My Ideal Blog : global artistic fusion 2.0 è un contenitore di storie e visioni di Arte e Cultura. La scrittura come forma di condivisione del bello, tra vecchi e nuovi percorsi artistici e culturali. Un blog ideato e progettato da Patrizio De Santis - Lupo
My Ideal Blog : Globalartisticfusion.blogspot.com di Patrizio De Santis Patrizio De Santis è titol
- Patrizio De Santis
- Montalto delle Marche, AP, Italy
- Questo blog è nato come se fosse un'isola felice dove sperimentare una scrittura personale e condividere le mie passioni con qualsiasi internauta interessato alla bellezza. La sua dinamo propulsiva è la passione e l'amore per l'Arte. Ho realizzato uno spazio libero e autogestito, impostando tale contenitore come se fosse un potenziale Magazine cartaceo di approfondimenti culturali e artistici. Global Artistic Fusion è una sintesi della mia ricerca popolare e culturale: un mondo che vi offro nel My Ideal Blog 2.0
mercoledì 14 marzo 2018
Lucio Dalla e Roberto Roversi : Il Giorno aveva cinque teste ( primo atto!)
Lucio Dalla - Il Giorno aveva cinque teste (1973)
Tutto questo sperimentare, nei suoni come nelle liriche, troverà un vero amalgama nel successivo Anidride Solforosa , il capolavoro , e nel conclusivo Automobili. ( To be continued ... Seguitemi in questo viaggio !)Lucio Dalla e Roberto Roversi nel 1973 concretizzeranno il primo frutto di un sodalizio destinato a crescere in maniera coerente e nitida solo a partire dal secondo lp , poiché Il Giorno aveva cinque teste ,oggi come allora suona assai dispersivo per via dei troppi ingredienti e delle sperimentazioni musicali ai limiti della stravaganza , forse perchè figlio dei tempi , strizzava l'occhio al Progressive ma senza volerlo lambire del tutto. Questo primo capitolo della coppia , di cui è giusto e doveroso aggiungere il contributo del maestro arrangiatore Ruggero Cini , ha enormi pregi dal punto di vista concettuale per via di tematiche sociali molto coraggiose legate all'emarginazione e all'impoverimento culturale , il tutto narrato in dieci canzoni o favole allegoriche che restano sfuggenti , e senza mai volersi incontrare rendono l'ascolto estraniante , lasciando qui e là sensi di profonda inquietudine , a volte attraversati da una lirica poesia o dissacrati da un ironia sui generis e al vetriolo. I vertici assoluti e forse i più compiuti dell' album sono le disperate storie degli operai del sud Italia in cerca del miracolo economico di Torino e Milano , nei brani L' Auto targata T.O e L' Operaio Gerolamo. Entrambi godono di una costruzione musicale eccelsa , rispetto a taluni brani dove la stravaganza prende troppo la mano , inoltre descrivono in maniera reale il senso di disperata alienazione del dramma migratorio di allora , sia nel raccontare di un padre di famiglia che si reca a Torino in cerca di una possibilità di rivalsa sociale , che nel cupo racconto della morte bianca dell' operaio Gerolamo in un cantiere di Milano. Il resto del disco è puro pessimismo e la descrizione dell'alienazione meccanico-industriale di questa Italia del Nord si compenetra con una natura che resta una zona franca , oppure un forte presagio dove il crimine può passare inosservato , quindi un luogo minacciato dal nuovo che avanza. Lo sprazzo di luce arriva con la perla grezza della fiaba Il Coyote , forse una delle interpretazioni più belle di Lucio , ed è L' Utopia che si fa avanti negli animi dei puri , quindi rappresenta il senso di bellezza che sopravvive e vince su tutto. Personalmente poi vorrei fare una menzione speciale per la canzone conclusiva del primo atto di questa trilogia , perché nel brano La Bambina , uno dei più stravaganti ma a mio avviso eccelsi , Lucio oltre a cantare la fine di un epoca, ovvero il miracolo del Boom economico degli anni sessanta , dispensa il suo migliore assolo di Sax su di un arrangiamento in stile Love Unlimited Orchestra ma in salsa pseudo Progressive.
