My Ideal Blog : Globalartisticfusion.blogspot.com di Patrizio De Santis Patrizio De Santis è titol

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Questo blog è nato come se fosse un'isola felice dove sperimentare una scrittura personale e condividere le mie passioni con qualsiasi internauta interessato alla bellezza. La sua dinamo propulsiva è la passione e l'amore per l'Arte. Ho realizzato uno spazio libero e autogestito, impostando tale contenitore come se fosse un potenziale Magazine cartaceo di approfondimenti culturali e artistici. Global Artistic Fusion è una sintesi della mia ricerca popolare e culturale: un mondo che vi offro nel My Ideal Blog 2.0

domenica 16 dicembre 2018

La Stanza della Musica. La rubrica di ascolto e recensioni musicali di My Ideal Blog : Maledetti [ Area Music ] Electric Guitar Duo - E. Merlin & V. Scrignoli



Enrico Merlin & Valerio Scrignoli, Maledetti [ Area Music ]  Eletric Guitar Duo
Musicamorfosi 2017

Nell' attuale panorama della musica contemporanea ciò che continua a essere meritevole e concretamente interessante è 
l'indagine della ricerca sonora attraverso le infinite possibilità dello strumento musicale se ci si prefigge di superare i canoni del gusto estetico e del concetto delle pedissequa bellezza formale, perciò questa mia nuova rubrica, creata per la musica, in uno spazio che My Ideal Blog dedica sovente all' arte, non può che mettere in luce tutte quelle realtà discografiche che si muovono nel solco della sperimentazione, dell' improvvisazione, oppure in un ambito di vera indipendenza e alternativa artistica e musicale. Nessun limite e confine musicale, ma più tosto una linea coerente da seguire il più possibile vicina al blog. E quale esordio migliore di questo interessante progetto del duo Merlin & Scrignoli, Maledetti [ Area Music ]  Eletric Guitar Duo che tra l' altro richiama alla memoria il disco manifesto della musica degli Area, Maledetti ( Maudits) licenziato dalla storica Cramps nel 1977 ?  Tutti sanno, o almeno dovrebbero sapere chi erano gli Area, diciamo che spesso ci si dimentica della loro rivoluzione musicale, non la si applica nel presente perché si tende alla semplificazione rassicurante del proporre la musica per  ovvie esigenze di mercato, e quindi si passa alla celebrazione della stagione dei settanta come se fosse un epoca mitologica a se, un vero corpo estraneo  nel nuovo millennio
L' intendo dei due chitarristi è stato quello di raccontare un sentire la musica che in verità non è mai morto, anzi, deve essere necessariamente parte del nostro tempo presente come se fosse un costante Work in Progress. La natura del progetto è di mettere in pratica la lezione della musica degli Area evitando assolutamente il tributo attraverso la riproposizione dei brani musicali storici come se fossero delle riletture, quasi degli " standards " per usare un termine caro alla tradizione  del Jazz. 
In questo cd ci sono brani che richiamano i titoli degli Area, pescando in tutti gli anni settanta, ma non c'è la prevedibilità e di conseguenza quello che ci aspetta da un titolo del genere, un cd tra l' altro ha trovato il riscontro nel positivo plauso dei membri storici della stessa band, visto che in genere il percorso di questa entità musicale è erroneamente focalizzato solo sul ricordo di Demetrio Stratos e circoscritto nell'angusta e forviante etichetta del Rock Progressivo. La musica degli Area negli anni settanta era inclassificabile e dedita alla ricerca e al superamento e all' abbattimento degli stili dei confini musicali. Area come Musica Totale per musicisti totali ? Si, esattamente così se si trova il tempo anche di andare oltre la definizione.
Era il sentire di un epoca, un concetto teorizzato già negli anni cinquanta e sessanta da Giorgio Gaslini, infatti ciò che era nato nella composizione e nell'improvvisazione Jazz poi è confluito nel Rock con nomi quali Frank Zappa dagli Stati Uniti d' America, e gli Henry Cow, da Canterbury, Inghilterra. Enrico Merlin e Valerio Scrignoli affrontano alcuni temi degli Area proprio attraverso la Musica Totale, e nella loro indagine sonora c'è tutto un flusso sonoro novecentesco che rimanda a John Cage, e alla musica " trattata ", cosi come alla lezione di chitarristi quali Derek Bailey, Hans Reichel, Sonny Sharrock, Michael Gregory Jackson, Fred Frith, Elliott Sharp e Marc Ribot. 
I due musicisti tengono conto della " materia " sonora Area, rivista attraverso la storia della chitarra impro jazz, visto che è il mondo da cui entrambi vengono, ma a tratti sembra di intravedere anche John Zorn, Mr. Bungle, Living Color e affini, almeno nell' esempio più mirato e lampante, la seconda traccia, la celebre " La mela di Odessa " che si muove con un andamento " Slow Blues " che di tanto deraglia in Free Funk e Punk Jazz in stile Downtown con un finale disturbato in un loop che sfocia nella dissolvenza per fare librare nelle etere delle casse la mediterranea narrazione di " Cometa Rossa " in un' alienante e bizzarro Swing Jazz psichedelico che ingloba anche uno spettrale " Jingle Bells " mediorientale, e come se non bastasse nelle ripartizioni delle tracce sonore le due chitarre sono memori del migliore Free Jazz, ed è propria questa la caratteristica più interessante, in quanto ciò che ci dovrebbe essere familiare è di fatto estraniante. Il cantato di Stratos e ben sostituito dalle farraginose esplosione delle chitarre con tutta l' effettistica in deelay e in loop. I tredici minuti e cinque di Cometa Rossa sono magistrali, tra gli ascolti più interessanti proposti dal progetto.
Nell' approcciare alcuni brani in una maniera cosi personale c'è una giocosa irriverenza cara a Zappa ma questa qualità è riconducibile alla stessa gioia creativa della scuola Area ( Gioia e Rivoluzione) che non andrebbe mai incasellata nel verbo del Rock Progressivo. Il contry folk jazz, in stile Bill Frisell di " Hommage a Violette Noiziers " spiazza, ma inganna, perché la coda è Post Rock che si contamina nella forma tipica della balland Jazz; mi chiedo se entrambi i musicisti abbiano conoscenza della scena rock sperimentale statunitense documentata sulle label " Kranky " e " Thrill Jockey ". 
Man mano che si entra nel cuore dell' album arriva il "sogno elettrico "di brani come " L' Elefante Bianco " e " Luglio, Agosto, Settembre ( Nero) dove si odono passaggi più inclini al Rock Psichedelico " Krauto " oppure memori dell' esperienza elettrica di Miles Davis, con in mente John McClaughlin ma sopratutto il duo del periodo Dark Margus ( Agharta/ Panghea) con Pete Cosey e Reggie Lucas, sicuramente entrambi nelle corde di Merlin e Scrignoli. Vodka Cola è un altro momento eccezionale, originalissimo nella sua alienante intro spettrale e acidula, poi sempre più protesa in un crescendo onirico post rock con il Medio Oriente in salsa Dark Noise ad annunciare la venuta del brano successivo " Il Bandito del Deserto ".  Queste ultime due tracce sono un omaggio al disco degli Area che chiude un era, " 1978 Gli Dei se ne vanno, gli arrabbiati restano "
Se Maledetti [ Area Music ] Electric Guitar Duo si era aperto con una dadaista e rumorista riproposizione del brano " Evaporazione " , con un " campione " della voce di Stratos in Loop, il celebre incipit " abbiamo perso la memoria del quindicesimo secolo ... " che ci iniziava al concept album distopico e fantapolitico Maledetti ( Maudits ) del 1977, al contrario, il duo sceglie di chiudere rievocando forse l' album più orecchiabile e contaminato degli Area, licenziato dalla label Ascolto/ CGD di Caterina Caselli, e lo fa con un modo giocoso, infatti Il Bandito del Deserto suona come uno sghembo reggae all' interno di un' acida dissolvenza di pigro funky blues, che forse ci sussurra all'orecchio che per i due musicista il tutto sia stato più un piacevole divertimento che un encomiabile sforzo creativo per evitare il tributo trito e ritrito, e fine a se stesso. 

