My Ideal Blog : Globalartisticfusion.blogspot.com di Patrizio De Santis Patrizio De Santis è titol

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Questo blog è nato come se fosse un'isola felice dove sperimentare una scrittura personale e condividere le mie passioni con qualsiasi internauta interessato alla bellezza. La sua dinamo propulsiva è la passione e l'amore per l'Arte. Ho realizzato uno spazio libero e autogestito, impostando tale contenitore come se fosse un potenziale Magazine cartaceo di approfondimenti culturali e artistici. Global Artistic Fusion è una sintesi della mia ricerca popolare e culturale: un mondo che vi offro nel My Ideal Blog 2.0

domenica 16 dicembre 2018

La Stanza della Musica. La rubrica di ascolto e recensioni musicali di My Ideal Blog : Maledetti [ Area Music ] Electric Guitar Duo - E. Merlin & V. Scrignoli



Enrico Merlin & Valerio Scrignoli, Maledetti [ Area Music ]  Eletric Guitar Duo
Musicamorfosi 2017

Nell' attuale panorama della musica contemporanea ciò che continua a essere meritevole e concretamente interessante è 
l'indagine della ricerca sonora attraverso le infinite possibilità dello strumento musicale se ci si prefigge di superare i canoni del gusto estetico e del concetto delle pedissequa bellezza formale, perciò questa mia nuova rubrica, creata per la musica, in uno spazio che My Ideal Blog dedica sovente all' arte, non può che mettere in luce tutte quelle realtà discografiche che si muovono nel solco della sperimentazione, dell' improvvisazione, oppure in un ambito di vera indipendenza e alternativa artistica e musicale. Nessun limite e confine musicale, ma più tosto una linea coerente da seguire il più possibile vicina al blog. E quale esordio migliore di questo interessante progetto del duo Merlin & Scrignoli, Maledetti [ Area Music ]  Eletric Guitar Duo che tra l' altro richiama alla memoria il disco manifesto della musica degli Area, Maledetti ( Maudits) licenziato dalla storica Cramps nel 1977 ?  Tutti sanno, o almeno dovrebbero sapere chi erano gli Area, diciamo che spesso ci si dimentica della loro rivoluzione musicale, non la si applica nel presente perché si tende alla semplificazione rassicurante del proporre la musica per  ovvie esigenze di mercato, e quindi si passa alla celebrazione della stagione dei settanta come se fosse un epoca mitologica a se, un vero corpo estraneo  nel nuovo millennio
L' intendo dei due chitarristi è stato quello di raccontare un sentire la musica che in verità non è mai morto, anzi, deve essere necessariamente parte del nostro tempo presente come se fosse un costante Work in Progress. La natura del progetto è di mettere in pratica la lezione della musica degli Area evitando assolutamente il tributo attraverso la riproposizione dei brani musicali storici come se fossero delle riletture, quasi degli " standards " per usare un termine caro alla tradizione  del Jazz. 
In questo cd ci sono brani che richiamano i titoli degli Area, pescando in tutti gli anni settanta, ma non c'è la prevedibilità e di conseguenza quello che ci aspetta da un titolo del genere, un cd tra l' altro ha trovato il riscontro nel positivo plauso dei membri storici della stessa band, visto che in genere il percorso di questa entità musicale è erroneamente focalizzato solo sul ricordo di Demetrio Stratos e circoscritto nell'angusta e forviante etichetta del Rock Progressivo. La musica degli Area negli anni settanta era inclassificabile e dedita alla ricerca e al superamento e all' abbattimento degli stili dei confini musicali. Area come Musica Totale per musicisti totali ? Si, esattamente così se si trova il tempo anche di andare oltre la definizione.
Era il sentire di un epoca, un concetto teorizzato già negli anni cinquanta e sessanta da Giorgio Gaslini, infatti ciò che era nato nella composizione e nell'improvvisazione Jazz poi è confluito nel Rock con nomi quali Frank Zappa dagli Stati Uniti d' America, e gli Henry Cow, da Canterbury, Inghilterra. Enrico Merlin e Valerio Scrignoli affrontano alcuni temi degli Area proprio attraverso la Musica Totale, e nella loro indagine sonora c'è tutto un flusso sonoro novecentesco che rimanda a John Cage, e alla musica " trattata ", cosi come alla lezione di chitarristi quali Derek Bailey, Hans Reichel, Sonny Sharrock, Michael Gregory Jackson, Fred Frith, Elliott Sharp e Marc Ribot. 
