My Ideal Blog : Globalartisticfusion.blogspot.com di Patrizio De Santis Patrizio De Santis è titol

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Montalto delle Marche, AP, Italy
Questo blog è nato come se fosse un'isola felice dove sperimentare una scrittura personale e condividere le mie passioni con qualsiasi internauta interessato alla bellezza. La sua dinamo propulsiva è la passione e l'amore per l'Arte. Ho realizzato uno spazio libero e autogestito, impostando tale contenitore come se fosse un potenziale Magazine cartaceo di approfondimenti culturali e artistici. Global Artistic Fusion è una sintesi della mia ricerca popolare e culturale: un mondo che vi offro nel My Ideal Blog 2.0

venerdì 16 novembre 2018

Helmut Newton - Bisogna sempre essere all'altezza della propria cattiva reputazione




Bisogna sempre essere all'altezza della propria cattiva reputazione - Helmut Newton


Nella mia fotografia no c'è emozione. E' tutto molto freddo, volutamente freddo.

( Estrapolato dal libro di Claudio Marra " Fotografia e pittura del Novecento, Mondadori, 1999")

My Ideal Blog ha omaggiato il genio di Helmut Newton attraverso la sua storia e la sua opera, e chiude questa segmento dedicato alla fotografia nella moda con le provocazioni " tipiche dell'artista.
Questo Blog ritornerà più volte a trattare personaggi o tematiche legate al mondo dell'arte fotografica o dell'alta moda, lo farà pescando nel millenovecento. Personaggi come Pierre Molinier e Helmut Newton sono solo il primo passo verso delle nuove strade da percorrere tutti insieme.

Patrizio De Santis

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Helmut Newton : La fotografia al servizio della moda che rende Arte l' Eros e Porno Chic il desiderio.

Helmut Newton : La fotografia al servizio della moda che rende Arte l' Eros e Porno Chic il desiderio. Introduzione al servizio + biografia dell'artista, a cura di Patrizio De Santis.

