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sabato 13 ottobre 2018

Le inquietanti e torbide passionalità di Pierre Molinier. Una storia tra mito e realtà, dramma e sessualità, follia e genio artistico creativo

Nella storia dell' arte tanti sono i personaggi dalle biografie assai curiose e insolite;  sovente, oltre al dettaglio eccentrico mutuato dal binomio genio e sregolatezza, c'è l'aneddoto torbido, dal risvolto inquietante o drammatico, spesso legato al trauma infantile o al rapporto morboso con qualche "figura chiave" : la musa ossessiva che andrà a costituirne l'operato, e la psiche, per tutto il percorso creativo e artistico. 
Pierre Molinier corrisponde proprio al genere di storia di cui oggi ho intenzione di scrivere.

Pierre Molinier è  stato sicuramente uno degli artistici più atipici e trasversali del 1900, sia per la forma e il pensiero concettuale di una personale e originale "arte totale", che per la tematica liberatoria della sessualità "perversa ", dove la rappresentazione dell' immaginario morboso - feticistico raggiunge la trascendenza, da prima con la continua "modifica" del corpo umano, che diviene di fatto una sorta di laboratorio sperimentale del gesto creativo, in seguito con il concepimento idealizzato di una morte estetizzante, nobilitata dalla causa effetto, ( per l' appunto il "il pensiero") attraverso il suicidio.
Prima di addentrarmi nella biografia dell'artista e concentrarmi sulla sua incredibile e inquietante vicenda umana ai limiti del binomio duale "genio e sregolatezza" voglio riportarvi alcune esternazione apparentemente farneticanti, perché con un'attenta analisi noi possiamo leggerle diversamente, esattamente come se fossero parte di un manifesto programmatico di intenti

(...) Nel mondo erotico del terzo millennio, il cazzo non esaurisce il sesso del maschio e la vagina è solo una parte del sesso femminile : bocca, capezzoli, culo, mani, pelle, sguardi, parole d' amore, parole oscene, giocattoli erotici; sono solo alcuni dei tanti elementi di un erotismo senza più gerarchie, senza più norma, in cui le rigidità delle convenzioni sociali cede il posto al gioco, alla sperimentazione, a una tendenziale pansessualità. 
In questo moto di attraversamento dei sessi e dei generi, ogni inclinazione sessuale è "sana", "normale", sempre che si ponga l'obbiettivo di costruire intese erotiche ed affettuose senza subordinare autoritariamente nessuna delle parti in gioco.
Ad essere "malato", "sconcio" o "perverso", risulta semmai il carattere alienante e costrittivo delle relazioni imposte o accettate passivamente. (...)

Pierre Moliner nasce ad Agen il tredici aprile del 1900 e
vive, sviluppando tutto il suo percorso umano e artistico a Bordeaux, fino alla morte.
Noi abbiamo memoria di una mente creativa più tosto inquieta e inquietante, di quelle che rompono gli schemi non tanto per provocazione ma più tosto grazie
alla portata concettuale di un operato totalizzante, vissuto come una fede verso una personale concezione della "purezza estetica". Il gesto creativo di Molinier si è di fatti manifestato attraverso la sintesi di più discipline artistiche, quali: pittura, fotografia, creazione di oggetti artistici, performance visuale e installazione, interpretazione del tema di volta in volta sviscerato e trattato con la modifica del corpo umano attraverso protesi e "oggettistica" funzionale, il tutto poi portato a compimento nell'evento o nella esposizione pubblica dell' opera d'arte.
Eppure per comprendere tale mente creativa bisogna andare a ritroso nel tempo. E' necessario ripercorrere i tratti salienti e fondamentali della vita di Pierre Moliner, partendo dal suo timido e primo apprendistato nel mondo della pittura,  poiché in principio non era che un semplice pittore di paesaggi, e solo successivamente a un "fatto" più tosto drammatico egli andrà a sviluppare il proprio concetto di " arte totale " in un' ambito di eros feticista ( una tematica allora più tosto in voga, ma mai in un stile così "performativo" e concettuale.)