Consigliato, vivamente consigliato ( voti non ne metto, preferisco un giudizio emotivo)





venerdì 14 dicembre 2018

Yayoi Kusama : L' immaginazione al potere attraverso l'arte nell'avanguardia contemporanea ( 1929, Matsumo / Japan)




( Yayoi  Kusama artista, performer, regista, scrittrice e donna impegnata politicamente. Nata il 22 Marzo del 1929 a Matsumo, in Giappone.)

" Un giorno fissavo la tovaglia a fiori rossi, distolsi lo sguardo dal tavolo e mi accorsi che lo stesso motivo era stampato sul soffitto, persino sulle finestre e colonne. Tutta la mia stanza, il mio corpo, l' universo erano ricoperti di fiori rossi e io scomparivo, ritrovando il mio posto nel tempo eterno e nello spazio assoluto "

" Mettendo insieme le singole particelle quantiche, negativi di gocce che costituivano le maglie della rete, aspiravo a predire l' infinità dello spazio, a misurarla dal punto di vista in cui mi trovavo.
 Infinity Net "

" Quando mi sentivo triste, salivo sull' Empire State Building ... In cima al più grande grattacielo esistente sentivo che ogni cosa era possibile. Un giorno, li a New York, avrei stretto tutto ciò che volevo in quelle mie mani vuote. Il mio impegno per attuare una RIVOLUZIONE nell' arte era tale
che sentivo il sangue ribollire nelle vene e dimenticavo la fame. "

" Questa rivoluzione accade perché Io do alla gente ciò che i tempi richiedono, la libertà sessuale di esprimersi. Love Forever "

 " i pois sono simboli del mondo, il cosmo. La terra è un punto, la luna, il sole e le stelle, sono tutti realizzati da punti. Tu ed io siamo puntini "

Yayoi Kusama - Infinity Net

Infinity Net - Vita e biografia di Yayoi Kusama

Yayoi Kusama nasce a Matsumoto nel 1920 e si approccia all'arte con la pittura, più che altro per sedare e controllare delle gravi forme di allucinazioni che le impediscono una vita completamente normale; il dramma avviene intorno all' età dei dieci anni e la conquista più sorprendente di questa minuta donna è stata esattamente quella di dominare il proprio " irreale " nella realtà, concretizzando un risultato in termini sia pratici che artistici, consolidato anche attraverso una fama mondiale che ha il merito di aver influenzato le discipline e le forme artistiche più trasversali e disparate.  L'esperienza di Yayoi è ancora viva e ricca di fermento 
nell'attuale panorama contemporaneo; uno stile che non si è mai del tutto cristallizzato nel post modernismo, un costante work in progress.
Le allucinazioni di Yayoi sono vere esplosioni di colori ma dopo la scoperta dello stile pittorico di Nihonga, sospeso tra il realismo e il rigore, la donna ha due parametri per lavorare sia su stessa che per veicolare la patologia in una forma di creatività ludica e curativa. 
Il realismo e il rigore sono qualità  utili, ma nel corso del tempo la donna comprende che in Giappone i tempi non sono maturi, occorre guardarsi intorno e cercare una porta di accesso per andare incontro alla vita vera per tentare di edificare uno spazio nella realtà che le sia congeniale per studiare, lavorare e creare uno stile moderno : gli U.S.A. Nella città di New York c'è tutto un fermento di nuove avanguardie che la interessano. 
Negli anni "americani" la Kusama è parte preponderante di una rivoluzione estetica che si ripercuote in ogni ambito e contesto, anche politico, come nel caso del movimento femminista e della rivoluzione sessuale, ma sopratutto è una delle figlie di Howl, L' URLO generazionale e poetico che è il manifesto del Beat, scritto dal sommo cerimoniere Allen Gisberg.  Lo scenario è più tosto variegato ed eterogeneo : la scena psichedelica di Timoty Leary e Albert Hoffman, il cinema e il teatro d' avanguardia, Julian Beck e il Living Teather, i Fluxus, il Light Show dei complessi Rock, la Pop Art. New York, è allora, negli anni sessanta, come del resto anche oggi nel nuovo millennio,  la metropoli dell' arte contemporanea.


Tra gli anni cinquanta e i sessanta Yayoi realizza tre serie concettuali di lavori destinati a fare la storia, e sono Infinity Net, Accumulation e Sex Obsession. Nella metà degli anni sessanta tutte queste serie di lavori sono destinati a confluire con un ulteriore fase evolutiva, attraverso la performance artistica e 
l'utilizzo perfomativo visuale del corpo, i celebri e provocatori " Kusama happenings"
dove l'artista colora se stessa e il suo stesso pubblico di Pois; fanno capolino anche una serie multiforme di palloncini o cuscinetti "rosa fallico". I Kusama Happenings si svolgono spesso nei luoghi pubblici attirando anche l' attenzione di molti curiosi e l' intervento della polizia che reprime questa coinvolgente anarchia artistica.

L'artista diventa nel giro di poco tempo un icona omosessuale e una nuova stella del firmamento "Pop", attirando l' interesse dell' opinione pubblica, come anche l' ostracismo dell' America più conservatrice e puritana. Il ritorno in Giappone avviene negli anni settanta, dopo aver esposto le proprie opere nelle gallerie più importanti del mondo.
Non è un passaggio indolore, la donna viene accolta come un esempio di grande vergogna collettiva nel mondo, perché nell'opinione nazionale di allora il lavoro della Kusama è una pornografia artistica che lede all'immagine del Giappone. Arte degenere per menti degenerate e privi di moralità.
La personalità di questa donna eclettica non si arresta al successo conseguito, tanto meno alle difficoltà, non è da lei riposare sugli allori ma nemmeno scoraggiarsi in un periodo di profonda crisi, ed è così che nel corso degli anni inizia a interessarsi alla scrittura, dal principio con la poesia, e successivamente con la forma surrealista; questo entusiasmo nel rinascere a nuova vita è la sua più grande forza, le da' un coraggio tale da misurarsi in tutto ciò che desidera, fino al punto da intraprendere un ulteriore studio con la disciplina della scultura.

La scelta di vivere in un istituto psichiatrico, in quel di Seiwa, non le impedisce di portare avanti il suo progetto lavorativo attraverso la ricerca e la sperimentazione, poiché con la costruzione di uno studio personale, in Shinjuku, trova nuovi stimoli per creare. 
Molto di questo lavoro sarà promosso in giro per il mondo, perché Yayoi, pur ritirandosi per necessità di cure, si riserva delle uscite mondane per promuovere il nuovo corso artistico intrapreso, che corrisponde anche a una maturità concettuale e ad una nuova consapevolezza artistico - intellettuale, non ultimo, un sentire profondamente umano. Dai pois, fino a tutte le varianti possibili del punto, attraverso il concetto cosmico - trascendentale  dell'infinito, si passa ad un nuova tematica con il recupero delle radici, manifestato nella fase della "zucca",  che viene presentato alla Biennale di Venezia nel 1993, dove vengono esposte delle zucche giganti all'interno di una sala rivestita di specchi.  
Da qui in avanti la zucca sarà una tematica ricorrente, in quanto per Yayoi rappresenta un effettivo legame con l' infanzia, come si evince dal lavoro presentato a Londra nel 2016, " All the Eternal Love i have for the Punpkins ".  Per l'artista questo vegetale rappresenta il caro ricordo del vivaio di famiglia dove spesso trovava consolazione nel rifuggire in se stessa, per via di un educazione molto rigida e chiusa, un luogo molto consolatorio e terapeutico anche con la comparsa delle prime allucinazioni. 