La fotografia di Helmut Newton è un vero caso di arte fotografica creativa "popolare" moderno trans-generazionale che nel contempo si è mossa come "strumento" di rottura e di avanguardia.
Oggi My Ideal Blog, attraverso la mia "penna", ha intenzione di omaggiare il mondo di questo bravo
e geniale fotografo del millenovecento, per una serie di motivazioni che nell'insieme fanno la differenza; Helmut di fatto ha elevato la fotografia in ambito "glamour", ossia moda, cinema e spettacolo, ad Arte. Nel realizzare questo passaggio concettuale "materia POPolare elevata in forma d' Arte " egli è "genio e sregolatezza" poiché è stato anche oggetto di feroci critiche e accuse di misoginia e oltraggio alla pubblica moralità dei tempi, ha realizzato un caso capitalizzato in un risultato.
Helmut Newton ben consapevole di essere osteggiato dalla critica che conta, come anche dal sistema "politico " vigente nel mondo dello spettacolo e del circuito artistico degli Stati Uniti del secolo scorso, ha costruito la sua carriera proprio su questi giudizi controversi, spesso utilizzando l' immagine di cattivo ragazzo in una forma del tutto speculare ai fini artistici; per intenderci, dietro alla fotografia c'era la visione di un uomo " politicamente scorretto " ma  sopratutto profondamente intelligente e raffinato, e questo a tal punto che per la sua arte è stato coniato il termine " Porno Chic" Oggi possiamo affermare, con il senno del poi, che la portata trasgressiva del suo immaginario risulta il frutto di un lavoro molto elegante, studiato nei minimi dettagli e dal tocco professionale impeccabile... Helmut ha buongusto da vendere.
La sua fama si consolida tra la fine degli anni sessanta e il primo lustro dei settanta, per poi crescere vertiginosamente in seguito, con gli anni ottanta. In principio Newton si limita ad introdurre nella sua fotografia elementi legati al mondo del sado-masochismo e del voyerismo, giocando molto con le ambiguità sessuali. Questa prima fase di carriera è interessante perché oltre all'utilizzo dei corpi delle donne in atteggiamenti erotici, la differenza la fa la tensione sessuale del contorno, per intenderci le luci e la camera d' albergo, gli oggetti e il mobilio. 
In seguito, con l'avvento dei settanta e la crescente popolarità, il fotografo è oggetto di accuse e feroci contestazioni del movimento femminista, e negli anni ottanta, entrando definitivamente nel mondo della moda e della " fashion culture " il rapporto con il pubblico femminile va a deteriorarsi sempre di più per via del lavoro svolto su soggetti femminili molto forti e muscolosi, che riflettono anche 
un desiderio represso e ossessivo. Gli anni ottanta di Helmut Newton vengono giudicati degradanti e offensivi verso il mondo della donna, in quanto manipolata, utilizzata e rappresentata completamente priva di dignità.
In tutto questo arco di tempo che va dai primi anni settanta ai primi anni novanta, lo stile creativo di Helmut Newton attraversa le evoluzioni sociali e di costume dei tempi ma di fatto il fotografo resta un precursore di una tipologia di edonismo voyeristco assai raffinato, dove c'è un attento studio e una ricerca certosina del dettaglio più che che pertinente, concreta e tangibile, volendo definire il tutto, il suo è stato un obbiettivo che ha favorito l' ascesa di un mondo che egli stesso ha contribuito a creare e far crescere : il settore della Moda, con la M maiuscola.
Il gusto beffardo e provocatorio dello "scandalo" è parte del gioco fin dai tempi del libro " White Woman" del 1974, dove le accuse di razzismo creano il "caso" mediatico da sfruttare come cassa di risonanza, difatti le
dichiarazione lasciate ai posteri sono un astuto esempio di " manipolazione mediatica " - White Woman è un titolo meraviglioso e non ha nulla che non vada, è bellissimo ... tanto più che non c'è neanche una donna nera in tutto il volume. - in sintesi Helmut aveva capitalizzato una forma spettacolare di provocazione basata sulle ambiguità, e lo si evince anche da un'altra dichiarazione rilasciata ai media - bisogna sempre essere all'altezza della propria cattiva reputazione -
Spesso la fama di ambiguo provocatore e geniale manipolatore hanno offuscato il raffinato sunto della sua arte nell'ambito della ricerca fotografica nel mondo della moda, ma la scuola di Newton vanta anche molti epigoni, e in qualche modo possiamo dichiarare che egli è un maestro che segna con il proprio obbiettivo un punto fermo che fa da spartiacque tra il prima e il dopo.

Helmut Newton ( la biografia)

Helmut Neustdater nasce nel 31 ottobre del 1920 a Berlino, nel quartiere di Schoeneberg da famiglia ebrea, rispettivamente Klara e Max, proprietari di una fabbrica di bottoni. Newton è dunque lo pseudonimo che il futuro artista decide di adottare dopo essersi culturalmente formato nelle borghesia berlinese degli anni venti e trenta, considerando che frequenta la scuola americana locale, e già a 12 anni si interessa del mondo della fotografia, e dal 1936 inizia l'apprendistato con la fotografa tedesca Elsie Neulander Simon " III de Yva". In seguito all' emanazione delle leggi razziali da parte del Terzo Reich, il giovane raggiunge l' Australia. Lascia la Germania nel 1938, raggiunge Trieste con il piroscafo " Conte Rosso " e si rifugia a Singapore, prima di essere espulso dalle autorità britanniche in quel di Sydney, in Australia, dove viene internato in un campo di concentramento, il " Tatura" di Victoria, fino al 1942. Helmut, forse per necessità di "rinascita" e riscatto abbandona del tutto il cognome Neustdater in favore di Newton, nel 1948 si sposa con la nota fotografa Alice Springs e inizia a lavorare per la rivista Playboy.
Negli anni sessanta si trasferisce a Parigi e entra stabilmente nel settore dell' alta moda attraverso un
prestigioso apprendistato da fotografo professionista per i magazine Vogue, Elle, Vanity Fair, G.Q, Max, Marie Claire e Harper's Bazar.
Nel 1970 la sua produzione rallenta a causa di un infarto ma la popolarità, al contrario, cresce,  sopratutto per il suo nuovo approccio "erotico - urbano " ma anche per la fama di uomo ambiguo e spregiudicato. Una caratteristica vincente che di provocazione in provocazione lo porta ad essere oggetto di feroci contestazioni da parte delle femministe, e nel contempo ostracizzato dalla stessa critica di settore e non ultima la società dell'alta borghesia, il più delle volte puritana e conservatrice.
Dal 1980 in poi, una serie di lavori catalogati con il titolo Big Nudes segnano la vetta e l' apice artistico del suo stile, a tal punto che grazie al successo di questo lavoro concettuale si aprono diverse opportunità  con stilisti che hanno fatto la storia della moda, Cocò Chanel, Gianni Versace, Yves Saint Laurent e molti altri, fra cui Dolce e Gabbana ai loro esordi.
Nel corso del tempo che va tra gli anni ottanta e novanta, Newton ha modo di lavorare in svariati ambiti, dalla musica al cinema, dove il suo occhio riesce a immortalare tutto ciò che gli altri non sanno cogliere, molti di questi scatti sono tuttora esposti in musei.

