My Ideal Blog : Globalartisticfusion.blogspot.com di Patrizio De Santis Patrizio De Santis è titol

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Questo blog è nato come se fosse un'isola felice dove sperimentare una scrittura personale e condividere le mie passioni con qualsiasi internauta interessato alla bellezza. La sua dinamo propulsiva è la passione e l'amore per l'Arte. Ho realizzato uno spazio libero e autogestito, impostando tale contenitore come se fosse un potenziale Magazine cartaceo di approfondimenti culturali e artistici. Global Artistic Fusion è una sintesi della mia ricerca popolare e culturale: un mondo che vi offro nel My Ideal Blog 2.0

lunedì 16 aprile 2018

Il motore del duemila : Il futuore dell' automobile e altre storie (Automobili - Dalla e Norisso)

Automobili è il terzo atto della storica collaborazione fra Lucio Dalla e il poeta, scrittore Roberto Roversi ma anche il segno di un proficuo percorso condiviso che giunge al termine con una piccola incrinatura che solo il tempo saprà risanare. E' una grande opera concettuale sulle automobili musicalmente rifinita e dai suoni moderni, raffinati, concepita per essere rodata sopratutto per un ascolto itinerante e live, con tanto di band da supporto attraverso uno spettacolo che si chiama "Il futuro dell' automobile e altre storie." Ovviamente è l'indirizzo popolare di Dalla il pomo della discordia con Roversi che firma la parte testuale con lo pseudonimo di Norisso per obbligo contrattuale. Da questa tensione però viene fuori un prodotto notevole e molto interessante, e quindi
la creatività non né risente affatto. Ora occorre fare una digressione e analizzare bene il motivo della rottura fra i due. Il futuro dell' automobile e altre storie in verità è l'idea portante dove Franco Roversi imprime il calco della sua firma ma questo concept non corrisponde al 33 giri Automobili, nato solo in parte da ciò che venne eseguito live e offerto nel 1976 alla Rai per essere trasmesso con un buon riscontro di successo. l'intellettuale, rispetto a Lucio Dalla, voleva la realizzazione di un doppio lp che mantenesse il titolo originale, il cantautore d'accordo con la R.C.A, optò per un sunto da la cui sintesi restarono fuori brani come "Ho cambiato la faccia a Dio" (che noi conosciamo però con il titolo "Un comunista", incisa nel 1990 in "Cambio") 
Ritornando al 33 giri c'è da dire che il suo ascolto risulta ancora oggi fresco e contiene dei brani con un potenziale e un inventiva godibilissimi sia per le orecchie più esigenti dei precedenti "Il giorno aveva cinque teste" e " Anidride Solforosa " che per chi avrà modo di apprezzare  le successive incisioni di Lucio Dalla, che personalmente io stesso amo, almeno fino al 1982. 
Brani come "Nuvolari"  e "Due ragazzi" sono la conferma di quanto ho appena scritto, infatti non hanno bisogno di molte presentazioni ma tutto il resto non è da meno, a partire dall'apertura " Intervista con l' avvocato" che precede "Mille miglia (prima e seconda parte) Il vero manifesto di Automobili è "Il motore del duemila" ( il brano fra l'altro è stato anche reinciso in un fortunato disco condiviso con Gianni Morandi) le cui parole descrivono il dubbio di un futuro alienato dalle macchine "Noi sappiamo tutto del motore, questo lucente motore del futuro ma non riusciamo a disegnare il cuore di quel giovane uomo del futuro, non sappiamo niente del ragazzo fermo sull'uscio ad aspettare dentro a quel vento del duemila, non lo sappiamo ancora immaginare"
Automobili è di fatto un album, come ho già scritto all'inizio, concepito per una band e l'esecuzione in pubblico, vi sono i contributi del fedele maestro e arrangiatore Ruggero Cini, a cui si deve la riuscita di tutta la trilogia con Roberto Roversi, le tastiere del futuro Ron, allora Rosalino Cellamare, il basso di Mario Scotti e Marco Nanni, le corde di  Luciano Ciccaglini, la batteria di Giovanni Pezzoli affiancata dalle percussioni di Toni Esposito, le ance di Lucio Dalla e Rodolfo Bianchi, il coro delle Baba Yaga, in sintesi, tralasciando qualche nome, tanto Jazz e Rock filtrati in un equilibrio Pop che non può che incontrare il gusto popolare di più generazioni e pubblici. Da tutta questa esperienza in Lucio non può che nascere l'esigenza di un cambiamento che avviene con il successivo e bellissimo "Come è profondo il mare" e una collaborazione insolita, l'opera Progressive collettiva
" L' Eliogabolo" di Emilio Locurcio e Gaio Chiacco, con Ron, Teresa De Sio, Arturo Stalteri, Claudio Lolli ( da questo doppio lp sarà tratto anche un breve sunto, una coda titolata  "L' Eliogabolo Operetta Irrealista") Il poeta, scrittore, editore, libraio, Roberto Roversi ritornerà ad essere la figura simbolo della cultura bolognese, fino alla sua morte, subito dopo la dipartita dell' amico cantautore. Ora tutti questi lp sono riuniti in un box "Nevica sulla mia mano" contenente quattro cd, gli album originali più dieci brani inediti, il tutto accompagnato con tanto di interessante book pieno zeppo di info e manoscritti dei due che raccontano il loro straordinario sodalizio artistico, inoltre vi sono contenuti interessanti documenti fotografici.


