[ - Sarah Kane, Crave + 4 : 48 Pysichosis. Tutto il teatro in un canto di morte e amore. La vita, la scrittura e il teatro contemporaneo in una tabula rasa.- ]
" Cosa sono?
la bambina dei no.
da una camera della tortura all'altra
una terribile sequenza di errori imperdonabili
ogni gradino della via su cui sono caduta "
" Sono così. Esisto in questo oscillare. Mai ferma, mai solo una cosa o l’altra, mi muovo costantemente da un lato al limite più estremo dell’altro. "
«Non c’è niente che non si possa rappresentare in scena: affermare di non poter raccontare qualcosa, dire che non se ne può parlare, è un atto di ignoranza terribile. Volevo essere sincera fino in fondo sull’abuso e sulla violenza. Tutta la violenza presente nel testo è stata inserita attentamente nel plot ed è stata strutturata secondo un punto di vista drammaturgico che mi ha permesso di dire quello che volevo sulla guerra. La logica conclusione dell’atteggiamento che produce un caso isolato di stupro in Inghilterra è la violenza etnica in Bosnia. E la logica conclusione di come la società si aspetta che gli uomini si comportino in guerra»
(Sarah Kane, Blasted)
- Crave ( Febbre) 1998 -
" La lucidità si trova nel centro di convulsione, lì dove la folla viene consumata dall’anima spaccata in due.
Mi conosco.
Mi vedo.
La mia anima è presa in una ragnatela di ragioni
tessuta da un dottore per aumentare il numero dei sani.
Alle 4 e 48
dormirò. "
" Mi farò un overdose, mi taglierò le vene, infine m' impiccherò. Che nessuno pensi che il mio gesto sia un grido d' aiuto "
" Nel nero e freddo stagno del mio io.
L'abisso della mia mente immateriale.
Come posso ritornare alla forma,
ora che il mio pensiero materiale se n'è andato?
Non è una vita che possa sopportare.
Mi ameranno per quello che mi distrugge.
La spada nei miei sogni
La polvere dei miei pensieri
La malattia che si riproduce nelle pieghe della mia mente."
" Tagliatemi la lingua
Strappatemi i capelli
Mozzatemi gli arti
Ma lasciatemi l’amore
Preferirei aver perduto le gambe
Che mi avessero strappato via i denti
Cavato gli occhi
Piuttosto che aver perduto l’amore "
S. Kane.
Alle 4 e 48
quando la lucidità mi fa visita per un ora e dodici minuti sono in me.
Passata quell'ora sarò di nuovo andata, marionetta in pezzi, ridicola
folle.
Ora sono qui e riesco a vedermi
ma quando sono rapita da basse illusioni di felicità
l'orrendo incantesimo di questo motore di magie,
non riesco a toccare il mio vero io.
PERCHÉ MI CREDI IN QUESTI MOMENTI E NON ADESSO ?
( L'attrice urla straziata )
Ricorda la luce e credi nella luce.
Nulla importa ormai.
Smettila di giudicare dalle apparenze, dai un giudizio obbiettivo.
- Tranquilla presto starai meglio.
Il tuo scetticismo non guarisce nessuno.
Non mi guardare.
Lo sportello si apre ... luce fredda
Un tavolo due sedie e niente finestre
Ecco io sono qui e c'è il mio corpo
Balla sui vetri
In un momento disgraziato in cui non ci sono disgrazie
Non hai scelta
la scelta viene dopo
Tagliatemi la lingua
strappatemi i capelli
mozzatemi gli arti
ma lasciatemi l'amore
preferirei aver perduto le gambe
che mi avessero strappato via i denti
cavato gli occhi
piuttosto che aver perduto l'amore
Lanciare tremare colpire frustare spremere frustare colpire frustare ondeggiare tremare lanciare colpire spremere premere lanciare tremare bruciare ondeggiare tremare sfiorare tremare colpire tremare lanciare bruciare sfiorare premere spremere premere colpire tremare ondeggiare bruciare lanciare tremare bruciare
NON FINIRÀ MAI
Sfiorare tremare colpire frustate spremere frustare colpire frustare ondeggiare tremare lanciare colpire spremere premere lanciare premere lanciare tremare spremere bruciare tremare sfiorare lanciare lanciare premere sfiorare lanciare sfiorare ondeggiare bruciare tremare bruciare lanciare
NIENTE E' PER SEMPRE, NIENTE DI NIENTE
....