Helmut Newton muore in un incidente stradale nel 23 gennaio del 2004, a West Hollywood, Los Angeles, schiantandosi con un Suv Cadilac davanti al celebre Hotel  Chateau Marmont.
Le spoglie dell' artista si trovano nell' area ebraica del cimitero Fridenau, a Berlino, qualche metro distanti dalla diva teutonica per eccellenza Marlene Dietrich


sabato 13 ottobre 2018

Pierre Molinier (Agen, 13 aprile 1900 – Bordeaux, 3 marzo 1976)



Nel mondo erotico del terzo millennio, il cazzo non esaurisce il sesso del maschio e la vagina è solo una parte del sesso femminile : bocca, capezzoli, culo, mani, pelle, sguardi, parole d' amore, parole oscene, giocattoli erotici; sono solo alcuni dei tanti elementi di un erotismo senza più gerarchie, senza più norma, in cui le rigidità delle convenzioni sociali cede il posto al gioco, alla sperimentazione, a una tendenziale pansessualità. 
In questo moto di attraversamento dei sessi e dei generi, ogni inclinazione sessuale è "sana", "normale", sempre che si ponga l'obbiettivo di costruire intese erotiche ed affettuose senza subordinare autoritariamente nessuna delle parti in gioco. Ad essere "malato", "sconcio" o "perverso", risulta semmai il carattere alienante e costrittivo delle relazioni imposte o accettate passivamente.

Le inquietanti e torbide passionalità di Pierre Molinier. Una storia tra mito e realtà, dramma e sessualità, follia e genio artistico creativo

Nella storia dell' arte tanti sono i personaggi dalle biografie assai curiose e insolite;  sovente, oltre al dettaglio eccentrico mutuato dal binomio genio e sregolatezza, c'è l'aneddoto torbido, dal risvolto inquietante o drammatico, spesso legato al trauma infantile o al rapporto morboso con qualche "figura chiave" : la musa ossessiva che andrà a costituirne l'operato, e la psiche, per tutto il percorso creativo e artistico. 
Pierre Molinier corrisponde proprio al genere di storia di cui oggi ho intenzione di scrivere.

Pierre Molinier è  stato sicuramente uno degli artistici più atipici e trasversali del 1900, sia per la forma e il pensiero concettuale di una personale e originale "arte totale", che per la tematica liberatoria della sessualità "perversa ", dove la rappresentazione dell' immaginario morboso - feticistico raggiunge la trascendenza, da prima con la continua "modifica" del corpo umano, che diviene di fatto una sorta di laboratorio sperimentale del gesto creativo, in seguito con il concepimento idealizzato di una morte estetizzante, nobilitata dalla causa effetto, ( per l' appunto il "il pensiero") attraverso il suicidio.
Prima di addentrarmi nella biografia dell'artista e concentrarmi sulla sua incredibile e inquietante vicenda umana ai limiti del binomio duale "genio e sregolatezza" voglio riportarvi alcune esternazione apparentemente farneticanti, perché con un'attenta analisi noi possiamo leggerle diversamente, esattamente come se fossero parte di un manifesto programmatico di intenti