L'arte di Yayoi Kusama nasce dalla consapevolezza di poter essere parte di un mondo parallelo e trasversale, ed è così che riesce a dominare tali proiezioni e percezioni sensoriali per poi trasferirle nell'immaginario collettivo reale in una forma compiuta di arte :

" Un giorno fissavo la tovaglia a fiori rossi, distolsi lo sguardo dal tavolo e mi accorsi che lo stesso motivo era stampato sul soffitto, persino sulle finestre e colonne. Tutta la mia stanza, il mio corpo, l' universo erano ricoperti di fiori rossi e io scomparivo, ritrovando il mio posto nel tempo eterno e nello spazio assoluto "

Dalla pittura al gioco degli specchi, passando per il body paintings e le installazioni, fino a giungere
al museo permanente dalla forma di parallelepipedo bianco di Shinjuku, aperto a partire dal 1 Ottobre 2017, lo stesso quartiere dello studio, la donna riesce nel miracolo di rendere il proprio immaginario una condivisione collettiva accessibile proprio a tutti.
La Kusama è una donna consapevole, il suo successo e la ricchezza economica ben capitalizzata sono
anche il frutto delle lotte politiche degli anni sessanta, e sopratutto di un grande coraggio nel volersi conquistare con ostinazione  un indipendenza artistica. 

Il museo Kusama è una costruzione futurista di cinque piani che accolgono collezioni permanenti, collezioni temporanee, e una serie di installazioni immersive realizzate per fare in modo che anche il pubblico sia parte dell' opera.

Il Docufilm di Heather Lenz ", giunto in Italia con il titolo Yayoi Kusama : la follia di una vita col pallino della bellezza " ci racconta un percorso artistico non facile, al contrario assai sofferto, perché rendere in un film la storia di una donna cosi tenace e forte non può essere semplice, sopratutto nel cercare di descrivere un tempo lontano dove razzismo, discriminazione, misoginia hanno in più di un occasione minato il percorso umano di questa  donna, anche all'interno del mondo dell' arte contemporanea.  

La Kusama è una figura artistica molto impegnata politicamente, questo aspetto è stato un grande punto di forza.  La sua più grande dote la si trova nel costante pragmatismo con cui organizza il lavoro, una qualità  che si evince dalla capacità di stringere legami e collaborazioni nel mondo della moda, come nel caso di Marc Jacobs, il direttore artistico di Louis Vuitton.
My Eternal Soul è il titolo della sua ultima serie esposta a Tokio. Con questo affascinante titolo ritornano i colori sgargianti e le sperimentazioni degli anni giovanili ma visti con la consapevolezza di occhi adulti e maturi : lo sguardo profondo di una donna prossima ai novant'anni, in una nuova primavera artistica.








Yayoi Kusama - Love Forever & Self Obliteration ( 1967/1969)


Yayoi Kusama - Love Forever & Self Obliteration: Gli anni della contestazione e dell' amore universale.

Yayoi Kusama, un nome che da solo riesce a raccontare 
l'evoluzione e la portata rivoluzionaria del millenovecento attraverso l'arte, la vita e la lotta politica, e sopratutto con un percorso umano tra i più interessanti venuti dal Giappone, anche se è dagli Stati Uniti che bisogna passare per poter parlare del suo mondo.
L'artista, nata a Matsumoto, nel 1929, riesce a fare del proprio disturbo mentale, che si manifesta in una grave forma di allucinazione che l' affliggono fin da piccola, una forma colorata di arte completamente anarchica e rivoluzionaria. 
La visione  artistica che la Kusama ha messo in atto con il tempo non è un alterazione completamente folle della realtà, seppur si presenta come moto rivoluzionario più tosto " naif ", è al contrario organizzata nei minimi dettagli con una cura maniacale, frutto di uno stacanovismo lavorativo che l' ha resa celebre, ma anche la donna attualmente più ricca al mondo nel panorama della arti contemporanee. Sicuramente il primo approccio alla pittura di Nihonga è da sempre la componente base del background di Yayoi, in quanto si tratta di uno stile di grande rigore formale. E' comunque corretto definire il vero inizio di carriera quando la donna si trasferisce  a New York, nel 1957, ed è qui dove spirano i venti delle avanguardie che decide di formarsi, attirata dalle nuove forme sperimentali e dai fermenti artistici che prendono vita in maniera completamente indipendente e autogestita, sospinti anche dal fervore politico e dalla concezione anticonformista del lavoro dell' artista, almeno rispetto al Giappone.

Yayoi kusama, gli anni sessanta e lo slogan " Love Forever " dei " Kusama Hapenings "

Gli anni sessanta sono per Yayoi Kusama una decade di grande fermento creativo e politico;  New York è una fucina di nuove correnti e avanguardie che nell'ambito delle arti contemporanee vanno di pari passo con il sentire generazionale dei tempi, a torto spesso identificato solo con la letteratura Beat, il cinema e la musica dei nuovi complessi rock e dei menestrelli folk.
Attraverso l'arte, talune ingenuità naif del movimento " Flower Power " riescono a compiere uno scatto di livello, tuttavia senza delle cause politiche concrete questo " sentire " collettivo si sarebbe disperso nel marketing delle mode culturali, a secondo delle stravaganze del caso.
Le istanze femministe, la rivoluzione sessuale, la lotta per i diritti degli omosessuali e per le minoranze etniche vanno ad incontrare il diritto di espressione creativa, che da solo, nel caso dei coinvolgenti e provocatori "Kusama Happenings " si fa sintesi nel  " Love Forever "
Per spiegare meglio il concetto bisogna comprendere la popolarità che ha l'artista sull'immaginario collettivo, di gran lunga più intrigante e carismatico di un qualsiasi leader dei movimenti politici extraparlamentari degli anni sessanta ( ovviamente questo discorso vale più che altro per la gioventù.)  Ciò che accade intorno alla seconda metà degli anni sessanta coincide anche con la presa di consapevolezza che tutto ciò che avviene in quel preciso istante è il frutto di un sistema sempre più forte, un potere che cresce ogni giorno di più, e lo fa attraverso il progresso e la tecnologia, con il  parametro del capitale al centro di ogni cosa, sopratutto in un contesto di ridistribuzione di potere tra 
l'Oriente e l'Occidente, vedere la guerra del Vietnam, ma anche il comunismo filo sovietico perché con l'invasione di Praga, il regime dell'Unione Sovietica va a violare la libertà di una generazione desiderosa di cambiamento,  infine,  non meno importanti le dittature terzomondiste create a tavolino dalle crescenti democrazie liberali post conflitto mondiale per frenare una possibile crescita economica e civilizzata del Sud del mondo.
Yayoi Kusama, una donna che viene dall'estremo Oriente, è una spettatrice attenta  e partecipe, e come tanti artisti e giovani di quella generazione comprende che non esiste nessuna guerra giusta concepita nel nome della democrazia, ed è per questo che sceglie di realizzare una coinvolgente performance artistica : " Love Forever "
I Kusama  Happenings arrivano in un contesto dove poter veramente agire in una maniera concreta e pragmatica, perché le sue fobiche percezioni, veicolate nell'arte visionaria che propone, non sono il frutto della cultura psichedelica dei  "viaggi " con  L. S.D., pericolosi mondi alterati che si presentano come delle vere fughe dalla realtà, ma al contrario una parte della realtà, alterata, ma organizzata in un contesto politico, con un fine " terreno " di pace e armonia, sicuramente naif ma decisamente più inclusivo e proteso verso le persone.