I due musicisti tengono conto della " materia " sonora Area, rivista attraverso la storia della chitarra impro jazz, visto che è il mondo da cui entrambi vengono, ma a tratti sembra di intravedere anche John Zorn, Mr. Bungle, Living Color e affini, almeno nell' esempio più mirato e lampante, la seconda traccia, la celebre " La mela di Odessa " che si muove con un andamento " Slow Blues " che di tanto deraglia in Free Funk e Punk Jazz in stile Downtown con un finale disturbato in un loop che sfocia nella dissolvenza per fare librare nelle etere delle casse la mediterranea narrazione di " Cometa Rossa " in un' alienante e bizzarro Swing Jazz psichedelico che ingloba anche uno spettrale " Jingle Bells " mediorientale, e come se non bastasse nelle ripartizioni delle tracce sonore le due chitarre sono memori del migliore Free Jazz, ed è propria questa la caratteristica più interessante, in quanto ciò che ci dovrebbe essere familiare è di fatto estraniante. Il cantato di Stratos e ben sostituito dalle farraginose esplosione delle chitarre con tutta l' effettistica in deelay e in loop. I tredici minuti e cinque di Cometa Rossa sono magistrali, tra gli ascolti più interessanti proposti dal progetto.
Nell' approcciare alcuni brani in una maniera cosi personale c'è una giocosa irriverenza cara a Zappa ma questa qualità è riconducibile alla stessa gioia creativa della scuola Area ( Gioia e Rivoluzione) che non andrebbe mai incasellata nel verbo del Rock Progressivo. Il contry folk jazz, in stile Bill Frisell di " Hommage a Violette Noiziers " spiazza, ma inganna, perché la coda è Post Rock che si contamina nella forma tipica della balland Jazz; mi chiedo se entrambi i musicisti abbiano conoscenza della scena rock sperimentale statunitense documentata sulle label " Kranky " e " Thrill Jockey ". 
Man mano che si entra nel cuore dell' album arriva il "sogno elettrico "di brani come " L' Elefante Bianco " e " Luglio, Agosto, Settembre ( Nero) dove si odono passaggi più inclini al Rock Psichedelico " Krauto " oppure memori dell' esperienza elettrica di Miles Davis, con in mente John McClaughlin ma sopratutto il duo del periodo Dark Margus ( Agharta/ Panghea) con Pete Cosey e Reggie Lucas, sicuramente entrambi nelle corde di Merlin e Scrignoli. Vodka Cola è un altro momento eccezionale, originalissimo nella sua alienante intro spettrale e acidula, poi sempre più protesa in un crescendo onirico post rock con il Medio Oriente in salsa Dark Noise ad annunciare la venuta del brano successivo " Il Bandito del Deserto ".  Queste ultime due tracce sono un omaggio al disco degli Area che chiude un era, " 1978 Gli Dei se ne vanno, gli arrabbiati restano "
Se Maledetti [ Area Music ] Electric Guitar Duo si era aperto con una dadaista e rumorista riproposizione del brano " Evaporazione " , con un " campione " della voce di Stratos in Loop, il celebre incipit " abbiamo perso la memoria del quindicesimo secolo ... " che ci iniziava al concept album distopico e fantapolitico Maledetti ( Maudits ) del 1977, al contrario, il duo sceglie di chiudere rievocando forse l' album più orecchiabile e contaminato degli Area, licenziato dalla label Ascolto/ CGD di Caterina Caselli, e lo fa con un modo giocoso, infatti Il Bandito del Deserto suona come uno sghembo reggae all' interno di un' acida dissolvenza di pigro funky blues, che forse ci sussurra all'orecchio che per i due musicista il tutto sia stato più un piacevole divertimento che un encomiabile sforzo creativo per evitare il tributo trito e ritrito, e fine a se stesso. 

Consigliato, vivamente consigliato ( voti non ne metto, preferisco un giudizio emotivo)





venerdì 14 dicembre 2018

Yayoi Kusama : L' immaginazione al potere attraverso l'arte nell'avanguardia contemporanea ( 1929, Matsumo / Japan)




( Yayoi  Kusama artista, performer, regista, scrittrice e donna impegnata politicamente. Nata il 22 Marzo del 1929 a Matsumo, in Giappone.)

