My Ideal Blog : Globalartisticfusion.blogspot.com di Patrizio De Santis Patrizio De Santis è titol

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Questo blog è nato come se fosse un'isola felice dove sperimentare una scrittura personale e condividere le mie passioni con qualsiasi internauta interessato alla bellezza. La sua dinamo propulsiva è la passione e l'amore per l'Arte. Ho realizzato uno spazio libero e autogestito, impostando tale contenitore come se fosse un potenziale Magazine cartaceo di approfondimenti culturali e artistici. Global Artistic Fusion è una sintesi della mia ricerca popolare e culturale: un mondo che vi offro nel My Ideal Blog 2.0

lunedì 20 maggio 2019

Gianfranco Mingozzi - Un viaggio tra La Dolce Vita, il tarantismo, la mafia, Luciano Berio e Flavia, la terribile e inquietante storia della monaca musulmana e il Cinema della Memoria.

[ - Gianfranco Mingozzi - Un viaggio tra La Dolce Vita, il tarantismo, la mafia, il film inchiesta e il cinema della memoria in un filo conduttore che si muove tra la cultura popolare di Ernesto De Martino e l' avanguardia di Luciano Berio, nel segno della memoria collettiva. - ]

Oggi voglio ricordare la figura del poco celebrato regista Gianfranco Mingozzi, soffermandomi sulla sua fase iniziale di carriera che noi possiamo tracciare all' interno di uno scenario e un fermento artistico che va' dalla Dolce Vita felliniana al cinema di genere della prima metà degli anni settanta, con un mio personale Focus sulla controversa opera borderline " Flavia la monaca musulmana "  del 1974.  Gianfranco Mingozzi ha contribuito con la sua macchina da presa all' emancipazione culturale del cittadino medio, o di estrazione proletaria, utilizzando il cortometraggio, il documentario e il film inchiesta, sopratutto nelle decadi degli anni sessanta e settanta con un appendice negli anni ottanta e dei successivi ma circoscritti episodi. Per me è un opportunità di misurarmi con un argomento del tutto nuovo, almeno per My Ideal Blog e in secondo luogo ne approfitto per parlarvi di un' opera della sua filmografia più tosto controversa e poco nota, considerando che il regista ha offerto un contributo al cinema di genere in una forma del tutto trasversale e innovativa e che proprio Flavia sia stato un tentativo ulteriore di voler documentare una storia sepolta e insabbiata dalla nostra cultura cattolica.

Questo bravissimo e illuminato regista e sceneggiatore nasce a Molinella il 5 Aprile del 1932 e cresce in una frazione di quel territorio, San Pietro di Capofiume, in provincia di Bologna, di conseguenza appartiene all' Emilia più popolare e tradizionale; un  aspetto molto importante per comprendere il suo ruolo nel cinema della memoria e della formazione collettiva, anche perché lo sguardo attento di Gianfranco Mingozzi è stato sorprendentemente in grado di trasferire nel documentario tutti quei linguaggi e quegli elementi in grado di incuriosire la persona comune, il neofita.
Prima di approdare nel mondo della regia e della sceneggiatura e valorizzare la macchina da presa e della celluloide con il suo certosino e inventivo mestiere si laurea in legge all' Università di Bologna, archiviata la fase degli studi comprende di voler fare altro e giunge a Roma per frequentare con ottimi esiti Il Centro sperimentale di cinematografia della capitale, diplomandosi, e quasi contemporaneamente lavorare in veste di assistente alla regia di Federico Fellini nella celebre opera " La Dolce Vita " dove tra l'altro ha anche un ruolo d' attore, e siamo nel 1961.

[ - Gianfranco Mingozzi e i documentari sul fenomeno del tarantismo salentino : Taranta e Tarantula 1961/1962 - Il rituale della Pizzica nel morso della Taranta - ]

Con il cortometraggio " Taranta " e il documentario " Tarantula ", lavori che nascono in un segmento temporale di un anno, tra il 1961 e il 1962, Mingozzi inizia a immergersi nella cultura popolare e socio - antropologica del mondo contadino con  un' interessante analisi visiva sul fenomeno del tarantismo salentino attraverso il rituale della Pizzica in relazione allo struggimento emotivo e psichico cagionato dal morso della Taranta. Un ottimo pretesto per andare a trattare le credenze esoteriche e musicali del fenomeno più affascinante della Puglia, sicuramente attratto dai documenti di Alan Lomax e Diego Carpitella.

Sopratutto nel documentario vero e proprio,  " Tarantula ", dobbiamo segnalare un dato molto importante, perché insieme al corto si tratta del primo documento filmato sul tarantismo " ufficiale" di cui noi abbiamo memoria,  ed è realizzato sopratutto con una meticolosa cura delle parti musicali grazie al contributo di Diego Carpitella,  a questo si vanno ad aggiungere la fotografia di Ugo Piccione, le consulenze di Ernesto di Martino e un mirato ma prezioso intervento di Salvatore Quasimodo. Mingozzi vive il tema dei suoi documentari con una capacità di interiorizzare storie e luoghi, umori e suoni, sentimento e emozione pressoché uniche, e la capacità di creare un team di lavoro funzionale come se fosse un gabinetto sperimentale mobile, aperto a voci esterne, dimostra una grande onestà  intellettuale e serietà professionale verso il pubblico che richiede un educazione alla conoscenza più che limpida.

- Nel mondo del documentario il nostro trova tutti gli stimoli necessari per crescere e nel 1966 arrivano dei riconoscimenti di grande pregio e rilevanza, quali il Leone D' Oro al Festival di Venezia, e la sezione Oscar per il documentario " Con il cuore fermo, Sicilia. -


[ - Il Film Inchiesta e la Mafia : La Violenza - Con il cuore fermo, Sicilia - La Terra dell' uomo - La controversa gestazione di un progetto d' approfondimento culturale in Italia.]

Il docufilm sulla Sicilia è un prezioso omaggio all' Italia, o meglio al popolo italiano, ma anche una concreta possibilità di offrire all' estero uno spaccato popolare simile ad un blues perché si tratta di una storia vissuta con gli occhi del sociologo e poeta Danilo Dolci, un grandissimo uomo che una volta trasferitosi dal Nord a Palermo ha scelto di battersi contro lo strapotere della Mafia.

Questo lavoro nato sopratutto da un' idea di Paolo Zavattini che coinvolge il giovane Gianfranco non ha avuto una gestazione facilissima perché il progetto nasce nel 1961 ma per il tema trattato si aliena i contributi economici di Dino De Lurentis che teme di avere delle ripercussioni, a tal punto da boicottarlo con tutti i mezzi possibili facendo fallire la casa di produzione. Soltanto intorno al 1964 Gianfranco Mingozzi riesce a concretizzare il progetto di Paolo Zavattini, nato come "La Violenza " e poi riscritto e ripensato ex novo come film inchiesta " Con il cuore fermo, Sicilia."  L' opera viene arricchita dal prezioso contributo dello scrittore Leonardo Sciascia.

Le parole di Gianfranco Mingozzi sono una preziosa testimonianza diretta al riguardo :

“L'idea di Zavattini era di fare un viaggio in Sicilia attraverso gli occhi di Dolci. Dolci era un pazzo, a pensare da solo di poter modificare gli uomini e il paese e però l'ha fatto, ci è riuscito, aveva volontà e coraggio ma aveva anche paura, era un uomo. Si sentiva protetto dagli abitanti del suo quartiere che lo amavano. Ma da chi non era intorno a lui la sua azione era vista come al di fuori di ogni logica”.