Yayoi non ha nulla a che fare con il pensiero "slogan" di Timoty Leary, "  Turn on, Turn in, Drop Out " ( tradotto " Accenditi, sintonizzati e abbandonati ") e lo si evince da una dichiarazione che lascia a proposito delle allucinazioni di cui soffre, e della conseguente ossessione per un' arte fondata su di un infinito " gioco" di multiformi pulviscoli di luci e di pois : " i pois sono simboli del mondo, il cosmo. La terra è un punto, la luna, il sole e le stelle, sono tutti realizzati da punti. Tu ed io siamo puntini ".  Yayoi con la sua arte ci vuole suggerire che l' ego non è un buon valore perché siamo tutti delle piccole energie parte di un infinito sentire, che si catalizza attraverso le sfere celesti del cosmo, nel visibile e nell'invisibile. Ognuno di noi è una persona eccezionale ma questo nostro temporaneo transito terrestre deve essere al servizio di un solo sentimento, l'amore.
Quello che accade tra le strade di Manhattan non è solo ribellione di costume e consapevolezza politica, perché il contributo artistico di Yayoi Kusama riesce a catalizzare esattamente l'essenza di ogni cosa in un punto, ed è attraverso i Pois che la donna inscena il senso universale dell' amore.
L' artista coinvolge uomini e donne in happening, dove una volta denudati li dipinge di pois invitandoli alla danza liberatoria e trascendentale dell' amore cosmico, esattamente come la sincronia delle sfere celesti del cielo notturno. 
La polizia interviene disperdendo queste festanti e impudiche manifestazioni di arte contemporanea e libertaria. Possiamo immaginare il contributo della Kusama alla contestazione come un qualcosa di sorprendente ed insolito ma la donna deve fare fronte al razzismo e alla misoginia, e in un certo qual modo non essendo un' americana, di pelle bianca, nel proporsi in questa forma radicale di condivisione di arte collettivista, crea un precedente pericoloso, anche perché coinvolge il nascente movimento femminista. Con gli anni settanta e l' arrivo di un successo dalla portata internazionale, che di contro cammina di pari passo con il crescente avanzare del disagio allucinatorio ( come ho già scritto, dovuto alla malattia mentale) si va a concludere l' esperienza americana, una vera rivoluzione intrapresa nel 1957 che lascia il posto alla  " strada di casa ",  un graduale ritorno in Giappone che prende vita gradualmente a partire dall' anno 1973 per concludersi nel 1977.   
Self Obliteration, il film sperimentale di Yayoi Kusama, ci racconta quello che sono stati gli anni sessanta allo scoccare del 1968 e grosso modo resta una delle più fedeli testimonianze del suo sperimentalismo con i primi rudimenti del video, di fatti oggi questa pellicola ci può apparire un prodotto anacronistico e ingenuo, decisamente figlio dei tempi, eppure il concetto che ruota intorno ai pois, intesi come punti di infinito cosmo resta universale.  
Il film raccoglie non solo gli happening ma anche alcune location,  ambienti, gallerie, mostre, dove l'artista da' vita ai suoi caleidoscopici giochi di luci e colori e rivestimenti di pois : persone, stanze, mobili e oggetti, fino agli animali, come l'iconico " cavallo" e gli ambienti naturali esterni. Self Obliteration è una metafora di rinuncia all'identità dell' ego, e nasce come un inclusivo invito ad essere parte dell' universo nella giusta e armoniosa condivisione della vibrazione eterna dell' amore. Puro simbolismo.

Gli anni sessanta, a New York, saranno l' ultimo frangente di pubblica condivisione della Kusama, dopo di che l' artista sceglierà un percorso via via sempre più introspettivo, e forse sarà il segno di una consapevole ma matura " resa " al disagio psichiatrico che l' artista affida ad una struttura psichiatrica all'avanguardia


- Kusama's Self Obliteration ( Jad Yalkut / 1967) - Link you tube / full movie :


- Il film : qualche dettaglio tecnico e descrittivo del cortometraggio Yoyoi Kusama's Self Obliteration di Jad Yalkut -

Yayoi Kusama nel cortometraggio sperimentale che va a documentare la sua attività, si fa aiutare dalla mano e dalla fotografia di Jud Yalkut, che mette in risalto la visione cosmica e trascendentale dell' artista attraverso un gioco di dissolvenze, per favorire il concetto di dissoluzione sulla materia. Tutto questo lavoro ha bisogno di altri effetti per poter rendere al meglio l' atmosfera trasognante del simbolismo concettuale del tema, di conseguenza Yalkut utilizza sequenze rapide e al rallentatore con la fotocamera in libero movimento e i zoom - in e - outs. Il tutto si risolve ad un effetto luci tendenti al pallido, in maniera tale di rendere indefiniti le persone, gli oggetti e l'ambiente, a tal punto che verso il finale perfino i titoli di coda e i crediti, illeggibili, si dissolvono in un fiume di luce, quasi a volerci suggerire una catarsi mistico - spiritualistica dell' amore.






Yayoi Kusama Infinity - the Life and the Art of Yoyoi Kusama : Una vita a Pois


- Introduzione " La storia della piccola bambola "

My Ideal Blog oggi vuole affrontare un argomento molto interessante e originale voluto un po dalla casualità, e nato da un interscambio culturale a distanza attraverso una chat, dove veniva menzionato un film presentato in alcune sale e rassegne lo scorso novembre a Firenze, durante la rassegna " Lo Schermo dell' Arte " Yayoi Kusama : la follia di una vita col pallino della bellezza, un Docufilm di Heather Lenz.  
Il sottoscritto non ha avuto ancora il modo e l'opportunità fortuita per visionare il lavoro della regista statunitense ma nel compenso si è appassionato alla figura di Yayoi a tal punto da volervela raccontare in questo piccolo spazio, per me
un isola felice, volendo anche un modo similare a quello della minuta giapponese giunta quasi sui novanta anni di vita, con il primato di artista più ricca del mondo. 
Mi sono interessato molto alla sua vicenda studiando il lungo viaggio di Yayoi Kusama verso un sogno perché sono convinto  che sia un buon esempio per vivere, dopo tutto ognuno di noi dovrebbe avere la forza e il coraggio di intraprendere un percorso analogo lottando per la realizzazione di un progetto, perché la felicità impone anche dei doveri e dei sacrifici e la tenacia di questa artista è un encomiabile lezione di perseveranza per tutti noi. Yayoi è una personalità sorprendente, e lo è a tal punto da sembrare un cartone animato immerso in un mondo colorato, in grado di penetrare la realtà per farsi gesto creativo e reale in uno spazio concreto e definito. Il suo è un immaginario infantile, a tratti  bizzarro e ossessivo che ha preso vita per veicolare un armonioso messaggio di pace e amore universale nel segno della costante perseveranza ... Una predestinata.
Una donna di quasi novant'anni che si colora di pois, colorando il suo stesso mondo di molteplici caleidoscopici punti luminosi. La sua arte si concretizza dopo una lunga gavetta e viene ufficialmente riconosciuta come influente sopratutto a partire dal 1977, quando decide di vivere in una struttura psichiatrica riservandosi di realizzare di fronte, nello spazio di un quartiere adiacente, uno degli  atelier più In che si possa trovare in Giappone, dove si dedica esclusivamente a scrivere, dipingere, allestire performance. Yavoi pur non essendo nelle sue intenzioni è una paladina di un femminismo trasversale, in quanto accidentale e avvenuto quasi per casualità, in verità il suo messaggio è figlio di una visionaria consapevolezza trascendentale; di "terreno" resta il concetto di " onestà e indipendenza artistica " nel ridimensionamento dell' ego per favorire un gesto creativo nell'arte in grado di veicolare la bellezza e l'amore, in una concezione umanistica.
Il mondo di Yayoi è una dimensione felice che nel corso del tempo è diventato un flusso costante di creatività sperimentale e all' avanguardia, di fatti la donna si è conquistata un certo peso nel panorama internazionale. Ma niente è stato facile per lei, fin dalla primissima infanzia al trasferimento negli Stati Uniti, dove giunge alla fine degli anni cinquanta, in tempo per affrontare la decade successiva  attraverso forme di happening, performance e film all'avanguardia, che nell'insieme sono novità assolute, spesso ostracizzate dalla critica giornalistica fino alla misoginia e al razzismo.
Fin da bambina l' artista ha sofferto di fobie che hanno poi preso vita in un turbine di allucinazioni, frutto di ossessioni in grado di fare vacillare qualsiasi mente, ma in lei c'è da sempre cosi tanta vita e dolcezza che ciò che poteva essere un dramma è diventato bellezza attraverso un lavoro creativo più che unico. Il suo stile si è essenzialmente sviluppato su dei ripetuti pois che con il tempo si sono espansi in una progressione infinita di colori e puntini luminosi; molte di queste creazioni sono esposte in musei permanenti.

