My Ideal Blog : Globalartisticfusion.blogspot.com di Patrizio De Santis Patrizio De Santis è titol

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Questo blog è nato come se fosse un'isola felice dove sperimentare una scrittura personale e condividere le mie passioni con qualsiasi internauta interessato alla bellezza. La sua dinamo propulsiva è la passione e l'amore per l'Arte. Ho realizzato uno spazio libero e autogestito, impostando tale contenitore come se fosse un potenziale Magazine cartaceo di approfondimenti culturali e artistici. Global Artistic Fusion è una sintesi della mia ricerca popolare e culturale: un mondo che vi offro nel My Ideal Blog 2.0

venerdì 28 settembre 2018

Yukio Mishima

Yukio Mishima pseudonimo di Kimitake Hiraoka (Tokyo, 14 gennaio 1925 – Tokyo, 25 novembre 1970) non è semplicemente uno scrittore, la sua vita ha avuto a che fare con il teatro e la recitazione, la danza e la musica, le arti marziali ma sopratutto lo studio delle antiche tradizioni giapponesi e la pratica della nobil lotta nipponica. 
Egli era una nazionalista convinto e morirà da tale, occupando con i suoi uomini un palazzo governativo e con l' epilogo del "suicidio rituale " la pratica più nobile dell' antico codice d'onore samurai, e  proprio per questo gesto infiammò il popolo, nel lontano 1970. 
Lui era un uomo dalla sessualità promiscua e controversa ma sopratutto un grande artista, un combattente valoroso e impavido. La morte era il suo vessillo, l'amore la sua essenza e la patria l'unica fede possibile. 

Questi sono i miei libri preferiti : La via del Samurai , Musica , La scuola della carne e Vita in vendita. Consigliati caldamente e vivamente a tutti 

L'ultimo discorso pubblico di Y. Mishima prima del suicidio rituale :  «Dobbiamo morire per restituire al Giappone il suo vero volto! È bene avere così cara la vita da lasciare morire lo spirito? Che esercito è mai questo che non ha valori più nobili della vita? Ora testimonieremo l'esistenza di un valore superiore all'attaccamento alla vita. Questo valore non è la libertà! Non è la democrazia! È il Giappone! È il Giappone, il Paese della storia e delle tradizioni che amiamo.»  Queste sono state le ultime parole di Mishima prima di adempiere al suicidio rituale, lasciate scritte in una lettera :  «La vita umana è breve, ma io vorrei vivere per sempre» 




Yukio Mishima ( Estratto " Confessioni di una maschera ")



Quella sera, arrivato a casa nei sobborghi, contemplai seriamente il suicidio per la prima volta nella mia vita. Mentre però vi riflettevo, la prospettiva divenne fastidiosa oltre ogni sopportazione, e finii col concludere che sarebbe stata una faccenda grottesca. 
Rifuggivo, per indole dall'ammettere una sconfitta. E poi, mi dissi, non c'è nessun bisogno ch'io prenda un'iniziativa così radicale per conto mio, no davvero, quando mi attornia un così largo stuolo dei più svariati tipi di morte: morte durante un'incursione aerea, morte nell'adempimento del proprio dovere, morte sotto le armi, morte sul campo di battaglia, morte per investimento di un veicolo, morte per malattia... Certo il mio nome è già stato segnato nell'elenco di uno di questi tipi [...] No... per qualunque verso mettessi la questione, il momento non appariva propizio. Meglio semmai aspettare che qualcosa mi usasse il favore di uccidermi.