“Dopo tre settimane di ripresa De Laurentiis vide il materiale e bloccò subito il film. C'era del materiale scottante, come un‘intervista alla famiglia di un sindacalista ucciso, e De Laurentiis fece addirittura fallire la casa produttrice che doveva produrlo. Ciò bloccò legalmente il materiale che avevamo girato. Cercammo quindi di finanziarci da soli”.

“Sciascia mi sembrava assolutamente indispensabile come commentatore del film”.

Queste parole dove il regista racconta di prima persona la gestazione del documentario sono degli estratti di un intervista contenuta fra le opzioni extra della riedizione in formato DVD di  "Con il cuore fermo, Sicilia."  Questo film è il primo documento ufficiale realizzato con l' intenzione e la consapevolezza di trattare una tematica scomoda e controversa come lo è la mafia e di conseguenza detiene un grande primato.  Diversi anni dopo Gianfranco Mingozzi ritorna sul tema attraverso un lavoro realizzato per la Tv con il film inchiesta " La Terra dell' uomo " in verità mai andato in onda e finito di completare soltanto nel 1988. In ogni caso il tentativo di portare a compimento la proiezione è stato vano perché andava a parlare a ritroso, a partire dal boicottaggio avvenuto nei confronti dello stesso progetto originario di Paolo Zavattini, La violenza.


[ - La Rai, Gianfranco Mingozzi e Luciano Berio in " C'è Musica & Musica " nel 1972 - Un format in 12 puntate sulle nuove strade della musica colta e popolare nella ricerca contemporanea internazionale.]



Gianfranco Mingozzi offre un altro contributo molto importante per la cultura italiana lavorando per la Rai a stretto contatto con Luciano Berio e nel 1972 va in onda la serie di docufilm  C'è Musica & Musica " complessivamente sono 12 puntate dove il maestro della musica contemporanea spiega al popolo italiano il legame che intercorre tra Monteverdi e i Beatles, passando per Bela Bartok, John Cage, Peter, Paul & Mary e Rosa Balistreli, il tutto sorretto dalla preziosa regia del nostro. Nei primi anni settanta accade il miracolo di un servizio pubblico che osa e in dodici puntate da 45 minuti ognuna, alle ore 21, gli italiani assistono in prima serata  a C'è Musica & Musica, dove Berio illustra  tutte le evoluzioni e i collegamenti della musica colta.

Un prodotto ancora oggi insuperato. L' Avanguardia viene spiegata in un modo molto competente e serio tuttavia simpatico, perfino ironico, e il pubblico della Tv di Stato gode della compagnia d' un barbuto professore compositore confidenziale e rassicurante; difatti Berio si approccia con fare socio pedagogico, quasi come se fosse l' orso buono della musica Contemporanea.  Nel corso del format Luciano Berio parla e intervista Karlheinz Stockhausen, John Cage, Pierre Boulez, Gyorgy Ligeti, Iannis Xennakis, Cornelius Cardew ,Goffredo Pedrassi, Bruno Maderna, Luigi Nono, ma si sofferma anche sulle musiche del folclore popolare e sul
lavoro degli etno musicologi che Gianfranco Mingozzi aveva incontrato agli esordi, ai tempi di " Taranta " e " Tarantula " Alan Lomax e Roberto Leydi, inoltre si parla anche dell' istituto Ernesto De Martino e de " Il Nuovo Canzoniere Popolare Italiano ". Questi sono solo pochi nomi, tuttavia possono rendere l'idea del menù offerto dal programma televisivo che resta un esperimento divulgativo ancora oggi interessante e fresco, sfortunatamente mai più ripetuto, anche se in tempi di calcoli auditel attualmente è impensabile poter sperimentare una soluzione analoga. Esiste un Dvd + libro della serie Feltrinelli - Rai Cinema STORICO E NECESSARIO


[ - La Rai, Gianfranco Mingozzi Claudio Barbati, Annabella Rossi in " Sud e Magia " del 1978 -]

Un altro contributo interessante che Gianfranco Mingozzi offre alla Rai è il documentario  " Sud e Magia " del 1978, dove si parla ancora del Sud Italia, in particolare della Lucania, ma che viene concepito sopratutto per ricordare la figura di Ernesto De Martino.

Sud e Magia è un programma di quattro puntate concepito da un ottimo team di professionisti che vede Claudio Barbati, Annabella Rossi e Gianfranco Mingozzi ritornare in quei luoghi della memoria che sono impietosamente attraversati da una modernità fredda e industrializzata per riscoprire e documentare il paradosso della superstizione, della magia rituale e del paganesimo che si veste di cultura cattolica.  Mi vengono in mente due film storici come " Il Demonio " di Brunello Rondi realizzato nel 1963, e l' inquietante e scottante " Non si sevizia un paperino " di Lucio Fulci, un' opera del 1973 dove è  l' infanzia ad essere brutalmente al centro della scena. In questo format si ripercorre il passaggio di un mondo contadino povero che giunge immutato nell' epoca moderna del boom economico e delle lotte politiche degli anni settanta.  In questo passaggio temporale si sviscera a fondo le contraddizioni dei tempi ma si esaltano anche i valori della povera gente  per esempio nell' attenzione che viene data alla morte, perché al contrario della modernità  non viene rimossa nella coscienza collettiva ma al contrario è vissuta come un passaggio importante della vita delle comunità. La tradizione Lucana, la figura di uno studioso e di un  ricercatore storico della cultura popolare quale era Ernesto De Martino, a cui dobbiamo la memoria di questi luoghi, ci viene restituita con un prodotto all' altezza della situazione. Il mio rammarico è la poca considerazione che la Rai di oggi nutre per il suo stesso archivio storico perché queste perle andrebbero diffuse in una programmazione diurna e non notturna, e salvo Rai Storia, restano  tutte confinate in un limbo


IL FILM CULTO  [ - Flavia la monaca musulmana. Paese di produzione Italia, Francia. Anno 1974 - Gianfranco Mingozzi nel film più audace e controverso della cinematografia di genere italiana Sex & Violence - Tonaca Movie. Un dramma erotico con la struttura del docufilm storico.- ]

[ L' aspetto cinematografico prende vita sempre nella decade degli anni sessanta, con diversi film a soggetto tra cui vale la pena di menzionare " Trio 2 del 1967 e " Sequestro di Persona " del 1968, tuttavia è negli anni settanta che il regista offre forse il contributo più sperimentale e azzardato al mondo della " Settima Arte " andando a sperimentare nel cinema di genere, e nei territori più arditi ed estremi del fenomeno borderline " Sex & Violence " in un " Tonaca Movie " disturbatissimo ma paradossalmente popolare nei mercati di tutto il mondo che lo hanno riconosciuto come un Cult Movie. Il mio focus è incentrato proprio sul racconto di questa opera. ]

Gianfranco Mingozzi è noto sopratutto per essere un documentarista che in alcuni casi ha travalicato il genere cinematografico e va subito detto che Flavia la monaca musulmana è un prodotto di confine tra il cinema d' autore e quello di genere ma  più prossimo all' esperienza di tipo borderline. Flavia la monaca musulmana è un film assai crudo e forse eccessivo ma ispirato da un fatto storico realmente accaduto, la violentissima "Battaglia di Otranto" (fine sec XV) che portò alla beatificazione di 800 martiri cristiani. Si tratta di un' opera di culto ma a torto confusa con il fenomeno dei Tonaca Movie , un filone commerciale dove il sadismo erotico la faceva da padrone senza offrire un prodotto che alla lunga non risultasse banale e con il solo protesto, come nei sotterranei e dimenticati Nazi Eros, di lambire il confine labile fra erotismo e pornografia.

