My Ideal Blog : Globalartisticfusion.blogspot.com di Patrizio De Santis Patrizio De Santis è titol

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Questo blog è nato come se fosse un'isola felice dove sperimentare una scrittura personale e condividere le mie passioni con qualsiasi internauta interessato alla bellezza. La sua dinamo propulsiva è la passione e l'amore per l'Arte. Ho realizzato uno spazio libero e autogestito, impostando tale contenitore come se fosse un potenziale Magazine cartaceo di approfondimenti culturali e artistici. Global Artistic Fusion è una sintesi della mia ricerca popolare e culturale: un mondo che vi offro nel My Ideal Blog 2.0

venerdì 28 settembre 2018

La Scuola della Carne di Yukio Mishima

Dalla mia personale biblioteca, un consiglio letterario degno di attenzione e interesse, visto l' autore, Yukio Mishima morto suicida nel 1970 per meriti militari. Mishima è uno scrittore Giapponese che la Feltrinelli ha editato nella sua totalità.  " La scuola della Carne " è uno tra suoi migliori lavori, ed è un romanzo in cui si parla di Taeko, una giovane donna sui 39 anni, proprietaria di un' Atelier alla moda ben avviato.
Lei è una donna divorziata e indipendente, forte e sempre a caccia di situazioni libertine. Taeko è il tipico stereotipo della donna Giapponese del dopoguerra che rincorre l'Occidente contro i pregiudizi morali dei tempi. 
La Scuola della Carne e' anche la storia di Senkichi, un ragazzo spregiudicato che lavora in un Gay Bar, giovanissimo, e quindi la narrazione è avvincente e ci svela dell'attrazione fatale da parte di Taeko, che preda degli eventi si ritrova prigioniera in un gioco ossessivo, perfido. 
Mishima mette in scena il mercato dei sentimenti ma chi e' veramente la vittima e il carnefice? La donna sui 39 o il ventenne? Può la passione arrivare a tanto? Essere merce tanto preziosa da annebbiar la più lucida delle menti?  E l'amore, quello che noi tutti pensiamo di trovare, come lo si distingue dall'ingannevole trappola dei sensi? 
Mishima ci invita a scoprirlo frequentando la sua " Scuola della carne "che e' prima di tutto vita. Questo scandaloso inedito postumo, fece scalpore, scosse le fondamenta del pudore Nipponico e fece proseliti ovunque, a tal punto che il regista Benoit Jacquot ne trasse un film nel 1998,con Isabelle Huppert protagonista!

Yukio Mishima

Yukio Mishima pseudonimo di Kimitake Hiraoka (Tokyo, 14 gennaio 1925 – Tokyo, 25 novembre 1970) non è semplicemente uno scrittore, la sua vita ha avuto a che fare con il teatro e la recitazione, la danza e la musica, le arti marziali ma sopratutto lo studio delle antiche tradizioni giapponesi e la pratica della nobil lotta nipponica. 
Egli era una nazionalista convinto e morirà da tale, occupando con i suoi uomini un palazzo governativo e con l' epilogo del "suicidio rituale " la pratica più nobile dell' antico codice d'onore samurai, e  proprio per questo gesto infiammò il popolo, nel lontano 1970. 
Lui era un uomo dalla sessualità promiscua e controversa ma sopratutto un grande artista, un combattente valoroso e impavido. La morte era il suo vessillo, l'amore la sua essenza e la patria l'unica fede possibile. 

Questi sono i miei libri preferiti : La via del Samurai , Musica , La scuola della carne e Vita in vendita. Consigliati caldamente e vivamente a tutti 

L'ultimo discorso pubblico di Y. Mishima prima del suicidio rituale :  «Dobbiamo morire per restituire al Giappone il suo vero volto! È bene avere così cara la vita da lasciare morire lo spirito? Che esercito è mai questo che non ha valori più nobili della vita? Ora testimonieremo l'esistenza di un valore superiore all'attaccamento alla vita. Questo valore non è la libertà! Non è la democrazia! È il Giappone! È il Giappone, il Paese della storia e delle tradizioni che amiamo.»  Queste sono state le ultime parole di Mishima prima di adempiere al suicidio rituale, lasciate scritte in una lettera :  «La vita umana è breve, ma io vorrei vivere per sempre» 