NON HO NESSUNA VOGLIA DI MORIRE
NESSUN SUICIDA NE HA MAI AVUTA
GUARDATEMI SCOMPAIO
GUARDATEMI
SCOMPAIO
GUARDATEMI
GUARDATEMI
GUARDATE
...
UNA ME CHE NON HAI MAI CONOSCIUTO, IL VOLTO IMPRESSO SUL ROVESCIO DELLA MENTE.
PER FAVORE, APRITE LE TENDE.
S.K, 4 : 48
Sarah Kane ( Brentwood, 3 febbraio 1971- Londra, 20 febbraio 1999) è stata una scrittrice e drammaturga inglese dalla breve esistenza, tormentata dalla depressione e dal pensiero costante della morte, come si evince anche dalla sua opera, dove la solitudine e la drammatica assenza d' amore ammantano il teatro di un limbo nero molto intenso, a tratti espressivamente " forte " e contrastante, violento ma nel contempo poetico, seppur in taluni casi perverso e disturbato, follemente malsano. la Kane non ha di certo goduto di una vita artistica facilissima, lottando contro gli ostracismi, le censure e il boicottaggio mediatico, in quanto autrice di cinque testi teatrali controversi, dove temi come il cannibalismo e lo stupro, la malattia mentale, la stessa piaga fisica, fanno da cornice alla parola attraverso una tetra rappresentazione scenica, e la propria crisi depressiva.
In " Febbre " la drammaturga riesce a sintetizzare con poche ma essenziali parole il senso della propria idea di arte nel' ambito della scrittura per il teatro : " un orrore così profondo può essere frenato solo da un rito "
Il teatro di Sarah Kane è all' insegna degli eccessi scenici e nell' opera d' esordio " Dannati " oltre a far gridare allo scandalo, riesce a segnare un nuovo passo nella drammaturgia inglese, ponendosi come paladina e fautrice di una tabula rasa estrema e visionaria. In molti le devono qualcosa.
Blasted ( Dannati) lavoro del 1995, traccia un interessante parallelismo tra l' Inghilterra e la guerra in Bosnia, attraverso uno scenario
di disturbanti visioni di stupro, cannibalismo e brutalità di genere. Ad oggi, è il più grande scandalo teatrale avvenuto a Londra dopo Saved, un opera del 1966 di Edward Bond, celebre per una terribile e brutale scena con lapidazione di un bambino. In più di un occasione Bond ha pubblicamente difeso l' opera della Kane, anche perché tra i due c'era profonda ammirazione, la stessa che può esserci tra un' allieva e un maestro. Gli esordi di Sarah Kane sono dunque contraddistinti dai ripetuti linciaggi mediatici, ma
il tutto è avvenuto in concomitanza di un piccolo ma crescente culto. I postimi di Blasted hanno inciso pesantemente sulla sua precaria salute mentale, favorendo sempre di più il disagio della crisi depressiva; il Daily Mail, attraverso la penna critica di Jack Tinker, liquidò, il primo teatro dell' artista come " un disgustoso banchetto di sporcizia" La situazione è iniziata a cambiare in positivo soltanto con la quarta opera, un lavoro molto ambizioso e di taglio psicologico che porta il nome di Crave ( Febbre). C'è da dire che Crave fu pubblicata e portata in scena con lo pseudonimo di Marie Kelvedon, una strategia voluta, necessaria per fare in modo che la critica valutasse il lavoro senza i preconcetti ereditati dai precedenti Blasted - Dannati, L' amore di Fedra e Purificati.
- Crave ( Febbre) 1998 -
Crave è una delle migliori opere di drammaturgia teatrale negli anni novanta, venuta alla luce a suggello del millenovecento, un secolo molto generoso e ricco in tutti i campi dell' arte da un punto di vista di ricerca e d' avanguardia, sopratutto per quel che concerne il mezzo artistico come strumento per sviluppare dei linguaggi di rottura attraverso delle radicalità necessarie per abbattere i confini, gli steccati umani e culturali, i muri sociali e psicologici nella società convenzionale, tradizionale e morale.