Nel film si narra di Flavia Gaetani  una donna costretta alla clausura per via di un padre padrone, quest' ultima nell' invasione dei saraceni vede una possibilità di brutale e iraconda vendetta verso l'uomo. Nella prima parte del film tutto è incentrato sull'ammirazione che Flavia nutre per sorella Agata le cui ispirazioni giovanili furono addirittura di papessa, e difatti  fra le due vi è un accumulo di odio verso quel mondo maschile che da sempre le ha schiacciate e umiliate da sfociare in una complicità psicologica che rivela tutto il tracciato portante della tematica a carattere storico che Mingozzi intende sviscerare, spostando l' attenzione dal punto di vista della donna che subisce lo strapotere religioso e politico dell' egemonia maschile di stampo cattolico - patriarcale.  Questo controverso e teso rapporto tra donne è la parte più visionaria e interessante del film, a tal punto che fra la novizia e la vecchia più che una fede vi è l'ambizione di un mondo nuovo strutturato quasi in una concezione politica matriarcale di proto femminismo larvato.

[ Agata , la cui giovinezza nascondeva un passato rivoluzionario dispensa queste parole a Flavia "... o diventiamo suore, o mogli, o puttane" ]

Il film però si concentra sopratutto nell' eccesso visivo di tutto ciò che ai tempi poteva essere la norma in ambito della tortura di guerra e di religione, infatti il regista Gianfranco Mingozzi in questo si avvicina agli eccessi Pasoliniani del film " Le 120 Giornate di Salò ", anzi, in alcuni casi il suo crudo realismo infonde un disagio maggiore, e sicuramente io stesso consiglierei il film solo se si è ben predisposti al genere. Gianfranco Mingozzi non fa che che dare vita attraverso le immagini  a ciò che concretamente accadde durante le terribile e funesti invasioni saracene, il tutto sorretto da una documentazione storica certosina e meticolosa, studiata proprio per la realizzazione di questo oscuro e seminale film di genere. Altro aspetto interessante è la libertà sessuale sfrenata di cui godranno alcuni cristiani dissidenti dopo le invasioni dei saraceni, sopratutto nell' atto delle torture e degli stupri, fra cui la stessa Flavia, come a voler mettere il luce una causa effetto di una sessualità repressa cagionata per volontà religioso patriarcale, in ogni caso poi corrotta dal sadismo e dai risvolti terribili e disumani della rabbia di genere. E' un film strano, forse molto complesso in quanto suddiviso in atti e quindi il cinema di Mingozzi, almeno in questo caso è debitore sopratutto al teatro, e questo è l'elemento che gioca a suo favore, oltre alla certosina documentazione storica che non confonde la pellicola in un vuoto trionfo di sterile Sex & Violence commerciale come andava tanto di moda in quei primi anni settanta italiani. Questa è un opera ferocemente anti religiosa e ad alcuni potrà dare fastidio, e quindi io di solito consiglio di guardarlo con un distacco critico valutandone i pregi del contenuto storico

Flavia, la monaca musulmana
Paese di produzione Italia, Francia
Anno 1974
Durata 100 min
Genere drammatico, erotico
Regia Gianfranco Mingozzi
Soggetto Raniero Di Giovanbattista, Sergio Tau, Francesco
Sceneggiatura Gianfranco Mingozzi, Fabrizio Onofri, Sergio Tau
Fotografia Alfio Contini
Montaggio Ruggero Mastroianni
Musiche Nicola Piovani
Scenografia Guido Josia
Interpreti e personaggi

Florinda Bolkan: Flavia Gaetani
María Casarès: sorella Agata
Anthony Higgins: Ahmed
Claudio Cassinelli: Abraham
Spiros Focás
Luigi Antonio Guerra
Ciro Ippolito
Guido Celano

Doppiatori originali

Vittoria Febbi: Flavia Gaetani
Lydia Simoneschi: sorella Agata

[ - Coda  del servizio con argomento Extra : E-Book - Il Cinema della Memoria - Ferrara nei film di Gianfranco Mingozzi - ]

Ci sarebbe tanto altro da scrivere sulla figura di Gianfranco Mingozzi ma sopratutto è molto riduttivo concentrare tutto il suo percorso in un servizio, ed è chiaro che io abbia voluto circoscrivere una storia per focalizzarmi sugli aspetti a me più cari e vicini per quel che concerne il lavoro svolto da questo grande uomo della cultura italiana, tuttavia voglio segnalare una possibilità di ulteriore approfondimento parlando di un E - Book meritevole di lettura che si chiama " Il Cinema della Memoria - Ferrara nei film di Gianfranco Mingozzi "di Andrea Masacci, collana " Ferrara e il cinema "
Gianfranco Mingozi è nato a  a Molinella, di San Pietro di Capofiume, che del bolognese resta il paese più vicino a Ferrara dove il nostro instaura un legame molto forte fin dall' infanzia. Questo uomo di cultura che ci ha fatto dono dei migliori corti e documentari concepiti negli anni del boom economico non ha mai nascosto al pubblico il profondo amore per la città di Ferrara. Andrea Masacci ci parla esattamente di questo rapporto andando ad indagare nel cinema di Mingozzi, e lo fa' a partire dal seminale docufilm del 1962 " La Via dei Piopponi " per giungere al 1966 del documentario " Michelangelo Antonioni " dove omaggia un altro grande della storia del cinema per poi  riprendere il filo successivamente con il suo ultimo e grande film documentaristico  " La Vela Incantata " nel 1982, a cui seguirà una sua appendice nel 1993, " La Grande Magia " ( un documentario nel documentario, perché parla del prodotto realizzato nei primi anni ottanta, ripercorrendo però a ritroso tutto il filo comune che lo lega alla città anche rievocando le altre opere !)


In conclusione ...

In questo servizio ho volutamente estromesso il cinema, e la scelta di recensire soltanto " Flavia la monaca musulmana " è stata indotta dalla particolare e audace struttura del plot con le reminiscenze del documentario a film inchiesta ed infine la forma teatro in tre atti. Non ho voluto allargare ulteriormente la mia trattazione per cercare di esporre un Focus sul tema del film della memoria, un aspetto che in Mingozzi prevale sicuramente anche nel cinema, vedere l' impianto narrativo nei celebri erotici " L' Iniziazione " del 1987 e nel successivo " L' Appassionata " del 1988. Gianfranco Mingozzi è stato un attento testimone del novecento e il suo contributo è stato indubbiamente importante, in quanto ricettore di tutte le culture popolari.

L' Avanguardia del Cinema di allora, nel lavoro della regia e del soggetto di questa mente illuminata, sono state messe al servizio dell' umile spettatore perché questo artista della macchina da presa è stato un intellettuale del popolo non diverso da P.P. Pasolini, e io ho voluto rendere un grato omaggio al suo lascito. Devo molto a questa scuola e spero di essermi posto con umile rispetto.

Gianfranco Mingozzi muore a Roma in data 7 Ottobre del 2009, lasciando parte del suo archivio cinematografico alla Cineteca di Bologna, che gli dedica un fondo : Fondo Gianfranco Mingozzi -
Cineteca di Bologna. Per chi volesse approfondire ( www.cinetecadibologna.it)



mercoledì 15 maggio 2019

Francesco Cusa. Lo sguardo sull'arte che dalla batteria approda alla scrittura narrativa, poetica, letteraria e giornalistica. Jazz e cultura nella visuale globale dell' uomo contemporaneo.