Yayoi Kusama è diventata l' artista contemporanea più eclettica e interessante nel panorama mondiale, influenzando anche il mondo della moda e della musica, quest'ultima sopratutto attraverso il mezzo del videoclip, vedere Lovetown di Peter Gabriel :



Infinity - the Life and the Art of Yayoi Kusama : Una vita a Pois

" I pois sono simboli del mondo, il cosmo. La terra è un punto, la luna, il sole e le stelle, sono tutti realizzati da punti. Tu ed io siamo puntini "

Un docufilm del 2018, realizzato negli U.S.A dalla regista Hether Lenz, che nei suoi 85 minuti ci introduce nel mondo e nell' arte di Yayoi Kusama. Il documentario ci narra del viaggio a New York di questa minuta donna, affetta da un grave disturbo che produce ricorrenti stati di allucinazioni. Attraverso l'Arte fa della propria vita un riscatto, partecipando alle rivoluzioni politiche e sociali degli anni sessanta, e integrandosi con i fermenti 
d'avanguardia dell'epoca, fino alla consacrazione internazionale ed il definitivo ritorno in Giappone, dove riesce a creare un mondo alternativo di "gabinetti sperimentali ", mostre permanenti, ed un museo personale. Continua a lavorare ancora oggi, in un' atelier poco distante dalla struttura psichiatrica dove sceglie di vivere fin dal 1977

My Ideal Blog vi offre il Trailer ufficiale del film Infinity - the Life and the Art of Yayoi Kusama  della regista Hether Lenz :


venerdì 16 novembre 2018

Helmut Newton - Bisogna sempre essere all'altezza della propria cattiva reputazione




Bisogna sempre essere all'altezza della propria cattiva reputazione - Helmut Newton


Nella mia fotografia no c'è emozione. E' tutto molto freddo, volutamente freddo.

( Estrapolato dal libro di Claudio Marra " Fotografia e pittura del Novecento, Mondadori, 1999")

My Ideal Blog ha omaggiato il genio di Helmut Newton attraverso la sua storia e la sua opera, e chiude questa segmento dedicato alla fotografia nella moda con le provocazioni " tipiche dell'artista.
Questo Blog ritornerà più volte a trattare personaggi o tematiche legate al mondo dell'arte fotografica o dell'alta moda, lo farà pescando nel millenovecento. Personaggi come Pierre Molinier e Helmut Newton sono solo il primo passo verso delle nuove strade da percorrere tutti insieme.

Patrizio De Santis

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Helmut Newton : La fotografia al servizio della moda che rende Arte l' Eros e Porno Chic il desiderio.

Helmut Newton : La fotografia al servizio della moda che rende Arte l' Eros e Porno Chic il desiderio. Introduzione al servizio + biografia dell'artista, a cura di Patrizio De Santis.

La fotografia di Helmut Newton è un vero caso di arte fotografica creativa "popolare" moderno trans-generazionale che nel contempo si è mossa come "strumento" di rottura e di avanguardia.
Oggi My Ideal Blog, attraverso la mia "penna", ha intenzione di omaggiare il mondo di questo bravo
e geniale fotografo del millenovecento, per una serie di motivazioni che nell'insieme fanno la differenza; Helmut di fatto ha elevato la fotografia in ambito "glamour", ossia moda, cinema e spettacolo, ad Arte. Nel realizzare questo passaggio concettuale "materia POPolare elevata in forma d' Arte " egli è "genio e sregolatezza" poiché è stato anche oggetto di feroci critiche e accuse di misoginia e oltraggio alla pubblica moralità dei tempi, ha realizzato un caso capitalizzato in un risultato.
Helmut Newton ben consapevole di essere osteggiato dalla critica che conta, come anche dal sistema "politico " vigente nel mondo dello spettacolo e del circuito artistico degli Stati Uniti del secolo scorso, ha costruito la sua carriera proprio su questi giudizi controversi, spesso utilizzando l' immagine di cattivo ragazzo in una forma del tutto speculare ai fini artistici; per intenderci, dietro alla fotografia c'era la visione di un uomo " politicamente scorretto " ma  sopratutto profondamente intelligente e raffinato, e questo a tal punto che per la sua arte è stato coniato il termine " Porno Chic" Oggi possiamo affermare, con il senno del poi, che la portata trasgressiva del suo immaginario risulta il frutto di un lavoro molto elegante, studiato nei minimi dettagli e dal tocco professionale impeccabile... Helmut ha buongusto da vendere.
La sua fama si consolida tra la fine degli anni sessanta e il primo lustro dei settanta, per poi crescere vertiginosamente in seguito, con gli anni ottanta. In principio Newton si limita ad introdurre nella sua fotografia elementi legati al mondo del sado-masochismo e del voyerismo, giocando molto con le ambiguità sessuali. Questa prima fase di carriera è interessante perché oltre all'utilizzo dei corpi delle donne in atteggiamenti erotici, la differenza la fa la tensione sessuale del contorno, per intenderci le luci e la camera d' albergo, gli oggetti e il mobilio. 
In seguito, con l'avvento dei settanta e la crescente popolarità, il fotografo è oggetto di accuse e feroci contestazioni del movimento femminista, e negli anni ottanta, entrando definitivamente nel mondo della moda e della " fashion culture " il rapporto con il pubblico femminile va a deteriorarsi sempre di più per via del lavoro svolto su soggetti femminili molto forti e muscolosi, che riflettono anche 
un desiderio represso e ossessivo. Gli anni ottanta di Helmut Newton vengono giudicati degradanti e offensivi verso il mondo della donna, in quanto manipolata, utilizzata e rappresentata completamente priva di dignità.
In tutto questo arco di tempo che va dai primi anni settanta ai primi anni novanta, lo stile creativo di Helmut Newton attraversa le evoluzioni sociali e di costume dei tempi ma di fatto il fotografo resta un precursore di una tipologia di edonismo voyeristco assai raffinato, dove c'è un attento studio e una ricerca certosina del dettaglio più che che pertinente, concreta e tangibile, volendo definire il tutto, il suo è stato un obbiettivo che ha favorito l' ascesa di un mondo che egli stesso ha contribuito a creare e far crescere : il settore della Moda, con la M maiuscola.
Il gusto beffardo e provocatorio dello "scandalo" è parte del gioco fin dai tempi del libro " White Woman" del 1974, dove le accuse di razzismo creano il "caso" mediatico da sfruttare come cassa di risonanza, difatti le
dichiarazione lasciate ai posteri sono un astuto esempio di " manipolazione mediatica " - White Woman è un titolo meraviglioso e non ha nulla che non vada, è bellissimo ... tanto più che non c'è neanche una donna nera in tutto il volume. - in sintesi Helmut aveva capitalizzato una forma spettacolare di provocazione basata sulle ambiguità, e lo si evince anche da un'altra dichiarazione rilasciata ai media - bisogna sempre essere all'altezza della propria cattiva reputazione -
Spesso la fama di ambiguo provocatore e geniale manipolatore hanno offuscato il raffinato sunto della sua arte nell'ambito della ricerca fotografica nel mondo della moda, ma la scuola di Newton vanta anche molti epigoni, e in qualche modo possiamo dichiarare che egli è un maestro che segna con il proprio obbiettivo un punto fermo che fa da spartiacque tra il prima e il dopo.