Il motore del duemila
sarà bello e lucente
sarà veloce e silenzioso
sarà un motore delicato
avrà lo scarico calibrato
e un odore che non inquina
lo potrà respirare
un bambino o una bambina


Ma seguendo le nostre cognizioni
nessuno ancora sa dire
come sara' cosa farà nella realtà
il ragazzo del duemila
questo perchè nessuno lo sa
l'ipotesi è suggestiva
ed anche urgente
ma seguendo questa prospettiva
oggi ne sappiamo poco o niente...


Noi sappiamo tutto del motore
questo lucente motore del futuro
ma non riusciamo a disegnare il cuore
di quel giovane uomo del futuro
non sappiamo niente del ragazzo
fermo sull'uscio ad aspettare
dentro a quel vento del duemila
non lo sappiamo ancora immaginare.

sabato 14 aprile 2018

Anidride Solforosa - Tu parlavi una lingua meravigliosa (Lucio Dalla e Roberto Roversi nel secondo atto di una trilogia libertaria senza precedenti storici )


Anidride Solforosa - Tu parlavi una lingua meravigliosa

Anidride Solforosa è di fatto il secondo atto di una collaborazione storica fra due carismatiche figure della Bologna più trasversale e anticonformista, l'inclassificabile cantautore Lucio Dalla e il poeta, scrittore, professore Roberto Roversi, un ex partigiano che si era distinto nella resistenza. 
Rispetto all'esordio "Il giorno aveva cinque teste", la cui stravaganza proto-progressive aveva offerto ottimi spunti ma anche un senso di straniante incompiutezza, sicuramente voluta, in Anidride Solforosa tutti gli ingredienti sono pienamente a fuoco e i versi del poeta riescono a penetrare a fondo il formato canzone, in quanto prossimi alla forma cantautorale di Lucio, ovviamente c'è la stessa ricerca di soluzioni musicali inedite del precedente atto, però vengono dispensate con cautela, anche perché in questo lp l'intento di entrambi gli autori è quello di produrre un risultato ottimale e più popolare. Purtroppo la risposta del pubblico sarà limitata al circuito off dei tempi ma c'è anche da dire che il fenomeno del cantautorato politico era una novità e Dalla pagava lo scotto del festival di Sanremo e di un lp fortunato come "Storie di casa mia" realizzato con Francesca Pallottino e in parte con i contributi del fedele amico Rosalino Cellamare ( Ron ). La collaborazione con la Pallottino non si era del tutto estinta e infatti nel 1974 si concretizza un tiepido successo di classifica con il singolo Anna bellanna

Con questo lavoro i due tornano ad occuparsi delle tematiche della precedente opera ma attraverso un linguaggio sicuramente più coeso e immediato, seppur originale, come nel caso dei brani Mela di scarto, riguardante il carcere minorile, con di nuovo Torino protagonista visto che si fa riferimento al Ferrante Aporti (nel disco "Il giorno aveva cinque teste", Torino era stata citata in diversi brani) mentre nel caso di Carmen Colon si tracciava l'inquietante storia di cronaca nera di un  Alphabet Killer. Interessanti casi di nuova canzone di denuncia sociale sono anche le originali trame del brano "Le parole incrociate" dove lo sfruttamento proletario del meridione da parte della nuova borghesia industriale del nord viene sottolineato da una indovinata citazione di un traditional siculo," Ciuri Ciuri ", alla fisarmonica, mentre nell'eloquente "Borsa valori" il situazionismo musicale si concretizza con dei brevi intermezzi d'archi che riprendono le celebri Raindrops Keeps on my hand e Singing' in the rain. Le punti di diamante  di questo 33 giri sono veramente tante a partire dalla stessa "Anidride Solforosa", complessivamente è un lavoro in cui ogni cosa funziona in un equilibrio perfetto al di fuori della stessa trilogia Dalla-Roversi e lo possiamo anche considerare il capolavoro dello stesso cantautore, poiché mai più il bolognese vorrà inseguire questo sentiero, anche se il successivo "Automobili" è ancora oggi di qualità eccelsa e forse è invecchiato meglio. Ritornando nei solchi di questo vinile vi sono brani che risplendono più di tutti gli altri a cominciare dalla visionaria "Ulisse coperto di sale", a mio avviso un brano manifesto degli anni settanta , un vero inno all'utopia di una stagione che sembrava destinata a fare proseliti in ogni campo ma fallisce proprio nell'impossibilità di rendere concreto un discorso fin troppo radicale, visto che il mondo stava andando in un altra direzione, e l' estremismo delle frange armate della politica extra-parlamentare è di fatto il canto del cigno di un epoca, in quanto astutamente manovrato dal sistema; la strategia della tensione non è altro che la fine di un sogno collettivo.