[- Francesco Cusa, lo sguardo inquieto del musicista Jazz nel mondo introspettivo della parola attraverso una scrittura interiore ed esteriore narrativo, poetica letteraria. Una personalità trasversale che si muove tra il cartaceo e il virtuale cercando di rompere ogni schema - ]

Introduzione servizio :

Francesco Cusa, nato a Catania nel  1966 è un interessante personaggio della cultura italiana, ai più noto come batterista, compositore e improvvisatore di Jazz sperimentale e 
d'avanguardia nel panorama indipendente italiano, in verità questo uomo è un interessante agitatore sociale e culturale, poeta, scrittore, saggista, fondatore di associazioni e movimenti artistici di grande pregio :  in musica voglio citare  il collettivo Basse Sfere, di cui conservo il ricordo, e che rese Bologna un centro più tosto importante ed effervescente per quel che concerne la scene Free della libera improvvisazione emiliana degli anni novanta, a cui va accostato poi il ruolo di discografico indipendente con la label " Improvvisatore Involontario "nata da un progetto condiviso con Paolo Sorge e Carlo Natoli, situazioni che da sole parlano di una grande volontà e sopratutto capacità di ritagliarsi spazi d' indipendenza intellettuale e artistica.
Francesco Cusa è anche un attento studioso della controinformazione politica e un attento osservatore delle rivoluzioni digitali e multimediali, con un occhio particolarmente indagatore e analitico per quel che concerne l' esoterismo applicato alle associazioni massoniche. In sintesi, una personalità cosi difficile da incasellare e da etichettare che richiederebbe un tempo di approfondimento sicuramente di largo respiro e narrazione critica, io voglio però sintetizzare la mia scrittura in un piccolo segmento dei suoi progetti, analizzando in questo servizio il suo ruolo di scrittore e di poeta, infine come questo artista riesce ad applicare la scrittura narrativa e poetica alla batteria e all'improvvisazione 
d'avanguardia jazz, con un cenno del suo spettacolo concettuale Books & Drum per poi cercare di introdurre tutti gli altri aspetti che ruotano intorno al suo mondo. Quindi voglio recensire due libri in mio possesso che considero veramente straordinari, in particolar modo originali e piacevolmente  spiazzanti, specificando che Cusa ha già diverse pubblicazioni cartacee alle spalle, equamente suddivise in racconti letterari, oppure di poesia, o letteratura in prosa. Per un romanzo ufficiale si dovrà forse attendere, per il momento segnalo che esiste anche la figura del Blogger Cusa che come me si occupa di recensire cinema, romanzi e spettacoli teatrali.

Questo servizio per me sarà piacevole ma visto che sono un' autodidatta anche molto impegnativo, perché nasce come se fosse una scommessa, senza contare che sento la necessità di rinnovare il mio spazio culturale e sentirmi più contemporaneo e nel contempo ho desiderio di trattare argomenti di cultura nazionale.

E' sicuramente un bene il voler allargare il raggio delle tematiche di My Ideal Blog per misurarmi con questa poliedrica figura dell' arte e della cultura italiana alternativa e sotterranea, e volendo Francesco ha aperto la strada anche al sottoscritto.  In più l' argomentazione si va ad integrare ad altre realtà di Bologna da me ampiamente trattate, ricordo la pittura digitale, e in generale l' arte multiculturale di Mataro da Vergato, conosciuto attraverso Radiocittà Fujiko, Gianni Venturi e il suo progetto Mantra Informatico, la trilogia musicale e politica di Lucio Dalla e il poeta, professore e intellettuale Roberto Roversi.

Nel fondo articolo vi allegherò dei link Web per poter seguire Francesco Cusa in tutte le molteplici evoluzioni professionali, culturali, live e virtuali. Annuncio che in futuro ritorneremo nel luogo del delitto, magari parlando del progetto musicale Francesco Cusa & The Assassins nella rubrica di approfondimento " La Stanza della Musica "


[ - Novelle Crudeli - Dall' Orrore e dal grottesco quotidiani. Eris ed. "Atropo Narrativa", raccolta di racconti di Francesco Cusa con le illustrazioni del disegnatore Daniele La Planca. - ]

Uno dei progetti più interessanti di Francesco Cusa è indubbiamente la scrittura narrativa del racconto orrorifico, surreale e grottesco che si fonda sugli elementi e le esperienze della realtà quotidiana, che vengono filtrati come in un tracciato di trame oniriche creando a sua volta un effetto spiazzante e di inquietante sconcerto nel lettore.  Sarebbe molto banale e riduttivo incasellare un libro come Novelle Crudeli della Eris, una meritevole casa editrice indipendente nel vacuo calderone della scrittura orrorifica, perché non è nulla di tutto questo considerando che ogni racconto presente 
nell'opera di Cusa tradisce fondamentalmente una critica alla società, un aspetto che si coglie sopratutto nell'ironia cattiva e impietosa e quindi nel sarcasmo utilizzato dall'autore.

E' ovvio dire che il senso della scrittura risiede nella novità, e non solo nello stile, quindi un musicista poliedrico e versatile dell' impro jazz italiano come Cusa forse trova una prospettiva diversa per agire in veste di scrittore in un mondo più tosto inflazionato, perché ci offre argomenti e prospettive interessanti, e volendo guardare nel passato magari ci sono delle reminiscenze culturali giovanili, io le intravedo nei figli del movimento universitario della " Pantera bolognese " e quindi come non citare 
l'appena successiva scena dei Cannibali documentata in " Gioventù Cannibale ", un fenomeno culturale che poi prese piede come un movimento letterario nazionale, un aureo periodo poi scemato nel consenso e delle lusinghe del mercato. Erano gli stessi anni di Basse Sfere e Francesco Cusa era presente con la sua scena di Jazz sperimentale, accanto alla bravissima Cristina Zavalloni.

In Novelle Crudeli la cosa che mi ha colpito sono gli scenari legati alla Sicilia, in particolare modo Catania, ma anche l'Emilia Romagna e Bologna, e questo anche perché sono stato nelle due regioni e quindi mi sono reso subito conto che i racconti di Francesco Cusa sono in grado di restituire sempre una parte della realtà, e per un lettore questo non è un aspetto marginale ma al contrario è fondamentale per meglio interpretare quello che è l' immaginario visionario e grottesco della storia, perlomeno da casa, seduti sulla poltrona di un comodo divano.

La scrittura di Novelle Crudeli potrebbe essere letta come un caotico delirio organizzato per sviscerare in verità tutto ciò che nella realtà è il mondo dell' eterna contraddizione tra il male e il bene, perché attraverso un linguaggio politicamente scorretto noi siamo più lucidi e consapevoli per poter osservare e leggere con occhi diversi il nostro presente. Le Novelle Crudeli sono delle cronistorie in veste di potenziali incubi "perfetti" per raccontare gli anni 2.0 ma nell' anarchia irriverente dell' autore mi ritorna in mente una certa canzone d' autore genovese, per esempio un brano di Fabrizio De André e La Città Vecchia, oppure la traduzione italiana di Desolation Row di Bob Dylan, ossia Via della povertà 
( Le trovate entrambe nel disco Canzoni, del 1974, edito dalla Produttori Associati, e ristampato da Sony/ BMG in CD)

Ogni parola utilizzata da Cusa è filtrata attraverso una suggestione terrena ma nel contempo irreale, quindi estraniante, e questo semplicemente perché l' autore fa prendere vita ai pensieri dei personaggi come se ad un certo punto un folata di vento  li inducesse al compimento di una folle danza vertiginosa e proprio sul punto di cadere [...] arrivano dei punti di sospensione, oppure il dubbio di una situazione irrisolta e persa per sempre in un allucinante enorme punto interrogativo.
Se ci pensiamo bene noi stiamo vivendo i rapporti umani esattamente così, come se fossero delle Novelle Crudeli dove una grottesca esistenza quotidiana prevale su tutto, attraverso un confuso e schizofrenico senso di alienazione collettiva globalizzata, il tutto centrifugato come in una malattia virale dell' animo e della mente umana. Anche se nel leggere questi racconti tutti voi cercaste di negarne l' aspetto reale vi ritrovereste nell' eterno paradosso della contraddizione umana, che è la dualità tra il bene e il male e per comprendere il senso di ogni cosa occorre conquistarne l' equilibrio, cosa che vale per la scrittura o la lettura di un libro, come per qualsiasi altro aspetto della vita, per esempio la mia recensione.