Nei primi anni settanta la carriera artistica e musicale di Lucio Dalla era più che consolidata sia negli ambienti giovanili che nel pubblico trans generazionale nazional popolare. Dagli esordi Beat del biennio 1965/1966 , preceduti da una lunga gavetta come clarinettista e sassofonista Jazz , il futuro cantautore Bolognese aveva riscosso il plauso definitivo con il festival di San Remo e il brano 4 Marzo 1943 , non ultimo il successivo Piazza Grande. Non pago di questo unanime consenso e forse per via di un eccentricità multiforme , in parte ereditata dalla sua passione per il Jazz , Lucio Dalla sentì il bisogno di sperimentare e cercare nuove evoluzioni sonore per far crescere la sua canzone, di fondo sentì anche un esigenza di carattere politico e sociale come era lecito aspettarsi da uno nato in terra rossa.
Lucio più di tutto era un uomo irregolare e anticonformista e il suo ideale era un socialismo anarchico , e non di stampo comunista, vista anche la sua conclamata esigenza di omosessualità , assai osteggiata nella sinistra più prossima al pauperismo filo-sovietico o maoista, castrista. Trovò terreno fertile attraverso un carteggio intellettuale con il Professore poeta e narratore Roberto Roversi , firma storica della rivista letteraria culturale " L' Officina " e la scintilla che scoccò fra le due menti partorì poi una collaborazione assai coraggiosa per i tempi ma dagli scarsi esiti commerciali, acclamata solo per un plauso della critica specializzata ma destinata a crescere insieme con tutta quella Bologna alternativa, ai tempi attraversata dal fermento post sessantottino che convoglierà poi nello storico movimento del 77 , forse il vertice assoluto della Città.
Tutto questo sperimentare, nei suoni come nelle liriche, troverà un vero amalgama nel successivo Anidride Solforosa , il capolavoro , e nel conclusivo Automobili. ( To be continued ... Seguitemi in questo viaggio !)Lucio Dalla e Roberto Roversi nel 1973 concretizzeranno il primo frutto di un sodalizio destinato a crescere in maniera coerente e nitida solo a partire dal secondo lp , poiché Il Giorno aveva cinque teste ,oggi come allora suona assai dispersivo per via dei troppi ingredienti e delle sperimentazioni musicali ai limiti della stravaganza , forse perchè figlio dei tempi , strizzava l'occhio al Progressive ma senza volerlo lambire del tutto. Questo primo capitolo della coppia , di cui è giusto e doveroso aggiungere il contributo del maestro arrangiatore Ruggero Cini , ha enormi pregi dal punto di vista concettuale per via di tematiche sociali molto coraggiose legate all'emarginazione e all'impoverimento culturale , il tutto narrato in dieci canzoni o favole allegoriche che restano sfuggenti , e senza mai volersi incontrare rendono l'ascolto estraniante , lasciando qui e là sensi di profonda inquietudine , a volte attraversati da una lirica poesia o dissacrati da un ironia sui generis e al vetriolo. I vertici assoluti e forse i più compiuti dell' album sono le disperate storie degli operai del sud Italia in cerca del miracolo economico di Torino e Milano , nei brani L' Auto targata T.O e L' Operaio Gerolamo. Entrambi godono di una costruzione musicale eccelsa , rispetto a taluni brani dove la stravaganza prende troppo la mano , inoltre descrivono in maniera reale il senso di disperata alienazione del dramma migratorio di allora , sia nel raccontare di un padre di famiglia che si reca a Torino in cerca di una possibilità di rivalsa sociale , che nel cupo racconto della morte bianca dell' operaio Gerolamo in un cantiere di Milano. Il resto del disco è puro pessimismo e la descrizione dell'alienazione meccanico-industriale di questa Italia del Nord si compenetra con una natura che resta una zona franca , oppure un forte presagio dove il crimine può passare inosservato , quindi un luogo minacciato dal nuovo che avanza. Lo sprazzo di luce arriva con la perla grezza della fiaba Il Coyote , forse una delle interpretazioni più belle di Lucio , ed è L' Utopia che si fa avanti negli animi dei puri , quindi rappresenta il senso di bellezza che sopravvive e vince su tutto. Personalmente poi vorrei fare una menzione speciale per la canzone conclusiva del primo atto di questa trilogia , perché nel brano La Bambina , uno dei più stravaganti ma a mio avviso eccelsi , Lucio oltre a cantare la fine di un epoca, ovvero il miracolo del Boom economico degli anni sessanta , dispensa il suo migliore assolo di Sax su di un arrangiamento in stile Love Unlimited Orchestra ma in salsa pseudo Progressive.