" Un giorno fissavo la tovaglia a fiori rossi, distolsi lo sguardo dal tavolo e mi accorsi che lo stesso motivo era stampato sul soffitto, persino sulle finestre e colonne. Tutta la mia stanza, il mio corpo, l' universo erano ricoperti di fiori rossi e io scomparivo, ritrovando il mio posto nel tempo eterno e nello spazio assoluto "

" Mettendo insieme le singole particelle quantiche, negativi di gocce che costituivano le maglie della rete, aspiravo a predire l' infinità dello spazio, a misurarla dal punto di vista in cui mi trovavo.
 Infinity Net "

" Quando mi sentivo triste, salivo sull' Empire State Building ... In cima al più grande grattacielo esistente sentivo che ogni cosa era possibile. Un giorno, li a New York, avrei stretto tutto ciò che volevo in quelle mie mani vuote. Il mio impegno per attuare una RIVOLUZIONE nell' arte era tale
che sentivo il sangue ribollire nelle vene e dimenticavo la fame. "

" Questa rivoluzione accade perché Io do alla gente ciò che i tempi richiedono, la libertà sessuale di esprimersi. Love Forever "

 " i pois sono simboli del mondo, il cosmo. La terra è un punto, la luna, il sole e le stelle, sono tutti realizzati da punti. Tu ed io siamo puntini "

Yayoi Kusama - Infinity Net

Infinity Net - Vita e biografia di Yayoi Kusama

Yayoi Kusama nasce a Matsumoto nel 1920 e si approccia all'arte con la pittura, più che altro per sedare e controllare delle gravi forme di allucinazioni che le impediscono una vita completamente normale; il dramma avviene intorno all' età dei dieci anni e la conquista più sorprendente di questa minuta donna è stata esattamente quella di dominare il proprio " irreale " nella realtà, concretizzando un risultato in termini sia pratici che artistici, consolidato anche attraverso una fama mondiale che ha il merito di aver influenzato le discipline e le forme artistiche più trasversali e disparate.  L'esperienza di Yayoi è ancora viva e ricca di fermento 
nell'attuale panorama contemporaneo; uno stile che non si è mai del tutto cristallizzato nel post modernismo, un costante work in progress.
Le allucinazioni di Yayoi sono vere esplosioni di colori ma dopo la scoperta dello stile pittorico di Nihonga, sospeso tra il realismo e il rigore, la donna ha due parametri per lavorare sia su stessa che per veicolare la patologia in una forma di creatività ludica e curativa. 
Il realismo e il rigore sono qualità  utili, ma nel corso del tempo la donna comprende che in Giappone i tempi non sono maturi, occorre guardarsi intorno e cercare una porta di accesso per andare incontro alla vita vera per tentare di edificare uno spazio nella realtà che le sia congeniale per studiare, lavorare e creare uno stile moderno : gli U.S.A. Nella città di New York c'è tutto un fermento di nuove avanguardie che la interessano. 
Negli anni "americani" la Kusama è parte preponderante di una rivoluzione estetica che si ripercuote in ogni ambito e contesto, anche politico, come nel caso del movimento femminista e della rivoluzione sessuale, ma sopratutto è una delle figlie di Howl, L' URLO generazionale e poetico che è il manifesto del Beat, scritto dal sommo cerimoniere Allen Gisberg.  Lo scenario è più tosto variegato ed eterogeneo : la scena psichedelica di Timoty Leary e Albert Hoffman, il cinema e il teatro d' avanguardia, Julian Beck e il Living Teather, i Fluxus, il Light Show dei complessi Rock, la Pop Art. New York, è allora, negli anni sessanta, come del resto anche oggi nel nuovo millennio,  la metropoli dell' arte contemporanea.


Tra gli anni cinquanta e i sessanta Yayoi realizza tre serie concettuali di lavori destinati a fare la storia, e sono Infinity Net, Accumulation e Sex Obsession. Nella metà degli anni sessanta tutte queste serie di lavori sono destinati a confluire con un ulteriore fase evolutiva, attraverso la performance artistica e 
l'utilizzo perfomativo visuale del corpo, i celebri e provocatori " Kusama happenings"
dove l'artista colora se stessa e il suo stesso pubblico di Pois; fanno capolino anche una serie multiforme di palloncini o cuscinetti "rosa fallico". I Kusama Happenings si svolgono spesso nei luoghi pubblici attirando anche l' attenzione di molti curiosi e l' intervento della polizia che reprime questa coinvolgente anarchia artistica.