Menziono le illustrazioni di Daniele La Placa, classe 1979, un nome nuovo ma importante nel mondo del disegno italiano, anche perché ha saputo interpretare Cusa con un tocco scuro e crepuscolare, visionario ma inquieto e disturbato, giocando con il grigio cenere e il nero seppia e con la sfumatura e la luminosità. Io venivo dall' Istituto d' Arte e inizialmente ho cercato di muovermi esattamente in questo stile, scegliendo dei soggetti erotici molto forti e morbosi. La Placa mi mostra la metodologia creativa del lavoro, l' originalità, la perseveranza del risultato, aspetti che io non ho voluto approfondire per scegliere la scrittura. Unire la scrittura al disegno per me è una scelta vincente, in quanto trasversale e nel contempo completa. Per fare bene tale contaminazione Cusa si è avvalso di un disegnatore che io stesso mi riprometto di approfondire.

- Estratto V come Veronica dalla raccolta Novelle Crudeli - Dall' Orrore e dal grottesco quotidiani. Eris ed. "Atropo Narrativa" -

Veronica, era delle tre di Satana la prediletta, colei che recava seco il dono prezioso della Consapevolezza Cieca. Nelle sue vene scorreva inoltre sangue nobile e purissimo.

Confessione
(Referto 1245: lettera dal carcere manicomiale di Reims indirizzata a Mons. Rivaldi)

Mi chiamo Veronica. Le mie mani sono sporche di sangue. Le teste mozzate delle mie due sorelle giacciono ai miei piedi. Non ho mai conosciuto Valentine e Victorie anche se le ho sempre amate. La loro decapitazione è santa. Attorno a me scorre la vita. I due affluenti sono frutto della sorgente dei miei polsi. 
Essi confluiscono in un unico fiume che dai miei piedi defluisce nella Piana del Tempo. Ciò che scelsi ha a che fare col limite. Il limite non è sondabile, e da allora non posso che amare. Il mondo che io contemplo, tutti voi, ma soprattutto quello dei miei amici e miei cari, arde del vostro anelito nello specchio risanato dei miei affetti. Il significato del sacrificio è dinamico e sigillato dalla Stasi della Rinuncia. 
Chi non ha saputo guardare al mio cuore senza squarciare il mio petto è dannato. Solo io ho il diritto di esercitare la Violenza in sommo grado. Il mio corpo nudo poggia sulle città malate, sulle metropoli ansanti, sulla civiltà morente.
Le mie lacrime gocciano senza sfaldarsi in grumi di senso e nelle mie sclerotiche risiede il biancore della Genesi. Io incarno le spoglie mortali della Natura Madre. 
I petali che perdo sono le braci bianche su cui cammina lo stolto e riposa l’asceta, le ceneri non adulterate prodotte dal fuoco sacro della mia stimmate.
In me riposa la Fenice Occitanica e ribolle l’ira del Chiaroveggente. Mai più ci sarà un divenire sotto il mantello del Castigo.
Con deferenza.
V come Veronica.

(Dalla novella ‘V come Veronica’)

[ - Stimmate - Algra Editore, una pubblicazione di odi, canti e poesie del 2018 di Francesco Cusa - ]

" Eri appeso come un quadro di carne vibravi di vita intensa, sulla fine delle cose, sulle ombre di quel giorno rosso violaceo "

Un altro aspetto molto peculiare e interessante di Cusa è la capacità di esercitare più di uno stile e di una tipologia di scrittura, restando profondamente se stesso, un batterista compositore e improvvisatore del jazz creativo e d' avanguardia. Il musicista che si improvvisa scrittore sovente sbaglia se il tutto scade nel sensazionalismo di carattere biografico, cosa che in Stimmate, una raccolta veramente interessante di odi, canti poetici e poesie non avviene affatto.  Si tratta di un lavoro  concettuale molto certosino, suddiviso in ben tre sezioni : Stimmate, Rime Sbavate e Rizoma, che nella prefazione di Giuseppe P. Carbone vengono segnalate come tre ramificazioni di un unico rizoma, nell'accezione empedoclea di Radice con il virtuale dinamismo di essere radice. 
La radice è il punto focale di tutta la struttura di questa opera poetica, e si tratta in verità di un rizoma lirico invisibile, poiché nella concezione spirituale e essenziale dell' Essere come parte della Radice regna l' invisibile, che è al di là del reale. Sono odi e canti profondamente visionari, pervasi di un aspetto mistico, come ci suggerisce l' eponimo titolo che svetta sulla copertina del libro, dove si intravede una mano metallica e virtuale attraversata da un foro che sta ad indicare la passione del Cristo. Lettura veloce, non complessa ma cantabile e musicale. Io ho voluto selezionare per voi tutti una poesia che fin dal primo momento, leggendola, ho sentito profondamente autentica e sincera nella sua universalità. 

Nel tema poetico dell' ode " Gli amanti " vi è un significato corale, dove il personale è una voce del collettivo ma nella concezione propria del rizoma della Radici. Non si scrive mai per se stessi, il poeta è un visionario che attraverso l'untrice, purifica il verbo della propria carne per la Stimmate della salvezza.

Gli Amanti

Il nostro amore era il veleno
di cui ci nutrivamo
di lingue respirando
i miasmi dei nostri rantoli.

Ma così e così soltanto
potevamo abbracciare
il nostro patema e le nostre
angosce: ombre
da cogliere di soppiatto.

Giocavamo col veleno
e ci mettevamo tutta la vita
colorando di verde la nostra
morte e rinascendo come arabe
fenici minori.

Le ali spezzate, precipitavamo
da dirupi e vette
nella prospettiva dello schianto.

Continueremo ad essere
ciononostante e ad aggrapparci
l’uno all’altra perché,
se il domani dovesse sorgere storto
e coi raggi divelti come quelli
delle bici rotte e scassate,
noi saremo pronti e macilenti.

Quale sole potrebbe mai riscaldare
la malattia delle budella?
Forse quello rosso sangue
che esplode dalla viscere della Terra
a rendere giustizia ai reietti.
Oh benedetto fiore dell’Apocalisse del nucleo!




Le pubblicazioni che appartengono al mondo della narrativa e della scrittura poetica di Francesco Cusa sono diverse, io ho voluto scrivere di due mie letture recenti ma potrei menzionare anche Racconti Molesti, Eris edizioni, oppure Canti Strozzati, pubblicato dalla casa editrice L' Erudita, ma ciò che mi preme segnalare è lo spettacolo " Drum & Books " dove l' improvvisazione " free " del batterista, percussionista e compositore incontra la lettura di alcuni estratti da Novelle Crudeli, Racconti Molesti, Stimmate, Ridetti e Contraddetti, Amori, Dolci e Pillole. 
Il Francesco Cusa Drum & Books vive di ritmo e parola, di batteria, percussioni, carta e voce, e possiamo incontrarlo nelle librerie e nei teatri che non si lasciano spaventare dalla proposta, apparentemente ardita e inusuale. Mi ero interessato di persona perché avrei desiderato portare questo evento nelle Marche, lungo la costa adriatica, ma trovare degli spazi per la ricerca e la sperimentazione non è stato possibile e ammetto di non conoscere proprio nessuno e di essere stato affrettato nell'inseguire tale entusiasmo e proprio per questo ho voluto scrivere questo servizio. Stiamo vivendo un epoca storica dove bisogna investire sulla parola esattamente come il contadino fa con il seme nella propria terra. Ogni buona sementa necessità di un lungo tempo di attesa, dove è la metodologia del lavoro a fare la differenza, il frutto esulta solo alla fine, attraverso la cura del proprio amore, perché ogni arte, mestiere, lavoro, progetto richiede uno spirito di sacrificio.