1976 NAGISA OSHIMA oppure NOBURO TANAKA ? ( L' Impero dei Sensi e Abesada)

1976 NAGISA OSHIMA O NOBURO TANAKA ? L'IMPERO DEI SENSI ! 


Il 1976 è un anno particolare per il cinema mondiale, dal Giappone sta per arrivare una doppia bomba in grado di scuotere e destabilizzare sia i bigottismi puritani delle religioni monoteistiche che le civiltà fallo-centriche, ma sopratutto il movimento femminista, ai tempi agguerrito e in pieno fermento culturale. 
Due film tratti da un fatto di cronaca cruento e passionale lontano nel tempo, nello specifico gli anni trenta, durante la guerra delle Manciurie. Prima di addentrarmi nella vicenda voglio specificare in cosa differiscono i film : Ecco l'impero dei Sensi di N. Oshima è un film d'autore e di notevole importanza , Abesada - L' Abisso dei Sensi è un prodotto di Genere, e quindi di serie B, nello specifico un Pink Movie, una particolare tipologia di pornografia Giapponese dove non possono essere esposti gli organi sessuali riproduttivi, per veto e cultura, tuttavia sono ammessi qualsiasi tipologia di perversione sessuale, sopratutto se esasperata e violenta; padre del genere è N. Tanaka.
Nella mia soffitta ho entrambe le VHS, una acquistata in edicola con l' Unità, il film nobile, l'altra per corrispondenza dalla Bloodbuster di Milano.
Io mi soffermo sul film di Oshima, anche se Tanaka in questo caso non realizza un semplice sottoprodotto di genere, anzi , si avvicina a un livello di qualità prossimo alla cinematografia nobile, elevandosi al di sopra della media dei coevi Pink Porno ma aggiungo solo che il successivo La Casa delle Perversioni è un sequel mal riuscito, cosa che gioca a suo sfavore. 
Inizio con la trama di Ecco l' Impero dei Sensi , e chiudo con qualche info, restando sull'opera di Nagisa Oshima. Tokyo, 1936. Il legame tra la giovane cameriera Sada Abe e Kichizo "Kiki san" Ishida, proprietario della pensione presso cui presta servizio, è un legame d' amore sconvolgente, senza controllo, una passionalità totalmente dominata dai sensi. 
La relazione, la cui attrazione è corrisposta in maniera fin troppo corrosiva per non evolvere nel dramma, si nutre di una greve estasi sensuale che prelude a un tormentato baratro erotico. I due amanti vivono alimentandosi di questa fatale e ossessa sacra fiamma di amore e passione,  l'uno in funzione del piacere che può dare all'altro, annullandosi, e annullando, con il maniacale ripetersi degli amplessi, ogni forma di quotidianità tradizionale. Non esiste più ragione e razionalità poiché la costante necessità che hanno l'uno dell'altra è implacabile a tal punto che non possono impedirsi di copulare nemmeno in presenza di altre persone o all'aperto.
Il compulsivo consumarsi del gesto carnale si fa però sempre più estremo, e si conclude con la morte di Kiki, l'uomo tanto amato viene cosi soffocato nell'ora dell' ultima e mortale trasgressione. Nel finale Abe Sada recide il membro di Kiki - valore simbolico e affettivo - e se ne appropria, serbandolo con cura nel kimono per tre giorni, fino all'arresto da parte della polizia.
Il film non è un opera oscena ma molto studiata e raffinata, a partire dagli ambienti che ricordano il teatro, con rimandi al Giappone feudale, giusto un impressione estetica visto i treni, le sigarette e i soldati in partenza per la Manciuria, fra l'altro i pochi personaggi, i colori, le musiche, i canti tradizionali, riescono a esaltare l'aspetto drammatico della relazione, allontanando il rischio di travalicare il labile confine del Pink Movie, dove il sesso la fa da padrone, seppur in forma esasperata e senza gli organi sessuali esposti. Questa opera resta un caposaldo della cinematografia d'autore mondiale che ai tempi scosse l'Occidente ma ancora oggi è un battuto tema da Cineforum , con tanto di dibattiti interessanti.

Time - Kim Ki-Duk (2006)



Time , Kim Ki-Duk (2006)

Time del coreano Kim Ki-Duk di cui è degna di menzione l'intera parabola artistica, è a mio avviso un film che può fare la differenza nell'immediatezza visto che rispetto a tante altre sue produzioni è sicuramente la più diretta. Si tratta di una storia sentimentale ma dai risvolti inquietanti, attraversata da una cupezza ossessiva legata al dubbio d'amore, covato da parte di una donna.  La protagonista stravolge il suo volto e la propria esistenza per paura dello scorrere del tempo in relazione alla biologia del corpo umano. Sparisce dalla vita del proprio uomo per ritornare in una nuova veste. Meraviglioso.