L'artista diventa nel giro di poco tempo un icona omosessuale e una nuova stella del firmamento "Pop", attirando l' interesse dell' opinione pubblica, come anche l' ostracismo dell' America più conservatrice e puritana. Il ritorno in Giappone avviene negli anni settanta, dopo aver esposto le proprie opere nelle gallerie più importanti del mondo.
Non è un passaggio indolore, la donna viene accolta come un esempio di grande vergogna collettiva nel mondo, perché nell'opinione nazionale di allora il lavoro della Kusama è una pornografia artistica che lede all'immagine del Giappone. Arte degenere per menti degenerate e privi di moralità.
La personalità di questa donna eclettica non si arresta al successo conseguito, tanto meno alle difficoltà, non è da lei riposare sugli allori ma nemmeno scoraggiarsi in un periodo di profonda crisi, ed è così che nel corso degli anni inizia a interessarsi alla scrittura, dal principio con la poesia, e successivamente con la forma surrealista; questo entusiasmo nel rinascere a nuova vita è la sua più grande forza, le da' un coraggio tale da misurarsi in tutto ciò che desidera, fino al punto da intraprendere un ulteriore studio con la disciplina della scultura.

La scelta di vivere in un istituto psichiatrico, in quel di Seiwa, non le impedisce di portare avanti il suo progetto lavorativo attraverso la ricerca e la sperimentazione, poiché con la costruzione di uno studio personale, in Shinjuku, trova nuovi stimoli per creare. 
Molto di questo lavoro sarà promosso in giro per il mondo, perché Yayoi, pur ritirandosi per necessità di cure, si riserva delle uscite mondane per promuovere il nuovo corso artistico intrapreso, che corrisponde anche a una maturità concettuale e ad una nuova consapevolezza artistico - intellettuale, non ultimo, un sentire profondamente umano. Dai pois, fino a tutte le varianti possibili del punto, attraverso il concetto cosmico - trascendentale  dell'infinito, si passa ad un nuova tematica con il recupero delle radici, manifestato nella fase della "zucca",  che viene presentato alla Biennale di Venezia nel 1993, dove vengono esposte delle zucche giganti all'interno di una sala rivestita di specchi.  
Da qui in avanti la zucca sarà una tematica ricorrente, in quanto per Yayoi rappresenta un effettivo legame con l' infanzia, come si evince dal lavoro presentato a Londra nel 2016, " All the Eternal Love i have for the Punpkins ".  Per l'artista questo vegetale rappresenta il caro ricordo del vivaio di famiglia dove spesso trovava consolazione nel rifuggire in se stessa, per via di un educazione molto rigida e chiusa, un luogo molto consolatorio e terapeutico anche con la comparsa delle prime allucinazioni. 

L'arte di Yayoi Kusama nasce dalla consapevolezza di poter essere parte di un mondo parallelo e trasversale, ed è così che riesce a dominare tali proiezioni e percezioni sensoriali per poi trasferirle nell'immaginario collettivo reale in una forma compiuta di arte :

" Un giorno fissavo la tovaglia a fiori rossi, distolsi lo sguardo dal tavolo e mi accorsi che lo stesso motivo era stampato sul soffitto, persino sulle finestre e colonne. Tutta la mia stanza, il mio corpo, l' universo erano ricoperti di fiori rossi e io scomparivo, ritrovando il mio posto nel tempo eterno e nello spazio assoluto "

Dalla pittura al gioco degli specchi, passando per il body paintings e le installazioni, fino a giungere
al museo permanente dalla forma di parallelepipedo bianco di Shinjuku, aperto a partire dal 1 Ottobre 2017, lo stesso quartiere dello studio, la donna riesce nel miracolo di rendere il proprio immaginario una condivisione collettiva accessibile proprio a tutti.
La Kusama è una donna consapevole, il suo successo e la ricchezza economica ben capitalizzata sono
anche il frutto delle lotte politiche degli anni sessanta, e sopratutto di un grande coraggio nel volersi conquistare con ostinazione  un indipendenza artistica. 