Ma cosa resta alla fine di tutta questa storia se non la poesia melanconica e struggente dell' amore, visto già da lontano, in una stazione dove riaffiora il ricordo di un fuoco mai spento, come nel caso di "Tu parlavi una lingua meravigliosa ", un ritratto dolce-amaro che possiamo immaginare come un film ambientato in una Bologna non ancora funestata dalla strage di stato di quel terribile 1980. In questa dolcissima visione di "miele aspro" il binomio Dalla e Roversi rifugge il sociale e l'anarchia e si concede uno struggimento senza precedenti, perché "Tu che parlavi una lingua meravigliosa " è anche il riaffiorare di un piccolo sogno sentimentale giovanile che sfuma per sempre nel passato. L' utopia di quella stagione dopo tutto può benissimo convivere con la stessa "lingua meravigliosa" del sentimento dell'amore, e poi entrambi gli autori erano e resteranno dei poeti, un cantautore e uno scrittore che per un attimo si sono sfiorati sulla stessa lunghezza d'onda. Automobili è il principio della fine, il pomo della discordia realizzato con il contributo del professor Roversi solo per obbligo contrattuale, poiché non farà sua l'esigenza di una forma canzone più lineare e nazional popolare voluta da Lucio, e  firmando come Norisso egli mette un punto definitivo a questa storia.

mercoledì 14 marzo 2018

Roberto Roversi (Bologna, 28 gennaio 1923 – Bologna, 14 settembre 2012) è stato uno scrittore, poeta, paroliere, giornalista, e libraio italiano, in gioventù partigiano; dal 1948 al 2006 gestì la libreria Palmaverde di Bologna



Lucio Dalla e Roberto Roversi : Il Giorno aveva cinque teste ( primo atto!)

Lucio Dalla - Il Giorno aveva cinque teste (1973)

Nei primi anni settanta la carriera artistica e musicale di Lucio Dalla era più che consolidata sia negli ambienti giovanili che nel pubblico trans generazionale nazional popolare. Dagli esordi Beat del biennio 1965/1966 , preceduti da una lunga gavetta come clarinettista e sassofonista Jazz , il futuro cantautore Bolognese aveva riscosso il plauso definitivo con il festival di San Remo e il brano 4 Marzo 1943 , non ultimo il successivo Piazza Grande. Non pago di questo unanime consenso e forse per via di un eccentricità multiforme , in parte ereditata dalla sua passione per il Jazz , Lucio Dalla sentì il bisogno di sperimentare e cercare nuove evoluzioni sonore per far crescere la sua canzone, di fondo sentì anche un esigenza di carattere politico e sociale come era lecito aspettarsi da uno nato in terra rossa.
Lucio più di tutto era un uomo irregolare e anticonformista e il suo ideale era un socialismo anarchico , e non di stampo comunista, vista anche la sua conclamata esigenza di omosessualità , assai osteggiata nella sinistra più prossima al pauperismo filo-sovietico o maoista, castrista. Trovò terreno fertile attraverso un carteggio intellettuale con il Professore poeta e narratore Roberto Roversi , firma storica della rivista letteraria culturale " L' Officina " e la scintilla che scoccò fra le due menti partorì poi una collaborazione assai coraggiosa per i tempi ma dagli scarsi esiti commerciali, acclamata solo per un plauso della critica specializzata ma destinata a crescere insieme con tutta quella Bologna alternativa, ai tempi attraversata dal fermento post sessantottino che convoglierà poi nello storico movimento del 77 , forse il vertice assoluto della Città.

Tutto questo sperimentare, nei suoni come nelle liriche,  troverà un vero amalgama nel successivo Anidride Solforosa , il capolavoro , e nel conclusivo Automobili. ( To be continued ... Seguitemi in questo viaggio !)Lucio Dalla e Roberto Roversi nel 1973 concretizzeranno il primo frutto di un sodalizio destinato a crescere in maniera coerente e nitida solo a partire dal secondo lp , poiché Il Giorno aveva cinque teste ,oggi come allora suona assai dispersivo per via dei troppi ingredienti e delle sperimentazioni musicali ai limiti della stravaganza , forse  perchè figlio dei tempi , strizzava l'occhio al Progressive ma senza volerlo lambire del tutto. Questo primo capitolo della coppia , di cui è giusto e doveroso  aggiungere il contributo del maestro arrangiatore Ruggero Cini , ha enormi pregi dal punto di vista concettuale per via di tematiche sociali molto coraggiose legate all'emarginazione e all'impoverimento culturale , il tutto narrato in dieci canzoni o favole allegoriche che restano sfuggenti , e senza mai volersi incontrare rendono l'ascolto estraniante , lasciando qui e là sensi di profonda inquietudine , a volte attraversati da una lirica poesia o dissacrati da un ironia sui generis e al vetriolo. I vertici assoluti e forse i più compiuti dell' album sono le disperate storie degli operai del sud Italia in cerca del miracolo economico di Torino e Milano , nei brani L' Auto targata T.O e L' Operaio Gerolamo. Entrambi godono di una costruzione musicale eccelsa , rispetto a taluni brani dove la stravaganza prende troppo la mano , inoltre descrivono in maniera reale il senso di disperata alienazione del dramma migratorio di allora , sia nel raccontare di un padre di famiglia che si reca a Torino in cerca di una possibilità di rivalsa sociale , che nel cupo racconto della morte bianca dell' operaio Gerolamo in un cantiere di Milano. Il resto del disco è puro pessimismo e la descrizione dell'alienazione meccanico-industriale di questa Italia del Nord si compenetra con una natura che resta una zona franca , oppure un forte presagio dove il crimine può passare inosservato , quindi un luogo minacciato dal nuovo che avanza. Lo sprazzo di luce arriva con la perla grezza della fiaba Il Coyote , forse una delle interpretazioni più belle di Lucio , ed è L' Utopia  che si fa avanti negli animi dei puri , quindi rappresenta il senso di bellezza che sopravvive e vince su tutto. Personalmente poi vorrei fare una menzione speciale per la canzone conclusiva del primo atto di questa trilogia , perché nel brano La Bambina ,  uno dei più stravaganti ma a mio avviso eccelsi , Lucio oltre a cantare la fine di un epoca, ovvero il miracolo del Boom economico degli anni sessanta , dispensa il suo migliore assolo di Sax su di un arrangiamento in stile Love Unlimited Orchestra ma in salsa pseudo Progressive.