Ed ora chi è senza peccato scagli la prima pietra : La Samaritana


La Samaritana : è un film del 2004 diretto da Kim Ki-duk, presentato al Festival internazionale del cinema di Berlino, con tanto di assegnazione di un premio quale l'Orso d'argento per il miglior regista. La pellicola parla essenzialmente del dolore di un padre per la figlia prostituta, ed è raccontato magistralmente da un poeta della cinematografia contemporanea, considerando l'encomiabile talento di Kim Ki-Duk. 

Link You Tube :
Kim Ki-Duk - La Samaritana - Trailer italiano :
(Ed ora chi è senza peccato scagli la prima pietra)


La locandina di Ferro 3 : La Stanza Vuota.


 

Ferro 3 è un vecchio film di Kim Ki Duk del 2004. Ferro 3 : La Stanza Vuota è stato presentato alla 61ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, in concorso come "film a sorpresa", una pellicola molto particolare e per certi versi piacevolmente inquietante, che lega il coreano alla famosa e celebre  "estetica del silenzio " del primissimo Michelangelo Antonioni in bianco e nero. 
Ferro 3 , insieme a L'Isola, sono i migliori lasciti della prima produzione del coreano, mentre con Time, La Samaritana e Pietà , il regista si fa largo nel cinema d' autore mondiale, ovviamente di settore e nicchia, tuttavia la poesia non verrà mai meno.

Pietà - Kim Ki Duk (2012 - Corea del sud)


 

Pietà di Kim Ki-Duk,  è un film del 2012 diretto da Kim Ki-duk, presentato alla 69 Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia dove ha vinto il Leone d'oro. Il titolo è palesemente ispirato alla Pietà di Michelangelo. Pietà è la storia di uno spietato usuraio crudele e impietoso che non si fa scrupoli a storpiare i poveracci del quartiere o amputare gambe e mani per riprendersi i soldi sotto gli occhi di madri e mogli disperate. Questo fino a quando non ritorna sua madre, dopo trent'anni di assenza.
La donna lo abbandonò dopo il parto e dopo averlo seguito a lungo diventa la sua ombra ma lo spietato usuraio diffidente le chiede di mangiare alla sua tavola offrendogli una polpetta con dentro un pezzo di vetro, ignara lei accetta, continuando a masticarla con devozione pur sentendosi il palato e la lingua lacerata , offrendo cosi al figlio pentimento e sangue. 
Lui pensando che sia una pazza la violenta. Nel corso dei giorni il ragazzo cambia e tra di loro si instaura un legame di complice dolore , attraversato da una spietata durezza. La madre vuole redimerlo fino alle estreme conseguenze e ripercorre i fatti delle sue atroci malefatte facendo in modo che il figlio sia sempre presente. 
L'apice del film è il momento capolavoro dell'opera del regista coreano. Lei si trova su di una cantiere dove tempo fa il giovane aveva gettato il figlio di un anziana signora malata , gli fa credere che alle spalle ci sia l'anziana intenta a minacciarla. L'usuraio si getta a terra invocando pietà , piangendo come un bambino ma avviene un fatto sconvolgente, che sorvolo ... La giovane donna deve in qualche modo farsi Pietà , madre di tutte le madri , per la redenzione del proprio amore , sangue e carne. L' epilogo , i colpi di scena , il dipanarsi delle affascinanti e drammatiche trame di questa opera di Kim Ki Duk , ora spetta a voi. Buona visione.

giovedì 27 settembre 2018

Una pericolosa storia d'amore ai tempi del Terzo Reich raccontata con un romanzo e un film. Il cinema che non è giunto in Italia è omosessuale.