Nel 1918 Molinier si inizia alla fotografia, e proprio questa disciplina, unita all' occhio estroso della pittura, sarà la chiave di volta per entrare nel firmamento dell' arte del 900 confluendo colle avanguardie della prima metà del secolo. Ma dove nasce essenzialmente tutta questa creatività ? Il 1918 è l' anno della prematura morte di sua sorella minore, Julienne, un legame che gli è particolarmente caro, anche per via di una particolare  attrazione di tipo affettivo, passionale, segretamente fisico-onanista.  Pierre Molinier decide di occuparsi del mondo della fotografia come parte preponderante di un nuovo linguaggio creativo il giorno stesso che si chiude nella stanza dov'è situato il cadavere della defunta,  impegnandosi di prima persona nello scatto fotografico della salma, forse anche per gelosia visto che nel nutrire tale amore egli si congiunge sessualmente con Julienne (...) Anche da morta era bellissima, ho spruzzato di sperma il suo stomaco e le gambe, e sull'abito da prima comunione che indossava. Si è portata nella morte ciò che di me è più prezioso (...)
Ecco che una sorta di idealizzazione artistica farà si che la " musa inquietante " sia il tramite di un polimorfismo erotico votato agli estremi dell' eccesso più creativo;  la pittura e la fotografia saranno i due poli opposti di un " gabinetto sperimentale ", dove l'interesse di Molinier nel voler agire sul corpo umano come prolungamento della propria arte, attraverso un vasto campionario di oggetti e protesi da lui ideati, si concretizza, lavorando sia con delle modelle che su se stesso.
Questo concetto di nuova arte sperimentale nel campo erotico incontra l' interesse e la curiosità di André Breton, una collaborazione consolidatasi dopo un lungo carteggio avvenuto grosso modo intorno alla prima metà degli anni cinquanta. Nel 1956 l' artista è ufficialmente integrato nel movimento surrealista, e in quel di Parigi Molinier avrà la possibilità di esporre il frutto del proprio lavoro colle prime mostre. Con i guadagni  inizia a lavorare su di una particolare armatura dove il suo corpo diviene la base di un vero modulo costruttivo per un infinità di progetti artistici documentati con scatti fotografici, che una volta sovrapposti prenderanno la forma compiuta dell' opera.
Da qui in avanti egli si concentra più su stesso, utilizzando le modelle sporadicamente, solo se necessarie, in rari casi ben circoscritti. In pratica con Molinier nasce quella corrente artistica che noi siamo soliti chiamare Body Art, personaggi come Cyndy Sherman e Ron Athey gli devono molto, sopratutto in termini di idee, e anche come stile di scuola apripista.
A partire dalla seconda metà degli anni sessanta la salute di Pierre Molinier inizia a declinare e ciò coincide anche con un calo di interesse da parte del mondo dell' arte contemporanea che si sta muovendo in altre direzioni e correnti, ed è così che l'artista decide di replicare il gesto del padre attraverso il suicidio, all' età di 76 anni, con un' arma da fuoco.

Pierre Molinier giunge al suicidio fiaccato da un senso di amara disillusione che si manifesta in ben due biglietti scritti a mano. Il suo mondo è giunto al termine ma solo temporaneamente, poiché tale sementa produce il germe di future fioriture artistiche anticonvenzionali ed estreme; perfino in ambito musicale, basterebbe addentrarsi nell' infernale mondo di Genesis P. Orridge e Cosey Fanni Tutti, ovvero la rivoluzione sonora dei Throbbing Gristle, così come nel movimento No - New York e in tutto 
l'immaginario Dark Wave anni ottanta. In un ambito più propriamente commerciale perfino certe stilose copertine dei Roxy Music ci ricordano l'indelebile impronta del genio "maudit " Pierre Molinier. 

Le ultime parole d'addio sono il principio del nichilismo Punk:

" Il sottoscritto dichiara di darsi volontariamente la morte e manda a fanculo tutti gli stronzi che gli hanno rotto i coglioni in questa cazzo di vita " " Io mi ammazzo. La chiave è dal portiere "

( Pierre Molinier nei suoi due bigliettini d' addio, Bordeaux, 3 Marzo, 1976)




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