Yayoi Kusama - Love Forever & Self Obliteration: Gli anni della contestazione e dell' amore universale.
Yayoi Kusama, un nome che da solo riesce a raccontare
l'evoluzione e la portata rivoluzionaria del millenovecento attraverso l'arte, la vita e la lotta politica, e sopratutto con un percorso umano tra i più interessanti venuti dal Giappone, anche se è dagli Stati Uniti che bisogna passare per poter parlare del suo mondo.
L'artista, nata a Matsumoto, nel 1929, riesce a fare del proprio disturbo mentale, che si manifesta in una grave forma di allucinazione che l' affliggono fin da piccola, una forma colorata di arte completamente anarchica e rivoluzionaria.
La visione artistica che la Kusama ha messo in atto con il tempo non è un alterazione completamente folle della realtà, seppur si presenta come moto rivoluzionario più tosto " naif ", è al contrario organizzata nei minimi dettagli con una cura maniacale, frutto di uno stacanovismo lavorativo che l' ha resa celebre, ma anche la donna attualmente più ricca al mondo nel panorama della arti contemporanee. Sicuramente il primo approccio alla pittura di Nihonga è da sempre la componente base del background di Yayoi, in quanto si tratta di uno stile di grande rigore formale. E' comunque corretto definire il vero inizio di carriera quando la donna si trasferisce a New York, nel 1957, ed è qui dove spirano i venti delle avanguardie che decide di formarsi, attirata dalle nuove forme sperimentali e dai fermenti artistici che prendono vita in maniera completamente indipendente e autogestita, sospinti anche dal fervore politico e dalla concezione anticonformista del lavoro dell' artista, almeno rispetto al Giappone.
Yayoi kusama, gli anni sessanta e lo slogan " Love Forever " dei " Kusama Hapenings "
Gli anni sessanta sono per Yayoi Kusama una decade di grande fermento creativo e politico; New York è una fucina di nuove correnti e avanguardie che nell'ambito delle arti contemporanee vanno di pari passo con il sentire generazionale dei tempi, a torto spesso identificato solo con la letteratura Beat, il cinema e la musica dei nuovi complessi rock e dei menestrelli folk.
Attraverso l'arte, talune ingenuità naif del movimento " Flower Power " riescono a compiere uno scatto di livello, tuttavia senza delle cause politiche concrete questo " sentire " collettivo si sarebbe disperso nel marketing delle mode culturali, a secondo delle stravaganze del caso.
Le istanze femministe, la rivoluzione sessuale, la lotta per i diritti degli omosessuali e per le minoranze etniche vanno ad incontrare il diritto di espressione creativa, che da solo, nel caso dei coinvolgenti e provocatori "Kusama Happenings " si fa sintesi nel " Love Forever "
Per spiegare meglio il concetto bisogna comprendere la popolarità che ha l'artista sull'immaginario collettivo, di gran lunga più intrigante e carismatico di un qualsiasi leader dei movimenti politici extraparlamentari degli anni sessanta ( ovviamente questo discorso vale più che altro per la gioventù.) Ciò che accade intorno alla seconda metà degli anni sessanta coincide anche con la presa di consapevolezza che tutto ciò che avviene in quel preciso istante è il frutto di un sistema sempre più forte, un potere che cresce ogni giorno di più, e lo fa attraverso il progresso e la tecnologia, con il parametro del capitale al centro di ogni cosa, sopratutto in un contesto di ridistribuzione di potere tra
l'Oriente e l'Occidente, vedere la guerra del Vietnam, ma anche il comunismo filo sovietico perché con l'invasione di Praga, il regime dell'Unione Sovietica va a violare la libertà di una generazione desiderosa di cambiamento, infine, non meno importanti le dittature terzomondiste create a tavolino dalle crescenti democrazie liberali post conflitto mondiale per frenare una possibile crescita economica e civilizzata del Sud del mondo.
Yayoi Kusama, una donna che viene dall'estremo Oriente, è una spettatrice attenta e partecipe, e come tanti artisti e giovani di quella generazione comprende che non esiste nessuna guerra giusta concepita nel nome della democrazia, ed è per questo che sceglie di realizzare una coinvolgente performance artistica : " Love Forever "
I Kusama Happenings arrivano in un contesto dove poter veramente agire in una maniera concreta e pragmatica, perché le sue fobiche percezioni, veicolate nell'arte visionaria che propone, non sono il frutto della cultura psichedelica dei "viaggi " con L. S.D., pericolosi mondi alterati che si presentano come delle vere fughe dalla realtà, ma al contrario una parte della realtà, alterata, ma organizzata in un contesto politico, con un fine " terreno " di pace e armonia, sicuramente naif ma decisamente più inclusivo e proteso verso le persone.