Il museo Kusama è una costruzione futurista di cinque piani che accolgono collezioni permanenti, collezioni temporanee, e una serie di installazioni immersive realizzate per fare in modo che anche il pubblico sia parte dell' opera.

Il Docufilm di Heather Lenz ", giunto in Italia con il titolo Yayoi Kusama : la follia di una vita col pallino della bellezza " ci racconta un percorso artistico non facile, al contrario assai sofferto, perché rendere in un film la storia di una donna cosi tenace e forte non può essere semplice, sopratutto nel cercare di descrivere un tempo lontano dove razzismo, discriminazione, misoginia hanno in più di un occasione minato il percorso umano di questa  donna, anche all'interno del mondo dell' arte contemporanea.  

La Kusama è una figura artistica molto impegnata politicamente, questo aspetto è stato un grande punto di forza.  La sua più grande dote la si trova nel costante pragmatismo con cui organizza il lavoro, una qualità  che si evince dalla capacità di stringere legami e collaborazioni nel mondo della moda, come nel caso di Marc Jacobs, il direttore artistico di Louis Vuitton.
My Eternal Soul è il titolo della sua ultima serie esposta a Tokio. Con questo affascinante titolo ritornano i colori sgargianti e le sperimentazioni degli anni giovanili ma visti con la consapevolezza di occhi adulti e maturi : lo sguardo profondo di una donna prossima ai novant'anni, in una nuova primavera artistica.








Yayoi Kusama - Love Forever & Self Obliteration ( 1967/1969)


Yayoi Kusama - Love Forever & Self Obliteration: Gli anni della contestazione e dell' amore universale.

Yayoi Kusama, un nome che da solo riesce a raccontare 
l'evoluzione e la portata rivoluzionaria del millenovecento attraverso l'arte, la vita e la lotta politica, e sopratutto con un percorso umano tra i più interessanti venuti dal Giappone, anche se è dagli Stati Uniti che bisogna passare per poter parlare del suo mondo.
L'artista, nata a Matsumoto, nel 1929, riesce a fare del proprio disturbo mentale, che si manifesta in una grave forma di allucinazione che l' affliggono fin da piccola, una forma colorata di arte completamente anarchica e rivoluzionaria. 
La visione  artistica che la Kusama ha messo in atto con il tempo non è un alterazione completamente folle della realtà, seppur si presenta come moto rivoluzionario più tosto " naif ", è al contrario organizzata nei minimi dettagli con una cura maniacale, frutto di uno stacanovismo lavorativo che l' ha resa celebre, ma anche la donna attualmente più ricca al mondo nel panorama della arti contemporanee. Sicuramente il primo approccio alla pittura di Nihonga è da sempre la componente base del background di Yayoi, in quanto si tratta di uno stile di grande rigore formale. E' comunque corretto definire il vero inizio di carriera quando la donna si trasferisce  a New York, nel 1957, ed è qui dove spirano i venti delle avanguardie che decide di formarsi, attirata dalle nuove forme sperimentali e dai fermenti artistici che prendono vita in maniera completamente indipendente e autogestita, sospinti anche dal fervore politico e dalla concezione anticonformista del lavoro dell' artista, almeno rispetto al Giappone.

Yayoi kusama, gli anni sessanta e lo slogan " Love Forever " dei " Kusama Hapenings "