Il lavoro si sviluppa su quattro personaggi, che hanno come nome una sola lettera, A (uomo) - Abusatore, B (uomo) - Ragazzo, C (donna) - Bambina, M (donna) - Madre, la cui profondità di legami li mette in relazione l'uno con l' altro in un disegno psicologico avvincente e misterioso, tale da essere comprensibile solo dopo diverse chiavi di lettera. Crave è un testo teatrale molto psicologico e profondo, richiede la giusta attenzione, e compenetrazione.
Per certi versi è una " febbre " che nel proprio divenire vuole farsi contagio nello stesso pubblico, che sia lo spettatore del teatro, intento ad ascoltare la parola e a visionare il gesto visivo del dramma, oppure il lettore, attento nella muta indagine di una scrittura emotiva ma densa di inquietante e torbida profondità sinistra.
Una vera "suite musicale" per quattro voci, due maschili e due femminili, che nell'insieme sono il canto generazionale e apocalittico di un' anima lacerata che si fa presagio nell'annunciare, con una visionaria preveggenza, l'alienante condizione umana, sociale, culturale e artistica che tende a sfaldarsi nel nuovo millennio.
Sarah Kane è fondamentalmente una scrittrice di epitaffi culturali, dove la parola sanguina la disperazione emotiva di un disagio e uno smarrimento socio culturale crescente, che letto attraverso una lente di ingrandimento psicologica e analitica brutalmente lucida, vive in maniera incisiva ed efficace nella parola scritta e nella drammaturgia teatrale proprio nel suo volere toccare gli estremi.
Tuttavia Crave va visto come un lavoro a se stante, completamente diverso dagli eccessivi e truculenti esordi tra cui il discusso e controverso Blasted. Realizzato con lo pseudonimo di Marie Kalveldon si tratta probabilmente del suo testo più ambizioso e colto, con possibili rimandi alle strutture fluide di Thomas S. Ellioth e alla prosa di Virginia Woolf, il tutto con la citazione esplicita del vecchio testamento ebraico, nella ripresa dei passi conclusivi dell' Apocalisse, che chiude il sipario, destando stupore, sensazione e interesse di pubblico e critica.
“Monologo di A” , estratto : " Crave " di Sarah Kane
E voglio giocare a nascondino e darti i miei vestiti e dirti che mi piacciono le tue scarpe e sedermi sugli scalini mentre fai il bagno e massaggiarti il collo e baciarti i piedi e tenerti la mano e andare a cena fuori e non farci caso se mangi dal mio piatto e incontrarti da Rudy e parlare della giornata e battere a macchina le tue lettere e portare le tue scatole e ridere della tua paranoia e darti nastri che non ascolti e guardare film bellissimi e guardare film orribili e lamentarmi della radio e fotografarti mentre dormi e svegliarmi per portarti caffè brioches e ciambella e andare da Florent e bere caffè a mezzanotte e farmi rubare tutte le sigarette e non trovare mai un fiammifero e dirti quali programmi ho visto in tv la notte prima e portarti a far vedere l’occhio e non ridere delle tue barzellette e desiderarti di mattina ma lasciarti dormire ancora un po’ e baciarti la schiena e carezzarti la pelle e dirti quanto amo i tuoi capelli i tuoi occhi le tue labbra il tuo collo i tuoi seni il tuo culo il tuo …
… e sedermi a fumare sulle scale finché il tuo vicino non torna a casa e sedermi a fumare sulle scale finché tu non torni a casa e preoccuparmi se fai tardi e meravigliarmi se torni presto e portarti girasoli e andare alla tua festa e ballare fino a diventare nero e essere mortificato quando sbaglio e felice quando mi perdoni e guardare le tue foto e desiderare di averti sempre conosciuta e sentire la tua voce nell’orecchio e sentire la tua pelle sulla mia pelle e spaventarmi quando sei arrabbiata e hai un occhio che è diventato rosso e l’altro blu e i capelli tutti a sinistra e la faccia orientale e dirti che sei splendida e abbracciarti se sei angosciata e stringerti se stai male e aver voglia di te