Yukio Mishima ( Estratto " Confessioni di una maschera ")



Quella sera, arrivato a casa nei sobborghi, contemplai seriamente il suicidio per la prima volta nella mia vita. Mentre però vi riflettevo, la prospettiva divenne fastidiosa oltre ogni sopportazione, e finii col concludere che sarebbe stata una faccenda grottesca. 
Rifuggivo, per indole dall'ammettere una sconfitta. E poi, mi dissi, non c'è nessun bisogno ch'io prenda un'iniziativa così radicale per conto mio, no davvero, quando mi attornia un così largo stuolo dei più svariati tipi di morte: morte durante un'incursione aerea, morte nell'adempimento del proprio dovere, morte sotto le armi, morte sul campo di battaglia, morte per investimento di un veicolo, morte per malattia... Certo il mio nome è già stato segnato nell'elenco di uno di questi tipi [...] No... per qualunque verso mettessi la questione, il momento non appariva propizio. Meglio semmai aspettare che qualcosa mi usasse il favore di uccidermi.

1976 NAGISA OSHIMA oppure NOBURO TANAKA ? ( L' Impero dei Sensi e Abesada)

1976 NAGISA OSHIMA O NOBURO TANAKA ? L'IMPERO DEI SENSI ! 


Il 1976 è un anno particolare per il cinema mondiale, dal Giappone sta per arrivare una doppia bomba in grado di scuotere e destabilizzare sia i bigottismi puritani delle religioni monoteistiche che le civiltà fallo-centriche, ma sopratutto il movimento femminista, ai tempi agguerrito e in pieno fermento culturale. 
Due film tratti da un fatto di cronaca cruento e passionale lontano nel tempo, nello specifico gli anni trenta, durante la guerra delle Manciurie. Prima di addentrarmi nella vicenda voglio specificare in cosa differiscono i film : Ecco l'impero dei Sensi di N. Oshima è un film d'autore e di notevole importanza , Abesada - L' Abisso dei Sensi è un prodotto di Genere, e quindi di serie B, nello specifico un Pink Movie, una particolare tipologia di pornografia Giapponese dove non possono essere esposti gli organi sessuali riproduttivi, per veto e cultura, tuttavia sono ammessi qualsiasi tipologia di perversione sessuale, sopratutto se esasperata e violenta; padre del genere è N. Tanaka.
Nella mia soffitta ho entrambe le VHS, una acquistata in edicola con l' Unità, il film nobile, l'altra per corrispondenza dalla Bloodbuster di Milano.
Io mi soffermo sul film di Oshima, anche se Tanaka in questo caso non realizza un semplice sottoprodotto di genere, anzi , si avvicina a un livello di qualità prossimo alla cinematografia nobile, elevandosi al di sopra della media dei coevi Pink Porno ma aggiungo solo che il successivo La Casa delle Perversioni è un sequel mal riuscito, cosa che gioca a suo sfavore. 
Inizio con la trama di Ecco l' Impero dei Sensi , e chiudo con qualche info, restando sull'opera di Nagisa Oshima. Tokyo, 1936. Il legame tra la giovane cameriera Sada Abe e Kichizo "Kiki san" Ishida, proprietario della pensione presso cui presta servizio, è un legame d' amore sconvolgente, senza controllo, una passionalità totalmente dominata dai sensi. 
La relazione, la cui attrazione è corrisposta in maniera fin troppo corrosiva per non evolvere nel dramma, si nutre di una greve estasi sensuale che prelude a un tormentato baratro erotico. I due amanti vivono alimentandosi di questa fatale e ossessa sacra fiamma di amore e passione,  l'uno in funzione del piacere che può dare all'altro, annullandosi, e annullando, con il maniacale ripetersi degli amplessi, ogni forma di quotidianità tradizionale. Non esiste più ragione e razionalità poiché la costante necessità che hanno l'uno dell'altra è implacabile a tal punto che non possono impedirsi di copulare nemmeno in presenza di altre persone o all'aperto.
Il compulsivo consumarsi del gesto carnale si fa però sempre più estremo, e si conclude con la morte di Kiki, l'uomo tanto amato viene cosi soffocato nell'ora dell' ultima e mortale trasgressione. Nel finale Abe Sada recide il membro di Kiki - valore simbolico e affettivo - e se ne appropria, serbandolo con cura nel kimono per tre giorni, fino all'arresto da parte della polizia.
Il film non è un opera oscena ma molto studiata e raffinata, a partire dagli ambienti che ricordano il teatro, con rimandi al Giappone feudale, giusto un impressione estetica visto i treni, le sigarette e i soldati in partenza per la Manciuria, fra l'altro i pochi personaggi, i colori, le musiche, i canti tradizionali, riescono a esaltare l'aspetto drammatico della relazione, allontanando il rischio di travalicare il labile confine del Pink Movie, dove il sesso la fa da padrone, seppur in forma esasperata e senza gli organi sessuali esposti. Questa opera resta un caposaldo della cinematografia d'autore mondiale che ai tempi scosse l'Occidente ma ancora oggi è un battuto tema da Cineforum , con tanto di dibattiti interessanti.