(...) Nel mondo erotico del terzo millennio, il cazzo non esaurisce il sesso del maschio e la vagina è solo una parte del sesso femminile : bocca, capezzoli, culo, mani, pelle, sguardi, parole d' amore, parole oscene, giocattoli erotici; sono solo alcuni dei tanti elementi di un erotismo senza più gerarchie, senza più norma, in cui le rigidità delle convenzioni sociali cede il posto al gioco, alla sperimentazione, a una tendenziale pansessualità. 
In questo moto di attraversamento dei sessi e dei generi, ogni inclinazione sessuale è "sana", "normale", sempre che si ponga l'obbiettivo di costruire intese erotiche ed affettuose senza subordinare autoritariamente nessuna delle parti in gioco.
Ad essere "malato", "sconcio" o "perverso", risulta semmai il carattere alienante e costrittivo delle relazioni imposte o accettate passivamente. (...)

Pierre Moliner nasce ad Agen il tredici aprile del 1900 e
vive, sviluppando tutto il suo percorso umano e artistico a Bordeaux, fino alla morte.
Noi abbiamo memoria di una mente creativa più tosto inquieta e inquietante, di quelle che rompono gli schemi non tanto per provocazione ma più tosto grazie
alla portata concettuale di un operato totalizzante, vissuto come una fede verso una personale concezione della "purezza estetica". Il gesto creativo di Molinier si è di fatti manifestato attraverso la sintesi di più discipline artistiche, quali: pittura, fotografia, creazione di oggetti artistici, performance visuale e installazione, interpretazione del tema di volta in volta sviscerato e trattato con la modifica del corpo umano attraverso protesi e "oggettistica" funzionale, il tutto poi portato a compimento nell'evento o nella esposizione pubblica dell' opera d'arte.
Eppure per comprendere tale mente creativa bisogna andare a ritroso nel tempo. E' necessario ripercorrere i tratti salienti e fondamentali della vita di Pierre Moliner, partendo dal suo timido e primo apprendistato nel mondo della pittura,  poiché in principio non era che un semplice pittore di paesaggi, e solo successivamente a un "fatto" più tosto drammatico egli andrà a sviluppare il proprio concetto di " arte totale " in un' ambito di eros feticista ( una tematica allora più tosto in voga, ma mai in un stile così "performativo" e concettuale.)

Nel 1918 Molinier si inizia alla fotografia, e proprio questa disciplina, unita all' occhio estroso della pittura, sarà la chiave di volta per entrare nel firmamento dell' arte del 900 confluendo colle avanguardie della prima metà del secolo. Ma dove nasce essenzialmente tutta questa creatività ? Il 1918 è l' anno della prematura morte di sua sorella minore, Julienne, un legame che gli è particolarmente caro, anche per via di una particolare  attrazione di tipo affettivo, passionale, segretamente fisico-onanista.  Pierre Molinier decide di occuparsi del mondo della fotografia come parte preponderante di un nuovo linguaggio creativo il giorno stesso che si chiude nella stanza dov'è situato il cadavere della defunta,  impegnandosi di prima persona nello scatto fotografico della salma, forse anche per gelosia visto che nel nutrire tale amore egli si congiunge sessualmente con Julienne (...) Anche da morta era bellissima, ho spruzzato di sperma il suo stomaco e le gambe, e sull'abito da prima comunione che indossava. Si è portata nella morte ciò che di me è più prezioso (...)
Ecco che una sorta di idealizzazione artistica farà si che la " musa inquietante " sia il tramite di un polimorfismo erotico votato agli estremi dell' eccesso più creativo;  la pittura e la fotografia saranno i due poli opposti di un " gabinetto sperimentale ", dove l'interesse di Molinier nel voler agire sul corpo umano come prolungamento della propria arte, attraverso un vasto campionario di oggetti e protesi da lui ideati, si concretizza, lavorando sia con delle modelle che su se stesso.
Questo concetto di nuova arte sperimentale nel campo erotico incontra l' interesse e la curiosità di André Breton, una collaborazione consolidatasi dopo un lungo carteggio avvenuto grosso modo intorno alla prima metà degli anni cinquanta. Nel 1956 l' artista è ufficialmente integrato nel movimento surrealista, e in quel di Parigi Molinier avrà la possibilità di esporre il frutto del proprio lavoro colle prime mostre. Con i guadagni  inizia a lavorare su di una particolare armatura dove il suo corpo diviene la base di un vero modulo costruttivo per un infinità di progetti artistici documentati con scatti fotografici, che una volta sovrapposti prenderanno la forma compiuta dell' opera.
Da qui in avanti egli si concentra più su stesso, utilizzando le modelle sporadicamente, solo se necessarie, in rari casi ben circoscritti. In pratica con Molinier nasce quella corrente artistica che noi siamo soliti chiamare Body Art, personaggi come Cyndy Sherman e Ron Athey gli devono molto, sopratutto in termini di idee, e anche come stile di scuola apripista.
A partire dalla seconda metà degli anni sessanta la salute di Pierre Molinier inizia a declinare e ciò coincide anche con un calo di interesse da parte del mondo dell' arte contemporanea che si sta muovendo in altre direzioni e correnti, ed è così che l'artista decide di replicare il gesto del padre attraverso il suicidio, all' età di 76 anni, con un' arma da fuoco.