se sento il tuo odore e darti fastidio quando ti tocco e lamentarmi quando sono con te e lamentarmi quando non sono con te e sbavare dietro ai tuoi seni e coprirti la notte e avere freddo quando prendi tutta la coperta e caldo quando non lo fai e sciogliermi quando sorridi e dissolvermi quando ridi e non capire perché credi che ti rifiuti visto che non ti rifiuto e domandarmi come hai fatto a pensare che ti avessi rifiutato e chiedermi chi sei ma accettarti chiunque tu sia e raccontarti dell’angelo dell’albero il bambino della foresta incantata che attraversò volando gli oceani per amor tuo e scrivere poesie per te e chiedermi perché non mi credi e provare un sentimento così profondo da non trovare le parole per esprimerlo e aver voglia di comperarti un gattino di cui diventerei subito geloso perché riceverebbe più attenzioni di me e tenerti a letto quando devi andare via e piangere come un bambino quando te ne vai e schiacciare gli scarafaggi e comprarti regali che non vuoi e riportarmeli via e chiederti di sposarmi e dopo che mi hai detto ancora una volta di no continuare a chiedertelo perché anche se credi che non lo voglia davvero io lo voglio veramente sin dalla prima volta che te l’ho chiesto e andare in giro per la città pensando che è vuota senza di te e volere quello che vuoi tu e pensare che mi sto perdendo ma sapere che con te sono al sicuro e raccontarti il peggio di me e cercare di darti il meglio perché è questo che meriti e rispondere alle tue domande anche quando potrei non farlo e cercare di essere onesto perché so che preferisci così e sapere che è finita ma restare ancora dieci minuti prima che tu mi cacci per sempre dalla tua vita e dimenticare chi sono e cercare di esserti vicino perché è bello imparare a conoscerti e ne vale di sicuro la pena e parlarti in un pessimo tedesco e in un ebraico ancora peggiore e far l’amore con te alle tre di mattina e non so come non so come non so come comunicarti qualcosa dell’assoluto eterno indomabile incondizionato inarrestabile irrazionale razionalissimo costante infinito amore che ho per te.
- 4 : 48 Pysichosis ( 1999) -
4: 48. Secondo le statistiche è il momento in cui avviene il maggior numero di suicidi e si tratta di un arco temporale dove si apre una voragine dell' anima per vivere in un tempo di sospensione fino all' epilogo, la cui estrema conseguenza consiste nel congiungersi per sempre con il silenzio, come nel caso della voce narrante di 4 : 48 Pysichosis.
Si tratta dell' opera più radicale di Sarah Kane in quanto il suo testo è un' intenzione della realtà, è nato per essere trasposto in un fatto compiuto e definitivo. 4 : 48 Pysichosis è stato completato e rifinito postumo, almeno per quel che concerne la trasposizione come monologo da teatro, grazie ad alcune indicazioni lasciate a posteriori. L' autrice subito dopo aver terminato la stesura dell'opera, fu ricoverata in ospedale psichiatrico a causa di un' overdose di sonniferi. la Kane si impiccò una volta lasciata sola, dopo tre tormentate ore all' interno della struttura, con i lacci delle sue stesse scarpe. 4 : 48 è palesemente un testamento artistico e biologico.
" La lucidità si trova nel centro di convulsione, lì dove la folla viene consumata dall’anima spaccata in due.
Mi conosco.
Mi vedo.
La mia anima è presa in una ragnatela di ragioni
tessuta da un dottore per aumentare il numero dei sani.
Alle 4 e 48
dormirò. "
La scrittrice drammaturga britannica sceglie una forma di scrittura teatrale radicale e a soli 28 anni, nel 1999, si consegna alla morte con uno dei monologhi più intensi e drammatici che si ricordi, crudo come un pugno nello stomaco. Si tratta di un monologo dalla durata di circa
un'ora, dove la protagonista parla in una " stanza interiore ", che è la solitudine della propria mente, in attesa dell' ultimo atto, contrassegnato dalle ore 4 : 48, che le darà libertà eterna.
