1976 NAGISA OSHIMA O NOBURO TANAKA ? L'IMPERO DEI SENSI !
Il
1976 è un anno particolare per il cinema mondiale, dal Giappone sta
per arrivare una doppia bomba in grado di scuotere e destabilizzare sia i
bigottismi puritani delle religioni
monoteistiche che le civiltà fallo-centriche, ma sopratutto il movimento
femminista, ai tempi agguerrito e in pieno fermento culturale.
Due film tratti da un fatto di cronaca cruento e passionale lontano nel
tempo, nello specifico gli anni trenta, durante la guerra delle
Manciurie. Prima di addentrarmi nella vicenda voglio specificare in cosa
differiscono i film : Ecco l'impero dei Sensi di N. Oshima è un film
d'autore e di notevole importanza , Abesada - L' Abisso dei Sensi è un
prodotto di Genere, e quindi di serie B, nello specifico un Pink Movie,
una particolare tipologia di pornografia Giapponese dove non possono
essere esposti gli organi sessuali riproduttivi, per veto e cultura,
tuttavia sono ammessi qualsiasi tipologia di perversione sessuale,
sopratutto se esasperata e violenta; padre del genere è N. Tanaka.
Nella mia soffitta ho entrambe le VHS, una acquistata in edicola con l'
Unità, il film nobile, l'altra per corrispondenza dalla Bloodbuster
di Milano.
Io mi
soffermo sul film di Oshima, anche se Tanaka in questo caso non
realizza un semplice sottoprodotto di genere, anzi , si avvicina a un
livello di qualità prossimo alla cinematografia nobile, elevandosi al di sopra
della media dei coevi Pink Porno ma aggiungo solo che il successivo La Casa
delle Perversioni è un sequel mal riuscito, cosa che gioca a suo
sfavore.
Inizio con la trama di Ecco l' Impero dei Sensi , e chiudo con qualche info, restando sull'opera di Nagisa Oshima. Tokyo, 1936. Il legame tra la giovane cameriera Sada Abe e Kichizo
"Kiki san" Ishida, proprietario della pensione presso cui presta
servizio, è un legame d' amore sconvolgente, senza controllo, una
passionalità totalmente dominata dai sensi.
La relazione, la cui
attrazione è corrisposta in maniera fin troppo corrosiva per non
evolvere nel dramma, si nutre di una greve estasi sensuale che prelude a
un tormentato baratro erotico. I due amanti vivono alimentandosi di
questa fatale e ossessa sacra fiamma di amore e passione, l'uno in
funzione del piacere che può dare all'altro, annullandosi, e annullando,
con il maniacale ripetersi degli amplessi, ogni forma di quotidianità
tradizionale. Non esiste più ragione e razionalità poiché la costante
necessità che hanno l'uno dell'altra è implacabile a tal punto che non
possono impedirsi di copulare nemmeno in presenza di altre persone o
all'aperto.
Il compulsivo consumarsi del gesto carnale si fa
però sempre più estremo, e si conclude con la morte di Kiki, l'uomo tanto
amato viene cosi soffocato nell'ora dell' ultima e mortale trasgressione. Nel finale
Abe Sada recide il membro di Kiki - valore simbolico e affettivo - e se
ne appropria, serbandolo con cura nel kimono per tre giorni, fino
all'arresto da parte della polizia.
Il film non è un opera oscena ma
molto studiata e raffinata, a partire dagli ambienti che ricordano il teatro, con rimandi al Giappone feudale, giusto un impressione
estetica visto i treni, le sigarette e i soldati in partenza per la
Manciuria, fra l'altro i pochi personaggi, i colori, le musiche, i canti
tradizionali, riescono a esaltare l'aspetto drammatico della relazione,
allontanando il rischio di travalicare il labile confine del Pink Movie, dove il sesso la fa da padrone, seppur in forma esasperata e senza
gli organi sessuali esposti. Questa
opera resta un caposaldo della cinematografia d'autore mondiale che ai
tempi scosse l'Occidente ma ancora oggi è un battuto tema da Cineforum ,
con tanto di dibattiti interessanti.
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