Pierre Molinier giunge al suicidio fiaccato da un senso di amara disillusione che si manifesta in ben due biglietti scritti a mano. Il suo mondo è giunto al termine ma solo temporaneamente, poiché tale sementa produce il germe di future fioriture artistiche anticonvenzionali ed estreme; perfino in ambito musicale, basterebbe addentrarsi nell' infernale mondo di Genesis P. Orridge e Cosey Fanni Tutti, ovvero la rivoluzione sonora dei Throbbing Gristle, così come nel movimento No - New York e in tutto 
l'immaginario Dark Wave anni ottanta. In un ambito più propriamente commerciale perfino certe stilose copertine dei Roxy Music ci ricordano l'indelebile impronta del genio "maudit " Pierre Molinier. 

Le ultime parole d'addio sono il principio del nichilismo Punk:

" Il sottoscritto dichiara di darsi volontariamente la morte e manda a fanculo tutti gli stronzi che gli hanno rotto i coglioni in questa cazzo di vita " " Io mi ammazzo. La chiave è dal portiere "

( Pierre Molinier nei suoi due bigliettini d' addio, Bordeaux, 3 Marzo, 1976)




venerdì 28 settembre 2018

La Scuola della Carne di Yukio Mishima

Dalla mia personale biblioteca, un consiglio letterario degno di attenzione e interesse, visto l' autore, Yukio Mishima morto suicida nel 1970 per meriti militari. Mishima è uno scrittore Giapponese che la Feltrinelli ha editato nella sua totalità.  " La scuola della Carne " è uno tra suoi migliori lavori, ed è un romanzo in cui si parla di Taeko, una giovane donna sui 39 anni, proprietaria di un' Atelier alla moda ben avviato.
Lei è una donna divorziata e indipendente, forte e sempre a caccia di situazioni libertine. Taeko è il tipico stereotipo della donna Giapponese del dopoguerra che rincorre l'Occidente contro i pregiudizi morali dei tempi. 
La Scuola della Carne e' anche la storia di Senkichi, un ragazzo spregiudicato che lavora in un Gay Bar, giovanissimo, e quindi la narrazione è avvincente e ci svela dell'attrazione fatale da parte di Taeko, che preda degli eventi si ritrova prigioniera in un gioco ossessivo, perfido. 
Mishima mette in scena il mercato dei sentimenti ma chi e' veramente la vittima e il carnefice? La donna sui 39 o il ventenne? Può la passione arrivare a tanto? Essere merce tanto preziosa da annebbiar la più lucida delle menti?  E l'amore, quello che noi tutti pensiamo di trovare, come lo si distingue dall'ingannevole trappola dei sensi? 
Mishima ci invita a scoprirlo frequentando la sua " Scuola della carne "che e' prima di tutto vita. Questo scandaloso inedito postumo, fece scalpore, scosse le fondamenta del pudore Nipponico e fece proseliti ovunque, a tal punto che il regista Benoit Jacquot ne trasse un film nel 1998,con Isabelle Huppert protagonista!