Aimée & Jaguar è un film drammatico del 1998, tratto dal documentario Love Story, una vicenda tristemente accaduta e reale,una passionale storia di amore omosessuale fra Erica Fischer, di razza ariana e la breve vita dell'ebrea Felice Schragenheim, nascosta e protetta fino alla fine da quest'ultima, consorte di un ufficiale del Terzo Reich.
Ovviamente il documentario era tratto da un romanzo , mentre questo film cerca di compensare il vuoto che intercorre fra il libro e il documentario, con un prodotto all'altezza delle aspettative, di solito non è un operazione affatto facile, il confronto è impietoso, non sempre il film è in grado di rendere la stessa idea di un romanzo o un documentario. 
Il film uscì al cinema nel 1999, creando scalpore e molti veti e censure, sopratutto in quelle nazioni dove pudicizia e bigottismo religioso hanno ancora oggi forte presa , infatti in Italia non è mai stato trasmesso in sala. È distribuito in DVD in lingua originale sottotitolato in italiano.

Breve trama :

Lily Wust è la moglie di un soldato del Reich impegnato sul fronte orientale, ed è la perfetta madre di famiglia dei tempi , una donna ariana con quattro figli da educare alle rigidi convezioni morali della Germania Nazista. Felice Schragenheim è invece una ragazza ebrea che vive sotto falso nome, attivamente impegnata nelle attività clandestine della Resistenza. L' incontro fra le due generò un amore cosi forte da dissolvere il credo nazionalista ariano della Wust e la stessa fede religiosa della Schragenheim ma non senza conseguenze ...

Aimée & Jaguar


Titolo originale Aimée und Jaguar
Lingua originale tedesco
Paese di produzione Germania
Anno 1998
Durata 125 min
Rapporto 1,85:1
Genere sentimentale, drammatico, storico
Regia Max Färberböck
Sceneggiatura Max Färberböck,
Rona Munro
Produttore Günter Rorhbach, Hanno Ruth

Casa di produzione Senator Film Produktion
Fotografia Tony Imi Bsc
Montaggio Barbara Hennings
Effetti speciali Frank Schlegel,
Morton McAdams
Musiche Jan Andrzej Paweł Kaczmarek
Scenografia Albrecth Conrad,
Uli Hanisch
Costumi Barbara Baum
Trucco Gerlinde Kunz,
Gerhard Nemetz,
Horst Allert

Interpreti e personaggi
Maria Schrader: Felice Schragenheim (Jaguar)
Juliane Köhler: Lilly Wust (Aimée)
Johanna Wokalek: Ilse
Elisabeth Degen: Lotte
Detlev Buck: Günther Wust
Inge Keller: Lilly Wust anziana
Kyra Mladeck: Ilse anziana
Sarah Camp: Frau Kappler
Klaus Manchen: Herr Kappler
Margit Bendokat: Frau Jäger
Jochen Stern: Werner Lause
Peter Weck: Chefredakteur Keller
Lia Dultzkaya: Hulda
Dani Levy: Fritz Borchert







  

lunedì 30 luglio 2018

Nico : The End ( Expanded Remaster. 2CD Deluxe Edition on 1 October 2012.)

Nico : The End ( Expanded Remaster. 2CD Deluxe Edition on 1 October 2012.)  

Nel primo Ottobre del 2012 la Universal ha celebrato un album storico, The End di Nico, forse il più influente, anche se rispetto alle precedenti prove resta un incisione sicuramente di minore impatto, tuttavia il suo merito è quello di cercare nuove strade, poi approfondite da tanti altri musicisti di derivazione Post Punk e Dark Wave. The End resta un manifesto di apocalyptic folk i cui livelli di profondità sono immersi in un flusso di suoni funerei ben più grevi di The Marble Index e Desertshore, è ciò anche grazie ai contributi di Brian Eno ai sintetizzatori, e le leggere incursioni acide e farraginose della chitarra di Phill Manzanera, due Roxy Music. Anche in questo caso è la supervisione e la produzione di John Cale a fare da collante superlativo, e quindi a valorizzare lo stile volutamente monotono e catartico del canto di Nico, che porta in dote il suo fedele Harmonium. The End è un disco forse più concretamente "europeo" e attinge a piene mani nella radice teutonica dell' autrice, ed è anche un sentito omaggio alla figura tragica di Jim Morrison.
Il disco in questione sembra essere un corpo sonoro a parte, avulso dal tempo, infatti fin dalla sua pubblicazione resta un prodotto in largo anticipo con i tempi; un' impressione già presente nella sua vecchia produzione. Come ho già scritto, a livello di suono The End è più proteso verso l'ondata di musica nichilista di stampo dark gotica di fine anni settanta e inizio anni ottanta, un motivo per cui io stesso tendo ad ascoltarlo sempre con un maggiore interesse, pur preferendo un opera come The Marble Index.  Le litanie pagane di Nico vengono completamente immerse nei sintetizzatori di Brian Eno, la cui ricerca, nata come musica per "non musicista",  raggiungerà apici considerevoli, se si considera che l'anno successivo l' inglese, costretto da una lunga degenza, avrebbe concepito l' opera Discreet Music. I brani di The End sembrano fluttuare in un inquietudine insolita, più prossima alla morte, in quanto tutto ciò che si percepisce è ancor oggi, un funebre testamento straniante, come se parlasse in prima persona di un corpo fisico vivo, ma con la morte dentro. Non è improprio asserire che questo disco sia di fatto il canto del cigno di Nico.