Gli anni sessanta sono per Yayoi Kusama una decade di grande fermento creativo e politico;  New York è una fucina di nuove correnti e avanguardie che nell'ambito delle arti contemporanee vanno di pari passo con il sentire generazionale dei tempi, a torto spesso identificato solo con la letteratura Beat, il cinema e la musica dei nuovi complessi rock e dei menestrelli folk.
Attraverso l'arte, talune ingenuità naif del movimento " Flower Power " riescono a compiere uno scatto di livello, tuttavia senza delle cause politiche concrete questo " sentire " collettivo si sarebbe disperso nel marketing delle mode culturali, a secondo delle stravaganze del caso.
Le istanze femministe, la rivoluzione sessuale, la lotta per i diritti degli omosessuali e per le minoranze etniche vanno ad incontrare il diritto di espressione creativa, che da solo, nel caso dei coinvolgenti e provocatori "Kusama Happenings " si fa sintesi nel  " Love Forever "
Per spiegare meglio il concetto bisogna comprendere la popolarità che ha l'artista sull'immaginario collettivo, di gran lunga più intrigante e carismatico di un qualsiasi leader dei movimenti politici extraparlamentari degli anni sessanta ( ovviamente questo discorso vale più che altro per la gioventù.)  Ciò che accade intorno alla seconda metà degli anni sessanta coincide anche con la presa di consapevolezza che tutto ciò che avviene in quel preciso istante è il frutto di un sistema sempre più forte, un potere che cresce ogni giorno di più, e lo fa attraverso il progresso e la tecnologia, con il  parametro del capitale al centro di ogni cosa, sopratutto in un contesto di ridistribuzione di potere tra 
l'Oriente e l'Occidente, vedere la guerra del Vietnam, ma anche il comunismo filo sovietico perché con l'invasione di Praga, il regime dell'Unione Sovietica va a violare la libertà di una generazione desiderosa di cambiamento,  infine,  non meno importanti le dittature terzomondiste create a tavolino dalle crescenti democrazie liberali post conflitto mondiale per frenare una possibile crescita economica e civilizzata del Sud del mondo.
Yayoi Kusama, una donna che viene dall'estremo Oriente, è una spettatrice attenta  e partecipe, e come tanti artisti e giovani di quella generazione comprende che non esiste nessuna guerra giusta concepita nel nome della democrazia, ed è per questo che sceglie di realizzare una coinvolgente performance artistica : " Love Forever "
I Kusama  Happenings arrivano in un contesto dove poter veramente agire in una maniera concreta e pragmatica, perché le sue fobiche percezioni, veicolate nell'arte visionaria che propone, non sono il frutto della cultura psichedelica dei  "viaggi " con  L. S.D., pericolosi mondi alterati che si presentano come delle vere fughe dalla realtà, ma al contrario una parte della realtà, alterata, ma organizzata in un contesto politico, con un fine " terreno " di pace e armonia, sicuramente naif ma decisamente più inclusivo e proteso verso le persone.

Yayoi non ha nulla a che fare con il pensiero "slogan" di Timoty Leary, "  Turn on, Turn in, Drop Out " ( tradotto " Accenditi, sintonizzati e abbandonati ") e lo si evince da una dichiarazione che lascia a proposito delle allucinazioni di cui soffre, e della conseguente ossessione per un' arte fondata su di un infinito " gioco" di multiformi pulviscoli di luci e di pois : " i pois sono simboli del mondo, il cosmo. La terra è un punto, la luna, il sole e le stelle, sono tutti realizzati da punti. Tu ed io siamo puntini ".  Yayoi con la sua arte ci vuole suggerire che l' ego non è un buon valore perché siamo tutti delle piccole energie parte di un infinito sentire, che si catalizza attraverso le sfere celesti del cosmo, nel visibile e nell'invisibile. Ognuno di noi è una persona eccezionale ma questo nostro temporaneo transito terrestre deve essere al servizio di un solo sentimento, l'amore.
Quello che accade tra le strade di Manhattan non è solo ribellione di costume e consapevolezza politica, perché il contributo artistico di Yayoi Kusama riesce a catalizzare esattamente l'essenza di ogni cosa in un punto, ed è attraverso i Pois che la donna inscena il senso universale dell' amore.
L' artista coinvolge uomini e donne in happening, dove una volta denudati li dipinge di pois invitandoli alla danza liberatoria e trascendentale dell' amore cosmico, esattamente come la sincronia delle sfere celesti del cielo notturno. 
La polizia interviene disperdendo queste festanti e impudiche manifestazioni di arte contemporanea e libertaria. Possiamo immaginare il contributo della Kusama alla contestazione come un qualcosa di sorprendente ed insolito ma la donna deve fare fronte al razzismo e alla misoginia, e in un certo qual modo non essendo un' americana, di pelle bianca, nel proporsi in questa forma radicale di condivisione di arte collettivista, crea un precedente pericoloso, anche perché coinvolge il nascente movimento femminista. Con gli anni settanta e l' arrivo di un successo dalla portata internazionale, che di contro cammina di pari passo con il crescente avanzare del disagio allucinatorio ( come ho già scritto, dovuto alla malattia mentale) si va a concludere l' esperienza americana, una vera rivoluzione intrapresa nel 1957 che lascia il posto alla  " strada di casa ",  un graduale ritorno in Giappone che prende vita gradualmente a partire dall' anno 1973 per concludersi nel 1977.   
Self Obliteration, il film sperimentale di Yayoi Kusama, ci racconta quello che sono stati gli anni sessanta allo scoccare del 1968 e grosso modo resta una delle più fedeli testimonianze del suo sperimentalismo con i primi rudimenti del video, di fatti oggi questa pellicola ci può apparire un prodotto anacronistico e ingenuo, decisamente figlio dei tempi, eppure il concetto che ruota intorno ai pois, intesi come punti di infinito cosmo resta universale.  
Il film raccoglie non solo gli happening ma anche alcune location,  ambienti, gallerie, mostre, dove l'artista da' vita ai suoi caleidoscopici giochi di luci e colori e rivestimenti di pois : persone, stanze, mobili e oggetti, fino agli animali, come l'iconico " cavallo" e gli ambienti naturali esterni. Self Obliteration è una metafora di rinuncia all'identità dell' ego, e nasce come un inclusivo invito ad essere parte dell' universo nella giusta e armoniosa condivisione della vibrazione eterna dell' amore. Puro simbolismo.

