Gaslini, Marzo 2008 di Marco Buttafuoco.





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