Yukio Mishima

Yukio Mishima pseudonimo di Kimitake Hiraoka (Tokyo, 14 gennaio 1925 – Tokyo, 25 novembre 1970) non è semplicemente uno scrittore, la sua vita ha avuto a che fare con il teatro e la recitazione, la danza e la musica, le arti marziali ma sopratutto lo studio delle antiche tradizioni giapponesi e la pratica della nobil lotta nipponica. 
Egli era una nazionalista convinto e morirà da tale, occupando con i suoi uomini un palazzo governativo e con l' epilogo del "suicidio rituale " la pratica più nobile dell' antico codice d'onore samurai, e  proprio per questo gesto infiammò il popolo, nel lontano 1970. 
Lui era un uomo dalla sessualità promiscua e controversa ma sopratutto un grande artista, un combattente valoroso e impavido. La morte era il suo vessillo, l'amore la sua essenza e la patria l'unica fede possibile. 

Questi sono i miei libri preferiti : La via del Samurai , Musica , La scuola della carne e Vita in vendita. Consigliati caldamente e vivamente a tutti 

L'ultimo discorso pubblico di Y. Mishima prima del suicidio rituale :  «Dobbiamo morire per restituire al Giappone il suo vero volto! È bene avere così cara la vita da lasciare morire lo spirito? Che esercito è mai questo che non ha valori più nobili della vita? Ora testimonieremo l'esistenza di un valore superiore all'attaccamento alla vita. Questo valore non è la libertà! Non è la democrazia! È il Giappone! È il Giappone, il Paese della storia e delle tradizioni che amiamo.»  Queste sono state le ultime parole di Mishima prima di adempiere al suicidio rituale, lasciate scritte in una lettera :  «La vita umana è breve, ma io vorrei vivere per sempre» 




Yukio Mishima ( Estratto " Confessioni di una maschera ")



Quella sera, arrivato a casa nei sobborghi, contemplai seriamente il suicidio per la prima volta nella mia vita. Mentre però vi riflettevo, la prospettiva divenne fastidiosa oltre ogni sopportazione, e finii col concludere che sarebbe stata una faccenda grottesca. 
Rifuggivo, per indole dall'ammettere una sconfitta. E poi, mi dissi, non c'è nessun bisogno ch'io prenda un'iniziativa così radicale per conto mio, no davvero, quando mi attornia un così largo stuolo dei più svariati tipi di morte: morte durante un'incursione aerea, morte nell'adempimento del proprio dovere, morte sotto le armi, morte sul campo di battaglia, morte per investimento di un veicolo, morte per malattia... Certo il mio nome è già stato segnato nell'elenco di uno di questi tipi [...] No... per qualunque verso mettessi la questione, il momento non appariva propizio. Meglio semmai aspettare che qualcosa mi usasse il favore di uccidermi.