Questo è il  filo conduttore che potrebbe legarmi alla figura di Francesco Cusa, e che volendo risiede nella raccolta di poesie, canti e odi poetiche Stimmate, dove si parla di Radice , il rizoma invisibile che lega ogni aspetto della vita e dell' arte all' essenza. Per quel che concerne la scrittura di taglio giornalistico vi segnalo il blog http://www.francescocusa.it/blog.php che potete trovare all'interno del sito ufficiale http://www.francescocusa.it/ ma cito anche le collaborazioni con la rivista cinematografica " Lapis ", la rivista  " Cultura Commestibile " con la rubrica " Il Cattivissimo " infine la collaborazione on line con Sicilia Report, dove cura la rubrica "Stiletto" 

Francesco Cusa è presente nel social network Facebook, ma più di tutti mi interessa segnalarvi una sua pagina veramente particolare e meritevole di analisi e di ogni attenzione, si chiama Esoterismo, letteratura e simbologie : appunti di Frank U.S.A. Sempre nel social di Mark Zuckerberg lo troviamo in Francesco Cusa : Libri / Books, Improvvisatore Involontario, Frank Sinapsi, Francesco Cusa "Naked Musicians ", Recensioni cinematografiche di Francesco Cusa, e molti altre pagine dove promuove sopratutto il suo contributo come musicista sperimentale nel Jazz italiano.

Una pubblicazione scritta interessante è il metodo di conduction musicale Naked Performers un libro teorico sul concetto di improvvisazione condotta e organizzata Naked Musicians che potrebbe ricordare in lontananza figure come Bill Dixon e Butch Morris, almeno come idea teorica, ma è doveroso sottolineare che si tratta di uno studio certosino e del tutto originale.

My Ideal Blog ha intenzione di riprendere la storia di Francesco Cusa in un secondo tempo, per poter parlare di Jazz e di musica in maniera più approfondita, magari con la recensione di un paio di dischi, per il momento questo e quanto. Ringrazio pubblicamente Francesco per essere stato molto disponibile ma sopratutto per avermi concesso tale fiducia perché per il mio Blog è stato importante e per me uno sprono verso la crescita personale. Inoltre mi ha dato una conferma di cui avevo bisogno, perché questo blog è nato sopratutto perché avevo la necessità di far emergere tutti i collegamenti possibili tra le arti, la musica e il cinema. Di solito nelle riviste sono tutte voci separate. Ognuno si settorializza in un indirizzo ma sarebbe bello una mescolanza, fatta con equilibrio e rispetto, metodologia e rigore. 

(Patrizio De Santis)






sabato 11 maggio 2019

La Stanza della Musica. Una rubrica di approfondimento musicale : MeVsMyself ( La Voce Strumento di Giorgio Pinardi)



[ - La Stanza della Musica. Una rubrica di approfondimento musicale : Giorgio Pinardi Aka MeVsMyself - ]


Nuovo appuntamento per La stanza della Musica, la rubrica di approfondimento musicale di My Ideal Blog ( oppure nei casi circoscritti di recensioni discografiche) che oggi si concentra sul servizio di largo respiro per parlare sia della voce strumento che della multiculturalità in musica, un concetto assai caro ai grandi pionieri del genere, uno su tutti Don Cherry. Per il sottoscritto la voce strumento resta una bella tematica ma sopratutto una grande passione, mi vengono in mente i nomi più innovativi : Cathy Berberian, Joan La Barbara, Jeanne Lee, Phill Minton, David Moss, Fatima Miranda, Sainkho Namtchylak, Demetrio Stratos, Marta Raviglia.
In Italia noi tutti commettiamo sempre la leggerezza di circoscrivere il tutto al grande Demetrio Stratos i cui lavori Metrodora e Cantare la Voce, più le tante collaborazioni con i fari della " Nuova Musica " quali John Cage  sono ottime credenziali,  tuttavia tendiamo ad ignorare realtà veramente interessanti; nel jazz mi vengono in mente ottime maestre, tra cui Maria Pia De Vito che con il cd " Tumulti " ha offerto nuove vie da esplorare, poi ci sono personalità come Gaia Mattiuzzi e Rossella Cangini, spesso coinvolte nei progetti del maestro Massimo Barbiero, batterista, percussionista, compositore e teorico di un Jazz creativo e avanzato dalla forte connotazione filosofico intellettuale e umanistica, sia con Enten Eller che con Odwalla, Marmaduke, Silence Quartet e tanto altro ancora.
La figura di Marta Raviglia, da sola, ha generato una nuova scuola, da cui sono venute alla luce vocalità a tratti estreme oppure dedite a forme di introspezione trasversali, quali l' esoterica  Dalila Kayros attiva in ambiti di elettronica minimale e avant Pop, fino a lambire il Metal sperimentale e oscuro. Nel mondo del Pop più legato alla canzone d' autore che si contamina con il Jazz e la musica da camera possiamo ricordare il magnifico lavoro che John De Leo ha svolto con i primi Quintorigo, i gruppi del trombonista Gianluca Petrella e infine i dischi solisti, tra cui " Vago Svanendo "
Oggi vi voglio raccontare l' encomiabile lavoro svolto dal giovanissimo Giorgio Pinardi, incontrato casualmente nel mondo virtuale dei social con una proposta meritevole di interesse; nel farlo annuncio che è mia intenzione ritornare sul tema della " voce strumento " magari realizzando una nuova rubrica  chiamata " La Stanza della Voce "



GIORGIO PINARDI ( aka  MeVsMyself )

Giorgio Pinardi ha realizzato due ottimi cd per solo voce indagando sulle possibilità sperimentali 
dell'improvvisazione vocale attraverso una sorta di concettuale esperanto sincretico del canto come manifestazione espressiva del suono globale, di fatti questo giovane vocalist, cantante, compositore e performer, lavorando anche da un punto di vista di studio e ricerca etno musicologica è perfettamente figlio di questo nostro tempo, anche per la sua indole vicina all' umanesimo e alla creatività spirituale, e quindi di ricerca introspettiva vocale interiore. La globalizzazione di cui noi conosciamo in verità la componente conflittuale e nefasta e che attualmente stiamo vivendo più come separazione religioso- politico ed economica dell' umanità, più tosto che come comunione delle diversità, necessita di un collante culturale. Lo studio, la cultura, la musica restano degli ottimi viatici per compiere un ritorno a ritroso alle origini comuni dell' uomo, e quindi bisogna lavorare per un patrimonio e una ricchezza collettiva e identitaria.