mercoledì 7 marzo 2018
La Noia di Alberto Moravia - Analisi analitica e recensione di un romanzo fra i più interessanti del millenovecento.
Ecco
il resoconto di una mia lettura , o meglio, non una recensione ma più tosto una personale e intima riflessione da lettore onnivoro,
oserei dire sentimentale poiché sono solito innamorarmi sovente delle storie
narrate nei romanzi , sopratutto se c'è il colpo di fulmine, e per certi versi un analogia con la mia vita.
La scrittura analitica e psicologica di Moravia è cosa nota e La Noia non si discosta dal bellissimo Gli Indifferenti , va detto che vi è un che di esistenziale, e nel contempo morale , in ogni caso è una critica al mondo borghese ma anche all'alta società del dopo guerra.
Il tema del mal di vivere attraverso il tedio della noia più esistenziale e anaffettiva , per certi versi mi è appartenuto, anche perché in questo caso si parla di un giovane pittore, Dino , il resto sicuramente molto meno visto la mia estrazione contadino proletaria. Va detto che Il giovane pittore è sfuggente nei confronti di una madre possessiva e di un mondo edificato attraverso un auto compiaciuta ricchezza, atteggiamento tipico dell'alta borghesia , inoltre viene sottolineata l'incapacità di comunicazione con il sesso femminile coetaneo. Vista l' incapacità di far vivere la propria pittura , egli trova l'alibi nel tedio di tutto e nell'esistere stesso nella realtà, attraverso anche l'amore che nutre per Cecilia, una ragazza di estrazione inferiore, modella di pittori ma aspirante attrice e sessualmente libera , tuttavia come Dino priva di responsabilità e consapevolezza
Un logorroico individuo pedante che incontra una pratica ragazza che vive in funzione dei propri piaceri o bisogni, in quanto naturale, spontaneo che si traduce in un incosciente vivere strumentale e strumentalizzante a secondo del momento, imbastendo più relazioni.
Un meccanismo perverso si instaura tra i due, Dino la vuole amare solo per il piacere del possesso in maniera tale di giustificare un tedio tale da non percepire Cecilia come concreto innamoramento , salvo poi riprendere l'equilibrio frantumatosi con la pittura .Un discorso macchinoso sorretto dalla ragazza perché tutto sommato divertente e insolito, e perchè le piace la situazione , difatto, interrogata in tal proposito, sulla natura di questa ambiguità non si pone alcun perché , se non un laconico e inespressivo intrigante piacere. Non vado quindi oltre , la trama non va completamente svelata perché è avvincente , in grado di sorprenderci tutti, e per quanto possa ancora oggi essere attuale, può seriamente indurre il lettore ad una profonda riflessione sulla decadenza di un ordine etico e naturale del rispetto , necessario per ogni rapporto e interscambio di natura umana, nel privato come nel sociale. La Noia parla di un individuo senza strutture , appoggi, completamente alienato dalla vita sociale e dalla modernità E' un ritratto profondo, addirittura spietato sui fallimenti e le delusioni di un giovane pittore senza infamia e lode viziato, consapevole di un agiatezza sociale che odia e rifiuta , seppur non vi rinunzia per mancanza di virtù e carattere, un uomo irrisolto che mostra il suo limite rifiutando la figura stessa della donna, la madre , così come l' oggetto dell'amore , non ultimo, musa , nella costante presenza di Cecilia. Il limite morale del personaggio in esame però ha del tragico poichè corrisponde ad una vita che si perde in verità nell'ossessiva ricerca di un opposto irraggiungibile , ovvero Cecilia, una figura assai più ipocrita e priva di etica ma con una personalità forte e definita, in quanto strumentale , ed è proprio per tale motivo che l'arte del pittore resta inespressa in una pittura mai nata. Il ritratto di una generazione spregiudicata in quanto priva di valori, sopratutto nell' assenza di consolidare un qualsiasi merito sociale , che si traduca in un desiderio di realizzazione di presente attraverso un progetto che goda di una concretezza più matura e pragmatica.