Helmut Newton ( la biografia)

Helmut Neustdater nasce nel 31 ottobre del 1920 a Berlino, nel quartiere di Schoeneberg da famiglia ebrea, rispettivamente Klara e Max, proprietari di una fabbrica di bottoni. Newton è dunque lo pseudonimo che il futuro artista decide di adottare dopo essersi culturalmente formato nelle borghesia berlinese degli anni venti e trenta, considerando che frequenta la scuola americana locale, e già a 12 anni si interessa del mondo della fotografia, e dal 1936 inizia l'apprendistato con la fotografa tedesca Elsie Neulander Simon " III de Yva". In seguito all' emanazione delle leggi razziali da parte del Terzo Reich, il giovane raggiunge l' Australia. Lascia la Germania nel 1938, raggiunge Trieste con il piroscafo " Conte Rosso " e si rifugia a Singapore, prima di essere espulso dalle autorità britanniche in quel di Sydney, in Australia, dove viene internato in un campo di concentramento, il " Tatura" di Victoria, fino al 1942. Helmut, forse per necessità di "rinascita" e riscatto abbandona del tutto il cognome Neustdater in favore di Newton, nel 1948 si sposa con la nota fotografa Alice Springs e inizia a lavorare per la rivista Playboy.
Negli anni sessanta si trasferisce a Parigi e entra stabilmente nel settore dell' alta moda attraverso un
prestigioso apprendistato da fotografo professionista per i magazine Vogue, Elle, Vanity Fair, G.Q, Max, Marie Claire e Harper's Bazar.
Nel 1970 la sua produzione rallenta a causa di un infarto ma la popolarità, al contrario, cresce,  sopratutto per il suo nuovo approccio "erotico - urbano " ma anche per la fama di uomo ambiguo e spregiudicato. Una caratteristica vincente che di provocazione in provocazione lo porta ad essere oggetto di feroci contestazioni da parte delle femministe, e nel contempo ostracizzato dalla stessa critica di settore e non ultima la società dell'alta borghesia, il più delle volte puritana e conservatrice.
Dal 1980 in poi, una serie di lavori catalogati con il titolo Big Nudes segnano la vetta e l' apice artistico del suo stile, a tal punto che grazie al successo di questo lavoro concettuale si aprono diverse opportunità  con stilisti che hanno fatto la storia della moda, Cocò Chanel, Gianni Versace, Yves Saint Laurent e molti altri, fra cui Dolce e Gabbana ai loro esordi.
Nel corso del tempo che va tra gli anni ottanta e novanta, Newton ha modo di lavorare in svariati ambiti, dalla musica al cinema, dove il suo occhio riesce a immortalare tutto ciò che gli altri non sanno cogliere, molti di questi scatti sono tuttora esposti in musei.

Helmut Newton muore in un incidente stradale nel 23 gennaio del 2004, a West Hollywood, Los Angeles, schiantandosi con un Suv Cadilac davanti al celebre Hotel  Chateau Marmont.
Le spoglie dell' artista si trovano nell' area ebraica del cimitero Fridenau, a Berlino, qualche metro distanti dalla diva teutonica per eccellenza Marlene Dietrich


sabato 13 ottobre 2018

Pierre Molinier (Agen, 13 aprile 1900 – Bordeaux, 3 marzo 1976)



Nel mondo erotico del terzo millennio, il cazzo non esaurisce il sesso del maschio e la vagina è solo una parte del sesso femminile : bocca, capezzoli, culo, mani, pelle, sguardi, parole d' amore, parole oscene, giocattoli erotici; sono solo alcuni dei tanti elementi di un erotismo senza più gerarchie, senza più norma, in cui le rigidità delle convenzioni sociali cede il posto al gioco, alla sperimentazione, a una tendenziale pansessualità. 
In questo moto di attraversamento dei sessi e dei generi, ogni inclinazione sessuale è "sana", "normale", sempre che si ponga l'obbiettivo di costruire intese erotiche ed affettuose senza subordinare autoritariamente nessuna delle parti in gioco. Ad essere "malato", "sconcio" o "perverso", risulta semmai il carattere alienante e costrittivo delle relazioni imposte o accettate passivamente.

Le inquietanti e torbide passionalità di Pierre Molinier. Una storia tra mito e realtà, dramma e sessualità, follia e genio artistico creativo

Nella storia dell' arte tanti sono i personaggi dalle biografie assai curiose e insolite;  sovente, oltre al dettaglio eccentrico mutuato dal binomio genio e sregolatezza, c'è l'aneddoto torbido, dal risvolto inquietante o drammatico, spesso legato al trauma infantile o al rapporto morboso con qualche "figura chiave" : la musa ossessiva che andrà a costituirne l'operato, e la psiche, per tutto il percorso creativo e artistico. 
Pierre Molinier corrisponde proprio al genere di storia di cui oggi ho intenzione di scrivere.

Pierre Molinier è  stato sicuramente uno degli artistici più atipici e trasversali del 1900, sia per la forma e il pensiero concettuale di una personale e originale "arte totale", che per la tematica liberatoria della sessualità "perversa ", dove la rappresentazione dell' immaginario morboso - feticistico raggiunge la trascendenza, da prima con la continua "modifica" del corpo umano, che diviene di fatto una sorta di laboratorio sperimentale del gesto creativo, in seguito con il concepimento idealizzato di una morte estetizzante, nobilitata dalla causa effetto, ( per l' appunto il "il pensiero") attraverso il suicidio.
Prima di addentrarmi nella biografia dell'artista e concentrarmi sulla sua incredibile e inquietante vicenda umana ai limiti del binomio duale "genio e sregolatezza" voglio riportarvi alcune esternazione apparentemente farneticanti, perché con un'attenta analisi noi possiamo leggerle diversamente, esattamente come se fossero parte di un manifesto programmatico di intenti

(...) Nel mondo erotico del terzo millennio, il cazzo non esaurisce il sesso del maschio e la vagina è solo una parte del sesso femminile : bocca, capezzoli, culo, mani, pelle, sguardi, parole d' amore, parole oscene, giocattoli erotici; sono solo alcuni dei tanti elementi di un erotismo senza più gerarchie, senza più norma, in cui le rigidità delle convenzioni sociali cede il posto al gioco, alla sperimentazione, a una tendenziale pansessualità. 
In questo moto di attraversamento dei sessi e dei generi, ogni inclinazione sessuale è "sana", "normale", sempre che si ponga l'obbiettivo di costruire intese erotiche ed affettuose senza subordinare autoritariamente nessuna delle parti in gioco.
Ad essere "malato", "sconcio" o "perverso", risulta semmai il carattere alienante e costrittivo delle relazioni imposte o accettate passivamente. (...)