" Mi farò un overdose, mi taglierò le vene, infine m' impiccherò. Che nessuno pensi che il mio gesto sia un grido d' aiuto "
Un lavoro sicuramente più lucido e analitico di quando si possa pensare, poiché si pone come un' indagine brutale, senza alcun filtro, sul vero volto della depressione, erroneamente accostata all'apatia della tristezza, alla lamentazione vanificata dall'autocommiserazione della propria esistenza. Sarah Kane invece si offre al mondo e sceglie di violentarlo, annunciando la nuda indagine di tutti gli anfratti oscuri del disagio mentale che si sta per impadronire del nuovo millennio, sotto forma di pandemia sociale. C'è una cura, si chiama amore. Viviamo in una società priva di amore, e questo la scrittrice britannica lo ha vissuto dall'interno di un settore dove le cose sarebbero dovute essere diverse, che è il mondo del teatro contemporaneo, perché soltanto con " Crave " , portato in scena con il libretto accreditato a Marie Kalveldon, le è stato riconosciuto un merito artistico di grande pregio.
Lo scandalo si ripete, il mondo dell' arte e del teatro sono di nuovo in difficoltà perché come era accaduto nel 1995, con Blasted si trova impreparato e sconcertato di fronte 4 : 48
Pysichosis. " Per favore non tagliatemi tutta per scoprire come sono morta ve lo dico io come sono morta. Cento di Lofepramina, quarantacinque di Zoplicone, venticinque di Temazepam e venti di Mellerin "
Sarah Kane questa volta ha attaccato con ferocia inaudita tutto il settore, attraverso la massima forma di oscenità, perché di fronte al suicidio il senso del pudore è definitivamente disarmato in uno stato di assedio. La chiave di lettura per comprendere questo " mantra " psicotico, dove la reiterazione incontra molto la musicalità in un monologo attraversato da nevrotici turpiloqui e vuoti, strutturati come dense sospensioni della parola, potrebbe essere che la memoria offesa, sofferente e umiliata dell' autrice è dopo tutto un blues post moderno. c'è anche del sentimento, un frutto ammaccato che chiede di essere amata con tenerezza e passione, e in questo aspetto Sarah Kane mostra allo spettatore di essere più normale della presunta gente normale, e meno " bestiale" e oscura di quanto si sia potuto pensare in vita, travisando il senso delle sue prime trasversali opere.
" Nel nero e freddo stagno del mio io.
L'abisso della mia mente immateriale.
Come posso ritornare alla forma,
ora che il mio pensiero materiale se n'è andato?
Non è una vita che possa sopportare.
Mi ameranno per quello che mi distrugge.
La spada nei miei sogni
La polvere dei miei pensieri
La malattia che si riproduce nelle pieghe della mia mente."
Sarah Kane è stata una voce senza compromessi del teatro contemporaneo, impegnata nella costante lotta contro la sindrome di disturbo comportamentale depressivo bipolare, ma nel contempo intenta
alla creazione di un nuovo linguaggio creativo e sperimentale, da cui poi hanno attinto in molti, e non necessariamente nel circoscritto ambito della neo drammaturgia teatrale.
Nei cinque testi concepiti nel suo breve arco artistico produttivo è riuscita a creare delle immagini di grande forza espressiva in grado di descrivere nel dettaglio più minuzioso gli estremi di un' umanità giunta alla rovina, dove il disagio esistenziale non è una semplicistica patologia della mente, ma la " decomposizione " etica di un paesaggio apocalittico che è costante e disumana marcescenza d' amore, dove le persone si sopraffanno esercitando senza alcuna pietà l' esercizio della violenza, in
risposta a un disagio esistenziale collettivo. Sarah Kane ha narrato tutto ciò nella sua opera-omnia, cercando di raccontare questo cruciale passaggio che ha
contraddistinto la fine del millenovecento e l' avvento del nuovo millennio. In " Tutto il teatro di Sarah Kane ", un pregevole ed esaustivo tomo edito dalla Einaudi per merito della certosina e appassionata traduzione di Barbara Nativi, e dei commenti professionali nelle note introduttive di Luca Scarlini, tutti noi abbiamo la possibilità di leggere la nostra attuale contemporaneità, perché la scrittura di questa incompresa autrice non è affatto invecchiata, ma al contrario è ancora fresca, moderna, drammaticamente incisiva e presente, e proprio per questo continua a vivere in svariate rappresentazioni del teatro post moderno, per merito di compagnie volenterose e amorevolmente grate, consapevoli di preservare un eredità importante, offerta ai posteri con l' estremo sacrificio della vita.