Concludo dicendo che La Noia è un romanzo che andrebbe letto cercando di guardare anche un po se stessi e il proprio vissuto , poiché in questo romanzo è possibile scorgere molti punti in comune con le nostre attuali vite, sopratutto se messe in relazione con la società di oggi , seppur il nostre presente è di fatto temporalmente lontano dalla storia sviscerata da Alberto Moravia.
La scrittura analitica e psicologica di Moravia è cosa nota e La Noia non si discosta dal bellissimo Gli Indifferenti , va detto che vi è un che di esistenziale, e nel contempo morale , in ogni caso è una critica al mondo borghese ma anche all'alta società del dopo guerra.
Il tema del mal di vivere attraverso il tedio della noia più esistenziale e anaffettiva , per certi versi mi è appartenuto, anche perché in questo caso si parla di un giovane pittore, Dino , il resto sicuramente molto meno visto la mia estrazione contadino proletaria. Va detto che Il giovane pittore è sfuggente nei confronti di una madre possessiva e di un mondo edificato attraverso un auto compiaciuta ricchezza, atteggiamento tipico dell'alta borghesia , inoltre viene sottolineata l'incapacità di comunicazione con il sesso femminile coetaneo. Vista l' incapacità di far vivere la propria pittura , egli trova l'alibi nel tedio di tutto e nell'esistere stesso nella realtà, attraverso anche l'amore che nutre per Cecilia, una ragazza di estrazione inferiore, modella di pittori ma aspirante attrice e sessualmente libera , tuttavia come Dino priva di responsabilità e consapevolezza
Un logorroico individuo pedante che incontra una pratica ragazza che vive in funzione dei propri piaceri o bisogni, in quanto naturale, spontaneo che si traduce in un incosciente vivere strumentale e strumentalizzante a secondo del momento, imbastendo più relazioni.
Un meccanismo perverso si instaura tra i due, Dino la vuole amare solo per il piacere del possesso in maniera tale di giustificare un tedio tale da non percepire Cecilia come concreto innamoramento , salvo poi riprendere l'equilibrio frantumatosi con la pittura .Un discorso macchinoso sorretto dalla ragazza perché tutto sommato divertente e insolito, e perchè le piace la situazione , difatto, interrogata in tal proposito, sulla natura di questa ambiguità non si pone alcun perché , se non un laconico e inespressivo intrigante piacere. Non vado quindi oltre , la trama non va completamente svelata perché è avvincente , in grado di sorprenderci tutti, e per quanto possa ancora oggi essere attuale, può seriamente indurre il lettore ad una profonda riflessione sulla decadenza di un ordine etico e naturale del rispetto , necessario per ogni rapporto e interscambio di natura umana, nel privato come nel sociale. La Noia parla di un individuo senza strutture , appoggi, completamente alienato dalla vita sociale e dalla modernità E' un ritratto profondo, addirittura spietato sui fallimenti e le delusioni di un giovane pittore senza infamia e lode viziato, consapevole di un agiatezza sociale che odia e rifiuta , seppur non vi rinunzia per mancanza di virtù e carattere, un uomo irrisolto che mostra il suo limite rifiutando la figura stessa della donna, la madre , così come l' oggetto dell'amore , non ultimo, musa , nella costante presenza di Cecilia. Il limite morale del personaggio in esame però ha del tragico poichè corrisponde ad una vita che si perde in verità nell'ossessiva ricerca di un opposto irraggiungibile , ovvero Cecilia, una figura assai più ipocrita e priva di etica ma con una personalità forte e definita, in quanto strumentale , ed è proprio per tale motivo che l'arte del pittore resta inespressa in una pittura mai nata. Il ritratto di una generazione spregiudicata in quanto priva di valori, sopratutto nell' assenza di consolidare un qualsiasi merito sociale , che si traduca in un desiderio di realizzazione di presente attraverso un progetto che goda di una concretezza più matura e pragmatica.