1976 NAGISA OSHIMA oppure NOBURO TANAKA ? ( L' Impero dei Sensi e Abesada)

1976 NAGISA OSHIMA O NOBURO TANAKA ? L'IMPERO DEI SENSI ! 


Il 1976 è un anno particolare per il cinema mondiale, dal Giappone sta per arrivare una doppia bomba in grado di scuotere e destabilizzare sia i bigottismi puritani delle religioni monoteistiche che le civiltà fallo-centriche, ma sopratutto il movimento femminista, ai tempi agguerrito e in pieno fermento culturale. 
Due film tratti da un fatto di cronaca cruento e passionale lontano nel tempo, nello specifico gli anni trenta, durante la guerra delle Manciurie. Prima di addentrarmi nella vicenda voglio specificare in cosa differiscono i film : Ecco l'impero dei Sensi di N. Oshima è un film d'autore e di notevole importanza , Abesada - L' Abisso dei Sensi è un prodotto di Genere, e quindi di serie B, nello specifico un Pink Movie, una particolare tipologia di pornografia Giapponese dove non possono essere esposti gli organi sessuali riproduttivi, per veto e cultura, tuttavia sono ammessi qualsiasi tipologia di perversione sessuale, sopratutto se esasperata e violenta; padre del genere è N. Tanaka.
Nella mia soffitta ho entrambe le VHS, una acquistata in edicola con l' Unità, il film nobile, l'altra per corrispondenza dalla Bloodbuster di Milano.
Io mi soffermo sul film di Oshima, anche se Tanaka in questo caso non realizza un semplice sottoprodotto di genere, anzi , si avvicina a un livello di qualità prossimo alla cinematografia nobile, elevandosi al di sopra della media dei coevi Pink Porno ma aggiungo solo che il successivo La Casa delle Perversioni è un sequel mal riuscito, cosa che gioca a suo sfavore. 
Inizio con la trama di Ecco l' Impero dei Sensi , e chiudo con qualche info, restando sull'opera di Nagisa Oshima. Tokyo, 1936. Il legame tra la giovane cameriera Sada Abe e Kichizo "Kiki san" Ishida, proprietario della pensione presso cui presta servizio, è un legame d' amore sconvolgente, senza controllo, una passionalità totalmente dominata dai sensi. 
La relazione, la cui attrazione è corrisposta in maniera fin troppo corrosiva per non evolvere nel dramma, si nutre di una greve estasi sensuale che prelude a un tormentato baratro erotico. I due amanti vivono alimentandosi di questa fatale e ossessa sacra fiamma di amore e passione,  l'uno in funzione del piacere che può dare all'altro, annullandosi, e annullando, con il maniacale ripetersi degli amplessi, ogni forma di quotidianità tradizionale. Non esiste più ragione e razionalità poiché la costante necessità che hanno l'uno dell'altra è implacabile a tal punto che non possono impedirsi di copulare nemmeno in presenza di altre persone o all'aperto.
Il compulsivo consumarsi del gesto carnale si fa però sempre più estremo, e si conclude con la morte di Kiki, l'uomo tanto amato viene cosi soffocato nell'ora dell' ultima e mortale trasgressione. Nel finale Abe Sada recide il membro di Kiki - valore simbolico e affettivo - e se ne appropria, serbandolo con cura nel kimono per tre giorni, fino all'arresto da parte della polizia.
Il film non è un opera oscena ma molto studiata e raffinata, a partire dagli ambienti che ricordano il teatro, con rimandi al Giappone feudale, giusto un impressione estetica visto i treni, le sigarette e i soldati in partenza per la Manciuria, fra l'altro i pochi personaggi, i colori, le musiche, i canti tradizionali, riescono a esaltare l'aspetto drammatico della relazione, allontanando il rischio di travalicare il labile confine del Pink Movie, dove il sesso la fa da padrone, seppur in forma esasperata e senza gli organi sessuali esposti. Questa opera resta un caposaldo della cinematografia d'autore mondiale che ai tempi scosse l'Occidente ma ancora oggi è un battuto tema da Cineforum , con tanto di dibattiti interessanti.

Time - Kim Ki-Duk (2006)



Time , Kim Ki-Duk (2006)

Time del coreano Kim Ki-Duk di cui è degna di menzione l'intera parabola artistica, è a mio avviso un film che può fare la differenza nell'immediatezza visto che rispetto a tante altre sue produzioni è sicuramente la più diretta. Si tratta di una storia sentimentale ma dai risvolti inquietanti, attraversata da una cupezza ossessiva legata al dubbio d'amore, covato da parte di una donna.  La protagonista stravolge il suo volto e la propria esistenza per paura dello scorrere del tempo in relazione alla biologia del corpo umano. Sparisce dalla vita del proprio uomo per ritornare in una nuova veste. Meraviglioso.

Ed ora chi è senza peccato scagli la prima pietra : La Samaritana


La Samaritana : è un film del 2004 diretto da Kim Ki-duk, presentato al Festival internazionale del cinema di Berlino, con tanto di assegnazione di un premio quale l'Orso d'argento per il miglior regista. La pellicola parla essenzialmente del dolore di un padre per la figlia prostituta, ed è raccontato magistralmente da un poeta della cinematografia contemporanea, considerando l'encomiabile talento di Kim Ki-Duk. 

Link You Tube :
Kim Ki-Duk - La Samaritana - Trailer italiano :
(Ed ora chi è senza peccato scagli la prima pietra)


Il Disco è Cultura! Here and Now - I ritratti in Jazz per voce e contrabbasso di Marilena Paradisi e Bob Nieske. Losen Records, 2024

  Intro : Here and Now   I ritratti in Jazz per voce e contrabbasso di Marilena Paradisi e Bob Nieske  Tra le uscite discografiche che hann...