mercoledì 7 marzo 2018

La Noia di Alberto Moravia - Analisi analitica e recensione di un romanzo fra i più interessanti del millenovecento.

Ecco il resoconto di una mia lettura , o meglio, non una recensione ma più tosto una  personale e intima riflessione da lettore onnivoro, oserei dire sentimentale poiché sono solito innamorarmi sovente delle storie narrate nei romanzi , sopratutto  se c'è il colpo di fulmine, e per certi versi un analogia con la mia vita.
La scrittura analitica e psicologica di Moravia è cosa nota e La Noia non si discosta dal bellissimo Gli Indifferenti , va detto che vi è un che di esistenziale, e nel contempo morale , in ogni caso è una critica al mondo borghese ma anche all'alta società del dopo guerra.
Il tema del mal di vivere attraverso il tedio della noia più esistenziale e anaffettiva , per certi versi mi è appartenuto, anche perché in questo caso si parla di un giovane pittore, Dino , il resto sicuramente molto meno visto la mia estrazione contadino proletaria. Va detto che Il giovane pittore è sfuggente nei confronti di una madre possessiva e di un mondo edificato attraverso un auto compiaciuta ricchezza, atteggiamento tipico dell'alta borghesia , inoltre viene sottolineata l'incapacità di comunicazione con il sesso femminile coetaneo. Vista l' incapacità di far vivere la propria pittura , egli trova l'alibi nel tedio di tutto e nell'esistere stesso nella realtà, attraverso anche l'amore che nutre per Cecilia, una ragazza di estrazione inferiore, modella di pittori ma aspirante attrice e sessualmente libera , tuttavia come Dino priva di responsabilità e consapevolezza
Un logorroico individuo pedante che incontra una pratica ragazza che vive in funzione dei propri piaceri o bisogni, in quanto naturale, spontaneo che si traduce in un incosciente vivere strumentale e strumentalizzante a secondo del momento, imbastendo più relazioni.
Un meccanismo perverso si instaura tra i due, Dino la vuole amare solo per il piacere del possesso in maniera tale di giustificare un tedio tale da non percepire Cecilia come concreto innamoramento , salvo poi riprendere l'equilibrio frantumatosi con la pittura .Un discorso macchinoso sorretto dalla ragazza perché tutto sommato divertente e insolito, e perchè le piace la situazione ,  difatto, interrogata in tal proposito, sulla natura di questa ambiguità non si pone alcun perché , se non un laconico e inespressivo intrigante piacere. Non vado quindi oltre , la trama non va completamente svelata perché è avvincente , in grado di sorprenderci tutti, e per quanto possa ancora oggi essere attuale, può seriamente indurre il lettore ad una profonda riflessione sulla decadenza di un ordine etico e naturale del rispetto , necessario per ogni rapporto e interscambio di natura umana, nel privato come nel sociale. La Noia parla di un individuo senza strutture , appoggi, completamente alienato dalla vita sociale e dalla modernità E' un ritratto profondo, addirittura spietato sui fallimenti e le delusioni di un giovane pittore senza infamia e lode viziato, consapevole di un agiatezza sociale che odia e rifiuta , seppur non vi rinunzia per mancanza di virtù e carattere, un uomo irrisolto che mostra  il suo limite rifiutando la figura stessa della donna, la madre , così come l' oggetto dell'amore , non ultimo,  musa , nella costante presenza di Cecilia. Il limite morale del personaggio in esame però ha del tragico poichè corrisponde ad una vita che si perde in verità nell'ossessiva ricerca di un opposto irraggiungibile , ovvero Cecilia, una figura assai più ipocrita e priva di etica ma con una personalità  forte e definita, in quanto strumentale , ed è proprio per tale motivo che l'arte del pittore resta inespressa in una pittura mai nata. Il ritratto di una generazione spregiudicata in quanto priva di valori, sopratutto nell' assenza di consolidare un qualsiasi merito sociale , che si traduca in un desiderio di realizzazione di presente attraverso un progetto che goda di una concretezza più matura e pragmatica.
Concludo dicendo che La Noia è un romanzo che andrebbe letto cercando di guardare anche un po se stessi e il proprio vissuto , poiché in questo romanzo è possibile scorgere molti punti in comune con le nostre attuali vite, sopratutto se messe  in relazione con la società di oggi , seppur il nostre presente è di fatto temporalmente lontano dalla storia sviscerata da Alberto Moravia.