Concludo dicendo che La Noia è un romanzo che andrebbe letto cercando di guardare anche un po se stessi e il proprio vissuto , poiché in questo romanzo è possibile scorgere molti punti in comune con le nostre attuali vite, sopratutto se messe in relazione con la società di oggi , seppur il nostre presente è di fatto temporalmente lontano dalla storia sviscerata da Alberto Moravia.
martedì 6 marzo 2018
Isabelle Yasmina Adjani ( La filmografia essenziale fra cinema , televisione e doppiaggio !)
Il grande Cinema di Isabelle Adjani - Filmografia essenziale
- Le Petit Bougnat, regia di Bernard Toublanc-Michel (1969)
- I primi turbamenti (Faustine et le bel été), regia di Nina Companez (1972)
- Lo schiaffo (La Gifle), regia di Claude Pinoteau (1974)
- Ariane, regia di Jean-Pierre de San Bartolomé (1974)
- Adele H. - Una storia d'amore (L'Histoire d'Adèle H.), regia di François Truffaut (1975)
- L'inquilino del terzo piano (Le Locataire), regia di Roman Polanski (1976)
- Barocco, regia di André Téchiné (1976)
- Vivere giovane (Violette et François), regia di Jacques Rouffio (1977)
- Driver l'imprendibile (The Driver), regia di Walter Hill (1978)
- Nosferatu, il principe della notte (Nosferatu: Phantom der Nacht), regia di Werner Herzog (1979)
- Les Sœurs Brontë, regia di André Téchiné (1979)
- Clara et les chics types, regia di Jacques Monnet (1981)
- Possession, regia di Andrzej Żuławski (1981)
- Quartet, regia di James Ivory (1981)
- L'Année prochaine... si tout va bien, regia di Jean-Loup Hubert (1981)
- Che cavolo mi combini papà?!! (Tout feu, tout flamme), regia di Jean-Paul Rappeneau (1982)
- Antonieta, regia di Carlos Saura (1982)
- Mia dolce assassina (Mortelle randonnée), regia di Claude Miller (1983)
- L'estate assassina (L'été meurtrier), regia di Jean Becker (1983)
- Subway, regia di Luc Besson (1985)
- T'as de beaux escaliers tu sais, regia di Agnès Varda (1986)
- Ishtar (Ishtar), regia di Elaine May (1987)
- Camille Claudel, regia di Bruno Nuytten (+ produttrice) (1988)
- Toxic Affair, regia di Philomène Esposito (1993)
- La Regina Margot (La Reine Margot), regia di Patrice Chéreau (1994)
- Les cent et une nuits de Simon Cinéma, regia di Agnès Varda (1995)
- Diabolique, regia di Jeremiah S. Chechik (1996)
- Paparazzi, regia di Alain Berbérian (1998)
- La repentie, regia di Laetitia Masson (2002)
- Adolphe, regia di Benoît Jacquot (2002)
- Bon voyage (Bon voyage), regia di Jean-Paul Rappeneau (2003)
- Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano, regia di François Dupeyron (2003)
- La journée de la jupe, regia di Jean-Paul Lilienfeld (2008)
- Mammuth, regia di Benoît Delépine e Gustave de Kervern (2010)
- De force, regia di Frank Henry (2011)
- David et Madame Hansen, regia di Alexandre Astier (2012)
- Ishkq in Paris, regia di Prem Soni (2012)
- 11 donne a Parigi (Sous les jupes des filles), regia di Audrey Dana (2014)
- Carole Matthieu, regia di Louis-Julien Petit (2016)
Televisione
- L'école des femmes, film TV, regia di Raymond Rouleau (1973)
- L'avare, film TV, regia di René Lucot (1973)
- Le secret des Flamands, serie televisiva in 4 episodi da 55 minuti, regia di Robert Valey (1974)
- Ondine, film TV, regia di Raymond Rouleau (1975)
- Figaro, film TV, regia di Jacques Weber (2008)
- Aicha: Job à tout prix, film TV, regia di Yamina Benguigui (2011)
Doppiatrice