[ - Il cantante, vocalist sperimentale e ricercatore Giorgio Pinardi, con il lavoro documentato nei due encomiabili Cd Yggdrasil del 2015, e l'attuale degno successore Mitclan si avvicina  ad un  Recitarcantando  in viaggio dove l' idioma è una forma d' Esperanto globale 2.O, svolto attraverso il linguaggio della "Voce Strumento" che è la chiave di lettura universale, naturale, spirituale e ancestrale che ci ricorda il valore aggiunto del sincretismo etnico culturale, ma vorrei sottolineare che la componente ritmica e danzante non viene meno perché i due lavori di cui oggi vi voglio parlare sono il battito di una dinamo propulsiva in musica, ma sopratutto la testimonianza umana e  culturale di uno studio svolto con una grande volontà di sacrificio e pensiero, umiltà e cuore. - ]

Seguendo il percorso biografico di Pinardi, scopriamo che fin dai sei anni si approccia alla voce con il desiderio di esserne parte preponderante e quindi degno strumento, difatti inizia il background nel modo più consueto ma migliore, nel prestigioso Coro delle Voci Bianche della Scala di Milano, studiando la grande tradizione del canto lirico e partecipando fin da giovanissimo ad opere quali il  Faust ( Piccolo Teatro Studio di Milano) Parsifal  ( Teatro alla Scala).  Lo Step successivo è lo studio della musica attraverso tutte le possibili gamme dello strumento musicale che avviene durante l'adolescenza, da prima con la chitarra, successivamente con il pianoforte, le tastiere e il basso elettrico.
Quasi contemporaneamente avviene il passaggio dal canto lirico a quello moderno che lo porta a studiare e a diplomarsi al NAM di Milano.  Giorgio Pinardi decide di esplorare tutte le possibilità del canto, e lo fa con sacrificio ma sopratutto serietà, scegliendo diversi corsi di formazione e approfondimento  gestiti da prestigiosi insegnanti :  per il canto armonico il maestro Trang Hang Hai, oltre che Roberto Laneri, Anna - Maria Hefele, Sainkho Namtchylak. 
Nel campo del fraseggio e dell'improvvisazione troviamo Bob Stolov, Daniela Panetta, Laura Fedele ( per quel che concerne il Jazz) poi il Beatbox e la Vocal Percussion con Jake Moulton e David Worm e Roxorloops, poi ancora Joey Blake, Luisa Cottifogli, Rhiannon ( Circle Song e Impro Vocal)  le polifonie africane con Anita Daulne delle Zap Mama, le Body Percussion con Javier Rumero Navanjo, Daniel Plentz e Charles Razi. Doveroso da parte mia precisare che l'elenco di queste esperienze è soltanto parziale poiché lo spazio a disposizione non mi consente la completezza, però rende bene l' idea dello studio vocale che c'è dietro ai dischi Yggdrasil  e  Mitclan


L'indagine vocale e musicale svolta da Giorgio Pinardi sintetizza in due prestigiosi dischi licenziati e prodotti dalla label indipendente Alterjinga - Yggdrasil e Mitclan - due facce della stessa medaglia, e sono i suoni di ogni parte del globo che ci raggiungono passando dalle casse di un buon impianto Hi-Fi  con le affascinante reminiscenze di tutte quelle antiche culture che l' Occidente ha da troppo tempo dimenticato. Il cantante milanese riunisce in una telaio sonoro dove improvvisa, costruendo nuove architetture del canto, le più disparate forme tradizionale della vocalità, partendo dalle diplofonie triplofoniche dei  monaci della Mongolia, alle coralità delle polifonie rituali e ancestrali delle tribu africane dei pigmei per giungere al canto berbero " Gnawa ", quindi ad antiche espressioni nordafricane mediterranee di blues desertico, ed arriva anche in Sardegna, dai nostri Tenores.
La struttura di questi album è giocata tutta sul canto ed è sorretta soltanto da alcuni campionamenti improvvisati, un aspetto che avviene sempre in presa diretta, attraverso le infinite possibilità offerte anche dai moderni studi di registrazione, ma vorrei ribadire l' autenticità della proposta perché all' ascolto si comprende benissimo che Giorgio Pinardi si è voluto muovere su delle indicazioni lasciate in eredità sia da Demetrio Stratos che da Bobby McFerrin, tra l' altro sono traiettorie che risultano ancora oggi preziose e indispensabili per affrontare certi " viaggi " verso l' Essenza più vera e pura della musica.

Entrambi gli album hanno la durata media dei 40 minuti e potrebbero interessare anche al fruitore di World Music perché Pinardi sceglie di utilizzare uno sperimentalismo vocale decisamente popolare e inclusivo, dove è la commistione degli stili e dei suoni del mondo a prevalere, di conseguenza la proposta si fa' trasversale, e potrebbe essere interessante per chi ama il Jazz, volendo anche un certo Rock d' Autore non banale e mai scontato ( Mike Patton, Quintorigo) L' Associazione Alterjinga nel promuovere e nel supportare questa musica utilizza il mondo del Web e tutte le nuove piattaforme offerte dalla realtà virtuale, dal social network come passaparola, a Soundcloud e You Tube, dove in maniera più che democratica si possono ascoltare entrambi gli album o visionare dei contenuti di tipo promo - audiovisivi.  Giorgio Pinardi esordisce con il suo primo progetto  musicale di senso compiuto e dalla struttura concettuale tipica dell' album nel 2015 con la produzione di Alterjinga in collaborazione con il Panidea Studios di Alessandria ; Yggdrasil viene licenziato come MeVsMyself, un moniker scelto evidentemente con l' intenzione di raggiungere più mercati possibili, ma sopratutto porsi oltre il limite ( è inutile ricordare il significato di Vs, inteso " Versus ", credo che tutti lo conoscano, almeno in relazione alla Boxe)
Giorgio Pinardi Aka MeVsMyself  ha scelto di dare una continuità al progetto del 2015 cercando di porsi oltre gli steccati e i limiti dell' esordio, considerando che ogni vera opera prima deve essere una porta d' accesso per un viaggio iniziatico del suono, e con il nuovo Mitclan, che sarà oggetto di una mia recensione, avviene il degno passaggio di consegna, frutto  anche di una buona evoluzione interiore e di uno studio che ha portato il cantante verso la strada dei Masterclass e dell' insegnamento e tante altre iniziative interessanti nei festival e nei teatri e negli auditorium.

[- Recensione discografica : MeVsMyself - Mitclan ( Alterjinga 2019) - ]

E' tempo di sviscerare a fondo tutti gli aspetti della ricerca sperimentale di Giorgio Pinardi aka MeVsMyself e La Stanza della Musica lo fa' attraverso il nuovo progetto Mitclan ( Alterjinga 2019) che è l' ideale evoluzione del canto del nostro, già tracciata dall'interessante e avventuroso Yggdrasil. Prima di entrare nel dettaglio dell' opera voglio premettere che non sono di quelli che amano citare Demetrio Stratos e gli Area a tutti i costi e ancor di più catalogare e definire lo stile e l' umore del genere, anche se nel caso di alcune proposte bisogna semplificare per coinvolgere il pubblico neofita e poco avvezzo alla sperimentazione e alla ricerca.

Quello che mi ha colpito di MeVsMyself è in verità la sintesi delle musiche popolari ed etno - folcloriche di provenienza euro - asiatico, asiatico - africana ed esotico occidentale in un buon amalgama di stratificazioni vocali e sonore che mi riportano ad un eventuale idea di musica multiculturale e in questa stessa spinta conservo nella mia memoria molte esperienze analoghe compiute nell' ambito del Jazz vocale, dalla napoletana Maria Pia De Vito di Phoné, in particolar modo Triboh ( in trio con Rita Marcotulli e Arto Tunchboyciyan) alle pugliesi e poco menzionate Faraualla ( la trilogia Faraualla, Sind, Sospiro) ed ovviamente Bobby McFerrin, e volendo anche Mike Patton quando si trova coinvolto nelle estrose rivisitazioni Klezmer e Yddish di John Zorn nella Tzadik Label. Le otto tracce di Mitclan confermano quanto da me scritto perché sono sorrette da un background più che completo ed eterogeneo dove sicuramente ci sono anche i lontani echi del Demetrio Stratos di Cometa Rossa e Metrodora, anche se più che altro sono evidenti i contributi che il cantante degli Area offrì ai progetti etnico progressivi di Mauro Pagani e dei Carnascialia ( una costola del Canzoniere del Lazio) intorno alla fine degli anni settanta.