giovedì 28 dicembre 2017

Settimo Sigillo e Enten Eller , giusto un ulteriore riflessione personale scaturita dalla visione di questo DVD


Morte : Il suo silenzio non ti parla ?

Cavaliere : Lo chiamo e lo invoco e se egli non risponde penso che non esiste.
Allora la vita non è che un vuoto senza fine.
Nessuno può vivere sapendo di dover morire un giorno cadendo nel nulla , senza speranza.

My Ideal Blog (Globalartisticfusion.blogspot.com) è nato come personale luogo di studio e approfondimento del novecento , anche se include l'ultima parte dell' ottocento , più ciò che di buono è sopravvissuto da questa lunga sementa, nel nuovo millennio che personalmente abito con fatica. La sua trattazione si limita all'aspetto più culturale dell'arte e nella sua globalità segue un tracciato storico atemporale, ma a zig zag , come se vi fossero più porte in grado di consentire un viaggio spazio temporale a secondo delle epoche e delle decadi, passando sopratutto per il cinema, il teatro, la danza , la musica, la letteratura, i movimenti cultural artistici dediti a forme di ricerca e avanguardia.
Il pensiero e l'idea, nelle loro concezioni più pure sono il collante concettuale , ma sopratutto l'inquietudine e la tensione emotiva che ci inducono verso una ricerca interiore sul senso della vita e della morte. È il frutto di una lunga gestazione di un anno e di una vita di studio e interessi privati poco noti a tutti , vissuti come un isola felice già a partire dalla pubertà. Attualmente sto scrivendo un lunghissimo articolo su di Ingmar Bergman dopo aver affrontato il teatro patafisico di Alfred Jarry e essermi collegato alla musica di Robert Wyatt , tanto per dirne una.
Questo Dvd è un esperimento Italiano eccezionale, musica e danza , per cornice estratti salienti dal film Il Settimo Sigillo , il capolavoro di Ingmar Bergman realizzato negli anni cinquanta. Gli Enten Eller sono una formazione di Ivrea , ruotano intorno alle figure del batterista, percussionista e compositore, Massimo Barbiero e il chitarrista Maurizio Brunod, gli unici due membri onnipresenti fin dal 1985 , in quanto gruppo aperto e dell'organico variabile. Enten Eller è Jazz e improvvisazione ma sopratutto composizione, pensiero intellettuale e umanesimo , sincretismo artistico e movimento, flusso di coscienza, di nervi e muscoli, emozioni , infine danza. Cristina Ruberto e Erika Martino sono la vita è la morte che anziché sfidarsi a scacchi, come nel film, replicano il costante dialogo fra la Morte e il Cavaliere attraverso la danza
La conclusione consiste nell' ultimo passo di danza dove la morte abbraccia la vita è la vita giacente spira abbracciando il samsara, o viceversa.
Tutto questo mi ha riportato alla memoria un antico proverbio indiano , o persiano, di cui ora ho un ricordo vago ... Se dentro di te dalla vita nasce la morte falla vivere e se dalla morte nasce la vita lasciala vivere. Ho appena visionato questo dvd e ora ho sviscerato queste riflessioni. Patrizio De Santis



mercoledì 27 dicembre 2017

Enten Eller : Settimo Sigillo (Recensione del DVD)