Inizialmente la musica di Nico era una forma minimale di cantautorato da camera, un folk raffinato e all' avanguardia ma oscuro, ma con questo 33 giri si viene a completare un percorso di estraniazione attraverso suggestioni diverse. Va precisato che il merito dei musicisti coinvolti è considerevole : John Cale, con la sua produzione, e supervisione, in più il tocco da eccelso e multiforme poli strumentista, organo elettrico, pianoforte, basso e percussioni ; infine i sintetizzatori di Brian Eno e la chitarra di Manzanera.
L' album si apre con un trittico vertiginoso di brani che sono fra le elegie più dissolute decantate dall' artista, infatti "It Has Not Taken Long", oltre alla voce macabra della cantante, si eleva per un coro inquietante di bambini, che aprono le porte per la successiva medioevaleggiante e oscura  "Secret Side" ; il tratto comune dei brani in questione, oltre al cantato spettrale e allucinato, risiede nelle trame vertiginose dell' organo di Cale, che ammantano i giri di Harmonium di Nico.
La differenza a questo punto regna sovrana nella ballata pianistica di "You Forgot to Answer"che ben valorizza il sermone lugubre delle liriche decantate dalla cantante. Questa canzone nel corso del tempo è diventata un simbolo. La successione di questi tre brani, da soli, giustificano l' opera come fondamentale, mentre il resto è la riproposizione del tipico stile che Nico aveva già espresso in "Desertshore", forse appena un gradino sotto, vale la pena però citare "Innocent and Vain" e "Valley of the Kings".
L' elegia esoterica di "We've got the Gold" ci narra le gesta degli alchimisti, ma in generale, in tutto l'album vi sono riferimenti alla storia dei nibelunghi e un forte richiamo al paganesimo, ciò fa si che una volta giunti all' inferno edipico di "The End", un brano "morrisoniano" talmente sfigurato da sembrare autografo, Nico voglia di fatto chiudere un fase della sua vita, memore delle proprie radici. Va detto che l' omaggio, più che sentito, sia portante e centrale, a tal punto che questa opera non sarebbe la stessa senza l'intensità della cover in questione, però è giusto specificarne l' originalità, perché nella sua folle elegia non esiste alcun viaggio sciamanico, in stile psichedelico Hippy al peyote, giusto una lugubre decadenza mortale. 
Tutti i musicisti coinvolti fanno di questa nuova resa di The End un brano prossimo all'avanguardia art Rock, sopratutto nella suggestione maggiore, che risiede nell' interpretazione teatrale di lei, come una sacerdotessa rituale dell' oblio più malsano. Potete constatare di persona tale fascinazione, subito dopo il celebre verso " "Father? Yes, son. I want to kill you… Mother? I want to… " quanto un rantolo sgradevole, e soffocato, colpisce l' ascoltatore con un inquietante disagio, seguito dallo stridere dell' organo e del pianoforte, con l' harmonium e il sintetizzatore in sospensione che lasciano il posto alla coda acida delle chitarre di Phill Manzanera. 
Infine, a suggello del tutto, giunge una macabra rilettura dell' inno tedesco "Das Lied der Deutschen" che suggerisce molte chiavi di lettura, e non solo un tributo alla terra madre, al contrario, come nel caso di Jimi Hendrix e dell' inno americano trasfigurato al festival di Woodstock,  l' impressione è che Nico voglia smuovere sopratutto un' atto d' accusa verso i padri, fautori del terribile secondo conflitto mondiale, le cui macerie sono anche la memoria dei vari genocidi etnici, a partire dagli ebrei per giungere alle etnie nomadi rom, e le persecuzioni verso gli omosessuali, in sintesi tutto ciò che storicizzato conosciamo della prima metà del novecento.