Time - Kim Ki-Duk (2006)



Time , Kim Ki-Duk (2006)

Time del coreano Kim Ki-Duk di cui è degna di menzione l'intera parabola artistica, è a mio avviso un film che può fare la differenza nell'immediatezza visto che rispetto a tante altre sue produzioni è sicuramente la più diretta. Si tratta di una storia sentimentale ma dai risvolti inquietanti, attraversata da una cupezza ossessiva legata al dubbio d'amore, covato da parte di una donna.  La protagonista stravolge il suo volto e la propria esistenza per paura dello scorrere del tempo in relazione alla biologia del corpo umano. Sparisce dalla vita del proprio uomo per ritornare in una nuova veste. Meraviglioso.

Ed ora chi è senza peccato scagli la prima pietra : La Samaritana


La Samaritana : è un film del 2004 diretto da Kim Ki-duk, presentato al Festival internazionale del cinema di Berlino, con tanto di assegnazione di un premio quale l'Orso d'argento per il miglior regista. La pellicola parla essenzialmente del dolore di un padre per la figlia prostituta, ed è raccontato magistralmente da un poeta della cinematografia contemporanea, considerando l'encomiabile talento di Kim Ki-Duk. 

Link You Tube :
Kim Ki-Duk - La Samaritana - Trailer italiano :
(Ed ora chi è senza peccato scagli la prima pietra)


La locandina di Ferro 3 : La Stanza Vuota.


 

Ferro 3 è un vecchio film di Kim Ki Duk del 2004. Ferro 3 : La Stanza Vuota è stato presentato alla 61ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, in concorso come "film a sorpresa", una pellicola molto particolare e per certi versi piacevolmente inquietante, che lega il coreano alla famosa e celebre  "estetica del silenzio " del primissimo Michelangelo Antonioni in bianco e nero. 
Ferro 3 , insieme a L'Isola, sono i migliori lasciti della prima produzione del coreano, mentre con Time, La Samaritana e Pietà , il regista si fa largo nel cinema d' autore mondiale, ovviamente di settore e nicchia, tuttavia la poesia non verrà mai meno.

Pietà - Kim Ki Duk (2012 - Corea del sud)


 

Pietà di Kim Ki-Duk,  è un film del 2012 diretto da Kim Ki-duk, presentato alla 69 Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia dove ha vinto il Leone d'oro. Il titolo è palesemente ispirato alla Pietà di Michelangelo. Pietà è la storia di uno spietato usuraio crudele e impietoso che non si fa scrupoli a storpiare i poveracci del quartiere o amputare gambe e mani per riprendersi i soldi sotto gli occhi di madri e mogli disperate. Questo fino a quando non ritorna sua madre, dopo trent'anni di assenza.
La donna lo abbandonò dopo il parto e dopo averlo seguito a lungo diventa la sua ombra ma lo spietato usuraio diffidente le chiede di mangiare alla sua tavola offrendogli una polpetta con dentro un pezzo di vetro, ignara lei accetta, continuando a masticarla con devozione pur sentendosi il palato e la lingua lacerata , offrendo cosi al figlio pentimento e sangue. 
Lui pensando che sia una pazza la violenta. Nel corso dei giorni il ragazzo cambia e tra di loro si instaura un legame di complice dolore , attraversato da una spietata durezza. La madre vuole redimerlo fino alle estreme conseguenze e ripercorre i fatti delle sue atroci malefatte facendo in modo che il figlio sia sempre presente. 
L'apice del film è il momento capolavoro dell'opera del regista coreano. Lei si trova su di una cantiere dove tempo fa il giovane aveva gettato il figlio di un anziana signora malata , gli fa credere che alle spalle ci sia l'anziana intenta a minacciarla. L'usuraio si getta a terra invocando pietà , piangendo come un bambino ma avviene un fatto sconvolgente, che sorvolo ... La giovane donna deve in qualche modo farsi Pietà , madre di tutte le madri , per la redenzione del proprio amore , sangue e carne. L' epilogo , i colpi di scena , il dipanarsi delle affascinanti e drammatiche trame di questa opera di Kim Ki Duk , ora spetta a voi. Buona visione.