Gli anni sessanta, a New York, saranno l' ultimo frangente di pubblica condivisione della Kusama, dopo di che l' artista sceglierà un percorso via via sempre più introspettivo, e forse sarà il segno di una consapevole ma matura " resa " al disagio psichiatrico che l' artista affida ad una struttura psichiatrica all'avanguardia


- Kusama's Self Obliteration ( Jad Yalkut / 1967) - Link you tube / full movie :


- Il film : qualche dettaglio tecnico e descrittivo del cortometraggio Yoyoi Kusama's Self Obliteration di Jad Yalkut -

Yayoi Kusama nel cortometraggio sperimentale che va a documentare la sua attività, si fa aiutare dalla mano e dalla fotografia di Jud Yalkut, che mette in risalto la visione cosmica e trascendentale dell' artista attraverso un gioco di dissolvenze, per favorire il concetto di dissoluzione sulla materia. Tutto questo lavoro ha bisogno di altri effetti per poter rendere al meglio l' atmosfera trasognante del simbolismo concettuale del tema, di conseguenza Yalkut utilizza sequenze rapide e al rallentatore con la fotocamera in libero movimento e i zoom - in e - outs. Il tutto si risolve ad un effetto luci tendenti al pallido, in maniera tale di rendere indefiniti le persone, gli oggetti e l'ambiente, a tal punto che verso il finale perfino i titoli di coda e i crediti, illeggibili, si dissolvono in un fiume di luce, quasi a volerci suggerire una catarsi mistico - spiritualistica dell' amore.






Yayoi Kusama Infinity - the Life and the Art of Yoyoi Kusama : Una vita a Pois


- Introduzione " La storia della piccola bambola "