( P. De Santis)

" Questa è la fine, bellissima amica
Questa è la fine, mia unica amica, la fine
Mi fa male lasciarti libera
Ma tu non mi seguiresti mai
Alla fine delle risate e innocenti bugie
La fine delle notti in cui provammo a morire
Questa è la fine "

Jim Morrison 

La riedizione della Universal, licenziata sul mercato il primo Ottobre del 2012, ci offre un bonus cd di materiale di vario genere ; peel session, demo, outtakes. Per chi già possiede l' album originale del 1974, nulla che sia cosi fondamentale, a differenza del corposo Book, dove è possibile leggere tutta la storia di questa perla discografica ( sempre se muniti però di una lente d' ingrandimento !)

lunedì 16 aprile 2018

Il motore del duemila : Il futuore dell' automobile e altre storie (Automobili - Dalla e Norisso)

Automobili è il terzo atto della storica collaborazione fra Lucio Dalla e il poeta, scrittore Roberto Roversi ma anche il segno di un proficuo percorso condiviso che giunge al termine con una piccola incrinatura che solo il tempo saprà risanare. E' una grande opera concettuale sulle automobili musicalmente rifinita e dai suoni moderni, raffinati, concepita per essere rodata sopratutto per un ascolto itinerante e live, con tanto di band da supporto attraverso uno spettacolo che si chiama "Il futuro dell' automobile e altre storie." Ovviamente è l'indirizzo popolare di Dalla il pomo della discordia con Roversi che firma la parte testuale con lo pseudonimo di Norisso per obbligo contrattuale. Da questa tensione però viene fuori un prodotto notevole e molto interessante, e quindi
la creatività non né risente affatto. Ora occorre fare una digressione e analizzare bene il motivo della rottura fra i due. Il futuro dell' automobile e altre storie in verità è l'idea portante dove Franco Roversi imprime il calco della sua firma ma questo concept non corrisponde al 33 giri Automobili, nato solo in parte da ciò che venne eseguito live e offerto nel 1976 alla Rai per essere trasmesso con un buon riscontro di successo. l'intellettuale, rispetto a Lucio Dalla, voleva la realizzazione di un doppio lp che mantenesse il titolo originale, il cantautore d'accordo con la R.C.A, optò per un sunto da la cui sintesi restarono fuori brani come "Ho cambiato la faccia a Dio" (che noi conosciamo però con il titolo "Un comunista", incisa nel 1990 in "Cambio") 
Ritornando al 33 giri c'è da dire che il suo ascolto risulta ancora oggi fresco e contiene dei brani con un potenziale e un inventiva godibilissimi sia per le orecchie più esigenti dei precedenti "Il giorno aveva cinque teste" e " Anidride Solforosa " che per chi avrà modo di apprezzare  le successive incisioni di Lucio Dalla, che personalmente io stesso amo, almeno fino al 1982. 
Brani come "Nuvolari"  e "Due ragazzi" sono la conferma di quanto ho appena scritto, infatti non hanno bisogno di molte presentazioni ma tutto il resto non è da meno, a partire dall'apertura " Intervista con l' avvocato" che precede "Mille miglia (prima e seconda parte) Il vero manifesto di Automobili è "Il motore del duemila" ( il brano fra l'altro è stato anche reinciso in un fortunato disco condiviso con Gianni Morandi) le cui parole descrivono il dubbio di un futuro alienato dalle macchine "Noi sappiamo tutto del motore, questo lucente motore del futuro ma non riusciamo a disegnare il cuore di quel giovane uomo del futuro, non sappiamo niente del ragazzo fermo sull'uscio ad aspettare dentro a quel vento del duemila, non lo sappiamo ancora immaginare"
Automobili è di fatto un album, come ho già scritto all'inizio, concepito per una band e l'esecuzione in pubblico, vi sono i contributi del fedele maestro e arrangiatore Ruggero Cini, a cui si deve la riuscita di tutta la trilogia con Roberto Roversi, le tastiere del futuro Ron, allora Rosalino Cellamare, il basso di Mario Scotti e Marco Nanni, le corde di  Luciano Ciccaglini, la batteria di Giovanni Pezzoli affiancata dalle percussioni di Toni Esposito, le ance di Lucio Dalla e Rodolfo Bianchi, il coro delle Baba Yaga, in sintesi, tralasciando qualche nome, tanto Jazz e Rock filtrati in un equilibrio Pop che non può che incontrare il gusto popolare di più generazioni e pubblici. Da tutta questa esperienza in Lucio non può che nascere l'esigenza di un cambiamento che avviene con il successivo e bellissimo "Come è profondo il mare" e una collaborazione insolita, l'opera Progressive collettiva
" L' Eliogabolo" di Emilio Locurcio e Gaio Chiacco, con Ron, Teresa De Sio, Arturo Stalteri, Claudio Lolli ( da questo doppio lp sarà tratto anche un breve sunto, una coda titolata  "L' Eliogabolo Operetta Irrealista") Il poeta, scrittore, editore, libraio, Roberto Roversi ritornerà ad essere la figura simbolo della cultura bolognese, fino alla sua morte, subito dopo la dipartita dell' amico cantautore. Ora tutti questi lp sono riuniti in un box "Nevica sulla mia mano" contenente quattro cd, gli album originali più dieci brani inediti, il tutto accompagnato con tanto di interessante book pieno zeppo di info e manoscritti dei due che raccontano il loro straordinario sodalizio artistico, inoltre vi sono contenuti interessanti documenti fotografici.