Settimo Sigillo è uno spettacolo veramente unico e oserei dire eccezionale , dalla concettualità strutturata e complessa ma sopratutto affascinante, sviluppato per musica , danza e fotografia. Non si vuole semplicemente omaggiare il grande capolavoro di Ingmar Bergman , anzi , bisogna fare attenzione 
alla proposta senza giungere alla conclusione più ovvia e scontata. Dietro a ogni iniziativa concepita dagli Enten Eller c'è un vero studio e una filosofia di pensiero intrisa di umanesimo e rigore ideologico, ovviamente non in senso prettamente politico ma di concezione del contenuto in termini culturali e artistici. L'ensemble di Ivrea ha una storia interessante alle spalle , ogni loro capitolo discografico o spettacolo , visto che la loro attività non si può confinare in un supporto fonografico,  è concepito come situazione " aperta " ma organizzata nei minimi dettagli , un vero meticoloso studio per un esperienza completa. Per Enten Eller non vale il concetto di semplice gruppo che improvvisa del Jazz , con il rischio dell'esercizio di stile fine a se stesso. I due membri stabili fin dal 1985 , il batterista , percussionista , compositore Massimo Barbiero , titolare di tantissimi altri progetti quali
Odwalla , Silence Quartet , Marmaduke e molto altro ancora , insieme al chitarrista Maurizio Brunod,
hanno concepito fin dagli esordi un disegno e progetto musicale di largo respiro ,e ciò senza mai compiacere alcuna tendenza o pubblico tanto per ritagliarsi una fama effimera. Tanti sono stati gli strumentisti, ma sopratutto gli artisti delle più disparate discipline a confluire nel progetto Enten Eller, citazione di Soren Kierkegard , filosofo e teologo danese, scrittore esistenzialista , ovvero Aut - Aut , un opera sicuramente da trattare in futuro nel mio Blog.
In questo caso sono stati coinvolti due danzatrici e un fotografo, Luca D' Agostino. Andiamo però con ordine , partendo dal lavoro svolto dal bravissimo D' Agostino che porta in seno al progetto circa 900 scatti che vengono proiettati durante la performance degli Enten Eller , (la danza è presente solo in sette frammenti del film , questo va specificato) c'è da fare una premessa, di questi scatti , circa 300 sono stati preparati in un teatro di Trieste con una modella completamente nuda e la proiezione del film di Bergman  alle sue spalle. L' elemento costante del progetto si basa dunque sul difficile equilibrio che intercorre fra la scrittura e l'improvvisazione dei tre linguaggi , apparentemente in contrasto ma legati dallo stesso sentire , ovvero  l'elemento teologico, filosofico che offre a tutti una solo estetica su cui interagire in perfetta armonia.
E' chiaro che si tratta di un lavoro non di facile gestazione visto la progettualità molto complessa e strutturata , non si tratta dunque di un banalissimo tributo con musicisti e danzatori che improvvisano in maniera caotica durante la proiezione di un film , rovinandolo con un vuoto esercizio di stravaganze onanistiche e a lungo estenuanti per tutti , sopratutto per il pubblico, anche se tale atteggiamento è da tempo tristemente inflazionato , con  il costante rischio del senso del ridicolo.
Menzione speciale dunque per chi non ho ancora citato e sono le danzatrici Cristina Ruberto e Erika Martino , notevolissime e bravissime , encomiabili ,  Alberto Mandarini alla tromba e Giovanni Maier al contrabasso , oramai membri stabili per via di un interplay consolidatosi con costante maestria e crescita e quindi di fatto non secondari a due membri fondatori, anche se nel corso del tempo nessuno lo è mai stato visto la ragione sociale dell' ensemble ; a questi si aggiungono due guest musician di gran pregio, Lauro Rossi al trombone e Achille Succi al sax alto e al clarinetto. I temi su cui i musicisti hanno
costruito il flusso sonoro dell'evento , fanno parte da sempre del loro repertorio e ciò dimostra che da parte degli interessati vi sia stato un vero studio e
una serietà di fondo molto concreta , e non presa alla leggera, di conseguenza una forma di coerenza 
e rispetto sia verso progetto che nei confronti del pubblico che si sono conquistati nel tempo , attraverso una sementa che è fra le migliori che vi siano in Italia.



I

martedì 12 dicembre 2017

PIETAS - Enten Eller


Esiste una musica in grado di farsi parte epidermica, ovvero sia di pelle che di pancia, emotivo- emozionale, con l'ascoltatore ?
No, non può esistere, a meno che ci sia una sensibilità tale da permetterlo, visto che i musicisti, come tutti gli artisti, non creano miracoli, ma danno vita e voce ad' emozioni eccezionali, questo si.
nel mio caso, nello specifico di Pietas, opera degli " Enten Eller " c' era una particolare predisposizione, dovuta a tanti fattori, legati al mio privato come al sentirmi parte viva, attiva e consapevole nel mondo, attraverso le mie radici, così come il mio essere Italiano in un Italia che provoca dolore, soprattutto alla mia generazione e ai più giovani. Pietas, già dal titolo, parla non solo del mio vivere ma ingloba tutto un sentire collettivo e si pone come un qualcosa di essenziale, un particolare ingresso fra il sacro e il profano, per trovare uno slancio di vita più consapevole e costruttivo, di fatti il Jazz degli Enten Eller, è tipicamente Italiano e Mediterraneo,
si nutre, concettualmente delle nostre fondamenta storico-culturali , greco - latine, così come degli umori meticci e migranti, del Mar Mediterraneo.
Il jazz Afro-Americano è qui, interiorizzato, parla attraverso un sentir la musica, nitidamente Italiano, un opera come Pietas non potrebbe esistere altrove, il contributo che l'italo-Argentino Javier Girotto dà, come elemento esterno invitato ad' interagire, appare determinante, in quanto rivela la stupidità delle barriere socio-culturali e politiche, il suono di Javier completa il tessuto mistico-spirituale di questa opera, attraverso canti di sax e flauti etnici, tipicamente fragili, nel senso Alto del termine, al mio orecchio, rappresentano un' umanità emotivamente coinvolta dentro il grande disegno della vita, invocante Pietas !