My Ideal Blog oggi vuole affrontare un argomento molto interessante e originale voluto un po dalla casualità, e nato da un interscambio culturale a distanza attraverso una chat, dove veniva menzionato un film presentato in alcune sale e rassegne lo scorso novembre a Firenze, durante la rassegna " Lo Schermo dell' Arte " Yayoi Kusama : la follia di una vita col pallino della bellezza, un Docufilm di Heather Lenz.  
Il sottoscritto non ha avuto ancora il modo e l'opportunità fortuita per visionare il lavoro della regista statunitense ma nel compenso si è appassionato alla figura di Yayoi a tal punto da volervela raccontare in questo piccolo spazio, per me
un isola felice, volendo anche un modo similare a quello della minuta giapponese giunta quasi sui novanta anni di vita, con il primato di artista più ricca del mondo. 
Mi sono interessato molto alla sua vicenda studiando il lungo viaggio di Yayoi Kusama verso un sogno perché sono convinto  che sia un buon esempio per vivere, dopo tutto ognuno di noi dovrebbe avere la forza e il coraggio di intraprendere un percorso analogo lottando per la realizzazione di un progetto, perché la felicità impone anche dei doveri e dei sacrifici e la tenacia di questa artista è un encomiabile lezione di perseveranza per tutti noi. Yayoi è una personalità sorprendente, e lo è a tal punto da sembrare un cartone animato immerso in un mondo colorato, in grado di penetrare la realtà per farsi gesto creativo e reale in uno spazio concreto e definito. Il suo è un immaginario infantile, a tratti  bizzarro e ossessivo che ha preso vita per veicolare un armonioso messaggio di pace e amore universale nel segno della costante perseveranza ... Una predestinata.
Una donna di quasi novant'anni che si colora di pois, colorando il suo stesso mondo di molteplici caleidoscopici punti luminosi. La sua arte si concretizza dopo una lunga gavetta e viene ufficialmente riconosciuta come influente sopratutto a partire dal 1977, quando decide di vivere in una struttura psichiatrica riservandosi di realizzare di fronte, nello spazio di un quartiere adiacente, uno degli  atelier più In che si possa trovare in Giappone, dove si dedica esclusivamente a scrivere, dipingere, allestire performance. Yavoi pur non essendo nelle sue intenzioni è una paladina di un femminismo trasversale, in quanto accidentale e avvenuto quasi per casualità, in verità il suo messaggio è figlio di una visionaria consapevolezza trascendentale; di "terreno" resta il concetto di " onestà e indipendenza artistica " nel ridimensionamento dell' ego per favorire un gesto creativo nell'arte in grado di veicolare la bellezza e l'amore, in una concezione umanistica.
Il mondo di Yayoi è una dimensione felice che nel corso del tempo è diventato un flusso costante di creatività sperimentale e all' avanguardia, di fatti la donna si è conquistata un certo peso nel panorama internazionale. Ma niente è stato facile per lei, fin dalla primissima infanzia al trasferimento negli Stati Uniti, dove giunge alla fine degli anni cinquanta, in tempo per affrontare la decade successiva  attraverso forme di happening, performance e film all'avanguardia, che nell'insieme sono novità assolute, spesso ostracizzate dalla critica giornalistica fino alla misoginia e al razzismo.
Fin da bambina l' artista ha sofferto di fobie che hanno poi preso vita in un turbine di allucinazioni, frutto di ossessioni in grado di fare vacillare qualsiasi mente, ma in lei c'è da sempre cosi tanta vita e dolcezza che ciò che poteva essere un dramma è diventato bellezza attraverso un lavoro creativo più che unico. Il suo stile si è essenzialmente sviluppato su dei ripetuti pois che con il tempo si sono espansi in una progressione infinita di colori e puntini luminosi; molte di queste creazioni sono esposte in musei permanenti.

Yayoi Kusama è diventata l' artista contemporanea più eclettica e interessante nel panorama mondiale, influenzando anche il mondo della moda e della musica, quest'ultima sopratutto attraverso il mezzo del videoclip, vedere Lovetown di Peter Gabriel :



Infinity - the Life and the Art of Yayoi Kusama : Una vita a Pois

" I pois sono simboli del mondo, il cosmo. La terra è un punto, la luna, il sole e le stelle, sono tutti realizzati da punti. Tu ed io siamo puntini "

Un docufilm del 2018, realizzato negli U.S.A dalla regista Hether Lenz, che nei suoi 85 minuti ci introduce nel mondo e nell' arte di Yayoi Kusama. Il documentario ci narra del viaggio a New York di questa minuta donna, affetta da un grave disturbo che produce ricorrenti stati di allucinazioni. Attraverso l'Arte fa della propria vita un riscatto, partecipando alle rivoluzioni politiche e sociali degli anni sessanta, e integrandosi con i fermenti 
d'avanguardia dell'epoca, fino alla consacrazione internazionale ed il definitivo ritorno in Giappone, dove riesce a creare un mondo alternativo di "gabinetti sperimentali ", mostre permanenti, ed un museo personale. Continua a lavorare ancora oggi, in un' atelier poco distante dalla struttura psichiatrica dove sceglie di vivere fin dal 1977

My Ideal Blog vi offre il Trailer ufficiale del film Infinity - the Life and the Art of Yayoi Kusama  della regista Hether Lenz :


KARU - Place Memory #1 - Trascendenze e nuove forme sonore e visuali nella Chiesa sconsacrata di Sant'Agostino a Montalto delle Marche

Introduzione: cenni biografici e background + metodo e processo di lavorazione del collettivo KARU  Per parlare di questo interessante pro...