Per onestà intellettuale io suggerirei di fare una tabula rasa dei nomi e degli stili fin qui citati più che altro come specchietto per le allodole per il neofita e per chi è attualmente a digiuno di novità discografiche, e di conseguenza inquadrare il progetto MeVsMyself come un figlio legittimo del nostro tempo, dove è la voce l' unica musica nuda protagonista come si evince dalle composizioni dell' album.  In questo consapevole viaggio nei suoni del mondo colpiscono certi richiami ancestrali africani di " Mbuki - Mvuki " e la sintesi del sincretismo di un oriente sospeso tra il medioriente berbero e i venti dei canti dei balcani di Tin Hinan, le sperimentazioni delle polifonie più ardite di Sigyzy, il trasognante tracciato della conclusiva Eostre, che si evolve verso trame e reminiscenze psichedeliche. I momenti più immediati di Mitclan sono sicuramente tre : la nenia iniziale che ci invita in maniera sinuosa e indolente all' ascolto " khnum ", la percussiva e ritmica " Gurfa " in pieno stile McFerrin, per concludere voglio mettere in luce l' ideale ponte Africa - Brasile del brano " Orwurm "

Che altro dire ?

Un supporto determinante per la nascita dei progetti di Giorgio Pinardi aka MeVsMyself licenziati da Alterjinga è indubbiamente lo studio di registrazione Panidea di Alessandria, dove si sono create tutte le condizioni ottimali per la realizzazione di Yggdrasil e di Mitclan, e quindi segnalo il lavoro professionale svolto da Paolo Novelli per quel che concerne tutti gli aspetti tecnici legati all' editing, il mixing e il mastering delle opere in questione. Il contributo di Paolo Novelli è stato indubbiamente prezioso anche nella resa dell' arrangiamento e il Panidea Studios si conferma un ottimo posto dove
poter valorizzare la resa e la registrazione di un progetto discografico.

MeVsMyself è un bel progetto MultiKulti che potrebbe essere caro anche a chi frequenta figure come Don Cherry, Colin Walcott e Nana Vasconcelos, quindi la trilogia CoDoNa della E.C.M, poi Joe Zawinul e affini. Un nome che io consiglio vivamente di tenere in considerazione.




giovedì 9 maggio 2019

Il Pierrot Lunaire di Arnold Schönberg : Teatro, musica e poesia nella rivoluzione dodecafonica del 1912.



PIERROT LUNAIRE 1912 : TEATRO, MUSICA E POESIA NELLA RIVOLUZIONE DODECAFONICA DI ARNOLD SCHONBERG


[ - Se è arte non può essere popolare e se è popolare non può essere arte - Arnold Franz Walter Schönberg ]

Arnold Schönberg nasce il 13 Settembre del 1874 a Vienna e viene a mancare a Los Angeles il 13. Luglio 1951. Arnold Franz Walter Schönberg è stato un compositore austriaco naturalizzato statunitense ( ... Non sono tedesco né europeo, forse neppure un essere umano, ma un ebreo) ma sopratutto è stato uno tra i primi, nel XX secolo, a scrivere musica completamente al di fuori dalle regole del sistema tonale, difatti è noto per essere un fautore degli applicatori del metodo dodecafonico, basato su una sequenza comprendente tutte le dodici note della scala musicale cromatica temperata. 
Il Pierrot Lunaire è il manifesto per eccellenza della nuova rivoluzione della musica dodecafonica, anche perché questa opera si è manifestata attraverso diverse discipline, quali il teatro, il balletto, il cinema e tutto ciò che rappresenta l'estetica del bello nell' arte. 
Tale opera oltre a rappresentare la nascita ufficiale della musica moderna resta un manifesto imprescindibile per tutti coloro che hanno affrontato e approcciato il mestiere del fare arte e da cui discende tutto ciò che artisticamente ha influenzato la ricerca e la sperimentazione in ogni ambito contemporaneo del 1900, compreso il rituale del rock attraverso le contaminazioni con il teatro, il mimo, la danza, la regia, la scenografia. 
Il Pierrot Lunaire è un' opera necessaria, sicuramente la più POPolare tra tutte le pagine della ricerca sperimentale in ambito colto e accademico, in quanto permane ancora oggi come un esperienza totale del maestro Arnold Schonberg, memore sia del lascito popolare di Giacomo Puccini che con una profonda ammirazione per ( il quasi coevo) George Gershwin :

Diversi musicisti non considerano George Gershwin un compositore "serio". Non vogliono capire che "serio" o no è un compositore – vale a dire, un uomo che vive dentro la musica ed esprime tutto, "serio" o meno, profondo o superficiale che sia, per mezzo di essa, perché è la sua lingua materna

Mi sembra che Gershwin sia stato indubbiamente un innovatore. Ciò che ha creato con il ritmo, con l'armonia e la melodia non è esclusivamente un fatto stilistico.

Arnold Schönberg a proposito di George Gershwin

Il Pierrot Lunaire è senza dubbio una sorta di manifesto dell'espressionismo musicale ma anche una tabula rasa, uno spartiacque tra il prima e il dopo concepito come un manifesto " dodecafonico " modernista figurativo, basato su un ciclo di Lieder estratti da una raccolta di poesie del simbolista Albert Giraud , per la precisione ventuno su cinquanta, tradotte poi da Otto Erich Hertleben, suddivise in tre gruppi di sette. La composizione è catalogata come l'opera 21 del maestro, ed è eseguita per voce femminile recitante, pianoforte, flauto, ottavino, clarinetto, violino, viola e violoncello.
La trama vede per protagonista il poeta Pierrot, un eroe malinconico e triste dalla personalità ambigua e decadente raccontato in un immagine romantica ma deformata attraverso vere e proprie scomposte smorfie, che sono il frutto di una crescente inquietudine interiore che si proietta in scenari grotteschi e allucinanti. Pierrot, il poeta triste decanta la luna, sua massima musa ispiratrice, nel contempo vive di un' angoscia così profonda da immaginarsi assassino, infine dopo tanto tormento e autolesionismo ed esasperato cinismo sceglie la strada del ritorno nella natia Bergamo. Nel suo ultimo canto il Pierrot invoca il ritorno dell' antico profumo delle fiabe. Un vero capolavoro indispensabile per comprendere tutto il fermento artistico culturale che ha poi attraversato il Novecento.

" Detesto che mi si definisca rivoluzionario... sin dai miei esordi sono stato sensibilissimo alla forma e ho avversato con tutta l'anima le esagerazioni. "

 " Un artista è come un melo: quando è giunta stagione comincia a sbocciare e poi a produrre mele... Il genio impara solo da sé stesso, il talento soprattutto dagli altri "

Info e curiosità tipicamente Italiane ?

L'opera ispira un trio di Progressive Rock atipico non canonico, i Pierrot Lunaire , una band laziale capitanata dai compositori Arturo Stalteri e Gaio Chiocchio che incise due interessanti lp  tra cui Gudrun, la loro seconda prova, forse la più debitrice al mondo di Arnold Schönberg . Arturo Stalteri è un ottimo compositore di minimal classic music, ma sopratutto un conduttore e divulgatore culturale della radio di stato.
In ambito Rock Wave è la band fiorentina dei Litfiba ad ereditarne alcune fascinazione poetico iconografiche, almeno in un ambizioso doppio lp che per il sottoscritto resta il capolavoro del Rock made in Italy, 17 Re del 1987. Piero Pelù ha raccontato il poeta triste e pazzo Pierrot Lunaire con il brano Pierrot e La Luna. "  

( Patrizio De Santis)




KARU - Place Memory #1 - Trascendenze e nuove forme sonore e visuali nella Chiesa sconsacrata di Sant'Agostino a Montalto delle Marche

Introduzione: cenni biografici e background + metodo e processo di lavorazione del collettivo KARU  Per parlare di questo interessante pro...