- Lung Ta: les Cavaliers du vent, regia di Franz-Christoph Giercke e Marie-Jaoul de Poncheville (1990)
- Rapunzel - L'intreccio della torre, voce francese di madre Gothel
Isabelle Adjani tribute-bio (Isabelle Yasmina Adjani )
Isabelle Yasmina Adjani (Parigi, 27 giugno 1955) è un'attrice teatrale, attrice cinematografica e cantante francese,da me molto amata e seguitissima e dalla carriera artistica notevole e di grande livello qualitativo. Nasce nel diciassettesimo arrondissement di Parigi il 27 giugno del 1955, figlia di Mohammed Chérif Adjani, un immigrato cabilo originario di Iferhounène (morto nel 1983), soldato dell'esercito francese durante la Seconda guerra mondiale, e di Emma-Augusta Schweinberger, immigrata tedesca originaria della Baviera (morta nel 2007).Isabelle Adjani inizia a recitare fin da piccola ,sia per la conoscenza della lingua francofona che per quella teutonica ma sopratutto per un talento raro e unico. Esordisce a soli quattordici anni nel film per bambini le Petit Bougnat ma il suo primo ruolo concretamenbte importante risale al 1976 , Adele H - Una storia d'amore , film di François Truffaut , che la vede candidate per ben due nomination all' Oscar come migliore attrice. A seguire vi saranno ruoli senmpre di grande prestigio , come non menzionare il Nosferatù di Werner Herzog , oppure L' Inquilino del terzo piano , notevole plot di Roman Polansky ? A livello iconografico , tutti noi però siamo portati ad associare la bellissima Isabelle Adjani al ruolo maudit da Dark Lady per il celebre Possesion, un film seminale e cupissimo , un horror drammatico assai convulso e metafisico simbolista , concettualmente complesso , fra l'altro una delle migliori opere di Andrzej Żuławski (1981) che le vale anche il Prix d'interprétation féminine al Festival di Cannes. Nel teatro possiamo ricordarla in ben due avvenimenti importanti , fissando due periodi : nel 1973 quando entra alla Comédie-Française, dove si fa notare nella sua interpretazione di Agnès in L'École des Femmes di Molière e nel 1988 quando, dopo una lunga assenza da tale ambito , si ritrova di nuovo sul palco per nterpretare La dame aux camélias con la regia di Robert Hossein. Negli anni novanta è la volta di un caposaldo del cinema di quel decennio , fra l'altro da me amatissimo ancora oggi , ovvero La Regina Margot di Patrice Chéreau , dove interpreta la storica figura di Margherita di Valois. Sempre nella stessa decade va segnalato Diabolique di Jeremiah S. Chechick. Nel nuovo millennio notevoli possono sicuramente considerarsi i seguenti film Bon voyage (Bon voyage), regia di Jean-Paul Rappeneau (2003)Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano, regia di François Dupeyron (2003)La journée de la jupe, regia di Jean-Paul Lilienfeld (2008)Mammuth, regia di Benoît Delépine e Gustave de Kervern (2010)
Ultima menzione per la sua carriera di cantante , più che altro per il legame con Serge Gainsbourg e non per per particolari meriti , difatti si tratta di singoli episodi circoscritti a partire dal 1973 al 1984 , e ovvio che il più la Adjani lo abbia dato in veste di attrice di teatro e cinema. Da tempo vive in Svizzera cercando di essere poco visibile e raggiungibile da tutti i riflettori dello star system , poichè l'attrice di origina berbera ha scelto una vita più serena, ritirata e contemplativa.
LE ONDE DEL DESTINO (LARS VON TRIER)
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