giovedì 27 settembre 2018

Una pericolosa storia d'amore ai tempi del Terzo Reich raccontata con un romanzo e un film. Il cinema che non è giunto in Italia è omosessuale.

Aimée & Jaguar è un film drammatico del 1998, tratto dal documentario Love Story, una vicenda tristemente accaduta e reale,una passionale storia di amore omosessuale fra Erica Fischer, di razza ariana e la breve vita dell'ebrea Felice Schragenheim, nascosta e protetta fino alla fine da quest'ultima, consorte di un ufficiale del Terzo Reich.
Ovviamente il documentario era tratto da un romanzo , mentre questo film cerca di compensare il vuoto che intercorre fra il libro e il documentario, con un prodotto all'altezza delle aspettative, di solito non è un operazione affatto facile, il confronto è impietoso, non sempre il film è in grado di rendere la stessa idea di un romanzo o un documentario. 
Il film uscì al cinema nel 1999, creando scalpore e molti veti e censure, sopratutto in quelle nazioni dove pudicizia e bigottismo religioso hanno ancora oggi forte presa , infatti in Italia non è mai stato trasmesso in sala. È distribuito in DVD in lingua originale sottotitolato in italiano.

Breve trama :

Lily Wust è la moglie di un soldato del Reich impegnato sul fronte orientale, ed è la perfetta madre di famiglia dei tempi , una donna ariana con quattro figli da educare alle rigidi convezioni morali della Germania Nazista. Felice Schragenheim è invece una ragazza ebrea che vive sotto falso nome, attivamente impegnata nelle attività clandestine della Resistenza. L' incontro fra le due generò un amore cosi forte da dissolvere il credo nazionalista ariano della Wust e la stessa fede religiosa della Schragenheim ma non senza conseguenze ...

Aimée & Jaguar


Titolo originale Aimée und Jaguar
Lingua originale tedesco
Paese di produzione Germania
Anno 1998
Durata 125 min
Rapporto 1,85:1
Genere sentimentale, drammatico, storico
Regia Max Färberböck
Sceneggiatura Max Färberböck,
Rona Munro
Produttore Günter Rorhbach, Hanno Ruth

Casa di produzione Senator Film Produktion
Fotografia Tony Imi Bsc
Montaggio Barbara Hennings
Effetti speciali Frank Schlegel,
Morton McAdams
Musiche Jan Andrzej Paweł Kaczmarek
Scenografia Albrecth Conrad,
Uli Hanisch
Costumi Barbara Baum
Trucco Gerlinde Kunz,
Gerhard Nemetz,
Horst Allert

Interpreti e personaggi
Maria Schrader: Felice Schragenheim (Jaguar)
Juliane Köhler: Lilly Wust (Aimée)
Johanna Wokalek: Ilse
Elisabeth Degen: Lotte
Detlev Buck: Günther Wust
Inge Keller: Lilly Wust anziana
Kyra Mladeck: Ilse anziana
Sarah Camp: Frau Kappler
Klaus Manchen: Herr Kappler
Margit Bendokat: Frau Jäger
Jochen Stern: Werner Lause
Peter Weck: Chefredakteur Keller
Lia Dultzkaya: Hulda
Dani Levy: Fritz Borchert







  

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