Pierre Moliner nasce ad Agen il tredici aprile del 1900 e
vive, sviluppando tutto il suo percorso umano e artistico a Bordeaux, fino alla morte.
Noi abbiamo memoria di una mente creativa più tosto inquieta e inquietante, di quelle che rompono gli schemi non tanto per provocazione ma più tosto grazie
alla portata concettuale di un operato totalizzante, vissuto come una fede verso una personale concezione della "purezza estetica". Il gesto creativo di Molinier si è di fatti manifestato attraverso la sintesi di più discipline artistiche, quali: pittura, fotografia, creazione di oggetti artistici, performance visuale e installazione, interpretazione del tema di volta in volta sviscerato e trattato con la modifica del corpo umano attraverso protesi e "oggettistica" funzionale, il tutto poi portato a compimento nell'evento o nella esposizione pubblica dell' opera d'arte.
Eppure per comprendere tale mente creativa bisogna andare a ritroso nel tempo. E' necessario ripercorrere i tratti salienti e fondamentali della vita di Pierre Moliner, partendo dal suo timido e primo apprendistato nel mondo della pittura,  poiché in principio non era che un semplice pittore di paesaggi, e solo successivamente a un "fatto" più tosto drammatico egli andrà a sviluppare il proprio concetto di " arte totale " in un' ambito di eros feticista ( una tematica allora più tosto in voga, ma mai in un stile così "performativo" e concettuale.)

Nel 1918 Molinier si inizia alla fotografia, e proprio questa disciplina, unita all' occhio estroso della pittura, sarà la chiave di volta per entrare nel firmamento dell' arte del 900 confluendo colle avanguardie della prima metà del secolo. Ma dove nasce essenzialmente tutta questa creatività ? Il 1918 è l' anno della prematura morte di sua sorella minore, Julienne, un legame che gli è particolarmente caro, anche per via di una particolare  attrazione di tipo affettivo, passionale, segretamente fisico-onanista.  Pierre Molinier decide di occuparsi del mondo della fotografia come parte preponderante di un nuovo linguaggio creativo il giorno stesso che si chiude nella stanza dov'è situato il cadavere della defunta,  impegnandosi di prima persona nello scatto fotografico della salma, forse anche per gelosia visto che nel nutrire tale amore egli si congiunge sessualmente con Julienne (...) Anche da morta era bellissima, ho spruzzato di sperma il suo stomaco e le gambe, e sull'abito da prima comunione che indossava. Si è portata nella morte ciò che di me è più prezioso (...)
Ecco che una sorta di idealizzazione artistica farà si che la " musa inquietante " sia il tramite di un polimorfismo erotico votato agli estremi dell' eccesso più creativo;  la pittura e la fotografia saranno i due poli opposti di un " gabinetto sperimentale ", dove l'interesse di Molinier nel voler agire sul corpo umano come prolungamento della propria arte, attraverso un vasto campionario di oggetti e protesi da lui ideati, si concretizza, lavorando sia con delle modelle che su se stesso.
Questo concetto di nuova arte sperimentale nel campo erotico incontra l' interesse e la curiosità di André Breton, una collaborazione consolidatasi dopo un lungo carteggio avvenuto grosso modo intorno alla prima metà degli anni cinquanta. Nel 1956 l' artista è ufficialmente integrato nel movimento surrealista, e in quel di Parigi Molinier avrà la possibilità di esporre il frutto del proprio lavoro colle prime mostre. Con i guadagni  inizia a lavorare su di una particolare armatura dove il suo corpo diviene la base di un vero modulo costruttivo per un infinità di progetti artistici documentati con scatti fotografici, che una volta sovrapposti prenderanno la forma compiuta dell' opera.
Da qui in avanti egli si concentra più su stesso, utilizzando le modelle sporadicamente, solo se necessarie, in rari casi ben circoscritti. In pratica con Molinier nasce quella corrente artistica che noi siamo soliti chiamare Body Art, personaggi come Cyndy Sherman e Ron Athey gli devono molto, sopratutto in termini di idee, e anche come stile di scuola apripista.
A partire dalla seconda metà degli anni sessanta la salute di Pierre Molinier inizia a declinare e ciò coincide anche con un calo di interesse da parte del mondo dell' arte contemporanea che si sta muovendo in altre direzioni e correnti, ed è così che l'artista decide di replicare il gesto del padre attraverso il suicidio, all' età di 76 anni, con un' arma da fuoco.

Pierre Molinier giunge al suicidio fiaccato da un senso di amara disillusione che si manifesta in ben due biglietti scritti a mano. Il suo mondo è giunto al termine ma solo temporaneamente, poiché tale sementa produce il germe di future fioriture artistiche anticonvenzionali ed estreme; perfino in ambito musicale, basterebbe addentrarsi nell' infernale mondo di Genesis P. Orridge e Cosey Fanni Tutti, ovvero la rivoluzione sonora dei Throbbing Gristle, così come nel movimento No - New York e in tutto 
l'immaginario Dark Wave anni ottanta. In un ambito più propriamente commerciale perfino certe stilose copertine dei Roxy Music ci ricordano l'indelebile impronta del genio "maudit " Pierre Molinier. 

Le ultime parole d'addio sono il principio del nichilismo Punk:

" Il sottoscritto dichiara di darsi volontariamente la morte e manda a fanculo tutti gli stronzi che gli hanno rotto i coglioni in questa cazzo di vita " " Io mi ammazzo. La chiave è dal portiere "

( Pierre Molinier nei suoi due bigliettini d' addio, Bordeaux, 3 Marzo, 1976)




venerdì 28 settembre 2018

La Scuola della Carne di Yukio Mishima

Dalla mia personale biblioteca, un consiglio letterario degno di attenzione e interesse, visto l' autore, Yukio Mishima morto suicida nel 1970 per meriti militari. Mishima è uno scrittore Giapponese che la Feltrinelli ha editato nella sua totalità.  " La scuola della Carne " è uno tra suoi migliori lavori, ed è un romanzo in cui si parla di Taeko, una giovane donna sui 39 anni, proprietaria di un' Atelier alla moda ben avviato.
Lei è una donna divorziata e indipendente, forte e sempre a caccia di situazioni libertine. Taeko è il tipico stereotipo della donna Giapponese del dopoguerra che rincorre l'Occidente contro i pregiudizi morali dei tempi. 
La Scuola della Carne e' anche la storia di Senkichi, un ragazzo spregiudicato che lavora in un Gay Bar, giovanissimo, e quindi la narrazione è avvincente e ci svela dell'attrazione fatale da parte di Taeko, che preda degli eventi si ritrova prigioniera in un gioco ossessivo, perfido. 
Mishima mette in scena il mercato dei sentimenti ma chi e' veramente la vittima e il carnefice? La donna sui 39 o il ventenne? Può la passione arrivare a tanto? Essere merce tanto preziosa da annebbiar la più lucida delle menti?  E l'amore, quello che noi tutti pensiamo di trovare, come lo si distingue dall'ingannevole trappola dei sensi? 
Mishima ci invita a scoprirlo frequentando la sua " Scuola della carne "che e' prima di tutto vita. Questo scandaloso inedito postumo, fece scalpore, scosse le fondamenta del pudore Nipponico e fece proseliti ovunque, a tal punto che il regista Benoit Jacquot ne trasse un film nel 1998,con Isabelle Huppert protagonista!