Il motore del duemila
sarà bello e lucente
sarà veloce e silenzioso
sarà un motore delicato
avrà lo scarico calibrato
e un odore che non inquina
lo potrà respirare
un bambino o una bambina


Ma seguendo le nostre cognizioni
nessuno ancora sa dire
come sara' cosa farà nella realtà
il ragazzo del duemila
questo perchè nessuno lo sa
l'ipotesi è suggestiva
ed anche urgente
ma seguendo questa prospettiva
oggi ne sappiamo poco o niente...


Noi sappiamo tutto del motore
questo lucente motore del futuro
ma non riusciamo a disegnare il cuore
di quel giovane uomo del futuro
non sappiamo niente del ragazzo
fermo sull'uscio ad aspettare
dentro a quel vento del duemila
non lo sappiamo ancora immaginare.

sabato 14 aprile 2018

Anidride Solforosa - Tu parlavi una lingua meravigliosa (Lucio Dalla e Roberto Roversi nel secondo atto di una trilogia libertaria senza precedenti storici )


Anidride Solforosa - Tu parlavi una lingua meravigliosa

Anidride Solforosa è di fatto il secondo atto di una collaborazione storica fra due carismatiche figure della Bologna più trasversale e anticonformista, l'inclassificabile cantautore Lucio Dalla e il poeta, scrittore, professore Roberto Roversi, un ex partigiano che si era distinto nella resistenza. 
Rispetto all'esordio "Il giorno aveva cinque teste", la cui stravaganza proto-progressive aveva offerto ottimi spunti ma anche un senso di straniante incompiutezza, sicuramente voluta, in Anidride Solforosa tutti gli ingredienti sono pienamente a fuoco e i versi del poeta riescono a penetrare a fondo il formato canzone, in quanto prossimi alla forma cantautorale di Lucio, ovviamente c'è la stessa ricerca di soluzioni musicali inedite del precedente atto, però vengono dispensate con cautela, anche perché in questo lp l'intento di entrambi gli autori è quello di produrre un risultato ottimale e più popolare. Purtroppo la risposta del pubblico sarà limitata al circuito off dei tempi ma c'è anche da dire che il fenomeno del cantautorato politico era una novità e Dalla pagava lo scotto del festival di Sanremo e di un lp fortunato come "Storie di casa mia" realizzato con Francesca Pallottino e in parte con i contributi del fedele amico Rosalino Cellamare ( Ron ). La collaborazione con la Pallottino non si era del tutto estinta e infatti nel 1974 si concretizza un tiepido successo di classifica con il singolo Anna bellanna