Patrizio De Santis ringrazia Massimo Barbiero visto che gran parte dei dischi degli Enten Eller, fra cui questo, non sono più disponibili, per cause legate alla distribuzione e la promozione del prodotto.
l'Italia in campo musicale, vive ora un momento bruttissimo, un vero collasso artistico, non legato alla vendita dei dischi ma alla mancata fruizione della musica stessa, quindi una buona educazione alla Musica, Enten Eller, come lo stesso Odwalla sono entità musicali profondamente consolidate e apprezzate  all'estero ma ignorate qui da noi, non ostante le tante occasioni da Barbiero concesse, anche grazie a Ivrea Jazz, che con molto coraggio, porta avanti attraverso l' associazione e gli eventi live promossi attraverso il festival.

Enten Eller - Ecuba

Enten Eller è un mondo narrativo e descrittivo, un suono sincretico e universale , se li si vuole meglio definire, un' estetica strumentale
legata al mondo dell' improvvisazione Jazz , che tiene conto di un impianto compositivo, ricco e pregnante, di umori e coloriture timbriche armonico melodiche, tipiche della musica di confine, quindi anche del tempo e dello spazio circostante, dove si dipana la trama concettuale del viaggio in musica, poiché ogni progetto degli
Enten Eller è una storia a se legata al Mediterraneo, come al Mondo
Ecuba, come il successivo, da me amatissimo, Pietas, è il frutto di una felice collaborazione con il sassofonista Italo- Argentino, Javier Girotto, così come il frutto di un intuizione felice, un sentimento in divenire, un flusso emotivo costantemente in subbuglio, anima inquieta che si pone dubbi e quesiti, restituendoceli come ricerca collettiva sul senso della vita, Umanesimo Musicale. Il collettivo E. Eller, costituito da Massimo Barbiero alla batteria, Maurizio Brunod alle chitarre, Alberto Mandarini tromba e flicorno,Giovanni Maier al contrabbasso, si allarga dunque al Sax Soprano lirico e generoso del canto di Javier Girotto, la cui natura Argentina
supportata anche da mirati interventi di " Queena " strumento folclorico, fanno di Ecuba un opera figlia e parte di un mondo in perenne lotta, un contrastante conflitto umano per esser vivi,
consapevolmente vivi. Ecuba è un omaggio alla madre di Ettore, poco prima che quest'ultimo sia coinvolto nello scontro con Achille. Le musiche di questa Opera, come il successivo Pietas,
sono il tempo sospeso dove è concesso il dubbio, s' ascolta il proprio cuore e la mente, in relazione alle ombre del mondo che condizionano il vivere quotidiano d'ognuno di noi, Ecuba precede
Pietas, prepara la strada per una Smisurata Preghiera.


Lo Zoo di Venere : Uno dei migliori lasciti artistici degli anni ottanta del 900

Michael Nyman Band - A Zed and Two Noughts)
Non è " Lezioni di Piano " la colonna sonora più importante di Michael Nyman ... Ma questa del 1982 " Lo Zoo di Venere " il film più bello e scioccante degli anni 80, che richiede, da parte dello spettatore,il coraggio di guardare il reale volto della complessità umana, ben diversa dalla normalità tramandata e a noi spacciata per buona e definitiva. Questo grande maestro del Minimalismo più colto riuscì nel miracoloso intento di superare un film discusso già di suo, visto che Peter Greenaway resta un genio ostico e culturalmente Alto, con una musica altrettanto complessa e concettualmente pertinente alle visioni smodate e concretamente reali del regista. Le due identità concettuali fuse in unico corpo visuale sonoro consegnarono alla cinematografia mondiale un film che andava al di là del concetto di cinema ma tragedia Greca, Teatro Avanzato ... Termini forse scontati e di " effettistica " estetica e critica. Semplicemente un Opera d' Arte moderna, un Esposizione dell' Interiorità Umana anatomicamente sconcertante ma reale poiché noi siamo tutto quello di cui abbiamo paura, corpi estranei, diversi. Non esiste alcuna normalità se non la diversità, lo stesso desiderio sessuale, se analizzato in profondità psico-analitica rivela la contraddizione della mente umana ! Eccellente film con una musica che non perde fascino, in grado di vivere sui palcoscenici da sola e richiamare altre visioni interiori, quello dello spettatore ! Patrizio De Santis afferma : La vera ost di Nyman è questa, Lo Zoo di Venere!



IL FILM :
Lo Zoo di Venere - A Zed & Two Noughts è l'opera più celebre del regista inglese Peter Greenaway e la realizza nel 1985
Lo stile è di ironia grottesca ma in un forma perversa e ostica, una scanzonata tragedia greca dell' assurdo , per i tempi scioccante e forse ancora oggi sui generis.
Volendo possiamo definirla cinematografia d'avanguardia se pur fra mille virgolette, in verità sono 150 minuti di originalità cinematografica fuori dai canoni e iconoclasta, veramente Arty e con scenografia e fotografia raffinatissima , lo stesso commento sonore del minimalista Michael Nyman è quanto di più colto e ricercato , tutti questi ingredienti ben dosati fanno un prodotto artistico di alto pregio, quasi sfarzoso ... Un vero capolavoro.
La trama è la seguente : In un incidente muoiono due donne, mentre una terza , alma, perde una gamba
I mariti delle vittime intrecciano una relazione con la donna che avrà risvolti imprevedibili ... Non vado oltre e vi invito alla visione !