Yukio Mishima

Yukio Mishima pseudonimo di Kimitake Hiraoka (Tokyo, 14 gennaio 1925 – Tokyo, 25 novembre 1970) non è semplicemente uno scrittore, la sua vita ha avuto a che fare con il teatro e la recitazione, la danza e la musica, le arti marziali ma sopratutto lo studio delle antiche tradizioni giapponesi e la pratica della nobil lotta nipponica. 
Egli era una nazionalista convinto e morirà da tale, occupando con i suoi uomini un palazzo governativo e con l' epilogo del "suicidio rituale " la pratica più nobile dell' antico codice d'onore samurai, e  proprio per questo gesto infiammò il popolo, nel lontano 1970. 
Lui era un uomo dalla sessualità promiscua e controversa ma sopratutto un grande artista, un combattente valoroso e impavido. La morte era il suo vessillo, l'amore la sua essenza e la patria l'unica fede possibile. 

Questi sono i miei libri preferiti : La via del Samurai , Musica , La scuola della carne e Vita in vendita. Consigliati caldamente e vivamente a tutti 

L'ultimo discorso pubblico di Y. Mishima prima del suicidio rituale :  «Dobbiamo morire per restituire al Giappone il suo vero volto! È bene avere così cara la vita da lasciare morire lo spirito? Che esercito è mai questo che non ha valori più nobili della vita? Ora testimonieremo l'esistenza di un valore superiore all'attaccamento alla vita. Questo valore non è la libertà! Non è la democrazia! È il Giappone! È il Giappone, il Paese della storia e delle tradizioni che amiamo.»  Queste sono state le ultime parole di Mishima prima di adempiere al suicidio rituale, lasciate scritte in una lettera :  «La vita umana è breve, ma io vorrei vivere per sempre» 




Yukio Mishima ( Estratto " Confessioni di una maschera ")



Quella sera, arrivato a casa nei sobborghi, contemplai seriamente il suicidio per la prima volta nella mia vita. Mentre però vi riflettevo, la prospettiva divenne fastidiosa oltre ogni sopportazione, e finii col concludere che sarebbe stata una faccenda grottesca. 
Rifuggivo, per indole dall'ammettere una sconfitta. E poi, mi dissi, non c'è nessun bisogno ch'io prenda un'iniziativa così radicale per conto mio, no davvero, quando mi attornia un così largo stuolo dei più svariati tipi di morte: morte durante un'incursione aerea, morte nell'adempimento del proprio dovere, morte sotto le armi, morte sul campo di battaglia, morte per investimento di un veicolo, morte per malattia... Certo il mio nome è già stato segnato nell'elenco di uno di questi tipi [...] No... per qualunque verso mettessi la questione, il momento non appariva propizio. Meglio semmai aspettare che qualcosa mi usasse il favore di uccidermi.

1976 NAGISA OSHIMA oppure NOBURO TANAKA ? ( L' Impero dei Sensi e Abesada)

1976 NAGISA OSHIMA O NOBURO TANAKA ? L'IMPERO DEI SENSI ! 


Il 1976 è un anno particolare per il cinema mondiale, dal Giappone sta per arrivare una doppia bomba in grado di scuotere e destabilizzare sia i bigottismi puritani delle religioni monoteistiche che le civiltà fallo-centriche, ma sopratutto il movimento femminista, ai tempi agguerrito e in pieno fermento culturale. 
Due film tratti da un fatto di cronaca cruento e passionale lontano nel tempo, nello specifico gli anni trenta, durante la guerra delle Manciurie. Prima di addentrarmi nella vicenda voglio specificare in cosa differiscono i film : Ecco l'impero dei Sensi di N. Oshima è un film d'autore e di notevole importanza , Abesada - L' Abisso dei Sensi è un prodotto di Genere, e quindi di serie B, nello specifico un Pink Movie, una particolare tipologia di pornografia Giapponese dove non possono essere esposti gli organi sessuali riproduttivi, per veto e cultura, tuttavia sono ammessi qualsiasi tipologia di perversione sessuale, sopratutto se esasperata e violenta; padre del genere è N. Tanaka.
Nella mia soffitta ho entrambe le VHS, una acquistata in edicola con l' Unità, il film nobile, l'altra per corrispondenza dalla Bloodbuster di Milano.
Io mi soffermo sul film di Oshima, anche se Tanaka in questo caso non realizza un semplice sottoprodotto di genere, anzi , si avvicina a un livello di qualità prossimo alla cinematografia nobile, elevandosi al di sopra della media dei coevi Pink Porno ma aggiungo solo che il successivo La Casa delle Perversioni è un sequel mal riuscito, cosa che gioca a suo sfavore. 
Inizio con la trama di Ecco l' Impero dei Sensi , e chiudo con qualche info, restando sull'opera di Nagisa Oshima. Tokyo, 1936. Il legame tra la giovane cameriera Sada Abe e Kichizo "Kiki san" Ishida, proprietario della pensione presso cui presta servizio, è un legame d' amore sconvolgente, senza controllo, una passionalità totalmente dominata dai sensi. 
La relazione, la cui attrazione è corrisposta in maniera fin troppo corrosiva per non evolvere nel dramma, si nutre di una greve estasi sensuale che prelude a un tormentato baratro erotico. I due amanti vivono alimentandosi di questa fatale e ossessa sacra fiamma di amore e passione,  l'uno in funzione del piacere che può dare all'altro, annullandosi, e annullando, con il maniacale ripetersi degli amplessi, ogni forma di quotidianità tradizionale. Non esiste più ragione e razionalità poiché la costante necessità che hanno l'uno dell'altra è implacabile a tal punto che non possono impedirsi di copulare nemmeno in presenza di altre persone o all'aperto.
Il compulsivo consumarsi del gesto carnale si fa però sempre più estremo, e si conclude con la morte di Kiki, l'uomo tanto amato viene cosi soffocato nell'ora dell' ultima e mortale trasgressione. Nel finale Abe Sada recide il membro di Kiki - valore simbolico e affettivo - e se ne appropria, serbandolo con cura nel kimono per tre giorni, fino all'arresto da parte della polizia.
Il film non è un opera oscena ma molto studiata e raffinata, a partire dagli ambienti che ricordano il teatro, con rimandi al Giappone feudale, giusto un impressione estetica visto i treni, le sigarette e i soldati in partenza per la Manciuria, fra l'altro i pochi personaggi, i colori, le musiche, i canti tradizionali, riescono a esaltare l'aspetto drammatico della relazione, allontanando il rischio di travalicare il labile confine del Pink Movie, dove il sesso la fa da padrone, seppur in forma esasperata e senza gli organi sessuali esposti. Questa opera resta un caposaldo della cinematografia d'autore mondiale che ai tempi scosse l'Occidente ma ancora oggi è un battuto tema da Cineforum , con tanto di dibattiti interessanti.

KARU - Place Memory #1 - Trascendenze e nuove forme sonore e visuali nella Chiesa sconsacrata di Sant'Agostino a Montalto delle Marche

Introduzione: cenni biografici e background + metodo e processo di lavorazione del collettivo KARU  Per parlare di questo interessante pro...