" Tagliatemi la lingua
Strappatemi i capelli
Mozzatemi gli arti
Ma lasciatemi l’amore
Preferirei aver perduto le gambe
Che mi avessero strappato via i denti
Cavato gli occhi
Piuttosto che aver perduto l’amore "
S. Kane.
Ciò che in vita non fu compreso è il presente. Sarah Kane è ancora la testimone del nostro tempo.
Tutto il suo teatro ci offre delle preziose chiavi di lettura per leggere la decadenza della modernità contemporanea e agire, nel nome dell' amore. Perché tutto ciò di cui abbiamo bisogno è l' amore.
Nel 2001 il Royal Court Theatre, che aveva messo in scena tutte le prime degli spettacoli di Kane eccetto uno, ha dedicato una stagione intera alla sua opera. Grazie alle traduzioni e all'interesse di Barbara Nativi, la sua arte fu portata per la prima volta, in Italia al Festival Intercity London del 1996, a Sesto Fiorentino prima e a Firenze nel marzo 2012 in seguito.
4 : 48 ( estratto : La psicosi delle 4 : 48, Tutto il Teatro di Sarah Kane, Einaudi, traduzioni di Barbara Nativi)
Alle 4 e 48
quando la lucidità mi fa visita per un ora e dodici minuti sono in me.
Passata quell'ora sarò di nuovo andata, marionetta in pezzi, ridicola
folle.
Ora sono qui e riesco a vedermi
ma quando sono rapita da basse illusioni di felicità
l'orrendo incantesimo di questo motore di magie,
non riesco a toccare il mio vero io.
PERCHÉ MI CREDI IN QUESTI MOMENTI E NON ADESSO ?
( L'attrice urla straziata )
Ricorda la luce e credi nella luce.
Nulla importa ormai.
Smettila di giudicare dalle apparenze, dai un giudizio obbiettivo.
- Tranquilla presto starai meglio.
Il tuo scetticismo non guarisce nessuno.
Non mi guardare.
Lo sportello si apre ... luce fredda
Un tavolo due sedie e niente finestre
Ecco io sono qui e c'è il mio corpo
Balla sui vetri
In un momento disgraziato in cui non ci sono disgrazie
Non hai scelta
la scelta viene dopo
Tagliatemi la lingua
strappatemi i capelli
mozzatemi gli arti
ma lasciatemi l'amore
preferirei aver perduto le gambe
che mi avessero strappato via i denti
cavato gli occhi
piuttosto che aver perduto l'amore
Lanciare tremare colpire frustare spremere frustare colpire frustare ondeggiare tremare lanciare colpire spremere premere lanciare tremare bruciare ondeggiare tremare sfiorare tremare colpire tremare lanciare bruciare sfiorare premere spremere premere colpire tremare ondeggiare bruciare lanciare tremare bruciare
NON FINIRÀ MAI
Sfiorare tremare colpire frustate spremere frustare colpire frustare ondeggiare tremare lanciare colpire spremere premere lanciare premere lanciare tremare spremere bruciare tremare sfiorare lanciare lanciare premere sfiorare lanciare sfiorare ondeggiare bruciare tremare bruciare lanciare
NIENTE E' PER SEMPRE, NIENTE DI NIENTE
....
NON HO NESSUNA VOGLIA DI MORIRE
NESSUN SUICIDA NE HA MAI AVUTA
GUARDATEMI SCOMPAIO
GUARDATEMI
SCOMPAIO
GUARDATEMI
GUARDATEMI
GUARDATE
...
UNA ME CHE NON HAI MAI CONOSCIUTO, IL VOLTO IMPRESSO SUL ROVESCIO DELLA MENTE.
PER FAVORE, APRITE LE TENDE.
S.K, 4 : 48
Complimenti!!! molto interessante.
RispondiEliminaGrazie mille. È molto gratificante perché è stato molto difficile e impegnativo realizzare questo servizio.
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