I 101 Racconti di Canterbury - Viaggio nella storia di una (non) scena

I 101 Racconti di Canterbury - Viaggio nella storia di una (non) scena ,è un tomo molto interessante e scorrevole sulle vicissitudini che lega Canterbury , una cittadina del Kent , in Inghilterra , divenuta nota più che altro  con ben altri racconti , ovvero quelli vergati da Chaucer , oltre le tante magnifiche cattedrali , con un manipoli di studenti alto borghesi di enormi potenzialità musicali e con la passione per il Jazz , l'arte e la cultura. Come tutti sanno il Canterbury Sound fu uno strano caso del destino legato ad uno strambo ragazzotto australiano , un Beatnicks di nome Daevid Allen ; intorno a lui gravitano i noti Robert Wyatt , Kevin Ayers , Hugh Hopper , i cugini Richard e David Sinclair , Pye Hasting, Mike Ritledge e altri che si dipaneranno di anno in anno , in una miriadi di band oppure situazioni musicali un po tutte collegate dal binomio Daevid Allen Trio e The Wilde Flowers , fondamentalmente la primogenitura di un albero genealogico, che di casualità in progettualità , farà luce al lascito musicale più interessante della scena post psichedelica e del Rock Progressivo , senza mai esser tali. Va detto che il Canterbury è un attitudine musicale dove il Jazz incontra il pop e l'avanguardia si fonde con il rock , per poi abbracciare la rivoluzione Patafisica tanto cara all' Ubu Roi di Alfred Jarry. Questo libro di Valerio D'Onofrio e Valeria Ferro , con un arguta e competente prefazione di Fabio Zuffanti , Deus ex Machina di tante nuove realtà New Progressive tricolore , nonchè ottimo e competente scrittore in diversi contesti , ci offre non solo uno spaccato completo di questa (non scena) musicale proliferata nella Canterbury anni sessanta del 1900 , ma ci spiega che questa attitudine musicale prende vita più che altro fra la Londra Underground di allora e la Francia del tumultuoso Maggio Francese , però fissa con precisione l'importanza degli accadimenti adolescenziali legati alla verde e quieta cittadina del Kent [...] era una semina che girava nella noia di questi ragazzotti affascinati dal Jazz e da certo Rock , ma sopratutto dall'arte e dalla cultura , il teatro, la poesia e il cinema , e le stravaganze di Daevid Allen , futuro fautore di un vero e proprio delirio patafisico fantascientifico denominato Radio Gnome , con i suoi futuri Gong ,  sopratutto il primo catalizzatore di una serie di eventi musicali unici e irripetibili che si concretizzeranno nei Soft Machine e nelle geniali menti dei personaggi  cardine , come Robert Wyatt e Kevin Ayers. Visto che il sottotitolo scelto dagli autori è palese in tal proposito , in questo bellissimo tomo troverete molto Jazz Britannico,  per certi versi imparentato con tutti loro, dai Nucleus a Keith Tippets  e ovviamente tutti quei musicisti che per casualità sono analoghi ma non della stessa primogenitura , basterebbe citare Egg , Camel e Mike Oldfield , infine il R.I.O, ovvero gli Henry Cow e tutta la scuola Rock in Opposition proliferata dal 1976 fino ad oggi, anche  in ambito internazionale , quindi un lungo viaggio che  giunge perfino nella nostra Italia con Dedalus e Picchio dal Pozzo , Area , Perigeo , Stormy Six e Ciro Perrino. Qui trovate oltre a ricche storie  dense di avvenimenti e curiosità , anche preziose guide all'ascolto , nonché interviste ma sopratutto la scrittura appasionata e competente di Valeria Ferro , simpaticissimo mio contatto Facebook ,  giovanissima , del 1989 , e Valerio D'Onofrio , del 1975 , vicino alla generazione di noi nati durante il riflusso ideologico. Entrambe le critiche penne lavorano nel settore musicale attraverso il web e il giornalismo cartaceo. Perché Canterbury, o se vogliamo questa attitudine musicale affascina gente come noi , cresciuta negli anni della New Wave o del  Grunge , oppure dell' Indie Rock ? Semplice ... Canterbury , o meglio , il Rock Patafisico è vivo e vegeto , non è addirittura mai morto , visto che di fatto non è mai invecchiato ! CRAC EDIZIONI sinonimo di garanzie e interessanti e trasversali alternative !!!

Storie di Jazz e dintorni presenta: Alessio Obino - Un ritratto di donna in Jazz dalle radici all'afrofuturismo.

Alessio Obino    Un ritratto di donna in Jazz dalle radici all'afrofuturismo.     INTRO Biografia di Alessia Obino Alessia Obino Inizia...