Con questo lavoro i due tornano ad occuparsi delle tematiche della precedente opera ma attraverso un linguaggio sicuramente più coeso e immediato, seppur originale, come nel caso dei brani Mela di scarto, riguardante il carcere minorile, con di nuovo Torino protagonista visto che si fa riferimento al Ferrante Aporti (nel disco "Il giorno aveva cinque teste", Torino era stata citata in diversi brani) mentre nel caso di Carmen Colon si tracciava l'inquietante storia di cronaca nera di un  Alphabet Killer. Interessanti casi di nuova canzone di denuncia sociale sono anche le originali trame del brano "Le parole incrociate" dove lo sfruttamento proletario del meridione da parte della nuova borghesia industriale del nord viene sottolineato da una indovinata citazione di un traditional siculo," Ciuri Ciuri ", alla fisarmonica, mentre nell'eloquente "Borsa valori" il situazionismo musicale si concretizza con dei brevi intermezzi d'archi che riprendono le celebri Raindrops Keeps on my hand e Singing' in the rain. Le punti di diamante  di questo 33 giri sono veramente tante a partire dalla stessa "Anidride Solforosa", complessivamente è un lavoro in cui ogni cosa funziona in un equilibrio perfetto al di fuori della stessa trilogia Dalla-Roversi e lo possiamo anche considerare il capolavoro dello stesso cantautore, poiché mai più il bolognese vorrà inseguire questo sentiero, anche se il successivo "Automobili" è ancora oggi di qualità eccelsa e forse è invecchiato meglio. Ritornando nei solchi di questo vinile vi sono brani che risplendono più di tutti gli altri a cominciare dalla visionaria "Ulisse coperto di sale", a mio avviso un brano manifesto degli anni settanta , un vero inno all'utopia di una stagione che sembrava destinata a fare proseliti in ogni campo ma fallisce proprio nell'impossibilità di rendere concreto un discorso fin troppo radicale, visto che il mondo stava andando in un altra direzione, e l' estremismo delle frange armate della politica extra-parlamentare è di fatto il canto del cigno di un epoca, in quanto astutamente manovrato dal sistema; la strategia della tensione non è altro che la fine di un sogno collettivo.

Ma cosa resta alla fine di tutta questa storia se non la poesia melanconica e struggente dell' amore, visto già da lontano, in una stazione dove riaffiora il ricordo di un fuoco mai spento, come nel caso di "Tu parlavi una lingua meravigliosa ", un ritratto dolce-amaro che possiamo immaginare come un film ambientato in una Bologna non ancora funestata dalla strage di stato di quel terribile 1980. In questa dolcissima visione di "miele aspro" il binomio Dalla e Roversi rifugge il sociale e l'anarchia e si concede uno struggimento senza precedenti, perché "Tu che parlavi una lingua meravigliosa " è anche il riaffiorare di un piccolo sogno sentimentale giovanile che sfuma per sempre nel passato. L' utopia di quella stagione dopo tutto può benissimo convivere con la stessa "lingua meravigliosa" del sentimento dell'amore, e poi entrambi gli autori erano e resteranno dei poeti, un cantautore e uno scrittore che per un attimo si sono sfiorati sulla stessa lunghezza d'onda. Automobili è il principio della fine, il pomo della discordia realizzato con il contributo del professor Roversi solo per obbligo contrattuale, poiché non farà sua l'esigenza di una forma canzone più lineare e nazional popolare voluta da Lucio, e  firmando come Norisso egli mette un punto definitivo a questa storia.

Il Disco è Cultura! Here and Now - I ritratti in Jazz per voce e contrabbasso di Marilena Paradisi e Bob Nieske. Losen Records, 2024

  Intro : Here and Now   I ritratti in Jazz per voce e contrabbasso di Marilena Paradisi e Bob Nieske  Tra le uscite discografiche che hann...