Yayoi non ha nulla a che fare con il pensiero "slogan" di Timoty Leary, " Turn on, Turn in, Drop Out " ( tradotto " Accenditi, sintonizzati e abbandonati ") e lo si evince da una dichiarazione che lascia a proposito delle allucinazioni di cui soffre, e della conseguente ossessione per un' arte fondata su di un infinito " gioco" di multiformi pulviscoli di luci e di pois : " i pois sono simboli del mondo, il cosmo. La terra è un punto, la luna, il sole e le stelle, sono tutti realizzati da punti. Tu ed io siamo puntini ". Yayoi con la sua arte ci vuole suggerire che l' ego non è un buon valore perché siamo tutti delle piccole energie parte di un infinito sentire, che si catalizza attraverso le sfere celesti del cosmo, nel visibile e nell'invisibile. Ognuno di noi è una persona eccezionale ma questo nostro temporaneo transito terrestre deve essere al servizio di un solo sentimento, l'amore.
Quello che accade tra le strade di Manhattan non è solo ribellione di costume e consapevolezza politica, perché il contributo artistico di Yayoi Kusama riesce a catalizzare esattamente l'essenza di ogni cosa in un punto, ed è attraverso i Pois che la donna inscena il senso universale dell' amore.
L' artista coinvolge uomini e donne in happening, dove una volta denudati li dipinge di pois invitandoli alla danza liberatoria e trascendentale dell' amore cosmico, esattamente come la sincronia delle sfere celesti del cielo notturno.
La polizia interviene disperdendo queste festanti e impudiche manifestazioni di arte contemporanea e libertaria. Possiamo immaginare il contributo della Kusama alla contestazione come un qualcosa di sorprendente ed insolito ma la donna deve fare fronte al razzismo e alla misoginia, e in un certo qual modo non essendo un' americana, di pelle bianca, nel proporsi in questa forma radicale di condivisione di arte collettivista, crea un precedente pericoloso, anche perché coinvolge il nascente movimento femminista. Con gli anni settanta e l' arrivo di un successo dalla portata internazionale, che di contro cammina di pari passo con il crescente avanzare del disagio allucinatorio ( come ho già scritto, dovuto alla malattia mentale) si va a concludere l' esperienza americana, una vera rivoluzione intrapresa nel 1957 che lascia il posto alla " strada di casa ", un graduale ritorno in Giappone che prende vita gradualmente a partire dall' anno 1973 per concludersi nel 1977.
Self Obliteration, il film sperimentale di Yayoi Kusama, ci racconta quello che sono stati gli anni sessanta allo scoccare del 1968 e grosso modo resta una delle più fedeli testimonianze del suo sperimentalismo con i primi rudimenti del video, di fatti oggi questa pellicola ci può apparire un prodotto anacronistico e ingenuo, decisamente figlio dei tempi, eppure il concetto che ruota intorno ai pois, intesi come punti di infinito cosmo resta universale.
Il film raccoglie non solo gli happening ma anche alcune location, ambienti, gallerie, mostre, dove l'artista da' vita ai suoi caleidoscopici giochi di luci e colori e rivestimenti di pois : persone, stanze, mobili e oggetti, fino agli animali, come l'iconico " cavallo" e gli ambienti naturali esterni. Self Obliteration è una metafora di rinuncia all'identità dell' ego, e nasce come un inclusivo invito ad essere parte dell' universo nella giusta e armoniosa condivisione della vibrazione eterna dell' amore. Puro simbolismo.
Gli anni sessanta, a New York, saranno l' ultimo frangente di pubblica condivisione della Kusama, dopo di che l' artista sceglierà un percorso via via sempre più introspettivo, e forse sarà il segno di una consapevole ma matura " resa " al disagio psichiatrico che l' artista affida ad una struttura psichiatrica all'avanguardia
- Kusama's Self Obliteration ( Jad Yalkut / 1967) - Link you tube / full movie :
- Il film : qualche dettaglio tecnico e descrittivo del cortometraggio Yoyoi Kusama's Self Obliteration di Jad Yalkut -
Yayoi Kusama nel cortometraggio sperimentale che va a documentare la sua attività, si fa aiutare dalla mano e dalla fotografia di Jud Yalkut, che mette in risalto la visione cosmica e trascendentale dell' artista attraverso un gioco di dissolvenze, per favorire il concetto di dissoluzione sulla materia. Tutto questo lavoro ha bisogno di altri effetti per poter rendere al meglio l' atmosfera trasognante del simbolismo concettuale del tema, di conseguenza Yalkut utilizza sequenze rapide e al rallentatore con la fotocamera in libero movimento e i zoom - in e - outs. Il tutto si risolve ad un effetto luci tendenti al pallido, in maniera tale di rendere indefiniti le persone, gli oggetti e l'ambiente, a tal punto che verso il finale perfino i titoli di coda e i crediti, illeggibili, si dissolvono in un fiume di luce, quasi a volerci suggerire una catarsi mistico - spiritualistica dell' amore.
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